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Tax Free Shopping – La grande opportunità

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TAX FREE SHOPPING – UNA GRANDE OPPORTUNITA’ PER FARE RIPARTIRE IL TURISMO E CREARE UNA NUOVA STAGIONE TURISTICA

Avete presente quella lunga fila di turisti asiatici o americani che – ahimè, prima del Covid-19 – affollavano i desk “TAX REFUND” prima degli imbarchi aeroportuali? Vi siete chiesti cosa fosse mai quella dicitura “Tax Refund” e cosa esattamente stessero facendo quei viaggiatori sorridenti, in fila ordinata?

Il Tax Free Shopping

Si tratta del cosiddetto “Tax Free Shopping”. In pratica, la possibilità di avere rimborsata l’Iva locale durante il soggiorno all’estero. Una misura applicata da circa 50 paesi su 130 (quelli dove vige l’imposizione IVA) e che costituisce per alcuni viaggiatori (es. quelli cinesi) il primo servizio sfruttato quando si viaggia all’estero. Oltre che motivazione principale del proprio viaggio. Parliamo (ma sono stime decisamente conservative) di circa 50 miliardi di euro in Europa. E che vede l’Italia, con circa 8 miliardi, tra le prime destinazioni.

Come funziona?

Sappiamo tutti che una delle componenti importanti di ogni viaggio all’estero riguarda lo shopping. Anzi, per una buona parte dei viaggiatori, costituisce la principale. Immaginiamo un turista americano, cinese o giapponese in giro per fare acquisti in Via Montenapoleone a Milano, Via Condotti a Roma o Via Ruggero Settimo a Palermo. Dopo avere acquistato una borsa, un gioiello o un abito, il visitatore si avvia alla cassa per il pagamento. In quel momento, il negoziante (verificata la nazionalità “extra-europea” del cliente) potrà detassare immediatamente l’IVA (scontandola, cioè, in seduta stante) o emettere una fattura digitale per acquisti superiori a 154,95 euro con i dettagli dell’acquisto e l’importo pagato. Documento che consentirà poi al turista, presentandolo in uno dei tantissimi Tax Refund, di ottenere il rimborso IVA pagato. Il tutto, a condizione che il bene acquistato sia trasportato nel bagaglio personale al di fuori della Comunità Europea (così che l’IVA non debba applicarsi, poiché il bene verrà “consumato” fuori dalla UE).

Ecco un esempio

Facciamo un esempio pratico. Mr Jackie Chan acquista un orologio di 1.000 euro e gli viene consegnata la fattura ed un modulo di Tax Refund, da dove si evince l’importo pagato (1.000 euro) e l’incidenza dell’IVA (circa 180 euro). Avrà quindi pagato l’importo intero, inclusivo di IVA (€ 1,000).  Quando starà per lasciare il paese, Mr Chan presenterà il modulo ad un operatore di sportello Tax Free Refund per il timbro a convalida della esportazione dei beni o potrà inviare il modulo da casa, per avere diritto al rimborso. Semplicissimo.

La misura, emanata dai Governi per potere incoraggiare gli acquisti, permette quindi di avere rimborsata l’IVA sugli acquisti effettuati in viaggio. Un incentivo, quindi, per lo sviluppo del commercio e per potere attrarre turisti internazionali. Praticamente, un acquisto esentasse.

Per richiedere il rimborso

Andiamo oltre. Per potere richiedere il rimborso, il negoziante si rivolge quasi sempre ad alcune agenzie (Tax Refund agencies) che si occupano di rimborsare l’IVA. Si tratta di agenzie intermediarie che garantiscono la regolarità delle procedure, a fronte di una commissione che – a seconda dell’ammontare della transazione e del merchant – arrivano a superare il 30%. Una percentuale altissima sull’importo IVA che spetterebbe interamente al viaggiatore, ma che – in virtù della posizione dominante di un paio di intermediari– rimane alle agenzie. E, in parte, redistribuita (sotto varie forme) ai negozianti.

Simulazione

Ricapitolando. Il turista “extra-europeo” entra in un negozio, effettua il suo acquisto e, spendendo oltre 155 euro, si vede emettere automaticamente un modulo/fattura Tax Free. Ma, anziché richiedere una fattura direttamente dal punto vendita ed avere diritto al rimborso totale dell’IVA, cede il suo credito (firmando il modulo) ad una società intermediaria che ne trattiene buona parte.

L’italia diventerebbe il paese più conveniente

Si riesce ad immaginare cosa si potrebbe fare, anche solo recuperando una parte di questo 30% (stabilendo un tetto massimo, ad esempio, del 5% per le società di intermediazione) e destinandolo ad aumentare il rimborso ai turisti o alla promozione turistica del nostro paese nel mondo? L’Italia diventerebbe il paese più conveniente al mondo dove fare Shopping Tax Free, oltre che il più attrattivo. E tutto a costo zero per lo Stato.

Un grande spreco di risorse che, regolamentandolo e distribuendolo in modo equo, permetterebbe comunque di fare vivere più che dignitosamente le agenzie di intermediazione, i negozianti e tanti altri attori della filiera (che ne godrebbero per l’indotto generato). Parliamo di circa 1,5 miliardo di euro di IVA all’anno a cui lo Stato rinuncia e che potrebbe (senza gravare in alcun modo sui conti pubblici e sulle tasche degli italiani) destinare alla incentivazione dello Shopping Tourism o alla promozione del turismo.

PURCHASED IN ITALY

L’Italia è oggi il terzo mercato al mondo per acquisti Tax Free. Si badi bene, non si tratta necessariamente di acquisti di solo  “Made in Italy” ma di “Purchased in Italy” “(“acquistati in Italia”). Oggi, non serve infatti venire in Italia per trovare prodotti Made in Italy.  Si viene, invece, per acquistare nel nostro paese. E se già una grandissima parte di viaggiatori e turisti usano il “Tax Free”, come motivazione di scelta della destinazione turistica, cosa accadrebbe se tale scelta fosse avvalorata dalla notevole convenienza economica, rispetto ad altre destinazioni?

Una risorsa, quella dei turisti extra europei, inestimabile ed incommensurabile, con grandi prospettive di crescita. E che permetterebbe finalmente di estendere a dismisura la breve stagione turistica delle nostre regioni. Una normativa che il Governo Italiano, con un provvedimento di riforma del Ministero delle Finanze, potrebbe trasformare in grande opportunità. Servirebbe modificare la regolamentazione sui rimborsi Tax Free Shopping, obbligando gli intermediari ad aumentare per legge i rimborsi effettivi rispetto all’Iva dovuta. E versare buona parte di queste risorse (parliamo di circa 450 milioni di euro l’anno) per fare diventare l’Italia il paese più conveniente ed attrattivo al Mondo dove andare a fare Tax Free shopping.

Una revisione, quella del tax free shopping, che porterebbe tanti vantaggi ed un brand – quello del Purchased in Italy – che potrebbe diventare un marchio di fabbrica ed un potente strumento di marketing territoriale.

Oggi, Il tax refund genera infatti un margine solamente per gli operatori estranei alla filiera turistica. Ma, si tratta di un fenomeno economico molto importante per il nostro paese, che cresce ogni anno a doppia cifra grazie allo shopping effettuato dai turisti in tutte le città italiane. E sul quale il turismo potrebbe avere grandi giovamenti. Sia in termini di stagionalità (essendo un attrattore in grado di veicolare interessi 12 mesi l’anno), sia in termini economici (a maggior ragione incentivando la filiera turistica). Secondo i dati di “Global Blue” (società leader per i rimborsi del tax free), gli scontrini medi dei turisti provenienti da paesi extra-UE sarebbero di circa € 985 (addirittura € 1.152 a Palermo, normalmente non percepita come tradizionale meta shopping).

Un interessante novità è rappresentata oggi da una piattaforma digitale, STAMP, che – grazie ad un semplicissimo software installato nei negozi- permette di detrarre l’intera IVA al momento del pagamento, bypassando l’intermediazione di quelle agenzie che oggi riducono sensibilmente quel 22% di IVA, rendendo meno interessante gli acquisti. Un sistema che faciliterebbe quel 65% di potenziali acquisti tax-free che oggi non usufruiscono delle agevolazioni per via della relativa complessità delle procedure.

Una revisione del Tax Free Shopping non costerebbe nulla allo Stato, trattandosi di IVA cui ha già rinunciato, ma renderebbe il nostro paese il più conveniente al mondo dove fare acquisti. Permetterebbe di intercettare lo shopping tourism, ancora oggi sottovalutato nonostante l’UNWTO (Organizzazione mondiale del turismo) lo ritenga una componente essenziale della catena turistica. Oltre che fattore determinante per la scelta di una destinazione. Un tipo di turista, lo shopping  tourist, che oltre ad avere buona propensione di spesa, appare maggiormente aperto a vivere il territorio. E un obiettivo che la Sicilia, regione nella quale il Tax Free Shopping è cresciuto nel 2019 di oltre il 53% (rispetto all’anno precedente), non può assolutamente permettersi di sottovalutare, ma che dovrebbe invece incentivare e rendere prioritario.

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Cinema

Tutti i vincitori della 67 Edizione del TFF

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Miglior film Next door, diretto e interpretato da Daniel Brühl che vince anche come miglior attore

Roberto De Feo e Paolo Strippoli premiati per la migliore regia di

A classic horror story    

Matilda De Angelis è la migliore attrice protagonista per Atlas

Stasera la premiazione al Teatro Antico di Taormina

dalla musica al cinema con Francesca Michielin, Ferzan Özpetek e Salvatore Esposito

Taormina 3 Luglio – è Next door di e con Daniel Brühl, il miglior film della 67ma edizione del Taormina Film Fest. L’attore tedesco vince anche come migliore attore del suo primo film da regista di cui è anche produttore: una dichiarazione d’amore e una riflessione sul mondo del cinema e delle star, ambizioso metacinema, divertente e tragico. Roberto De Feo e Paolo Strippoli vincono la migliore regia con A classic horror story, un riconoscimento al nuovo film Netflix, prodotto da Colorado Film, al suo debutto al Festival. Un omaggio alla tradizione di genere, sorprendente e dissacrante e un’assoluta novità nel variegato universo del cinema horror. Il premio per la migliore attrice va a Matilda De Angelis, intensa protagonista di Atlas di Niccolò Castelli, prodotto da Imago Film e Tempesta e distribuito da Vision Distribution. L’attrice continua a rivelare una straordinaria capacità di restituire tutta la complessità emotiva e l’autenticità dei suoi personaggi.

Oltre i premi legati al Concorso, il Festival celebra le eccellenze dello spettacolo con i Taormina Arte Awards che verranno consegnati sul palco del Teatro Antico alla cantautrice Francesca Michielin per la musica, ad Anna Ferzetti per la versatilità del suo talento artistico e a Ferzan Özpetek per la sua storia cinematografica, a vent’anni da Le fate ignoranti.

Questa sera verrà inoltre attribuito il premio ENIT – Agenzia Nazionale del Turismo a Gianluca Jodice, sceneggiatore e regista de Il cattivo poeta, dimostrazione di un cinema capace di celebrare la bellezza del nostro paese.

“Una sfida vinta insieme a tutta la Sicilia e alla città di Taormina: riportare il cinema sul grande schermo condividendo la bellezza del Teatro Antico. E facendo del Festival il segno e il senso della ripartenza: esperienza cinematografica e umana, non solo consumo audiovisivo” – dichiarano i Direttori Artistici del Taormina Film Fest, Francesco Alò, Alessandra De Luca e Federico Pontiggia.

Ancora un ringraziamento al supporto prezioso dei partner istituzionali e degli sponsor di quest’anno: Rai Movie, Tv ufficiale del Festival, che trasmetterà lo speciale dedicato a quest’edizione Mercoledì 7 luglio in seconda serata, Rai Radio 3, Ciak e S.E.S Società Editrice Sud. Un ringraziamento va anche al Maestro orafo Michele Affidato che ha realizzato i premi, veri oggetti d’arte.

I premi sono stati assegnati dalla giuria presieduta dalla regista e sceneggiatrice Susanna Nicchiarelli, dalla montatrice Francesca Calvelli, dall’attrice Lolita Chammah, dallo sceneggiatore Nicola Guaglianone e dall’attore Saleh Bakri.

I PREMI

CARIDDI D’ORO – MIGLIOR FILM

NEXT DOOR

CARIDDI D’ARGENTO – MIGLIORE REGIA

ROBERTO DE FEO E PAOLO STRIPPOLI per A CLASSIC HORROR STORY

MASCHERA DI POLIFEMO – MIGLIOR ATTRICE

MATILDA DE ANGELIS per ATLAS

MASCHERA DI POLIFEMO – MIGLIOR ATTORE

DANIEL BRüHL per NEXT DOOR

TAORMINA ARTE AWARDS

ANNA FERZETTI

FRANCESCA MICHIELIN

FERZAN ÖZPETEK

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Giornalismo

A 50 anni dalla “Communio et Progressio”, un workshop

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A distanza di 50 anni e trenta giorni,  il 23 giugno l’Ucsi Sicilia- Unione Cattolica Stampa Italiana-  ha ricordato i 50 anni della “Communio et Progressio , pubblicata per  disposizione del Concilio Vaticano II   il 23 maggio 197,  in occasione della 5° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

Il consulente ecclesiastico Don Paolo Buttiglieri,  nel corso delworkshop  “Ucsi in-formazone” ,in webinar ha illustrato  i segni epocali del cambiamento ed ha  aperto lo scrigno prezioso della “Communio et progressio” 

Che ha precorso i tempi prevedendo che “con il progresso scientifico e con l’evoluzione della tecnologia, che ha lanciato i satelliti artificiali, non mancherà molto che tutta l’umanità riceverà contemporaneamente radiocronache e telecronache da tutto il mondo. I suoni e le immagini potranno essere registrate in svariatissimi ricevitori e riprodotti a volontà con intento culturale o ricreativo, favorendo cosi un più stretto collegamento fra gli uomini, un aumento della cultura e il rafforzamento della pace.”

Nel saluto introduttivo il presidente UCSI regionale, Domenico Interdonato ha introdotto l’argomento  avviando il cammino di formazione, al fine di prendere maggiore consapevolezza dei compiti e delle responsabilità del giornalista e del comunicatore nell’attuale contesto social che ha modificato le relazioni e le comunicazioni tra le persone.

Voce che grida nel deserto”, ha detto Andrea Miccichè, l’Ucsi si pone come spazio e momento di ricerca e di migliore qualificazione della professione del “dare notizie” e trasmettere valori.

Alla pluralità delle formule del presentare una cronaca, oggi arricchita di video, suoni e immagini, il giornalista aggiunge e qualifica la notizia rendendola “umana”, mettendoci l’anima, finalizzandola ad un messaggio che raggiunga il lettore  e lo aiuti a pensare, a riflettere, a capire.

Queste positive prassi che caratterizzano l’etica e la deontologia professionale sono state già ben descritte nei 187 paragrafi dell’Istruzione pastorale “Communio et progressio” di cinquant’anni fa, documento ricco di profetiche enunciazioni  che risultano ancor oggi attuali e significative per meglio comprendere e dare attuazione concreta alla “politica delle comunicazioni sociali” oggi dominata dal Web.

La comunicazione sociale,  si legge nel testo,  tende a far sì che l’uomo, moltiplicando gli scambi vicendevoli, raggiunga una maggiore consapevolezza nell’impegno comunitario della vita” che coinvolge diverse persone  e “gli strumenti della comunicazione possono certamente dare un grande apporto al rafforzamento delle relazioni umane”.

La matrice di riferimento delle comunicazioni sociali, che dopo il Concilio sono state rivalutate a livello di pastorale e di formazione cristiana, resta sempre il miglior bene della persona, la coerenza  e la fedeltà ai  principi dottrinali e ai valori umani e cristiani che caratterizzano  il vero progresso dell’uomo , il quale traccia nella storia il solco della testimonianza attraverso i molteplici linguaggi comunicativi anche non verbali , che coinvolgono l’arte, il disegno, la musica, il cinema,  il teatro, lo spettacolo e la televisione.

All’art. 17 del documento solo elencati come “requisiti di  ogni comunicazione:  la sincerità, l’onestà, la veracità.”, considerati come fattori essenziali che afferiscono alla “moralità” della singola persona e dell’intera comunità civile.

Nel corso del dibattito sono stati  analizzati gli influssi delle comunicazioni nella società al fine  della formazione dell’opinione pubblica e negli interventi è stato ripreso il tema di attualità del DDl Zan e della “laicità dello Stato”.

La diversità espressiva del titolo e delle parole usate dal giornalista  modifica e influenza il lettore – ricettore della notizia, con il quale il giornalista, secondo Mons. Martin G. O’Connor, Arcivescovo di Laodicea di Siria,, presidente della Pontificia Commissione per le Comunicazioni Sociali, che ha redatto il testo della “Communio et Progressio” instaura un “vero e autentico colloquio”.

La finalità del colloquio è certamente l’informazione, rispettosa della verità ed un contributo alla  promozione e formazione umana,  così da tendere alla “pienezza dell’umano”, secondo il progetto di vita di cui ciascuno è portatore.

Michelangelo Nasca  presidente UCSI di Palermo,  ha ben ricordato l’esemplarità comunicativa di Papa Giovanni Paolo II, il quale, attraverso un qualificato servizio di comunicazione ha reso presente nella società la vita, la storia e i valori della Chiesa  a servizio e per il bene dell’umanità.

Il passaggio dall’acropoli all’agorà  rende ancor più presente il messaggio cristiano  e l’azione del giornalista cattolico che  “consuma la suola delle scarpe”, vive tra la gente e “dà voce a chi voce non ha”.

Con questa intenzionalità sono sorti i settimanali cattolici che oggi sono in difficoltà come strumento di carta stampata e che stentano a decollare  nel web, spesso inquinato dalle fake news che si diffondono sempre più .

Ecco perché , come ha detto don Buttiglieri,  per i giornalisti cattolici occorre “una buona formazione, per una buona informazione” ,deontologicamente fondata, in vista del Congresso Nazionale che si celebrerà in autunno a Roma.

“Dare acqua pulita alla gente che desidera costruire un mondo migliore”, come recita la preghiera del giornalista, costituisce l’impegno etico e professionale del giornalista che “guarda il presente alla luce del passato e progetto il futuro alla luce dei valori”.

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Cultura

Ministro Bianchi: verso gli stati generali

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Il termine evoca un evento del gennaio 1990 guidato dall’allora ministro dell’Istruzione Sergio Mattarella.

Presso l’hotel Ergife di Roma, ebbe luogo la prima Conferenza nazionale della scuola alla quale seguì la riforma degli ordinamenti della scuola elementare che introdusse tra le innovazioni,  il modulo dei tre maestri su due classi (legge n. 148 del 1990). Allora ci  eravamo preparati all’evento predisponendo relazioni, suggerimenti, proposte operative, progetti innovativi già realizzati negli interventi di sperimentazione ed è stato un momento esaltante in cui la scuola ha fatto sentire viva la sua presenza nella società.

La scuola c’è, è viva, insegna a vivere.

Negli anni, il termine “Stati generali “ è stato adoperato dai vari Governi e Ministeri, con diverse tematiche: cultura, ambiente, solidarietà.

Nel novembre del 2017 si sono svolti a Milano gli “ Stati Generali lotta alle mafie “ promossi dal

Ministro della Giustizia Andrea Orlando e dal Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni.

Nel 2017 a Bergamo hanno avuto luogo gli “ Stati Generali della Scuola Digitale” Con la partecipazione straordinaria del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli per mettere a fattor comune le buone pratiche e definire una strategia condivisa per una scuola innovativa, per dare voce alla comunità scolastica, per affrontare gli argomenti relativi al cambiamento in atto nella scuola, al rapporto scuola-mondo del lavoro, alle competenze digitali e soft skills nella prospettiva dell’industria.

Il 23 ottobre 2018, si è svolta a Roma La terza edizione degli “Stati Generali della Lingua italiana nel Mondo”, con la partecipazione del Ministro Marco Bussetti dedicata al tema “L’italiano e la rete, le reti per l’Italiano”.

I dirigenti scolastici delle scuole autonome, responsabili della gestione unitaria delle istituzioni scolastiche e dei risultati di servizio, con autonomi poteri di coordinamento e valorizzazione delle risorse umane, hanno indetto per il 14 maggio 2019 un’assemblea “Verso gli Stato Generali della Scuola” per promuovere un’azione unitaria rivolta alla risoluzione delle problematiche riguardanti la scuola nel suo complesso.

Il 10 settembre 2020 in diretta facebook il discorso di Ursula Von Der Leyen ha presentato gli Stati Generali dell’Unione Europea 2020.

Il 13 giugno 2020 il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha indetto gli “Stati Generali dell’economia” che si sono svolti presso Villa Doria Pamphilj a Roma.

La 5a edizione degli “Stati Generali della Scuola Digitale” si è svolta, via webinar, il 27 novembre 2020 con la partecipazione  del Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, ed è  già stata annunciata la sesta edizione che si svolgerà nei giorni 26 e 27 novembre 2021.

Cosa ci attendiamo dagli Stati Generali

L’idea di una scuola tutta chiusa e solo programmi, non funziona e non c’è più. Bisogna individuare i capisaldi in cui tutti si riconoscano, per una scuola efficiente e di qualità.

Dovrà essere un efficace momento programmatico della scuola italiana che guarda al futuro e che sarà capace di intrecciare la didattica in presenza con la didattica a distanza, rendendo efficaci gli strumenti tecnologici e informatici.

Lo statuto costituente della scuola porrà sempre al centro lo studente che cresce con il suo gruppo- classe di 20 compagni , che  vive la scuola per il tempo necessario ad apprendere, studia progettando il suo futuro e  costruisce il  suo Profilo Educativo e Culturale guardando al suo domani e alla  realizzazione dei suoi ideali  Professionale. (PECUP).

Una scuola capace di costruire “relazioni” che impegna il docente a “saper guardare tutti ed osservare ciascuno” rispondendo ai bisogni di tutti e di ciascuno , contribuendo  a sviluppare le potenzialità , doti che, esercitate attraverso un “imparare facendo”, diventeranno prima capacità,  quindi abilità  e che alla fine del percorso verranno certificate come competenze.

Una scuola aperta al dialogo, al confronto, allo scambio di socializzazione e di condivisione con altre realtà, ai gemellaggi che ampliano gli orizzonti di un territorio limitato.

Tra i molteplici temi della scuola di domani c’è la necessità del “tempo pieno” che  in passato era stato già progettato come ampliamento dello spazio educativo offerto ai ragazzi, ma che, in effetti, è stato poco valorizzato e  spesso non adeguatamente  gestito dagli operatori.

E’ bello sentire da Francesco Sinopoli “ Dobbiamo investire sul tempo pieno”, ma leggendo la storia della scuola si nota come quando negli anni Ottanta il tempo prolungato nella scuola media raddoppiava l’organico, non è stato adeguatamente considerato come  binario di risorsa e risposta positiva  per prevenire la dispersione scolastica e a vantaggio  della scuola di qualità. Erano gli anni del bilinguismo, dei corsi ad indirizzo musicale, delle materie facoltative, e  invece sono state formate classi ghetto e tempo prolungato, con docenti precari e pendolari, decretandone, di fatto, la fine. Ad una scarsa e limitata progettazione didattica si è aggiunta la carenza delle strutture e delle mense scolastiche, così da rendere il progetto inapplicabile. Ora ci si arrampica sugli specchi per tentare di recuperare il bene perduto e le occasioni sprecate.

Come sarà il nuovo tempo pieno della scuola? Quale impostazione dare alla scuola italiana?

Una scuola intesa come centro di formazione della vita democratica del Paese, oppure come centro di risparmio ?

Sono questi alcuni degli interrogativi ai quali gli Stati generali dovrebbero rispondere.

Sarà certamente significativa la voce dei protagonisti attivi della scuola, gli studenti con le loro esigenze di tempi, spazi, mobilità, strutture; i docenti con le problematiche di carriera, concorsi, mobilità, precariato e poi ancora di formazione, innovazione didattica, scuola digitale, scuola inclusiva, flessibilità organizzativa.

Inconfutabilmente L’Educazione civica trasversale alle discipline, la scuola delle competenze senza voti, ma con giudizi descrittivi; la scuola “inclusiva” e non solo per i disabili, il nuovo PEI, il recupero dei vuoti lasciati dalla didattica a distanza, gli esami finali che hanno subito modifiche di svolgimento, sono alcuni  temi che necessitano chiarezza e progettualità attuativa.

Il personale ATA con le specifiche problematiche di settore porterà agli Stati Generali esigenze di organico, di formazione, di progressione nella carriera.

I dirigenti scolastici con il grave carico di responsabilità e di coordinamento spesso ingestibili per la frammentarietà delle sedi staccate o – ancor peggio – delle reggenze saranno protagonisti d’innovazioni organizzative e didattiche per una scuola sicura e in grado di offrire servizi alla comunità cittadina.

Anche la voce dei Genitori, primari responsabili dell’educazione dei figli, dovrà essere presente nel dibattito e nella progettazione di una scuola nuova, anche in merito ad alcune scelte che afferiscono alla sfera etica e morale.

Potranno essere di grande utilità i contributi degli Stati Generali della scuola digitale che si terranno a Bergamo e ciascuna scuola si sentirà protagonista attiva  e potrà contribuire, con proposte nuove, alla definizione della nuova scuola del terzo millennio, utilizzando in maniera corretta e valorizzando al meglio gli alfabeti informatici e tecnologici.

Giuseppe Adernò

 

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