Editoriali

Il vuoto emozionale dei nostri giovani

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Recentemente ho voluto conoscere più da vicino uno dei fenomeni letterari del momento, Alessandro D’Avenia. Il mio approccio un pò volutamente distaccato, mi ha consentito di osservare i volti di centinaia di adolescenti che sono accorsi in un pomeriggio piovoso al Teatro Biondo di Palermo, per assistere alla performance di questo scrittore di origini palermitane, che dal libro che ha scritto: “Ogni storia è una storia d’amore” edito da Mondadori, ne ha ricavato una narrazione che sta girando i teatri d’Italia. Attento alle tematiche familiari e dei giovani in particolare non potevo perdermi questo ex giovane, oggi quarantenne, professore in un liceo, che per il suo romanzo d’esordio, “Bianca come il latte, rossa come il sangue” vendette oltre 1 milione di copie; scrittura che divenne sceneggiatura dell’omonimo film prodotto da Rai cinema. Alla fine di questa “lezione dalla mente e dal cuore aperto”, ho voluto cercare una sua intervista che mi ha molto colpito e che riporto testualmente: “Viviamo immersi in una cultura che ha divorziato corpo e spirito. Questa cultura, inevitabilmente, entra nel vuoto formativo dell’educazione affettiva che si fa in famiglia. Se la famiglia non educa a questo, sarà la cultura dominante a educare a questo. Non vanno sottovalutate, come troppo spesso si fa, le conseguenze del consumo di pornografia, sin dalla giovanissima età. Questo porta a una visione virtuale del sesso che non risponde alla realtà, con conseguente diminuzione del desiderio. I ragazzi non sanno distinguere tra una carezza, un abbraccio, un bacio, un amplesso… tutto è lo stesso. Però è vero anche che loro vivono questo aspetto con quello stupore che è tipico della loro età, quindi sta a noi intercettare quella purezza. E questo è compito dei genitori. Si impara che il corpo è manifestazione dello spirito sin da bambini, guardando come un marito tratta sua moglie, non da lezioni teoriche”. Alla fine dell’evento decido di acquistare il libro e mi immergo nella lettura. Lo ritengo fortemente pedagogico l’ho immediatamente consigliato ai miei due figli di 18 e 13 anni. Raccolgo da genitore l’invito di D’Avenia, nel curare lo spirito dei miei figli e vorrei tanto che altri genitori mi seguissero se davvero hanno a cuore la crescita culturale di questo paese.

 

 

 

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