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Cultura

Le stanze ferite: diario di viaggio nella Real Casa dei matti

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Bebo Cammarata (Curatore della mostra)

Viaggio nella real casa dei matti di Palermo

Esiste un luogo, quasi alla periferia di Palermo a pochi metri dal lungo serpentone cdi viale regione siciliana, che fu uno dei più grandi ospedali psichiatrici. Al numero civico 88 di via Pindemonte si accede attraverso una sbarra di controllo ed è facile chiedere al custode dove si trovi la “Vignicella”, si perché la Real Casa dei Matti alla Vignicella, con il suo museo di archeologia industriale dell’ex Manicomio la conoscono davvero in pochi.

La mia esca è un caro amico, grande riferimento nelle storiche televisioni private, Bebo Cammarata. Da quando è in pensione viene spesso, assieme al figlio, Emanuele, bravissimo regista Sky, a farmi visita al Centro Sperimentale di Cinematografia a ritrovarsi fra tecnici assieme a Rino, anche lui di cognome Cammarata. E’ qui che Bebo mi racconta della sua grande e storica passione per la fotografia e dell’allestimento di una mostra dal titolo: “Gli sguardi della mente” realizzata in collaborazione con la Compagnia Instabile e le associazioni Mente Libera e Vip di Palermo. Muoio dalla curiosità di andarla a vedere e soprattutto godermi il video di 30 minuti dal titolo che già affascina: “Sogni in valigia”.

20161028_180143-2La mostra racconta gli 20161028_180107-1sguardi degli utenti della comunità terapeutica assistita Lares. 35 foto scattate durante le prove dello spettacolo “I discorsi dell’anima” della compagnia Instabile, mentre il video accompagna lo spettatore in un viaggio all’interno dell’ex manicomio alla scoperta di brandelli di memoria e creazioni artistiche. E’ qui che Bebo mi affida a due guide che conoscono bene questi luoghi misti di dolore e mistero: Roberta Zottino e Sebastiano Catalano. Ho fatto studi di psicologia, pratiche come l’elettroshock e la camicia di forza mi hanno sempre impressionato ma vederli lungo i corridoi della Real casa dei matti, assieme a tanta ferraglia di brande che un tempo trattenevano con le corde non mi lascia davvero indifferente.

Ci sono le traverse in tela e i guanti che immobilizzano le mani. Nella stanza d’osservazione sulle pareti le fotografie dei pazienti e le cartelle cliniche ormai ingiallite.

I pazienti

20161028_180909-1L´ultimo paziente è stato dimesso nel 2001. Si respira un odore strano in questi luoghi e la mente è spinta a immaginare la vita di queste povere anime condannate a vivere nel dolore e nella solitudine. Nella Real Casa di via Pindemonte, sorta a Palermo per volontà del barone Pietro Pisani, uomo ispirato dai più nobili ideali di progresso, scrittori, come Sciascia e Camilleri, hanno scritto storie di follia bellissime.

 

 

20161028_180939-1     La chiesa a croce greca                               20161028_180730

Osservo immobile sulla scalinata dell’edificio l’ex convento dove c’è la chiesa a croce greca, dedicata a Santa Maria dell’Uscibene e dedicata poi a Santa Rosalia. Rientro e osservo gli imbuti appesi ad un filo e ne conosco, dalla voce della guida, il doppio utilizzo: per calmare gli psicotici attraverso grandi quantitativi di acqua e per nutrire quelli malmessi. Ma ho il privilegio di essere affidato a chi questo luogo lo ha vissuto da lavor

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atore assistendo allo storico passaggio, nel 1978, della legge Basaglia e la conseguente chiusura dei manicomi. Sebastiano Catalano oggi è il presidente dell’Associazione Mentelibera, ha scritto un libro dandone un titolo emblematico: “Le stanze ferite”. Mi conduce nei corridoi di questo enorme edificio, mi racconta che un tempo vivevano quasi 3000 malati di mente. La superficie è di circa 225 mila metri quadrati. Prova ad accendere l’interruttore ma nulla. Rimaniamo al buio; da fuori filtrano i fari di un campo di calcetto.

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Sebastiano Catalano (Ass. Mentelibera)

Fotografo le porte delle celle aperte. Anche lui grande appassionato di fotografia non si lascia sfuggire il riflesso delle sbarre sui muri. Mentre scatta mi parla dei 1160 metri di gallerie sotterranee che, con il sistema decauville, uniscono padiglioni fra loro distaccati. Si illumina il suo viso nella penombra quando mi racconta del lavoro del grande pittore Bruno Caruso fra gli anni 53 e 56 proprio qui nel manicomio a insegnare a disegnare. Sulle pareti rimangono ancora vere e proprie opere d’arte, graffiti, dipinti. Parte di pavimenti conservano ancora le maioliche e i giardini hanno ispirato le pitture su tela dei “folli”.

20161028_180639I corridoi spettrali

Osservo incantato ciò che è stato raccolto e all’improvviso Catalano mi spalanca la porta di un grande salone dove sono sistemati in ordine i cosiddetti “strumenti di lavoro”, definiti anche “mezzi di contenzione”. Il percorso che ho appena finito, mi spiega Catalano, intende ridare dignità ad una parte della storia cittadina poco conosciuta e quasi dimenticata; a luoghi ricchi di storia, a vicende e personaggi da conoscere.

Oggi, nell’ex manicomio di Palermo ci sono 5 comunità terapeutiche assistite. Trovano spazio uffici ed ambulatori dell’Azienda provinciale sanitaria dove si curano anche i pazienti psichiatrici ma ovviamente con altri metodi e terapie. Questi luoghi di tristezza e dolore, con l’attuazione della legge Basaglia, sono stati ristrutturati e restituiti alla città attraverso alcuni progetti di archeologia industriale, convertiti in un interessante spazio museale.

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Roberta Zottino

20161028_180625-1I volontari

Antonio, Enza Giuseppe Saverio Rosellina sono alcuni degli utenti che partecipano alle iniziative dell’associazione: “Viviamo In Positivo e alle attività riabilitative. Seguiti dai clown Dolly Roberta Zottino e dalla psichiatra Anna Maria Parissi della CTA n. 5, fanno parte degli artisti invisibili che producono arte e si esprimono con il teatro. Grazie ancora Bebo Cammarata per avermi fatto vivere un viaggio con il corpo e la mente così emozionante.

(Frammenti di testimonianza in video nella stanza degli imbuti)

 

Cultura

I ponti della memoria

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Entrare nella Fondazione ”Marco Besso ” a Roma che ospita la mostra ” I ponti della memoria : l’ Arte che travalica i confini ” è un privilegio sia perché offre l’ occasione per visitare la prestigiosa Fondazione Fondazione ”Marco Besso ” sia perché si beneficia della visione degli arazzi , delle sculture , delle opere e delle tessiture di carta , tutte opere di Marussia e Tania Kalimerova.

La mostra

La mostra in esposizione nei saloni della Fondazione consente ai visitatori di vivere una straordinaria esperienza,densa di emozioni che si fondono e si insinuano ,a poco a poco, nell’ animo di sensazioni e sentimenti profondi . Osservare e ammirare le creazioni delle due artiste sorelle è un trasferirsi con la mente in uno spazio dove la magia della bellezza, il calore umano ,la fantasia, la sincerità e l’ entusiasmo per la propria arte , elaborati con tecniche varie e originali , affascinano e commuovono con sensazioni di gioiosa serenità.

Le opere

Nelle opere delle due sorelle emerge sempre un senso costruttivo originato dalla loro stessa formazione nella patria bulgara. In ambedue è presente una forte creatività ,che ,in Marussia prematuramente scomparsa, esprime un’ anima ardente intessuta da punte drammatiche. In Tania invece si coglie una serena visione della realtà , pur sempre disincantata, ma capace di trascinare in una dimensione fiabesca. Il pensiero delle due artiste è analogo indubbiamente frutto della matrice bulgara, ma si dipana in modi
diversi e personali. In Marussia traspare una sofferta costruzione delle forme che gravano incombenti e provocano forte impatto nel cuore del visitatore.

Tania, la musicista

In Tania, musicista e cantante lirica, affiora la dolcezza della melodia. Le sue composizioni appaiono delicate , intrecciate ,ma pur sempre aree e leggere e capaci di trascinare in una realtà ,densa di armoniosa serenità ,che tocca in profondità e al tempo stesso rasserena l’ animo del visitatore.

La mostra delle due artiste evidenzia un percorso artistico segnato ancora una volta da un ulteriore successo delle creazioni e ammirato da gran parte del mondo culturale e della società del nostro tempo. Un sentito ringraziamento va quindi alle due artiste.

Laura Bisso

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Cultura

Educare all’affettività, una sfida per la scuola

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Educare l’affettività è quell’arte specialissima che dà senso a ciò che accade nel cuore dei ragazzi e impegna ad aiutarli nell’orientare il cuore verso il bene e la felicità e a indicargli la giusta direzione.
La data, annunciata da tempo dall’Ufficio diocesano di Pastorale scolastica, ha consentito la partecipazione di numerosi docenti, i quali hanno avuto modo di riflettere e approfondire il tema dell’educazione all’affettività, che va ben oltre quello dell’educazione sessuale,  spesso proposto come attività integrativa al curricolo scolastico

Educarsi per educare”, è il costrutto verbale che pone al centro lo studente come fine, ma sollecita una diligente preparazione all’arte educativa ed impegna a “saper guardare tutti e saper osservare ciascuno”, per favorire il processo di formazione integrale dello studente, come persona e come cittadino.

L’educazione all’affettività necessita un animo pronto ed una esplicita intenzionalità di ricercare il miglior bene per i propri studenti attraverso la proposta culturale di una scuola di qualità e di una palestra formativa nella sfera cognitiva ed affettiva.

Dopo il saluto introduttivo del prof. Marco Pappalardo, direttore dell’ufficio di Pastorale scolastica, l’Arcivescovo di Catania, Mons Luigi Renna, ha tracciato le linee guida del percorso formativo, orientato a colmare i deficit di paternità e di maternità, intrecciando i temi relativi alla  persona, ai sentimenti, alla relazione e quindi promuovere l’arte del “generare”,  “prendersi cura”, “accompagnare,”  “guidare”, “lasciare andare”, rendendo ciascuno protagonista attivo e responsabile nel processo di crescita.

L’intervento dello psicologo, sessuologo ed educatore, Saverio Sgroi, ricco delle espressioni dirette dei ragazzi,  raccolte dai questionari  proposti agli studenti durante gli incontri formativi nelle vare scuole, ha delineato il percorso che un bravo educatore ha il compito di svolgere per essere guida, modello esemplare e maestro di vita.

Ascoltando le espressioni dei ragazzi “sto con te perché mi fai star bene” si coglie un aspetto ancora incompleto dell’amore inteso come dono, capacità di donare e di  donarsi all’altro e quindi “amare per tutta la vita”.

Il percorso formativo accompagna il passaggio dalle emozioni che sono brevi, immediate, legate al presente, verso il sentimento che va coltivato e richiede riflessione e diligenza, per poi conseguire il traguardo finale che  si esprime nella passione di amore,  termine che richiama anche il sacrificio e la rinuncia.

La regola pedagogica di Michel Quoist: insegnare ai ragazzi a “pensare col cuore e amare col cervello”, attiva un chiasmo intrecciando i verbi e le azioni, assicurando una garanzia di successo e di crescita armonica. Educare gli adolescenti all’amore vuol dire, infatti, aiutarli ad avere un rapporto equilibrato col proprio corpo e con la propria sessualità, che li condurrà ad un’idea di un amore umano, capace di contenere in sé, in maniera completamente integrata, la sessualità e la diversità di genere.: L’identità, l’intimità, il pudore, la fragilità delle relazioni  e poi ancora il tempo,

l’autostima, l’amore, la difesa dell’amicizia, la gelosia, la fiducia  e la ricerca di  interessi comuni, costituiscono i campi di azione e di interventi educativi da espletare nell’esercizio della professione di docente, educatore, adulto.

Per educare l’affettività e la sessualità ci vogliono  docenti e genitori che sappiano dedicare a questo lavoro le loro migliori energie, trasmettendo ai ragazzi l’idea che il sesso non è un giocattolo. Buona parte della felicità di una persona dipende da come viene vissuta la sessualità nel rapporto con sé stessi e con gli altri.

Il secondo intervento è stato svolto dal prof. Fredy Petralia, docente di informatica presso l’Istituto San Francesco di Sales di Catania, il quale con passione ha trasmesso ai docenti la ricca esperienza di guida nel saper  insegnare come utilizzare il telefonino, e i social media, presentando gli abusi , i rischi e le conseguenze di un uso scorretto e improprio di tali strumenti nella costruzione di relazioni e di comunicazione tra i compagni e gli amici. La diffusa pornografia sui social trasmette l’idea di una sessualità povera, aggressiva, spesso violenta, e provoca traumi che segnano fortemente la propria esistenza. I ripetuti episodi di stupro che riempiono le pagine di cronaca,  hanno come genesi la mancanza di educazione in famiglia e la carente azione formativa della scuola.

Rispondendo agli interventi i relatori hanno ulteriormente sviluppato le molteplici emergenze educative che rendono la società fluida, priva di regole e di controlli nella costruzione delle tre fasi della vita che declinano nell’infanzia “io sono amato”; nell’adolescenza “ imparare a conoscere e ad amare se stessi” e nella giovinezza e nella  maturità  insegna a “saper amare gli altri”.

Giuseppe Adernò

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Cultura

Il tricolore della Foncanesa

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io e la cura delle malattie neoplastiche del sangue FON. CA. N E. SA.

La delegazione ANCRI è stata accolta dalla presidente Agata Rosalba  Zappalà Massimino , la quale ha presentato le origini e le finalità di  “Casa Santella”, centro di accoglienza presso il policlinico di Catania,

Il prof. Francesco Di Raimondo, direttore della Divisione clinicizzata di ematologia del Policlinico ha evidenziato i positivi benefici dei pazienti che sono sereni nel sapere i loro familiari ben accolti a “Casa Santella” e la testimonianza di alcuni ospiti ha confermato lo stile di cooperazione e di familiarità che si instaura tra i pazienti.

 

l presidente della sezione catanese, Gr. Uff. Giuseppe Adernò, insieme ai Cavalieri Antonio Benfatti e Antonina Panebianco delegati nazionale e sezionale alla “Solidarietà sociale “, hanno donato alla Fondazione la bandiera d’Italia come segno di riconoscimento per il generoso e lodevole servizio  socio assistenziale offerto dal 1999 ai familiari dei pazienti ricoverati nel reparti delle malattie del sangue, anche in memoria della giovane Santella Massimino, prematuramente scomparsa.

Sono intervenuti alla manifestazione i Cavalieri: Mariella Gennarino, Annamaria Polimeni, Salvatore Vicari, Antonio Alecci, Fabio Raciti e Giuseppe Gennarino.

Molto apprezzato il messaggio augurale inviato dal Presidente Nazionale ANCRI, Cav. Antonello De Oto dell’Università di Bologna.

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