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Cinema

Sicilia, isola di talenti. Alla ricerca di volti nuovi

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Paolo Briguglia

E davvero difficile disegnare una mappa e segnare all’interno tanti punti che corrispondono ai luoghi di nascita e d’origine di  centinaia di attori di cinema e teatro vecchi e nuovi. Proviamo a immaginare un navigatore satellitare che deve tracciarci un percorso; avrebbe  enormi difficoltà nel ricalcolare continuamente la strada che ci porterebbe a individuare le stelle emergenti del cinema e della televisione. La premessa è d’obbligo, si rischia sempre di dimenticare qualcuno, che non vorremmo mai si offendesse; ma siamo comunque pronti a recuperare in seguito. Così attiviamo la nostra bussola e iniziamo a raccontare talenti artistici  ormai consolidati negli anni con le loro carriere, ma soprattutto accendiamo i riflettori su chi si sta imponendo in questo momento sul grande e piccolo schermo. La ricerca è quasi simile a quella di un archeologo, in una terra come la Sicilia, in cui la recitazione nel teatro e nel cinema affonda le sue radici in un passato così intenso e profondo che svela laboratori dove l’insegnante si chiamava “maestro” che aveva la straordinaria capacità di rivelare i segreti del mestiere, con il suo sfiancante esercizio di correzione della dizione. Immagino il teatr o di Angelo Musco come una sorta di bottega rinascimentale dove si imparava facendo e, in questo caso, recitando. Sentire l’odore della polvere del palcoscenico e respirare l’aria satura del magazzino costumi e scenografie. E così il teatro diventa scuola maestra per chi si vuole preparare al mestiere di attore e non ha la possibilità di frequentare le due più importanti e storiche scuole romane, il Centro Sperimentale di Cinematografia di via Tuscolana, di fronte Cinecittà e l’accademia Silvio D’Amico. Giovani aspiranti attori siciliani ne sono stati formati tanti e la percentuale degli occupati è quasi al 100 per cento. Chi fa cinema, chi teatro, chi tv. Ma si fanno strada anche le web series che hanno ormai raggiunto un importante livello di qualità e professionalità. Superfluo parlare degli attori e delle attrici siciliane ormai affermati come Francesco Scianna, Claudio Gioè, Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia, Guido Caprino; Donatella Finocchiaro, Manuela Ventura, Valentina D’Agostino, Barbara Tabita. E ancora Maurizio Bologna,  Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Ersilia Lombardo. Ne ha visti e provinati tanti la palermitana, Chiara Agnello, di professione casting director, vera e propria cacciatrice di talenti. Volendo approfondire su qualcuno, che vanta ormai un lungo curriculum, c’è Isabella Ragonese, 36 anni scoperta a 14 anni dal direttore della scuola di teatro Teatès di Palermo, Michele Perriera. Il suo debutto nel film di Emanuele Crialese “Nuovomondo”. Splendida la sua partecipazione da coprotagonista nel film di Valerio Mieli “Dieci Inverni”. Nella vita privata ha una relazione sentimentale con il leader dei Subsonica, Samuel. C’è Paolo Briguglia,  anche lui palermitano, 43 anni, secondo di quattro figli. Esce dall’Ac

Chiara Agnello (actor casting)

Giovanni Calcagno

Alessandra Pescetta

cademia di arte drammatica Silvio D’amico di Roma. Il suo debutto con Roberto Andò ne “Il manoscritto del principe”. Si div ide tra cinema e teatro e tv. Globo d’oro come migliore attore esordiente nel 2003. Magistrale l’interpretazione nel film “Scossa” sul terremoto di Messina, firmato dal grande Ugo Gregoretti. Per la tv ha vestito i panni dell’ispettore nel film “Il giudice meschino” di Carlo Carlei. Fra gli attori degni di nota che vengono dal teatro popolare il catanese Giovanni Calcagno;  attore, regista teatrale e cantastorie, così ama definirsi. La sua città natale è Paternò;12 film all’attivo diversi cortometraggi, una serie lunghissima di partecipazioni nelle fiction televisive. Notevole l’impegno teatrale; lo scorso anno nell’Horcynus Orca di Claudio  Collova e in questi giorni al Teatro Biondo di Palermo con “Macbeth – una magaria”  scritto, diretto e interpretato da Vincenzo Pirrotta. Assieme alla sua compagna, la regista milanese Alessandra Pescetta, ha fondato  “la Casa dei santi” che ha prodotto “La città senza notte”.  Un posto importante nel panorama nazionale anche per Miriam Dalmazio; è palermitana e ha fatto il Centro Sperimentale di Roma. La sua carriera di attrice è iniziata quasi per caso; aveva accompagnato a un  provino una sua amica,  ed è stata subito scritturata nella fiction Agrodolce. L’abbiamo apprezzata in tv nel ruolo della timida e impacciata dottoressa

Miriam Dalmazio

Morbidelli, in “Che dio ci aiuti”. Ha recitato con Checco Zalone nei panni di Daniela in “Sole a Catinelle”. Oggi fa la mamma a tempo pieno;  ha dovuto subire la perdita del suo compagno per mo tivi di salute. E poi c’è Giusy Buscemi,  bellissima, vincitrice della 73^ edizione di miss Italia, 24 anni, nata a Mazara del Vallo, ha vissuto d a sempre a Menfi, in provincia di Agrigento. A 19 anni ha debuttato sul grande scherno nel film “Baci salati” di Antonio Zeta. Tanta fiction tv in Don Matteo e a “Un passo dal cielo” con protagonista Terence Hill. Quest’anno ha vestito i panni di una giornalista freelance nel film: “Smetto quando voglio – Masterclass”.  Tra i giovani molto interessante Maziar Farouzi, nato a Palermo ma di origini palestinesi;  attualment

Giusy Buscemi

e è impegnato nella scuola di formazione del mestiere dell’attore, diretta da Pierfrancesco Favino a Firenze. Due film in un anno, il primo “Lo Scambio” del palermitano Salvo Cuccia e il secondo “Il bambino di vetro” di Federico Cruciani.

Maziar Farouzi

Bruno Di Chiara

Il madonita Bruno Di Chiara: per il suo particolare fascino è considerato il Jonny Depp italiano. Originario di Castellana Sicula ha fatto la scuola di recitazione della regista palermitana Emma Dante.  Ha ottenuto grandi consensi nella fiction televisiva “La mafia uccide solo d’estate” di Pif.  Di Chiara ha interpretato il ruolo di un giovane medico. Con i suoi compagni del corso della scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo, ha messo in scena “Odissea,  andata e ritorno”. Fra gli emergenti anche Cesare Biondolillo,

 

Cesare Biondolillo

bravissimo attore di teatro. Ne “La Duchessa del Bal Tabaren” prodotto dal teatro Al Massimo di Aldo Morgante, per la regia di Umberto Scida, è elegante e signorile nella sua perfomance recitativa. Alcune  apparizioni in tv e nel cinema, fanno di lui un artista poliedrico; sicuramente è un attore che si farà notare prossimamente. Un vera e propria fucina di talenti è il Teatro Ditirammu, fondato vent’anni fa da Vito Parrinello e la moglie Rosa Mistretta. Nato come uno dei primi teatri dedicati al canto popolare nel

Elisa Parrinello

lo storco quartiere della Kalsa, negli anni si è imposto  per i suoi spettacoli incentrati sulle emozioni.  E’ la figlia Elisa Parrinello, che ha il fiuto nell’individuare i migliori artisti per il teatro e il cinema. E lo fa grazie all’instancabile lavoro con i bambini e i ragazzi. Esce dal suo laboratorio infatti la giovanissi

ma Elvira Camarrone,15 anni, figlia del bravo giornalista della Rai, Davide. Ha recitato nel film campione d’ascolti su Rai 1, “Era d’estate” di Fiorella Infascelli, la storia dei giudici Falcone e Borsellino nel loro soggiorno forzato all’Asinara. Al Ditirammu si sono formati molti attori di teatro e ballerini, come Pietro Tutone e la stessa Elisa Parrinello. Li abbiamo visti recentemente nel campione d’incassi al cinema “L’ora legale” di Ficarra e Picone. Figlia d’arte di Elisa Parrinello, Noa Flandina di 13 anni  ha recitato nel film “Via Castellana Bandiera di Emma Dante, e oggi e all’attenzione di molti osservatori nel mondo della produzione cinematografica. (Articolo pubblicato su I Love Sicilia – Marzo 2017)

Cinema

Arriva in sala “Un altro ferragosto”

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Arriva in sala dal 7 marzo l’attesissimo sequel di Ferie di agosto. Paolo Virzì omaggia Natoli e Fantastichini nell’affollato cast che riunisce gli attori dell’epoca (Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Paola Tiziana Cruciani, Gigio Alberti) con le new entry Christian De Sica, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli e Anna Ferraiol Ravel)

“Un Altro Ferragosto” di Paolo Virzì

I Molino e i Mazzalupi. Alzi la mano chi non ricordi i cognomi delle due famiglie agli antipodi che si fronteggiavano a Ventotene in “Ferie d’agosto“, il film di culto di Paolo Virzì che fotografava alla perfezione due stili di vita e due concezioni d’Italia datate 1996.

A distanza di 28 anni e a furor di popolo cinefilo rieccole ancora insieme in Una altro ferragosto, l’attesissimo sequel diretto dal regista livornese e dal quale mancano Piero Natoli ed Ennio Fantastichini (ma nel film appaiono in foto e in qualche nostalgica sequenza del primo film) nel frattempo prematuramente scomparsi. Cast affollatissimo (le new entry sono Christian De Sica, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli, Anna Ferraiol Ravel) e stessa location, con l’isola laziale in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi, la goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, diventata una celebrità del web e promessa sposa ad un volgare speculatore tecnologico.

Mentre il vecchio giornalista dell’Unità, Sandro Molino (Silvio Orlando) rivede dopo anni il figlio, un 26enne imprenditore digitale che ritorna dall’America col marito fotomodello proprio mentre l’Alzheimer inizia a dare segnali preoccupanti. Due tribù di villeggianti in bilico tra passato, presente e futuro con le storie e la Storia d’Italia a darsi simbolicamente la mano in un trapasso generazionale non sempre convincente per toni e scrittura. E il senso della morte, incombente, a tramandare quel bisogno d’affetto e di condivisione che regola tutti i personaggi di “Un altro ferragosto“.

“Mi sono interrogato sul senso misterioso di aver finalmente deciso solo ora di girare questo sequel” dice Virzì che ha presentato il film proprio in occasione del suo 60mo compleanno. “Piero Natoli subito dopo il primo film voleva farne un altro ma a me sembrava una furbata. Gli promisi che comunque lo avremmo girato negli anni ed eccomi qui. Ho costruito sul lutto di due amici indimenticabili un romanzo d’appendice dell’800 che mescola vicende familiari e politiche”. “Il film si è scritto con la collaborazione di tutti gli attori che in tutto questo tempo hanno pensato a che fine avessero fatto i loro personaggi” continua il regista. “Un altro ferragosto è un bilancio amaro sul tempo che passa inesorabilmente e che dimostra che la maturità non sempre arriva con l’avanzare dell’età che anzi rende più fragili. Scrivendolo- con Francesco Bruni e Carlo Virzì– ho riflettuto sulla mia vita e sul mio tempo. Credo sia un miracolo che io sia ancora vivo a 60 anni, non me lo sarei mai aspettato” scherza ma non troppo Virzì.

Differenze con Ferie d’agosto? “Quello era un film di passioni e sentimenti, di emozioni più che di tecnica. Dopo 28 anni credo di aver imparato la grammatica cinematografica e questo è un film girato in modo completamente diverso. Con Ventotene e il suo passato (nel film si ricorda che nell’isola, tra il 1932 e il 1943 furono costretti al confino 1000 oppositori che redassero il manifesto per l’Europa libera e unita) protagoniste e simbolo di quella convivenza civile del dopoguerra che dialoga coi nostri tempi dove la democrazia è in crisi e i nazionalismi avanzano”.

Ma le utopie della sinistra sono definitivamente franate, chiede qualcuno in riferimento al finale amaro del film. “Nel racconto ostinato di Sandro Molina a Tito, il nipotino di 10 anni che dimostra di recepirlo, forse c’è la speranza che non tutto sia perduto. Chissà, forse sarà lui in futuro il nuovo leader della sinistra…” .

Prodotto da Lotus Production e RaiCinema, Un altro ferragosto uscirà il 7 marzo distribuito da 01 in più di 400 copie.

Claudio Fontanin (Fonte: Cinemaitaliano.info)
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Cinema

L’85% degli under 24 in sala negli ultimi 3 mesi

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La generazione Z artefice del ritorno di fiamma tra italiani e cinema: oltre 6 italiani su 10 ci sono infatti andati almeno una volta negli ultimi 3 mesi, ma la percentuale si impenna oltre l’85% se si considerano i ragazzi tra i 18 e i 24 anni e oltre il 75% per le persone tra i 25 e i 34 anni. Particolarmente rilevante anche il pubblico dei “Boomers”. Tra i segreti del successo, l’investimento sulla stagione estiva.

CINEMA - L’85% degli under 24 in sala negli ultimi 3 mesi

La nuova luna di miele tra italiani e cinema si celebra nel segno della Generazione Z: se infatti nel 2023 si è registrato un boom di spettatori nelle sale (+60% sul 2022*), con presenze superiori persino al periodo pre-Covid, molto si deve ai giovanissimi. Oltre 6 italiani su 10 sono infatti andati al cinema almeno una volta negli ultimi 3 mesi, ma la percentuale si impenna oltre l’85% se si considerano i ragazzi tra i 18 e i 24 anni e oltre il 75% per le persone tra i 25 e i 34 anni. A rilevarlo, alla vigilia della notte degli Oscar, è l’istituto di ricerca Eumetra, che ha realizzato un’indagine qualitativa sul “nuovo spettatore”, analizzando anche le possibili cause che hanno riportato in auge una forma di intrattenimento che molti consideravano in via di estinzione.

Chi pensava che il cinema avrebbe finito per soccombere sotto la scure della pandemia e delle piattaforme di streaming deve dunque ricredersi. Il cinema” – ha commentato Matteo Lucchi, CEO di Eumetra – “è ancora un’esperienza a cui gli italiani non vogliono rinunciare e che, come testimoniato dalla nostra analisi, sta facendo breccia soprattutto tra i ragazzi, ma non solo. Ci sono diversi tipi di spettatore a cui l’industria cinematografica deve e può rivolgersi. Questa ripresa rappresenta non solo un’ottima notizia per i player del settore, ma anche un’opportunità per gli investitori pubblicitari interessati a raggiungere un determinato target“.

Se è vero infatti, secondo quanto evidenzia la ricerca Eumetra, che la frequentazione delle sale diminuisce progressivamente all’aumentare dell’età – tra i 35 e i 44 anni ci va il 66,5% delle persone, tra i 45 e i 54 anni il 61,4%, tra i 55 e i 64 anni il 60,5% e infine tra gli over 64 il 55% – è altrettanto vero che esiste una fetta consistente di aficionados cinefili “maturi”: un quarto circa dei cosiddetti Boomers frequenta le sale cinematografiche con grande regolarità, rappresentando un segmento di pubblico di grande rilevanza.

Ma, al di là dei distinguo generazionali, cosa ha concretamente riportato gli italiani al cinema? Secondo l’analisi dell’istituto di ricerca sono numerosi i fattori che hanno portato a questi risultati: tra questi, l’iniziativa Cinema Revolution, promossa dal Ministero della Cultura e da tutte le componenti del comparto cinematografico, che prevede il prezzo ridotto del biglietto per un certo periodo di tempo e che, nel solo periodo giugno-settembre 2023, ha portato un milione e mezzo di presenze (+36,67% sullo stesso periodo 2022) in sala, di cui 1,1 milioni per i soli film nazionali. A questo si aggiunge che, per la prima volta nel 2023, si è scelto di investire sulla programmazione estiva, con sale aperte e uscita di titoli particolarmente attesi – tra luglio e agosto sono usciti due titoli particolarmente attesi come “Barbie” e “Oppenheime“r – che ha fatto scoprire (o riscoprire) agli italiani il gusto del cinema anche in vacanza. Nel corso di tutto l’anno, è inoltre stata introdotta un’ottimizzazione da parte della distribuzione dell’uscita dei film, non solo attraverso la creazione di veri appuntamenti al rilascio dei titoli più importanti della stagione (da ultimo, “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi), ma anche con un’offerta diversificata in funzione delle diverse tipologie di pubblico. Infine, non da ultimo, sono state adottate strategie di prezzo incentivanti in alcune sale.

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Cinema

Margherita Hack raccontata in “Margherita delle stelle”

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Margherita delle stelle è il titolo del film, per la regia di Giulio Base, che ha come protagonista Cristiana Capotondi nel ruolo di Margherita Hack. Il film evento, in onda il 5 marzo su Rai1, rende omaggio alla celebre astrofisica, morta il 29 giugno del 2013, e rinominata “l’amica delle stelle”.

Il film racconta in modo emozionante e suggestivo la straordinaria vita e carriera di Margherita Hack. Partendo dalla sua infanzia, esplora gli anni di giovinezza in cui viveva come una ragazza libera e anticonformista, per poi seguire il suo percorso accademico fino a diventare la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste.

Membro anche dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society, Margherita Hack è stata compianta in tutto il mondo dopo la sua scomparsa, quando si è scoperto dei problemi cardiaci nuovamente aggravati che sono stati la causa della morte.

Margherita Hack: la causa della morte dell’astrofisica

La vita di Margherita Hack è per lo più conosciuta, ora anche grazie al film Margherita delle stelle con Cristiana Capotondi. La vera causa della morte dell’astrofisica, tuttavia, non è così nota.

Da tempo, infatti, erano conosciuti i problemi cardiaci che l’affliggevano, anche se per un notevole lasso di tempo le sue condizioni di salute sembravano migliorate. In realtà, nella settimana precedente alla sua dipartita, Margherita Hack era stata ricoverata d’urgenza a Trieste.

La notizia del decesso dell’astrofisica è arrivata il 29 giugno 2013, con una nota del marito di una vita Aldo della Rosa, con cui è stata sposata per 70 anni. La causa della morte è quindi da ricondurre alla condizione cardiaca di cui soffriva da tempo.

Margherita Hack, tuttavia, ha sempre affermato di non aver paura della morte: ne è riprova la sua scelta, poco tempo prima, di rifiutare un intervento al cuore rischioso ma che avrebbe potuto migliorare in parte la sua condizione. In un’intervista a Il Piccolo aveva spiegato:

“L’intervento poteva essere risolutivo, ma presentava anche dei rischi: l’idea mi è venuta di notte, semplicemente. Mi sono resa conto che in ospedale mi mancavano la mia attività, mio marito, i miei animali e tutte quelle comodità, privacy compresa, che in ospedale non ci sono. Una vita a metà. Qui a casa, magari al rallentatore, ma faccio le cose normali. E allora, ho pensato: un’operazione a rischio, un’altra degenza e poi una lunga convalescenza? No, come va, va. Meglio un giorno da leoni”.

 

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