Editoriali

Giovani, “sismografo” della realtà. Le riflessioni

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Mi ha molto colpito questa frase pronunciata durante un sinodo di qualche mese fa, che ha voluto ribadire ancora una volta la necessità di una chiesa “empatica”, in dialogo, che eviti l’autoreferenzialità, i pregiudizi, e punti piuttosto sulla credibilità della testimonianza. I giovani vanno valorizzati – dicono i Padri Sinodali – La loro partecipazione attiva alla vita ecclesiale va promossa e rilanciata, il loro impegno va messo a frutto in un’ottica di vera sinodalità, affinché siano protagonisti, con responsabilità, di processi, e non di singoli eventi. In tal modo, essi saranno evangelizzatori dei loro coetanei. “Sismografo” della realtà; a loro, bisogna offrire con gioia ragioni per vivere e sperare, evitando moralismi e dimostrando che la vita è la risposta alla vocazione che Dio dà a ciascuno di noi: in fondo – afferma l’Aula del Sinodo – la vita è bella perché ha un senso. Anche perché i giovani sono in grado di prendere decisioni, ma bisogna aiutarli a prendere decisioni a lungo termine. La riflessione maggiore va comunque orientata verso la cultura digitale o dello “schermo”. Giovani sempre più incollati ai telefonini, come se fossero magneti, con la tendenza a isolarsi sempre più dal mondo e vivere una virtualità che distrugge le relazioni sociali. I padri sinodali parlano di rischio di un atteggiamento compulsivo nei confronti della “cultura dello schermo”, di una “demenza digitale” che comporta incapacità di concentrazione e di comprensione di testi complessi, di una “migrazione virtuale” che trasporta i giovani in un mondo tutto loro, a volte frutto di invenzione. In tale contesto, la presenza della Chiesa è essenziale per accompagnare i ragazzi, insegnando loro che il web va usato, senza farsi usare. Da non dimenticare, però, anche i tanti giovani “non connessi” che spesso vivono in zone rurali prive di Internet. La questione della formazione passa anche tramite la sfida di una pastorale familiare adeguata, che aiuti la trasmissione della fede tra generazioni diverse. “Oggi, infatti – afferma l’Aula del Sinodo – la famiglia vive una fase di crisi, dovuta alla sua destrutturazione e all’indebolimento della figura paterna. Gli adulti, in generale, troppo giovanilisti ed individualisti, non hanno aiutato la percezione della Buona Novella tra i ragazzi. È responsabilità, invece, di ogni credente accompagnare i giovani all’incontro personale con Gesù, perché la gioventù costruisce se stessa sulla base di ciò che riceve in famiglia. Per questo, la Chiesa, “famiglia di famiglie”, deve offrire ai giovani una vera esperienza familiare, in cui si sentano accolti, amati, curati, e accompagnati nella loro crescita, nel loro sviluppo integrale e nella realizzazione dei loro sogni e speranze”.

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