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Cinema

Il Castello Errante di Howl, una nuova rilettura

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Il Castello Errante di Howl è l’opera filmica che più inganna l’occhio tra tutti i film di Miyazaki, con tutti i meravigliosi dettagli e colori che non possono fare a meno di affascinare chiunque lo osservi. Nel 2005, anno di uscita in Italia, il target è stato principalmente rivolto ai bambini che adesso, dopo 18 anni, nel tentativo di guardare un film d’infanzia bello esteticamente senza molto senso, non possono fare altro che rimanere stupiti dal film, che con una maturità maggiore rivela di avere una prospettiva molto distante da come ci si ricordava, quasi da avere la sensazione di vedere un altra opera filmica.

Chi non ha mai guardato i film del genio indiscusso di Hayao Miyazaki, possiede una certezza: si è perso dei capolavori di spicco mondiale. Tra tutti, però, il film in questione è un caso molto particolare proprio perché è l’opera successiva alla sua più famosa Spirited Away (“La Città Incantata”), che gli è valso l’Oscar come miglior film d’animazione del 2001, unico lungometraggio ad aver vinto questo genere di premio in tutto il continente asiatico. Il Castello Errante di Howl nasconde dietro di sé il desiderio di continuare e superare un’opera che ha fatto la storia.

Quel genio di Miyazaki

Miyazaki è sempre stato molto critico sulla guerra; in questo film non fa eccezione. Il talento unico di condannare la guerra viene eseguito dal regista-sceneggiatore con semplici frasi fatte, nei momenti giusti, senza appesantire in nessun modo la trama, rendendo il pensiero quasi “scontato” a chi lo ascolta. Sembra che Miyazaki voglia combattere la bruttezza del mondo con la bellezza dell’animazione che essa stessa lo ha meravigliato in precedenza. Una storia romantica, non troppo accentuata ma con un lieto fine, un rapporto sincero, cresciuto passo passo, crea un contrasto; la guerra viene sempre affiancata all’amore, mai frivolo, come invece vengono considerate dai personaggi le cause del conflitto; un’emozione che non è seconda a nessuna, ma vissuta da personaggi che sanno bene chi sono e qual è il loro obiettivo. Da entrambi i lati però, c’è una dose importante di avidità, entrambe le parti la possiedono, eccetto i protagonisti. Rimane sempre interessante il filo conduttore con cui Miyazaki fa combaciare l’amore e la guerra: entrambi sono forze egoistiche, la differenza sta nel fine. L’amore chiede un sacrificio per donare qualcosa a qualcuno, la guerra chiede anch’ella un sacrificio togliendo qualcuno per qualcosa.

La certezza che l’amore vincerà sulla guerra è l’inno alla speranza del padre dell’animazione nipponica. E proprio quando arriva il climax della catastrofe e tutto diventa rosso e nero e pensiamo al peggio, ecco che il blu della notte stellata e il lucente azzurro dell’alba mattutina concludono la storia con un lieto fine.

Sinossi

Il destino di Sophie, una semplice ragazza, aspirante cappellaia, viene sconvolto dall’incontro fortuito di uno stregone ricercato dallo Stato ma terribilmente attraente di nome Howl. L’incontro porta la ragazza all’attenzione della famigerata Strega Delle Lande Desolate che, frainteso il rapporto con lo stregone, la maledice: avrà l’aspetto di un’anziana signora senza poter rivelare la sua condizione ad alcuno. Diretta verso le Lande Desolate si ritroverà a vivere insieme a Howl, il suo assistente Markl, un singolare demone-fiamma di nome Calcifer, uno spaventapasseri e la stessa Strega Delle Lande ridotta a una vecchietta. L’unico modo per sciogliere l’incantesimo è scoprire il segreto del patto che lega Howl al demone Calcifer.

Regia di Hayao Miyazaki

Il castello errante di Howl porta, come detto in precedenza, la firma di Hayao Miyazaki e del fantomatico Studio Ghibli, a cui è affidata la produzione, e tratto dal romanzo omonimo del 1986 di Diana Wynne Jones. All’interno del film troviamo delle caratteristiche ricorrenti in questo regista-sceneggiatore: la protagonista è una ragazza forte e carismatica (Vedasi “Nausica de La Valle del Vento”, del 1984, e “La Principessa Mononoke” del 1997); un conflitto militare combattuto attraverso mezzi volanti e ambientazione novecentesca (Vedasi “Porco Rosso” del 1992) ed esiste la magia (Vedasi “Kiki – Consegne a Domicilio” del 1989).

Inoltre è riconoscibile la regia impeccabile e curata di Miyazaki che riesce a rendere sublimi e delicate le scene di guerra facendole sembrare mere immagini di riempimento, in cui si nasconde la vera filosofia di questo straordinario artista. Un uomo che non spiega niente della storia, ma essa stessa racconta se stessa e i suoi impliciti. Ogni film del regista possiede sfaccettature diverse di crudezza e satira politica, sempre mascherate da colori accesi e allegri. In piena filosofia ariostesca l’artista riesce a indolcire i suoi temi amari con il miele dei

suoi colori. Riesce a contrapporre il tema delle scene più crude e pesanti, caratterizzate dal rosso e dal nero, con quelle di una città portuale, in questo caso, caratterizzata da una vasta varietà di colori. Il desiderio di leggerezza profondo di Miyazaki crea scene paradossali come quella del bombardamento contro la città che viene fatto sembrare un gioco, mentre i colori scuri e la drammaticità sono all’apice quando lo stregone si tinge erroneamente i capelli di un colore arancio anziché biondo. L’eccellenza che contraddistingue quest’opera filmica è la maniacale attenzione nella realizzazione dei dettagli: ci sono miriade di decorazioni, drappeggi, ornamenti, elementi, scene di cucina casalinga in cui viene fatto vedere ogni passaggio, fino ad arrivare a una montagna di monete d’oro in cui la precisione è al limite della follia: anche un occhio inesperto si può rendere conto che ogni moneta è stata disegnata a mano. Miyazaki ha sempre voluto stupire il suo pubblico con tecniche e trovate sempre più impressionanti.

Curiosità sulla produzione

Subito dopo la notizia della produzione dei film “The Cat Returns” (“La Ricompensa del Gatto” del 2002) e “Il Castello Errante di Howl”, quest’ultimo venne affidato a Miyazaki. Egli dice di aver trovato l’ispirazione durante una visita al mercato di Natale di Strasburgo.

Dopo aver adattato lo scritto della Jones come sceneggiatura, ebbe qualche problema, in quanto affidò la regia a Mamoru Hosoda, un animatore della Toei Animation (Famosa per la produzione dell’anime “One Piece”). I capi dello Studio Ghibli, tuttavia, non erano d’accordo e il film rimase fermo fino a febbraio del 2003; finché Miyazaki non decise di fare egli stesso da regista. Come ormai si è soliti aspettarcelo da questo artista, anche il tempo di lavorazione di questo film richiese molto tempo. La tecnica di animazioe utlizzata nè è la causa principale. Egli unisce tecniche digitali 2D, 3D e analogiche: un esempio è il CGI (perfettamente mascherato) per animare il castello, con l’utilizzo di 1.400 disegni fatti a mano e colorati con l’acrilico.

Il film, presentato alla 61a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, conquista il Premio Osella per il miglior contributo tecnico. Quasi un anno dopo, in concomitanza con l’uscita italiana del film, durante la 62a edizione della medesima mostra, venne premiato con il Leone D’Oro alla Carriera, diventando così l’unico regista di film d’animazione a conquistare sia l’Oscar sia il Leone D’Oro.

“Se permettete una parola. La ragione per cui Howl non voleva venire qui… ebbene l’ho capita. Questo posto è strano, fate fare scalinate a persone anziane anche se invitate da voi, le portate in stanze strane come fosse una trappola. Howl non avrebbe un animo dicevate? Certamente è un egocentrico, un codardo e non si capisce cosa gli passi per la testa, però lui è una persona corretta, vuole solo vivere libero”.

Ryukitatsu Natsusora

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Cinema

Sergio Castellitto e Marco Bellocchio

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Attori e registi, a capo di CSC e Cineteca di Bologna parlano di sogni e bisogni della cultura del grande schermo. Ma anche dei set che hanno vissuto insieme

Il Centro Sperimentale di Cinematografia è un posto seducente e ammaliante: solo passeggiare per i suoi corridoi, gli stessi che hanno vissuto la presenza per diversi anni di Roberto Rossellini, significa provare una emozione del tutto particolare” ha detto il Presidente Sergio Castellitto, il 28 giugno, a Bologna, al cinema Modernissimo. “Ho un rapporto del tutto speciale con il Centro Sperimentale – ha detto Marco Bellocchio che era seduto insieme a lui e a Gianluca Farinelli di fronte ad una platea gremita – per qualche anno vi ho anche insegnato. All’epoca iniziai come attore ma fu Camilleri, che era insegnante, a consigliarmi di fare successivamente il corso come regista”. Entrambi, presenti al Cinema Ritrovato, sono stati invitati allo stesso desk dal presidente Farinelli per assistere ad un dialogo che li vede entrambi manager (certo “atipici” come li ha definiti alla fine dell’incontro) di due istituzioni cardinali del cinema pubblico: il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e la Cineteca di Bologna (di cui Bellocchio è presidente).

“E’ molto importante quello che ha fatto Sergio – ha detto Bellocchio – aprendo il Centro per la prima volta a tutti con i giorni della Diaspora degli Artisti in Guerra: se vorrà, in futuro, in questa direzione, sarei lieto di poter collaborare in qualche modo”. “La scelta della Diaspora – ha detto

Castellitto – nasce dall’idea di mettere la “carne del dolore del mondo” al centro di un evento con il quale aprire per la prima volta le porte della Scuola e della Cineteca al mondo esterno e non solo ai 260 allievi che la frequentano ogni giorno e tra i quali ci sono i talenti del cinema italiano di doman. Risultato: abbiamo avuto più di 700 persone al giorno, per la metà sotto i 30 anni”.

Farinelli ha sottolineato anche le analogie artistiche e gli incroci biografici: entrambi hanno iniziato come attori e sono diventati registi (“Ma io sono diventato regista per trasferire sullo schermo la narrazione e le immagini che mi avevano suscitato i libri di Margaret Mazzantini”, ha detto il Presidente del Centro Sperimentale), hanno fatto due film insieme, L’ora di religione e Il regista di matrimoni (“In realtà due e mezzo – ha aggiunto Castellitto – perché ho doppiato Lou Castel in Gli occhi, la bocca: anche se Lou, poco prima che iniziassi, mi ha pregato in ginocchio di rifiutare perché non voleva essere doppiato”) ed ora entrambi, senza essere manager, si ritrovano a capo di due istituzioni cruciali per la preservazione, la conservazione e il restauro del patrimonio cinematografico. “Ma io non faccio quasi niente – ha detto Bellocchio – Bologna dispone di una macchina organizzativa incredibile”. “Io non sono nato manager e non morirò tale, ma sto scoprendo quanto è difficile esserlo continuando ad occuparsi fondamentalmente di cultura”.

E’ sul set, come è stato il loro incontro? Il ricordo più suggestivo è di Bellocchio ma riguarda da vicino Sergio. “La famosa bestemmia di L’ora di religione: una bestemmia

ripetuta due volte. Cosa ci può essere dopo qualcosa del genere? Sergio ha avuto questo gesto spontaneo, fraterno, toccante di abbracciare il fratello dopo quella imprecazione così disperata. Non c’era in sceneggiatura e non gli ho suggerito io di farlo. Ma ha dato a quella scena un accento ed una intensità uniche e gli sono grato per questo”. (Fonte: https://www.fondazionecsc.it/castellitto-e-bellocchio-due-manager-atipici-per-la-conservazione-la-formazione-e-il-futuro-del-cinema/)

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Un film lungo 70 anni. Al via il festival di Taormina

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Taormina, 28 giugno 2024 – Dall’avventura action al thriller psicologico, dall’horror alla romantic-comedy e alle molteplici facce di un cinema siciliano che avanza a 360 gradi: sono questi soltanto alcuni dei fili che il Direttore del Taormina Film Festival, Marco Müller, ha scelto di intrecciare nel concepire un programma che sia capace di soddisfare tutti i tipi di pubblico, dagli appassionati di blockbuster pop al cinema italiano, sotto le stelle del Teatro Antico.

Un Festival che si inaugura venerdì 12 luglio con un evento speciale dei Nastri d’Argento per celebrare il 70° anniversario con un omaggio alla commedia italiana: grandi protagonisti Christian De Sica, Carlo Verdone e molti altri. Tante le presenze internazionali, tra cui Sharon Stone, Nicolas Cage, Bella Thorne, Rebecca De Mornay, solo per citare alcuni nomi.

Marco Muller (Direttore artistico)

Il cuore del Taormina Film Festival è il Gala che ospiterà 7 titoli tutte le sere al Teatro Antico, fra cui ben 4 prime mondiali e un’attenzione particolare al giovane cinema con opere prime e seconde. Si parte il 13 luglio con l’horror statunitense Saint Clare di Mitzi Peirone con Bella Thorne, Rebecca De Mornay e Ryan Philippe, per proseguire con il travolgente action movie Twisters di Lee Isaac Chung interpretato da Daisy Jessica Edgar-Jones.

Tanto Cinema e spettacolo

E poi il thriller-psicologico The Surfer di Lorcan Finnegan con Nicolas Cage; Il giudice e il boss,che il regista di Placido Rizzotto, Pasquale Scimeca, dedica alla memoria di un eroe dell’antimafia come Cesare Terranova; e un trittico di rom-com con il britannico-islandese Touch, diretto dal celebre regista Baltasar Kormákur e interpretato dalla gettonatissima modella e cantante giapponese Kôki, e le due italiane L’invenzione di noi due di Corrado Ceron con Lino Guanciale, Silvia D’Amico e Paolo Rossi e Finché notte non ci separi di Riccardo Antonaroli interpretato da Pilar Fogliati, Filippo Scicchitano, Valeria Bilello, che chiude la rassegna.

Centrale nella programmazione del Palazzo dei Congressi è il FOCUS MEDITERRANEO, che permette al festival di aprirsi al mondo e inserirsi nelle sue contraddizioni più scottanti, a partire dalla prima internazionale di From Ground Zero, il film collettivo coordinato da Rashid Masharawi che presenta il “racconto di storie non raccontate” firmate da 22 giovani cineasti palestinesi che hanno filmato la vita quotidiana a Gaza.

Il maestro del cinema israeliano Amos Gitai torna a Taormina con Shikun, compendio del suo cinema e della sua visione delle contraddizioni del paese, mentre in To A Land Unknown, Mahdi Fleifel scava nel mondo degli immigrati arabi clandestini nei paesi della UE. Due grandi presenze autoriali francesi vengono ospitate dal Focus Mediterraneo: la prima internazionale della versione integrale di Va savoir di Jacques Rivette, il film pirandelliano interpretato da Sergio Castellitto, che introdurrà la proiezione e la prima mondiale di Filmlovers! di Arnaud Desplechin, versione in lingua inglese di Spectateurs, il film in cui il regista francese ha celebrato la magia del cinema visto in sala. Fresco dei suoi successi hollywoodiani, il regista cileno-svedese Daniel Espinosa ambienta nel Meridione italiano la storia di una trafficante di uomini nel suo nuovissimo Madame Luna, mentre Thierry de Peretti con il suo A son image torna nella sua Corsica natale per raccontare attraverso la vita, le amicizie e gli amori di una giovane fotografa i tumulti politici dell’isola dalla fine degli anni ’70 in poi.

Sempre al Palazzo dei Congressi uno spazio speciale è dedicato a OFFICINA SICILIA, in cui coesistono anime diverse fra loro. Innanzi tutto lo spettacolo della serialità più recente made in Sicily attraverso i momenti più significativi, a partire da L’arte della gioia di Valeria Golino con Tecla Insolia, Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi (nella sua smagliante versione cinematografica); Vanina – Un vicequestore a Catania di Davide Marengo con Giusy Buscemi; i primi episodi, diretti da Piero Messina, de L’oraInchiostro contro piombo; e la Sicilia apocalittica di Anna di Niccolò Ammaniti. Accanto a questo panorama, un formidabile quintetto di prime mondiali (quattro opere prime e un’opera seconda) ci ricorda che la Sicilia è laboratorio di sempre rinnovate esperienze che spingono il suo cinema in avanti ma a 360 gradi: Quir di Nicola Bellucci, La bocca dell’anima di Giuseppe Carleo,Tre regole infallibili di Marco Gianfreda, Pietra madre di Daniele Greco e Mauro Maugeri e Il ladro di stelle cadenti di Francisco Saia. Anche autori consacrati siciliani hanno voluto aprirsi a nuovi esperimenti, come l’interpretazione free-jazz di Tony Sperandeo nel nuovo film di Aurelio Grimaldi, La rieducazione, un’altra prima mondiale.

OFFICINA SICILIA è arricchita da una sottosezione di cinema siciliano ritrovato, intitolata IERI OGGI DOMANI, che vuole recuperare le opere più audaci del passato che annunciavano il cinema di oggi e quello che verrà, spaziando da un omaggio alla leggendaria Panaria Film, fondata nel 1947 dal principe Francesco Alliata di Villafranca di cui verranno presentate (proiezione in pellicola dei film restaurati) alcune delle produzioni più importanti: dagli audaci cortometraggi documentari alle due versioni differenti, per lingua e montaggio, di Vulcano e Volcano (1952) di William Dieterle. Accanto alla riproposta delle opere dei più sorprendenti registi della Costa Est come Maria Arena e il collettivo catanese canecapovolto, il cinema siciliano in bilico fra fiction e documento viene esplorato attraverso la produzione autoriale di Costanza Quatriglio e i lavori dei giovani documentaristi del CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo. Particolarmente prezioso è l’ultimo dei non-fiction in programma, Diario di Guttuso, un itinerario-mosaico che ricostruisce la vita di Guttuso attraverso luoghi, amici e quadri, un lavoro televisivo del 1982 che già annuncia la cifra personalissima del Premio Oscar Giuseppe Tornatore.

Il festival vuole rendere omaggio a uno dei coraggiosi protagonisti del cinema fatto da chi vuole “restare a Sud”, il produttore Gaetano Di Vaio, scomparso di recente: Largo Baracche, documentario che lo stesso Di Vaio girò giusto dieci anni fa sui ragazzi della “Napoli di Gomorra” e Tre regole infallibili di Marco Gianfreda, l’ultimo film che Di Vaio aveva prodotto con la sua Bronx Film.

A impreziosire l’offerta del Taormina Film Festival 70, la storia del festival ci porta due regali: lo strepitoso imperdibile monologo interpretato da Toni Servillo dall’opera seconda di Mario Martone, il mediometraggio Rasoi, e il restauro in 4K di Picnic at Hanging Rock, il capolavoro che impose ormai quasi 50 anni fa proprio a Taormina il regista australiano Peter Weir.

Per questa edizione l’otto volte direttore della Mostra di Venezia articola un programma ad ampio spettro culturale e geografico, non di solo cinema. Grazie all’impegno della direttrice artistica della Fondazione Taormina Arte Sicilia, Gianna Fratta, artista di fama internazionale, accanto alla rassegna cinematografica vive un’iniziativa parallela: PROIEZIONI – Suoni e parole prima del film, format di natura performativa tra musica, teatro ed eventi multimediali che offre, prima delle proiezioni al Teatro Antico, spettacoli legati al mondo del cinema. In particolare, la proiezione del documentario La Montagne Infidèle di Jean Epstein con il commento musicale dal vivo della pianista Omar Sosa; il concerto per il centenario della morte di Giacomo Puccini Tosca – Il ricatto sessuale, in cui arie, duetti e pezzi d’assieme del capolavoro pucciniano si alternano al racconto dell’opera fatto dalla stessa Gianna Fratta; Veniamo a quel paese, l’esecuzione delle colonne sonore che Carlo Crivelli ha composto per i film di Ficarra e Picone, che parteciperanno all’evento; Note di celluloide, omaggio che l’Ensemble “Suoni del Sud” tributa al meglio della musica per il cinema, eseguendo capolavori di Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Piero Piccioni. Infine lo spettacolo teatrale L’amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff con Chiara Francini e Andrea Argentieri e anche un omaggio a Maria Callas, Vissi d’arte. Vissi per Maria, che si svolgeranno tra la Villa Comunale di Taormina e il Teatro Antico.

Il 2024 segna un anno di svolta per il festival. La Fondazione Taormina Arte Sicilia, che da anni produce e organizza l’evento, intende attivare nuove strategie di promozione della manifestazione nel medio e lungo periodo. Il commissario straordinario Sergio Bonomo, in linea con le indicazioni strategiche dell’Assessorato Turismo Sport e Spettacolo guidato dall’Onorevole Elvira Amata, finalizzate allo sviluppo della cinematografia in Sicilia e all’implementazione del cineturismo, pone le basi nel 2024 per un nuovo corso del Festival che, nei prossimi anni, intenderà attuare un’azione di apertura al territorio, con particolare attenzione alle zone costiere. Inoltre, come già nell’edizione 2024, in cui musica, teatro, multimedialità diventano parte integrante del programma festivaliero, il futuro della manifestazione mirerà a proporre un modello di festival moderno e altamente multidisciplinare, con azioni formative per i giovani, incontri, performance in cui le arti dialoghino sotto l’egida del cinema non come compartimenti stagni, ma in grado di creare nuove forme spettacolari, che possano prevedere anche attività coordinate con altri Paesi del Mediterraneo, in un’ottica di internazionalizzazione e apertura.

La Fondazione Taormina Arte Sicilia e il Taormina Film Festival 70 desiderano ringraziare MiC, Ministero Della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo, Sicilia Film Commission,  Comune di Taormina, AdSP dello Stretto, Sac, Aeroporto Di Catania, CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia; i main sponsor Intercity, Belmond Grand Hotel Timeo, Belmond Hotel Villa S.Andrea; gli sponsor tecnici Ibfor, Wella, Delta Marriott Hotels; Rai Sicilia per il patrocinio e i media partner Rai, Ciak, Cinematografo, Cinecittà News, Taxi Drivers, Variety.

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Cinema

L’attrice Claudia Gerini si racconta al festival Onair

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Abbiamo ripercorso 40 anni di carriera nel cinema e nella tv;  intervistare Claudia Gerini, attrice dotata di straordinario talento e umiltà, nell’ambito del festival on air season, creato da Simona Gobbi, è stato come fare un viaggio nel tempo attraverso tutti i suoi successi cinematografici. 86 film e tanti sogni nel cassetto di Claudia..

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