Editoriali

Garanzia per i Giovani

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E’ un modo concreto, non retorico, per dare una risposta alla piaga della disoccupazione giovanile. Non è la promessa di un posto di lavoro, ma sicuramente con questo progetto, lo stato è nelle condizioni di accompagnare, sostenere e facilitare i giovani nella ricerca di occupazione. I dati sono molto incoraggianti: al progetto “Youth Guarantee” si sono registrati 82.713 giovani in circa un mese e mezzo dall’avvio. Di questi 51.784 lo hanno fatto attraverso il sito nazionale www.garanziagiovani.gov.it e 30.929 attraverso i portali regionali. Ad annunciarlo il Ministero del Lavoro, ricordando che il piano è rivolto ai giovani tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano. Il 53% delle registrazioni è stata fatta da uomini. L’Unione Europea ha messo in piedi un sistema di azioni messe in campo dalle Regioni, a supporto dei giovani per un percorso formativo e occupazionale rivolto alle categorie considerate “deboli”, ossia quelle persone che rientrano nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano. Verrà offerto un servizio o un finanziamento diretto: l’inserimento in un contratto di lavoro dipendente, avvio di un contratto di apprendistato o di un’esperienza di tirocinio, la formazione specifica professionalizzante e l’accompagnamento nell’avvio di una iniziativa auto-imprenditoriale di lavoro autonomo, l’impegno nel servizio civile. A livello nazionale ci si potrà iscrivere al portale Cliclavoro (www.cliclavoro.gov.it), mentre ogni regione avrà uno spazio dedicato su uno dei propri portali, è necessario registrarsi al portale e compilare la domanda di adesione. Tutti verranno contattati per un primo colloquio di orientamento presso il Centro Impiego di competenza, dal quale scaturirà un percorso di azioni (Patto di Attivazione) finalizzato ad offrire, entro 4 mesi dalla stipula del Patto, un’opportunità di lavoro o formativa.
 Molte famiglie potranno così liberarsi di un “peso”, consapevole di una usare una parola forte; ci sono molti giovani trentenni e oltre che continuano a considerare i loro genitori un bankomat. Non esitano a chiedere denaro quasi sempre per comprare l’ultima generazione di telefonini perché, loro, “i figli” non possono sentirsi diversi dai compagni che hanno ottenuto ciò che volevano grazie a genitori remissivi. In una recente indagine dell’Osservatorio sulla Famiglia e la Persona, è stato evidenziato come spesso le mancanze educative dei genitori nei confronti dei figli vengono colmate con l’operazione: “bancomat affettivo”. Ti compro o ti regalo qualcosa come surrogato delle reali mancanze di genitore, come spesso emerge nel delicato rapporto genitori figli.

 

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