Editoriali

L’apatia dei giovani

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Umberto Galimberti, è una delle menti più illuminate del nostro tempo. Sono cresciuto leggendo molti dei suoi libri. E’ considerato, a ragione, uno dei migliori filosofi internazionali, insegna  Filosofia della Storia all’università Ca’ Foscari di Venezia. Si occupa spesso di giovani, celebre il suo libro: “L’ ospite inquietante”; sottotitolo:  “Il nichilismo e i giovani”. Se c’è un pensatore che si contraddistingue in schiettezza e per il suo argomentare diretto è proprio lui. Galimberti sostiene che i giovani soffrono di una sorta di analfabetismo emotivo. In una intervista rilasciata  a “Wise Society”, il filosofo sostiene che “se nei primi tre anni di vita i bambini non sono seguiti, accuditi, ascoltati allora ci si trova di fronte ad un misconoscimento che crea in loro la sensazione di non essere interessanti, di non valere niente.  Crescono così senza una formazione delle mappe cognitive, rimanendo a un livello d’impulso”. In questo gioca un ruolo chiave l’apprendimento culturale. “Ma se la letteratura non viene “frequentata”, spiega Galimberti, e i libri non vengono letti, se la scuola disamora allora il sentimento non si forma. E se la cultura non interviene, i ragazzi rimangono a livello d’impulso o al massimo di emozione”.  L’analisi che fa il filosofo è schietta e spietata, lui stesso è convinto che non tutte le società sono idonee a far figli. “La nostra, spiega Galimberti, non è idonea perché i genitori, per sopravvivere, devono lavorare in due e quindi non hanno tempo per i figli; sono affidati a un esercito di baby sitter, o peggio alla “madre” di esse: la televisione”. E se i genitori falliscono non ripara neanche l’altra centrale educativa: la scuola; “bisognerebbe che i professori, conclude Galimberti, oltre a sapere la loro materia, fossero anche in grado di comunicarla e di affascinare.  Perché l’apprendimento, lo dice Platone, avviene per via erotica. A scuola è importante saper appassionare perché gli adolescenti vivono l’età per cui l’unica cosa che conta è l’amore,  e se gli adolescenti si occupano dell’amore bisogna andare là a cercarli. Viviamo in una società ricca e non più povera e semplice come una volta, dove il confine tra bene e male, il permesso e il proibito era ben segnalato. Oggi tutto è permesso, la società è opulenta e abbondante, i bambini ricevono una quantità di regali, anche quelli che non desiderano. Si estingue addirittura il desiderio perché i bambini vengono gratificati prima ancora di desiderare. E questi, purtroppo, sono processi che allenano l’apatia della psiche”.
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