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Il tempo della fatica e del giudizio, mons. Ravasi
Martedi 10 novembre sul Corriere della Sera, il noto politico, giornalista ed ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, ha pubblicato una sua intervista al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio della cultura. Due pagine di grande intensità e valore etico, ricche di contenuti teologici e filosofici; voglio riportare un frammento di questo lungo articolo, e proporlo da questa colonna come momento di riflessione: “Quale è la radice etimologica di educazione? Educere, tirar fuori, estrarre e poi riconnettere. Secondo la cultura indiana l’esistenza di una persona è fatta di quattro tappe. C’è il tempo in cui si impara, il tempo della fatica, del giudizio. Il secondo momento è l’insegnare, essere genitore, maestro. La parola sapienza deriva dal latino sàpere che vuol dire “avere sapore”, gusto, potremmo dire il senso del conoscere. La terza è la tappa del bosco, cioè ritirarsi all’ombra, essere capaci di trovare anche nella solitudine, la capacità di riflettere, ritrovare la parola che ha senso, ritrovare un pò più se stessi. Chi ha il coraggio di dire oggi che a un certo punto della vita bisogna fare l’esame di coscienza? Non lo dicono più neppure i preti. Il quarto è il momento in cui si diventa mendicanti, quando si ha bisogno degli altri. Nella vecchiaia tu ritrovi la relazione che prima hai vissuto da signore, qui la vivi invece da persona umile, da povero. Questi quattro elementi secondo me – dice Ravasi – costituiscono un pò la maturità nel suo insieme e non sono necessariamente successivi l’uno all’altro. Credo che per creare questa unità di conoscenza e non la frammentarietà del “presentismo” si debba vivere un’esperienza umana completa”. Il cardinale affronta anche la questione giovani e dice: “Torno sempre sulla scuola, che considero centrale. Possibile che non si insegni ai ragazzi la consapevolezza di un mondo nel quale passano buona parte del- la loro vita? La configurazione della guida critica all’uso del computer?”. La risposta meriterebbe un lungo spazio di riflessione, ma preferiamo lasciarla ai nostri lettori.
In Evidenza
Politica rispetto a gestione Covid-19 ha tempi anacronistici

E’ arrivato il momento di fare un’analisi, e di tirare un pò le somme sull’emergenza sanitaria in atto, non tralasciando gli errori commessi all’inizio della pandemia, provando a tracciare le linee guida per gli scenari futuri.
“Numeri alla mano, il numero dei ricoverati in terapia intensiva in Italia sembrerebbe essersi stabilizzato rispetto a due settimane fa”. Lo ha affermato l’infettivologo genovese Matteo Bassetti; un dato che deve far ben sperare. Sugli ospedali italiani, ed in particolare sulle terapie intensive c’è meno pressione e anche se continuano in qualche modo a crescere i contagi, noi dobbiamo pensare alla variante Omicron in maniera diversa. Perché tanti casi non portano oggi a tanti ricoveri come accadeva con la variante Delta e le precedenti, che hanno asfaltato la popolazione italiana e sfibrato i camici bianchi.
Come detto in precedenza stiamo entrando in una nuova fase: altri Paesi, come l’Inghilterra, gli Stati Uniti e il nord Europa, hanno già vissuto la fase che ci prepariamo ad affrontare. È arrivato il momento di convivere con questo virus, di provare a cambiare le regole di convivenza che non possono essere quelle che avevamo un anno fa. E’ arrivato il momento di cambiare passo, oggi la situazione è molto diversa non solo perché abbiamo una variante nuova, ma soprattutto perché abbiamo una popolazione protetta al 90% da questo virus. L’Italia rientra tra le popolazioni più vaccinate al mondo; dobbiamo affrontare l’epidemia in modo diverso.
Oggi abbiamo una popolazione ampiamente vaccinata, e quindi protetta dalle forme gravi. Dobbiamo considerare diverse anche le “morti di covid”; ovvero se uno entra in ospedale perché, per esempio, si è rotto una gamba, perché ha un problema al cuore, perché deve fare una dialisi, e lo si trovasse positivo e per l’evoluzione della sua malattia muore, in realtà il decesso non può e non deve essere associato al Covid. Oggi ci troviamo in una fase diversa in cui dobbiamo mutare le modalità con cui classifichiamo le persone con il Covid.
Sottolineamo ancora di più l’importanza della vaccinazione, in quasi tutte le regioni dello stivale, i dati dei ricoveri nelle terapie intensive ci dicono che il 95% riguardano soggetti non vaccinati: i veri malati con la polmonite da Covid, sono soggetti non vaccinati. E soprattutto sono nella fascia che va dai 50 ai 60 anni d’età. Sono soggetti che arrivano in ospedale con una forma molto grave e purtroppo possono finire in terapia intensiva. La vaccinazione che piaccia o no dà una protezione nei confronti della malattia grave e ci mette con le tre dosi praticamente al sicuro.
In molti mi chiedono quanto tempo ancora ci resta di questo periodo emergenziale e quanto manca, soprattutto, alla fine dell’incubo.
Nessuno ha la sfera di cristallo, ed è difficile anche fare una proiezione nel tempo di come il virus possa evolvere; di certo non va dimenticato che si tratta di un virus ad RNA e per questo è mutevole più degli altri. Dobbiamo però fare in modo che si arrivi quanto prima alla fase endemica cambiando procedure e regole del gioco; Francia, Spagna e Inghilterra hanno già messo in atto quel cambio di passo che li farà giungere, probabilmente, alla fase endemica. Penso che le regole erano forse adeguate un anno fa, oggi sono anacronistiche. Basti pensare alle quarantene, che non hanno saputo adeguarsi ai tempi e alla nuova variante, ai disastri della scuola, del mondo del lavoro. La politica, la politica sanitaria in particolare, è lontana anni luce dalla vita reale. Qui le decisioni andrebbero prese da un giorno all’altro se le cose cambiano. E invece noi oggi vediamo un immobilismo, una ingessatura di regole, di norme, che oltretutto non servono a nulla.
“Tenere a casa i ragazzi perché hanno avuto forse un contatto con un positivo asintomatico è una cosa demenziale, afferma infatti Matteo Bassetti. Su questo bisognava essere più dinamici e dire smettiamola di fare tamponi agli asintomatici e, soprattutto a scuola, concentriamoci su chi ha sintomi e teniamoli a casa come si faceva una volta”.
Nella gestione di un problema virale, non possiamo avere i tempi della politica. La politica ha dei tempi che oggi sono anacronistici rispetto alla gestione del Covid. Urge un cambio di passo.
Eventi
“Anche i santi vivono in cella”, una mostra al carcere di Enna

Un viaggio all’interno del carcere nel mondo della religiosità dei detenuti, dei loro desideri e delle loro speranze.
Lunedì prossimo, ore 17,30 , all’Hennaion , La Biblioteca degli autori ennesi, Via Roma 414/416, ad Enna, sarà presentato il libro “Anche i Santi vivono in cella”, La moderna edizione, con le foto del regista e fotografo, Paolo Andolina e i testi della giornalista Pierelisa Rizzo. Un racconto, tra immagini e parole, di come i reclusi si ancorano ad un Dio per sopravvivere e coltivare la speranza.
Contestualmente alla presentazione del libro, sarà inaugurata , sempre all’Hennaion, la personale di Paolo Andolina con alcuni scatti tratti dal libro, visitabile, fino al 5 gennaio 2022, da lunedì a sabato, dalle ore 11:00 alle ore 13:00 e dalle ore 17:30 alle 20:00 .
“Anche i Santi vivono in cella” è un lavoro che vede la luce, con una raccolta di foto di oltre 30 anni, all’interno del carcere di Enna .
<Tanti, tantissimi, troppi sono i detenuti che transitano nelle “patrie galere”. Molti li ho incontrati e fotografati in questi anni di lavoro come fotografo all’interno di un carcere siciliano. Giovani e meno giovani, africani, albanesi, francesi, curdi, indiani e… anche paesani. – dice Andolina – Un reportage sull’uomo, dove “Ogni gesto, ogni oggetto ogni icona assume un significato purificatore e riconciliatore”. Qui ho compreso che la speranza nel proprio Dio dà la possibilità di vedere fuori da una finestra anche quando è ermeticamente chiusa. E che ti da la forza e la dignità che ti permette di vivere anche quando si è morti. E con questa speranza che in questi luoghi sorge anche quel Dio che non ho mai incontrato, ma che va in ogni carcerato, poiché in carcere se ne sente particolarmente bisogno>.
<Terra e cielo, arte e impegno,. Questo progetto fotografico è anche un progetto di vita, il segno di una presenza costante e partecipe accanto a chi è temporaneamente privato della propria libertà > – scrive nella prefazione al libro Don Luigi Ciotti.
All’evento, con il patrocinio del Comune di Enna , della Regione Sicilia, Assessorato ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana e il Libero Consorzio comunale di Enna, i contributi di Riccardo Iacona , giornalista e conduttore Rai ed Enrico Bellavia, giornalista di Repubblica, parteciperanno oltre gli autori , il sindaco di Enna, Maurizio Dipietro e Mario Messina, bibliotecario Hennaion.
Cultura
Da Palermo a Los Angeles in gommone: l’impresa di Sergio Davì

La Ocean to Ocean Rib Adventure è ufficialmente iniziata: mollati gli ormeggi dal Marina Arenella. Prima tappa programmata l’isola di Maiorca. Oltre 10 mila miglia nautiche lo attendono per approdare a Los Angeles e circa tre mesi di viaggio.

A bordo di un Rib Nuova Jolly Prince 38cc (lungo circa 11 metri), motorizzato con due fuoribordo Suzuki DF300B dual prop ed equipaggiato con elettronica di bordo top di gamma Simrad e cartografia elettronica C-Map, il capitano coraggioso tenterà di raggiungere Los Angeles, navigando prevalentemente in solitaria, lungo una rotta per metà già da lui stesso battuta, per altra metà totalmente nuova. Ancora una volta farà tappa alle Baleari, a Gibilterra, alle Canarie e Capo Verde, traverserà l’oceano Atlantico tentando l’approdo in Guyana Francese per poi proseguire verso i Caraibi, la Colombia e Panama; una volta transitato il canale proseguirà verso il Guatemala, il Messico e quindi la California.
Oltre 10 mila miglia nautiche e circa tre mesi di viaggio, con alcuni ospiti d’onore a bordo per un paio di tratte, tra i quali Massimo Nalli (presidente di Suzuki Italia), Carlos Santaella Martinez (aftersales manager in Movil Motors Importador Suzuki por España), Ruben Rabadan Gallardo (corporate manager outboard marine division in Suzuki Motor de Mexico) e Stefano Germani (Financial Manager di I-Tronik).
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