Se fossi me (G.Li Greci)

Mamma mi ha insegnato a galleggiare

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Quante volte sei stato colpevole di abilismo?

Oggi ti racconterò la storia di Marco, nome di fantasia, non come il suo racconto.

Dopo aver letto la mia prima storia qui, in questo spazio, Marco mi ha contattata per dirmi quanto sentiva vicina la sensazione che ho descritto nel parlare di mio papà disabile e di quanto sia stato difficile per me reggere lo sguardo degli altri sulla sua gamba.

Già, io e Marco siamo legati da una storia comune, quella che riguarda le gambe di chi ci ha messo al mondo.

Da questa storia forse trarrai un insegnamento importante. Lo capirai chiedendoti, alla fine, quante volte sei stat* colpevole inconsapevole di abilismo. L’abilismo è la discriminazione nei confronti di persone con disabilità e, più in generale, il presupporre che tutte le persone abbiano un corpo abile. Si può manifestare attraverso barriere fisiche, quando non vengono poste le condizioni strutturali che rendano accessibile uno spazio a tutt*. Molto spesso invece l’abilismo prende forma nei giudizi, negli sguardi e nelle parole.

L’abilismo fa male, ha fatto male a me. Ha fatto male a Marco. E a te?
Farebbe male a te, se fossi Marco?

Mamma mi ha insegnato a galleggiare

Marco mi/ti racconta:
<<Credo di aver vissuto più io “la diversità” che mia mamma, amputata dalla tenera età di 9 anni, dopo che un’auto fuori controllo, guidata da un ragazzo senza patente né assicurazione, le è finita addosso. La mia mamma l’ho conosciuta così. I nonni mi raccontavano di una bambina vivace, già forte caratterialmente, ma non per questo meno tenera ed empatica. Oggi mamma ha due figli e un ottimo lavoro, è una brava mamma. Mamma mi ha insegnato a nuotare. Qualcuno si chiederebbe “Si vabbè, ma con la gamba di legno si può insegnare a stare in acqua?”. Io risponderei che c’è chi compra la tavoletta di plastica, chi i braccioli o chi il materassino, ma io avevo mamma e la sua gamba. Avevo mamma che mi ha insegnato a galleggiare.>>

Non ci si abitua mai

<<Quando uscivo dall’acqua sentivo addosso gli sguardi di curiosità degli altri bambini che chiedevano ai propri genitori “Perché quella signora ha la gamba di una bambola?”. Pensavo ferisse più me che lei. Mi metteva così tanto a disagio quello sguardo da viverlo come un problema: “cosa penseranno gli altri di me, di mamma?”. Mentre tutto questo accadeva, mia madre sembrava ignorare, accendendo tutte le volte una sigaretta. Pensavo fosse abituata, che prima o poi con il tempo ci si abituasse. Ma la realtà è che non ci si abitua mai. Mamma celava tutte le volte serenità e strafottenza, ma quegli sguardi lei li notava sempre, al punto da non riuscire a sopportarli più, fino a smettere di andare al mare. Il mare aiutava mamma a sentirsi più leggera. Dietro il suo forte carattere c’è la fragilità di una bambina che ha smesso presto di poter correre, ma che ha deciso ugualmente di andare avanti, con tenacia, determinazione e coraggio.>>

Avete mai visto una farfalla senza un’ala riuscire a volare?

Marco continua: <<La nostra storia “diversa” ha forse fortificato il mio legame con la famiglia. Più volte ho avuto l’occasione di lasciare la mia città per migliorare la mia condizione lavorativa ma, dopo tutto quello che è stato fatto per me, non mi sono mai sentito pronto a lasciare la mia famiglia. Il ricordo del giorno in cui siamo andati a prendere la sedia a rotelle è ancora forte…ormai mamma non riesce più a fare una passeggiata con semplicità. Questo non la ferma dal fare beneficenza e dal suo desiderio più grande, quello di volersi occuparsi ogni giorno di aiutare gli altri. A tutti quelli che l’hanno fatta sentire diversa io vorrei dire “a mia mamma non manca niente, anzi, ha molto di più di ciò che si possa pensare”. Mi piace scherzare e condire questa situazione con un po’ di ironia, descrivendola a mamma come una storia fatta di magia ed equilibrismo, perché in fondo lei ha fatto sempre tutto su una sola gamba. Ma lei dice sempre di no! Non lo ammette mai e non usa mai la sua gamba come scusa per qualcosa che non può fare. Avete mai visto una farfalla senza un’ala riuscire a volare? Io si, è la mia mamma.>>

Grazie Marco.

Easter egg

Qualche giorno fa il mio migliore amico mi ha inoltrato un audio. Era una sua amica. Nell’audio stava raccontando che andando al supermercato, per fretta e di istinto, aveva posteggiato la macchina davanti uno scivolo per disabili. Mentre era dentro a fare la spesa, improvvisamente, le è venuto in mente un ricordo a proposito di una cosa che avevo scritto io a riguardo tempo fa. Nell’audio continuava dicendo di avere improvvisamente mollato tutto ciò che teneva in mano e di essere scappata fuori di corsa a togliere la macchina dallo scivolo. Diceva che non lo avrebbe mai più fatto, neppure per tutta la fretta del mondo.
Non che prima lo avesse mai fatto con insensibilità o con cattiveria, ma piuttosto con superficialità o inconsapevolezza delle conseguenze sugli altri. Raccontava che da quel momento qualcosa era cambiato, forse era cambiata lei mettendosi nei panni di qualcun altro. Concludeva l’audio dicendo quanto una storia semplice possa riuscire a generare un piccolo cambiamento.


Aggiungo io, e quando pensi che sia piccolo, ricorda che da qualche parte bisogna pur iniziare.

Ad esempio inizia chiedendoti: Quante volte sei stato colpevole inconsapevole di abilismo? E inizia da lì.

 

 

 

 

 

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