Editoriali

Generazioni perdute?

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Ho spulciato in questi giorni una serie di articoli di economia e mi ha colpito una frase pronunciata dal Governatore della Banca centrale europea Mario Draghi in un discorso al Consiglio di Stato portoghese estrapolata dal rapporto annuale della Bce sullo stato dell’economia europea. “Pur essendo la generazione meglio istruita della storia, i giovani di oggi stanno pagando un prezzo elevato per la crisi. Più di un terzo dei giovani è senza lavoro; ciò danneggia seriamente l’economia perché a queste persone che vogliono ma non riescono a lavorare è precluso lo sviluppo delle loro abilità”. In particolare a preoccupare il presidente dell’Eurotower è l’alta disoccupazione giovanile che dilaga in tutta Europa e che colpisce “la generazione più istruita di sempre”. Vulnerabilità significative per cui bisogna agire velocemente “per evitare una generazione perduta”. “Senza il ruolo attivo dei governi nazionali il problema non si risolverà”, ha aggiunto Draghi, “L’Eurozona è riuscita solo lo scorso anno a tornare ai livelli di attività economica visti prima della crisi e alcuni paesi non ci sono ancora arrivati. Rispetto a questo grave campanello d’allarme ho approfondito meglio la questione riferendomi alla risposta del presidente dell’Inps, Tito Boeri. L’economista insiste per “arrivare alla flessibilità in uscita nel sistema pensionistico “in tempi stretti” perché “c’è una penalizzazione molto forte dei giovani. Il livello di disoccupazione è intollerabile. Il tema dell’uscita flessibile va affrontato adesso. Boeri ha parlato della sperimentazione del part time per i lavoratori cui mancano tre anni alla pensione: “E’ una sperimentazione, noi la seguiremo con estrema attenzione e daremo i dati su quante persone la utilizzeranno. Ci sono dei limiti di stanziamento, ma in ogni caso non potranno essere più di 30mila lavoratori nel giro di tre anni”. Sembra una forbice che non riesce ad accorciare le distanze tra i giovani che non trovano lavoro e gli anziani che devono andare in pensione ma che non possono per i vincoli di legge e perché non hanno maturato i necessari parametri contributivi. Che strano paese l’Italia dove tutti gridano al lupo al lupo ma si preferisce sempre e comunque rinviare le questioni occupazionali o tamponarle piuttosto che affrontarle e risolverle radicalmente.

 

 

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