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Si è uccisa Sarah Hijazi: l’attivista Lgbt violentata nelle carceri egiziane

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Sarah Hijazi venne arrestata per aver sventolato la bandiera arcobaleno durante un concerto dei Machrou Laila, il 22 settembre 2017 al Cairo. Come persona Trans mtf fu messa in un carcere maschile, torturata e violentata. Dopo pressioni internazionali, era stata liberata ed aveva trovato asilo in Canada, dove ha continuato a lottare per liberare altri Lgbt in Egitto.

Sarah Hijazi

“Ai miei fratelli e sorelle, ho provato a sopravvivere e ho fallito, perdonatemi. Ai miei amici, l’esperienza è dura e sono troppo debole per resistere, perdonatemi. Al mondo, sei stato davvero crudele! Ma io perdono”.

Queste sono le ultime parole. Si è tolta la vita domenica 14 giugno, all’età di 30 anni.

L’accaduto. Il 22 settembre 2017, durante il concerto dei Machrou Laila, Sarah e un suo amico, Ahmed Alaa, sventolano la bandiera arcobaleno, un atto innocuo in molti paesi, ma non per l’Egitto, dove il gesto viene pesantemente condannato. L’immagine finisce sui media nazionali e in breve tempo i leader religiosi chiedono punizioni severe per i due attivisti.

Dopo pressioni internazionali, era stata liberata ma quanto ha subito l’ha segnata profondamente e ieri ha scritto una lettera salutando i fratelli che ha cresciuto dopo la morte del padre ed il suo corpo è stato trovato senza vita. Queste sono le ultime parole. Si è tolta la vita domenica 14 giugno, all’età di 30 anni.

L’Egitto dovrebbe ricevere sanzioni sino a quando non rispetterà i diritti civili.

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