Editoriali

I videogiochi isolano e allontanano anche dalla scuola!

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Un utilizzo eccessivo dei videogame mette a repentaglio la salute dei ragazzi  e favorisce l’allontanamento dalla scuola e dagli affetti. E’ quanto emerge dai risultati di uno studio condotto dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), dal Dipartimento di psicologia dello sviluppo e della socializzazione dell’Università di Padova e dall’australiana Flinders University. Sono stati coinvolti 8.900 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 16 anni. “La ricerca, spiega il professor Alessio Vieno, indica come la presenza di regole genitoriali e di supporto emotivo familiare proteggano in adolescenza da un utilizzo eccessivo e distorto dei videogiochi. A riprova di quanto evidenziato il rischio di gaming problematico è maggiore negli stati dove sono più marcate le disuguaglianze economiche, mentre risulta minore nei Paesi dove vengono effettuati investimenti nelle politiche di salute pubblica, come i benefici fiscali per le famiglie”.  E’ stato calcolato un giro d’affari, legato ai videogiochi,  di oltre 2 miliardi di euro, soltanto nel nostro paese. A destare particolare attenzione, è soprattutto il rischio di sviluppare una dipendenza che diventa patologica e che richiede sempre più interventi di supporto da parte di professionisti esperti.  Dallo studio emerge che il 20% dei giovani è “ad alto rischio”, con gli adolescenti che presentano un’incidenza tre volte superiore rispetto alle coetanee, con un 30,8% a fronte di un 9,4%. In questo quadro, il Paese più virtuoso è la Danimarca, che presenta una percentuale pari al 12%. Al capo opposto della classifica troviamo invece la Romania, con addirittura il 30% di rischio. La nostra penisola si colloca in una posizione intermedia, ma comunque sopra la media europea, con un tasso di rischio pari in Italia al 24%. Molti esperti raccomandano la terapia cognitiva e comportamentale come trattamento ideale per la dipendenza da videogiochi. La terapia consente al dipendente di spostare i propri pensieri, sostituendo quelli che portano al gioco compulsivo con schemi di pensiero più sani. Come suggerisce il nome, la terapia cognitivo comportamentale consente a una persona di modificare in meglio i propri pensieri, emozioni e comportamenti. Secondo lo psicoterapeuta Giovanni Zanusso è fondamentale la consulenza psicologica individuale e familiare; sono entrambe efficaci nel trattamento di un ragazzo dipendente dai videogiochi. L’approccio è quello di aiutare il dipendente a capire in che modo il gioco è legato alla propria scuola o al proprio lavoro, alle proprie emozioni e ai propri sentimenti, nonché agli obiettivi e alle ricompense del senso della vita. Si spera che possa formarsi  e specializzarsi sempre più psicologi che molto spesso scelgono la strada clinica tradizionale, in effetti la psicoterapia cogni toco – comportamentale ha dimostrato di dare grandi risultati nella cura e nella guarigione.

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