Editoriali

I giovani e la fede, il rapporto ipsos

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Una delle più importanti multinazionali di ricerche di mercato e consulenza l’Ipsos, ha effettuato delle rilevazioni i cui dati sembrano davvero preoccupanti; i giovani non credono più in Dio, tanto che la percentuale di ragazzi atei si attesta al 28%, mentre i credenti attivi e convinti si attestano al 10,5%.  Il quotidiano Il Mattino di Napoli ha intervistato un insigne teologo, don Armando Matteo, autore di un interessante libro dal titolo: “La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede”. Nella prefazione di Enzo Bianchi si legge” …all’orizzonte si staglia – secondo l’esplicita diagnosi del “Documento preparatorio” del Sinodo sui giovani, fortemente voluto da papa Francesco per l’ottobre del 2018 – una generazione che nella sua componente maggioritaria non si pone “contro”, ma che sta imparando a vivere “senza” il Dio presentato dal vangelo e “senza” la Chiesa, e che più in generale arranca a crescere a causa della presenza di adulti di riferimento non solo meno credenti, loro stessi, ma sempre meno credibili già solo dal punto di vista umano. Qui è davvero tutto in gioco. È finito il tempo di una pastorale del cambiamento. È tempo di un cambiamento di pastorale. L’autore del libro affronta la crescente indifferenza e il distacco delle generazioni più giovani rispetto al cattolicesimo e al cristianesimo. “Si tratta, dice don Armando, della fatica di chi non riesce a coniugare la propria crescita nell’umanità al valore di un’esperienza di fede. Questo fenomeno si deve soprattutto a quella che viene chiamata “la rottura della catena della trasmissione della fede”, dovuta a un cambiamento radicale delle popolazioni adulte”. Dalla ricerca Ipsos risulta che i ragazzi più indifferenti alla religioni sono settentrionali (37%), con istruzione elevata (37%) e con famiglie ben inserite nel tessuto sociale, da cui i giovani traggono modelli di vita. La maggior parte delle famiglie con genitori atei ha infatti figli non credenti. “Il contributo di Papa Francesco, continua don Armando, in questo momento della storia della chiesa è fondamentale. È lui che sta spingendo la Chiesa a trovare modalità nuove per esprimere il senso della fede e del credere, pensando sia agli adulti che ai giovani. Già nel corso di un’udienza due anni fa Papa Francesco aveva affermato che se dovessimo pretendere di parlare della fede come si faceva nei secoli passati rischieremmo di non essere più compresi dalle nuove generazioni. Riprendendo i precetti del pontefice, don Armando dichiara che “ la fede va oggi coniugata con parole come gioia, festa, bellezza, cura del bene comune e del creato, che rappresenta certamente un elemento di grande attrattiva per i più giovani. La chiesa dovrebbe assumere moltissime delle indicazioni lasciate dal Papa e ripensare profondamente al modo di comunicare l’esperienza del credere”.

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