Editoriali

Famiglie in transizione. Verso dove stiamo andando?

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“Verso l’autonomia sociale”, è il sottotitolo di questo interessante tema affrontato a Trento, in occasione del festival delle famiglie. I media non hanno dato molta enfasi ai contenuti emersi dai lavori, che hanno visto la partecipazione di esperti e soprattutto di tanti giovani.

Uno degli organizzatori, Andrea Marchesi , a margine dei lavori ha dichiarato: “I giovani devono reinventarsi, fare esperienze che mettano alla prova sul serio, devono uscire dalla zona di comfort; di contro le istituzioni devono provare ad ascoltarli con attenzione, abbandonando i criteri di valutazione e di analisi ancorati a una società che non c’è più”.  

“Mettere al centro i giovani è una necessità di sistema”, sono state invece le parole Alessandro Rosina: “Negli ultimi anni non siamo più stati in grado di gestire i cambiamenti e abbiamo difeso il vecchio benessere invece di produrne di nuovo. Abbiamo eroso la ricchezza passata, mentre aumentava l’indebitamento, le famiglie si sono difese facendo un figlio di meno e oggi l’occupazione femminile e la fecondità hanno un rapporto diretto.

Perché ridurre le opportunità delle donne significa diminuire i tassi di fecondità, nonché aumentare la povertà dei minori, visto che le donne sono costrette a rinunciare al lavoro”. E ancora: “Fino a 15 anni fa non c’era un legame tra permanenza nella casa di origine e la disoccupazione, mentre oggi c’è, dove è più alta la disoccupazione giovanile è più alta anche la permanenza nella famiglia d’origine.  Giovani e famiglia dunque un binomio indissolubile.

La domanda spontanea è: se i possibili genitori rimangono nella condizione di figli come possono pensare di fare famiglia? I sociologi hanno dichiarato: “abbiamo desertificato i 20-30 enni. Per questo vanno “scongelati” i progetti di vita dei giovani, farli uscire dalla condizione di figli”.  

Da più voci è emersa la necessità di attuare dei percorsi che vadano a sostenere i giovani nella transizione adulta, un processo lento e complesso che inevitabilmente porterà a traumi generazionali in termini di acquisizione della consapevolezza che comunque bisogna porsi un progetto di vita  e costruire un nucleo familiare autonomo, rispetto alla famiglia d’origine.

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