Editoriali

Famiglie sempre più in crisi economica

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Il Fatto quotidiano è stato il primo ad amplificare i dati diffusi dall’Istat nell’ambito del rapporto sul benessere;  questo il titolo della testata giornalistica: “Nel 2021 per una famiglia su tre peggiora la situazione economica. Sempre più disagio tra i giovani” Come si può rimanere indifferenti a una notizia di tale portata? Aumentano i divari, per una famiglia su tre peggiora la situazione economica e cresce il disagio soprattutto degli adolescenti, i più colpiti dagli effetti delle restrizioni anticontagio. C’è tutto questo nel rapporto annuale sul Bes, il benessere equo e sostenibile, con poche note positive, come l’aumento della presenza femminile nei consigli di amministrazione. Il perdurare dell’emergenza sanitaria ha fatto salire la quota di famiglie che dichiarano di aver visto peggiorare la propria situazione economica rispetto all’anno precedente.  La ripresa occupazionale del 2021 ha riguardato esclusivamente dipendenti a termine e collaboratori, soprattutto di breve durata. L’allarme è soprattutto per i giovani. Negli anni di pandemia i cittadini tra i 14 e i 19 anni sono gli unici ad aver conosciuto un deterioramento significativo della soddisfazione per la vita, con la percentuale di molto soddisfatti che è passata dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021. Nei livelli di benessere mentale e di occupazione c’è un balzo indietro per le donne, soprattutto per le madri con figli piccoli. Ma sono stati anche i bambini, gli adolescenti e i giovanissimi a pagare un altissimo tributo alla pandemia e alle restrizioni imposte dalle misure di contrasto ai contagi. Sono loro a richiedere, oggi e negli anni a venire, la massima attenzione da parte delle politiche, e in tal senso i dati e i corrispondenti indicatori non lasciano dubbi. Le condizioni di benessere psicologico dei ragazzi di 14-19 anni, nel 2021, sono peggiorate. Gli effetti si vedono anche sull’istruzione: lo scorso anno il percorso formativo si è interrotto molto presto per il 12,7% dei giovani tra 18 e 24 anni, in calo rispetto all’anno precedente (14,2%). Lasciano la scuola più ragazzi (14,8%) che ragazze (10,5%). Novità anche sullo smart working, la quota di occupate che lavorano da casa è aumentata più di quella degli uomini (+1,5 e +0,8 punti rispettivamente) e ha raggiunto quota 17,3% (4,3 punti percentuali in più degli uomini). Risultato interessante se si pensa che prima della pandemia il lavoro da casa era mediamente più utilizzato dagli uomini. L’impatto della pandemia è stato più forte sui lavori culturali e creativi, con una perdita di 55mila occupati. Fin qui i numeri riportati dal fatto Quotidiano rispetto ai quale andrebbe fatta una seria riflessione da parte di coloro i quali si candidano a governare le città. I programmi elettorali dovrebbero tutti tenere in debito conto ciò che emerge dal rapporto dell’Istat anche per fornire, laddove ci si riuscisse, a dare poche ma certe risposte a chi vive realmente in una condizione di grave disagio economico.

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