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Il passaporto vaccinale e la ripartenza del turismo

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UN ANNO SENZA TURISMO : ONORIAMO LA SCOMPARSA, ATTENDIAMO LA RINASCITA.

Un anno. Un lunghissimo anno. Qualche mese in più di una gravidanza. Ma che, al contrario di una nascita, ha generato una fine. La fine di molte nostre certezze. O di parte di esse.

Nuove parole sono entrate nel nostro lessico quotidiano (lockdown, pandemia, distanziamento sociale, smartwork, Dad, infodemia, droplets, contact tracing, zone colorate, webinar, zoom, negazionisti, virologi, tuttologi, saturimetro, vaccino). Era l’11 Marzo, quando l’OMS dichiarò la Pandemia globale. E da quel giorno, quella parola che avevamo conosciuto solo sulle catastrofiche e distopiche serie TV, ha iniziato a far parte delle nostre vite.

Sono bastati pochi mesi per mettere in ginocchio l’economia mondiale e affossare le nostre certezze. E il turismo, malato più di ogni altro settore produttivo, è crollato. L’anno peggiore della storia del turismo, lo ha definito l’Organizzazione Mondiale del Turismo che in uno dei suoi ultimi report  ha quantificato in -74% gli arrivi internazionali e 1.300 miliardi di dollari la perdita nel 2020. Oltre 1 miliardo di arrivi in meno, rispetto al 2019, causati dalla crollo della domanda e dalle restrizioni mondiali. E, cosa che non fa dormire sonni tranquilli a chi di turismo vive, oltre 100 milioni di posti di lavoro a rischio.

I numeri in Italia

Solo in Italia, la perdita sarebbe di 57 milioni di turisti, 71 miliardi di euro e qualche punto di Pil nazionale. Non è passato giorno senza che il Governo nazionale e regionale sottolineassero quanto l’industria turistica fosse la più colpita, quanto il turismo contribuisse alla ricchezza del paese e come andasse supportato il settore con ogni sorta di aiuto. Utilizzando la potenza di fuoco e ogni mezzo consentito.

 

Un anno di parole. Parole che hanno tenuto con il fiato sospeso milioni di persone, in attesa di una scialuppa di salvataggio che non è mai arrivata o che si è rivelata troppo piccola per contenere tutti gli occupanti.

Un annus horribilis, che ha generato una dolorosa perdita e che avuto 4 stagioni: una primavera di sorpresa, un’estate di speranza, un autunno di attesa e un inverno di abbandono.

Ma in tutte le fasi, i protagonisti (nel bene e nel male) sono stati i resilienti addetti ai lavori. Dapprima gestendo la difficile fase di rientro dei connazionali, poi quello dei rimborsi e dei voucher. Il tutto, non curandosi della consapevolezza – che si è fatta sempre più certezza – che sarebbero serviti almeno due anni, prima di potere rivedere uno spiraglio di luce. La resilienza, caratteristica necessaria di chi ha la responsabilità di gestire il tempo libero delle persone.

Le previsioni sanitarie poco chiare e il blocco negli spostamenti hanno causato il blocco totale delle prenotazioni. Ed il crollo del traffico aereo, con la conseguente tempistica necessaria per la ripartenza, unita alle restrizioni in vigore, ne hanno allungato i tempi.

Oggi, la speranza per la ripartenza turistica risiede nel vaccino, nella ripresa dei voli e nella forza di reazione del genere umano. I lunghi mesi di limbo hanno causato un crollo emotivo, oltre che economico. E probabilmente, la voglia di ripartire – quando le condizioni lo permetteranno e quando sarà possibile garantire la massima sicurezza– sarà tanta.

Una stagione da archiviare (e provare a dimenticare), in vista di un futuro che la possa cancellare come fosse solo un brutto ricordo.

Per il turismo, il futuro è ancora a tinte fosche. Ma rimanere fermi non è una opzione. Si ripartirà, facendo tesoro di quanto accaduto e provando a disegnare il turismo del domani. Un turismo che abbia a cuore temi come la sostenibilità, il benessere delle popolazioni locali, l’impatto per il pianeta, l’accessibilità e la capacità di trasformazione.

E ci piacerebbe pensare che la rinascita del nostro paese, ancora duramente colpito dalla Pandemia, passi dal turismo e dall’industria dei viaggi.

IL PASSAPORTO SANITARIO

L’unica speranza, oggi, risiederebbe quindi nel vaccino che potrebbe porre fine alle sofferenze. La libertà di scelta individuale, le questioni etiche e la tempistica di somministrazione potrebbe però pregiudicare (o ritardare) la fine dell’epidemia. Ragione per la quale, molte compagnie aeree e catene alberghiere – per cercare di fare ripartire i viaggi – vorrebbero richiedere la garanzia del vaccino ai viaggiatori. Questo, tramite l’istituzione di un passaporto sanitario.

I passaporti sanitari rappresenterebbero lo strumento essenziale per ripristinare la fiducia tra i viaggiatori e fare ripartire l’industria dei viaggi. Uno strumento che, con tutta probabilità, farebbe  parte delle nostre vite ben oltre la fine della pandemia COVID-19. In pratica, un documento digitale – contenente lo stato sanitario di un soggetto, con particolare attenzione al tampone anti-Covid e alla vaccinazione contro il Coronavirus- che attesterebbe l’avvenuta immunizzazione e permetterebbe di spostarsi in altri Paesi senza obbligo di test o quarantena.

Un requisito medico che è stato accolto come necessario dal Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen , ma che ancora pochissimi paesi al mondo hanno riconosciuto. Tra questi, l’Islanda (a cui seguirà a breve la Svezia e la Norvegia), primo paese Europeo che ha fornito certificati di vaccinazione ai propri cittadini e che riconoscerà eventuali certificati simili emessi da qualsiasi altro paese dell’UE o dell’area Schengen. Un’idea, quello di permettere l’accesso ai vaccinati, che non è nuova nel turismo e che non riguarda solo il Covid. Basti pensare a tutti quei paesi che obbligano al vaccino contro la febbre gialla coloro i quali provengono da alcuni paesi africani o sudamericani, dove la malattia è endemica.

Sono tanti i progetti e le compagnie aeree che stanno spingendo per la sua sperimentazione e realizzazione. Dal passaporto Verifly  di British Airways ed American Airlines, allo IATA Travel Pass (che interessa circa 40 compagnie aeree) e ancora dal Common Pass (appoggiato dalla Lufthasa, Swiss, United e Cathay Pacific) al Digital Health Pass  di IBM. Alcuni progetti sono già partiti e sono in piena sperimentazione, altri procedono a ritmo più lento. Meccanismi diversi, ma un obiettivo comune: ripristinare la fiducia e la sicurezza nel mondo dei viaggi.

Poiché la privacy dei passeggeri e la protezione dei dati condivisi è uno dei terreni di scontro, sembra che i passeggeri potranno scegliere di condividere, o meno, i propri dati con i governi o limitarsi a consentire di farlo solo con le compagnie aeree, che ne verificheranno i requisiti e consentiranno l’imbarco.

Per le compagnie aeree e gli operatori del turismo – che spingono per la sua applicabilità- potrebbe essere la svolta. Sia perché favorirebbe la possibile ripartenza, sia perché velocizzerebbe i controlli e gli imbarchi. Il passaporto sanitario si scaricherebbe gratuitamente sul proprio smartphone  ed attiverebbe inserendo i propri dati. Una APP aggiornata costantemente, con le comunicazioni in tempo reale provenienti dalle cliniche o centri convenzionati in cui si effettueranno i tamponi. E quindi, un’alternativa ai test effettuati negli aeroporti.

Alcune destinazioni turistiche, grazie al certificato vaccinale digitale, hanno già eliminato la quarantena obbligatoria ed ogni tipo di restrizione a quei turisti in grado di provare l’avvenuta vaccinazione. Ma sono tanti i paesi, soprattutto quelli a vocazione turistica, che spingono nella stessa direzione.

La prova dell’avvenuta vaccinazione potrebbe essere quindi il Golden Ticket per la ripartenza del turismo e del mondo dei viaggi. Ma il turismo non può attendere la vaccinazione, che – come ricordato dal segretario generale della UNWTO,  Zurab Pololikashvili  “deve rientrare in una strategia generale di misure essenziali alla ripartenza del mondo dei viaggi, armonizzando e coordinando i test, il tracciamento e i certificati di vaccinazione. Uno sforzo necessario per preparare la ripartenza del turismo”.  

“Anche se molto è stato fatto per rendere possibili viaggi internazionali sicuri, siamo consapevoli che la crisi è lungi dall’essere finita” (Zurab Pololikashvili UNWTO)

Una situazione drammatica che è “far from over” (lungi dall’essere finita) ma che grazie ai vaccini e all’allentamento delle restrizioni, potrebbe mutare e contribuire alla ripartenza del turismo, riportandolo ai numeri del passato. Cosa che, nella migliore delle ipotesi, non potrà però avvenire prima del 2023-2024.

 

Eventi

Lampedus’Amore, decima edizione

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È stata presentata venerdì 20 giugno 2025 a Palermo la decima edizione di Lampedus’Amore – Premio Internazionale di giornalismo  Cristiana Matano: all’evento hanno partecipato Filippo Mulè, presidente dell’Associazione Occhiblu Ets e direttore artistico, la presidente di Assostampa Sicilia Tiziana Tavella, il vicedirettore della TGR nazionale Rai, Roberto Gueli, Ludovico Giambrone dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, e il direttore del Centro sperimentale di Cinematografia di Palermo, Ivan Scinardo. A moderare la discussione è stata Marina Turco, responsabile delle news di Tgs. La manifestazione, che si svolgerà dal 7 al 12 luglio, è giunta alla sua decima edizione, e vedrà per la prima volta la partecipazione attiva anche della vicina isola di Linosa. Nata a Napoli e prematuramente scomparsa l’8 luglio del 2015, Cristiana Matano è stata una giornalista appassionata e sensibile, legata profondamente a Lampedusa. Il festival a lei dedicato, nato quasi per sfida, è diventato oggi un simbolo di bellezza, integrazione, verità e libertà.

Il Premio è patrocinato dal Parlamento Europeo, dal Ministero del Turismo, dalla Regione siciliana, dal Comune di Lampedusa e Linosa, dall’Università Kore di Enna, dalla Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, dall’Ordine dei Giornalisti, dalla Fnsi, da Assostampa Sicilia e Palermo e dal Corecom Sicilia. Sei giorni di eventi tra arte, musica e impegno civile con un cartellone che intreccia emozione, riflessioni e bellezza. L’edizione 2025 si propone come un’occasione per riunirsi attorno alla parola viva, alla musica che racconta, al teatro che interroga, spaziando dalla musica d’autore al teatro civile, dalla narrazione alla poesia. Tanti appuntamenti animeranno il palcoscenico con protagonisti d’eccellenza e contenuti che parlano al presente con profondità e passione.

«Lampedus’Amore – ha spiegato Filippo Mulè – continua a essere il simbolo di una cultura che resiste, che accoglie, che non dimentica. Anche quest’anno non celebriamo solo un festival, ma un impegno collettivo verso la verità, la bellezza e il valore della testimonianza. In un mondo che rischia di smarrire il senso profondo dell’umanità, Lampedus’Amore ci ricorda la responsabilità individuale e collettiva di custodire la memoria e dare voce a chi resta ai margini».

programma.lampedusa.2025

Guarda il servizio di Teleone, di Massimo Brizzi

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Cinema

“The end” il film di Joshua Oppenheimer

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“The end” del regista candidato all’Oscar, Joshua Oppenheimer presentato nelle profondità della miniera di sale di Petralia

Più di 80 giornalisti provenienti da tutta Europa, invitati dalla società di Distribuzione I Wonder, hanno vissuto una delle esperienze più straordinarie e immersive che difficilmente potranno dimenticare nella loro vita. La miniera di sale di salgemma di Raffo, frazione di Petralia Soprana, in provincia di Palermo, gestita dalla società Italkali, per oltre un mese, aveva ospitato, nel 2023, un centinaio di maetsranze, provenienti da tutto il mondo, per girare il film del regista, candidato all’Oscar, Joshua Oppenheimer, “The end”. E’ qui che è tornato assieme ai produttori e parte del cast per presentarlo in anteprima alla stampa internazionale. Arriverà in sala, distribuito da I Wonder Pictures, il prossimo 3 luglio.  

La location

Lo scenario mozzafiato, un sito geologico di circa cinque milioni di anni fa, con oltre 80 km di gallerie, distribuite su otto livelli, scavate fino a profondità oceaniche. In una di esse gli organizzatori hanno installato un maxi schermo e proiettato il film,  con una acustica perfetta. Tanti gli ospiti della Sicilia Film Commission della Regione siciliana, diretta da Nicola Tarantino e tutti autorevoli; per quasi due ore mezza sono stati rapiti dall’incanto del film e dell’ambiente circostante, totalmente isolato dal mondo esterno per via della sua profondità. Dopo un primo briefing con il direttore della miniera, caschetto di protezione in testa, la discesa nelle viscere della terra, visitando prima il Museo “SottoSale”, realizzato con opere straordinarie e, dopo la proiezione,  con i pullmini a percorrere alcuni chilometri, poer  raggiungere le location ,  che l’Italkali ha voluto mantenere. Pochi elementi di scena che, come per magia, hanno preso vita nel racconto emozionato  di Oppenheimer, che a tutti è sembrata più una meditazione.

Il film

Lo aveva già fatto nell’opera che lo ha consacrato a livello internazionale, “The act of killing” (L’atto di uccidere, 2012), e si è ripetuto anche in questo straordinario lavoro, non abbandonando mai il suo sguardo sul senso di colpa e sulla rimozione, che affida a un cast stellare. The end è una sorta di musical atipico, con un linguaggio a metà tra il filosofico e il surreale affidando agli attori momenti di alienazione claustrofobica legati alla necessità di vivere in un bunker per la scomparsa fuori dell’intera popolazione. Durante il suo racconto ai giornalisti Joshua, con accanto la produttrice e l’attore George MacKay, ha chiesto agli ospiti di chiudere gli occhi e, nel buio, “ascoltare il silenzio” per riflettere sulla crisi irreversibile dell’essere umano e sulla sua incapacità di affrontare con responsabilità i suoi errori. Spetta all’uomo scegliere che direzione prendere nel futuro se continuare a distruggere la specie e l’ambiente e quindi vivere, come ha detto il regista, “nell’illusione confortante delle menzogne”.

La sceneggiatura

E’ firmata dallo stesso regista con Rasmus Heisterberg (“Uomini che odiano le donne”), prende  vita nelle splendide musiche di Marius de Vries (“Romeo+Giulietta”) e Joshua Schmidt (“Adding machine”), con testi dello stesso Oppenheimer. E’ proprio l’uso del musical, come forma di linguaggio raffinato e coinvolgente, che caratterizza il film per la sua leggerezza che diventa intensità espressiva nel raccontare “un canto struggente” come è stato definito da Andrea Romeo, ideatore di Biografilm, nell’introdurre la proiezione. Presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto International Film Festival, il film nasce da una prestigiosa collaborazione internazionale tra Danimarca, Germania, Irlanda, Italia, Regno Unito e Svezia.

La trama

Il mondo è finito. Ma l’umanità, forse, no. In un bunker sotterraneo riarredato come una casa di lusso, vivono e sopravvivono: Madre (il premio Oscar Tilda Swinton), Padre (il candidato all’Oscar Michael Shannon) e Figlio (George Mackay);  cercano di mantenere la speranza e un senso di normalità aggrappandosi a piccoli rituali quotidiani. Ma l’arrivo di una ragazza dall’esterno (Moses Ingram) incrinerà il delicato equilibrio di questo apparente idillio familiare.

Il regista

Joshua Oppenheimer  è cresciuto ad Harvard e a Central Saint Martins; i suoi primi lavori, i cortometraggi The Globalisation Tapes, The Entire History of the Louisiana Purchase (1998), These Places We’ve Learned to Call Home (1996). L’esordio nel suo primo lungometraggio, nel 2012 con The Act of Killing dopo avere studiato per decenni l’opera terrificate delle milizie della morte in Indonesia e raccolto le testimonianze agghiaccianti delle vittime. Il film è stato presentato in anteprima in Italia, nel 2013, nel corso della nona edizione di Biografilm Festival, dove  ha vinto il Premio della Giuria Internazionale con la motivazione “…un’avvincente, intrepida, terribile, esibizione del male e per la sua regia innovativa”.  Ha vinto un BAFTA, il premio ecumenico Panorama a Berlino, il CPH:DOX Award e molti altri. Candidato agli Oscar per il Miglior Documentario 2013. Il suo secondo lungometraggio, The Look of Silence, sempre incentrato sui massacri indonesiani, ha vinto il Gran premio della giuria alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato distribuito in Italia prima che nel resto del mondo, ricevendo pure una nomination agli Oscar 2016.

Guarda il trailer

Immagini e video realizzati con il controbuto di https://madonielive.com/

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Biennale College Cinema

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Al via i bandi Biennale College Cinema – International e Biennale College Cinema – Immersive, aperti entrambi dal 6 maggio al 7 luglio.

 

Biennale College Cinema è un’attività strategica rivolta alla formazione di giovani filmmaker provenienti da tutto il mondo. Biennale College vuole promuovere i talenti offrendo loro di operare a contatto di maestri per la messa a punto di “creazioni”.

Il principale scopo è quello di affiancare e arricchire la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un laboratorio di alta formazione, ricerca e  sperimentazione, per lo sviluppo e la produzione di opere audiovisive a micro-budget, aperto team di registi e produttori di tutto il mondo.

Biennale College Cinema riceve il sostegno del Ministero della Cultura e il sostegno aggiuntivo di Chanel.
Biennale College Cinema si avvale della collaborazione accademica con The Gotham Film & Media Institute di New York e del TorinoFilmLab.

Biennale College Cinema – International

Il bando è rivolto a team composti da regista e produttore, provenienti da tutto il mondo.
Biennale College Cinema selezionerà nove progetti internazionali a microbudget che saranno invitati a partecipare a un workshop di 10 giorni a Venezia.

La sfida è di realizzare – al termine di un percorso della durata di  un anno e che segue l’intero arco di ideazione, sviluppo, produzione, regia, marketing, audience engagement e distribuzione di un film – fino a quattro opere audiovisive di lungometraggio a micro-budget. 

Il bando è aperto dal 6 maggio al 7 luglio 2025.

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