Editoriali

La scuola al centro

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Si chiama così il progetto che coinvolge scuole medie e superiori, promosso dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini. In una intervista rilasciata al “Messaggero”, il ministro ha annunciato che partirà questa estate e che, se andrà bene sarà allargato anche alla domenica. I ragazzi non si ritroveranno a luglio e agosto a ripassare italiano e matematica, ci tiene a precisare la Giannini, pensiamo allo sport, a scuole di musica, teatro. Ma anche vari laboratori artistici. Tutto quello che potrebbe interessare i ragazzi, farli divertire e toglierli dalla strada. Per questo progetto il ministero dell’Istruzione ha stanziato 10 milioni di euro immediatamente disponibili per iniziative che rendano la scuola un polo di aggregazione e attrazione in aree periferiche e in contesti a maggior rischio di dispersione di quattro città: Napoli, Roma, Palermo, Milano. Il ministro ha firmato il decreto. A settembre, attraverso un ulteriore finanziamento, si allargherà la copertura a tutto il territorio nazionale. “Le periferie sono i centri del futuro: sono ricche di umanità e di energie. Spetta a noi, alla scuola raccoglierle e farle emergere”, sottolinea il ministro Stefania Giannini. “Con questo progetto vogliamo dare ai ragazzi di quelle aree del Paese dove l’istruzione costituisce una risposta importante ed essenziale per garantire un futuro alle nuove generazioni, una scuola aperta, che appartenga a tutta la comunità, dove famiglie e studenti possano sentirsi come in una seconda casa, da frequentare non solo quando ci sono le lezioni, ma anche in orario extra scolastico. Questo già accade in moltissime realtà. Ora stanziamo risorse specifiche affinché quella scuola aperta e viva che abbiamo immaginato con la Buona Scuola possa concretizzarsi sempre di più”. Il decreto firmato il 27 aprile prevede aperture straordinarie delle scuole e iniziative dal primo luglio. Saranno circa 700 le istituzioni coinvolte, ognuna avrà un budget di 15.000 euro. A settembre, attraverso finanziamenti del PON Scuola, saranno coinvolte altre 5.000 scuole di tutto il Paese. Le attività potranno essere svolte in collaborazione fra istituti scolastici, con enti locali, università, associazioni, cooperative. I fondi saranno utilizzati per pagare le attività, i materiali e il personale. E se da un lato l’iniziativa sembra prendere piede, i sindacati di categoria hanno sollevato alcuni dubbi: “i bidelli lavorano in estate, gli addetti alla segreteria e i presidi anche. Per garantire una vera assistenza agli studenti sarebbe necessario rimodulare l’orario di servizio degli insegnanti e prevedere un impiego dei giovani precari. Le scuole aperte d’estate, come accade in molti Paesi UE, hanno due presupposti irrinunciabili: il primo è quello di modificare il nuovo contratto nazionale in modo tale che i costi non gravino sul bilancio dello Stato. Questo perché, ed è la seconda considerazione, la scuola estiva non deve comportare spese per le famiglie e gli alunni, se non quelle di iscrizione e del servizio mensa”.

 

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