Editoriali

Si può ancora parlare di festa dei lavoratori?

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In vista del 1° maggio, giornata tradizionalmente dedicata al mondo del lavoro, gli analisti delle più importanti testate giornalistiche sviscerano sempre i dati più negativi della disoccupazione. I giovani sono i più esposti a quelle che sono le conseguenze negative dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nel mondo del lavoro, pertanto risultano essere i meno preparati sia sul piano etico che culturale ad affrontarli in modo adeguato. Un tunnel senza fine quello della mancanza di lavoro, in un isola, la Sicilia, che va impoverendosi sempre di più. E dire che la popolazione italiana ha avuto da sempre un ricco patrimonio di valori umani e religiosi che consentirono, nell’immediato dopoguerra, la rinascita del paese. Oggi le giovani generazioni sembrano davvero sempre più impreparate ad affrontare una crescente situazione di difficoltà economica e sono costrette a fare i conti con una severa crisi occupazionale. Qualche anno fa Papa Benedetto XVI, nell’enciclica “Caritas in Veritate” puntualizzò alcuni concetti sul delicato tema del lavoro: “la necessità di avere chiari i criteri per i quali un lavoro può essere definito ‘decente’ e la necessità di ripensare anche il modello economico complessivo, affinché esso non produca «costi umani» insostenibili, primo fra tutti la perdita generalizzata, per enormi masse di persone, della possibilità di lavorare decentemente. Indubbiamente i cambiamenti intervenuti con l’avvento e il consolidarsi della globalizzazione vanno affrontati e governati con serenità e lungimiranza, senza demonizzazioni, anzi considerandoli come delle opportunità. Tuttavia questo non basta: il lavoro deve servire anche al mantenimento della famiglia. Anche i vescovi del triveneto recentemente hanno preso posizione con un documento in cui si afferma: “ l’armonizzazione tra il lavoro e la vita complessiva della persona che lavora, rispettando il riposo e il tempo della festa; il far procedere di pari passo e in feconda connessione le politiche del lavoro e quelle della famiglia; la crescente sensibilità per la custodia del creato, elemento imprescindibile per la vita stessa dell’uomo; la possibilità reale e concreta di strumenti di previdenza sociale; la stima assegnata alla capacità di fare impresa; la sensibilità verso l’economia civile e solidale e l’apprezzamento per quelle imprese che non hanno come unico obiettivo la massimizzazione del profitto”. Hanno anche ripreso le parole di Papa Francesco quando “ha pronunciato un no chiaro all’idolatria del denaro e al denaro che, idolatrato dall’uomo, governa invece di servire”. Ogni lavoro fatto secondo gli accordi va pagato, e va pagato in tempi ragionevoli!

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