Editoriali

Allarme giovani: aumenta il disturbo da alimentazione

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Tecnicamente viene chiamato “Binge eating”, il disturbo da alimentazione incontrollata è caratterizzato da episodi ricorrenti di abbuffate, che possono determinare, nel tempo, lo sviluppo di obesità. E’associato a un disagio psicologico caratterizzato, per esempio, da depressione e ansia. Al momento, il trattamento del “binge eating disorder” prevede quindi la combinazione di psicoterapia e farmaci, generalmente antidepressivi. Ma il tasso di ricaduta, specialmente in momenti come questo, resta alto. La Società Italiana per lo Studio dei Disturbi Alimentari ritiene che 10 adolescenti su 100 soffrano di una qualche forma più o meno lieve di disturbo del comportamento alimentare. La  fascia più colpita è quella dei 15-19 anni. In questo difficile periodo legato all’emergenza Covid, aumentano i casi di bulimia e anoressia. Ciò che preoccupa di più è che non crescono soltanto i pazienti giovani, alcuni servizi sanitari hanno preso in carico anche ultrasettantacinquenni. Il covid, per fortuna in questo periodo meno, ha costretto  molti giovani a rimanere in casa; chiuse le palestre, ville e giardini pubblici contingentati, contribuiscono a spostare l’attenzione degli adolescenti non più sul corpo e alla sua cura. Le statistiche sono impietose: bulimia e anoressia sono la principale causa di morte dai 14 ai 25 anni, dopo gli incidenti stradali. Adesso con l’emergenza sanitaria i ragazzi obesi, è stato osservato, contraggono forme più gravi della malattia. Gli esperti parlano di guerra mondiale; i ragazzi avranno conseguenze a lungo termine per tutto quello che stanno vivendo, hanno interrotto relazioni sociali, esperienze affettive, tutto questo avrà ripercussioni sul loro futuro. Un ruolo fondamentale in futuro lo giocherà la medicina territoriale; il medico di famiglia dovrebbe essere messo maggiormente nelle condizioni di aver un monitoraggio più analitico e complesso dei nuclei familiari che assiste. “La noia, la sedentarietà spingono a un maggior consumo di alimenti calorici favorendo il sovrappeso, che a sua volta è un fattore di rischio per il Covid-19”; a dichiararlo al Sole 24 ore Annamaria Staiano, vicepresidente della Società Italiana di Pediatria. “A pesare sulla salute è anche l’aumento della povertà connesso alla perdita del lavoro di milioni di persone, negli ultimi mesi. Rischi psicologici e deficit formativi, infine, oltre che un aumento delle disuguaglianze, sono legati alla chiusura delle scuole. Preoccupano le crescenti evidenze sui danni provocati dall’isolamento come ansia, disturbi del sonno, disordini alimentari”. “È urgente l’apertura delle scuole in presenza – spiega Rino Agostiniani, vicepresidente Sip – per evitare che alla crisi sanitaria ed economica se ne aggiunga una educativa e sociale”

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