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E’ il titolo di un film, di cui ho avuto il privilegio, da giornalista, di assistere alla proiezione in anteprima assoluta al Festival Internazionale del cinema di Bari. Perché voglio portare all’attenzione questo capolavoro dello sceneggiatore Francesco Bruni, intanto per i messaggi etici e convincenti verso gli adolescenti e poi per il delicato tema di prendersi cura degli anziani, risorsa straordinaria di questo paese. Dopo Scialla! e Noi 4, Bruni, storico scrittore di testi per Paolo Virzì, batte il suo terzo ciak con questo film delicato, liberamente ispirato al libro “Poco e niente” di Cosimo Calamini. Si possono leggere in entrambe le direzioni i testi e i sottotesti a sfondo psicologico che l’autore ha voluto mettere in campo in questo lavoro filmico. Tutto è nato dalla malattia del padre del regista, l’Alzheimer, che ogni anno flagella la popolazione anziana. Protagonisti, un giovane di 22 anni del quartiere storico di Trastevere, Alessandro (Andrea Carpenzano), al suo esordio ne: “Il permesso” di Claudio Amendola, e  Giorgio l’intramontabile giornalista cinematografico Giuliano Montaldo, che a 87 anni, veste i panni di un anziano poeta dimenticato e nostalgico. Nel film molte scene raccontano il rapporto tra il giovane, assunto come badante, e l’anziano che lo scambia per un personaggio importante nella sua giovinezza. Questo film ha un altro valore pedagogico, e andrebbe fatto vedere agli adolescenti per fare capire loro come gli anziani siano una straordinaria occasione per le giovani generazioni di maturazione e qualche volta di cambiamento in positivo. Nel film Alessandro rappresenta la realtà dei giovani di oggi, che vivono in comitiva spesso a non fare nulla, sempre più in preda alla noia. Viene dunque evidenziato come il rapporto tra nonni e giovani sia naturalmente improntato all’empatia, senza quella conflittualità che viene invece rappresentata abbastanza bene con il padre del ragazzo. L’anteprima è stata accolta molto favorevolmente dal pubblico e dalla critica, a margine il regista Bruni ha dichiarato che ha sentito il bisogno di approfondire “psicologie”. “Mi ha convinto Bruni, ha dichiarato all’Ansa Montaldo: mentre mi raccontava la sceneggiatura si commuoveva, ma la cosa che mi ha fatto sobbalzare è stato quando mi ha detto che voleva me come protagonista. Non è stato facilissimo entrare in quel personaggio. Che bello poi quando entrano questi ragazzi nella mia casa: mi fanno giocare alla Playstation, mi fanno fumare, è la vita che esplode. La riflessione è che se effettivamente molti anziani fossero accuditi dai nipoti e non dalle badanti straniere, probabilmente riscoprirebbero la bellezza di invecchiare bene e per i nipoti tesori tutti da scoprire. (Foto: Ansa)

il regista Francesco Bruni

 

 

 

 

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