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Cultura

40 anni di giornalismo. Don Giuseppe Costa si racconta

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40 anni di giornalismo. Don Giuseppe Costa si racconta. La scuola educa alla pace

Una raccolta antologica di articoli racconta e documenta la vocazione alla comunicazione del salesiano Don Giuseppe Costa, giornalista, originario di Gela, responsabile dell’editoria scolastica SEI e religiosa  LDC, per diversi anni direttore della LEV – Libreria Editrice Vaticana.

Pubblicato a Nemapress edizioni, il corposo volume di circa 300 pagine “Girovagando tra cronache ed eventi – Quarant’anni di giornalismo”,  documenta il carisma salesiano, presentando gli articoli su “San Giovanni Bosco, santo dei giovani”, pubblicati nel 1988 da “Il Popolo” e dall’Osservatore Romano, ricordando la Pasqua del 1934, quando a conclusione dell’Anno Santo   Don Bosco fu dichiarato Santo e la sua statua domina in alto vicino all’artistico bronzo che raffigura San Pietro in cattedra nella grande basilica romana.

Negli articoli che fanno riferimento anche a presentazione di libri sul Fondatore dei Salesiani, si esalta la funzione dell’oratorio, archetipo e centro di irradiazione del “laboratorio pedagogico” che consacra il metodo preventivo e l’arte educativa di Don Bosco,

In diversi articoli, pubblicati su Avvenire nel 1991 e su L’Osservatore Romano negli anni 2000- 2002, Don Giuseppe Costa presenta i tanti volti di Cristoforo Colombo, l’impresa della scoperta dell’America e le vicende che hanno segnato la storia ed in particolare l’attentato dell’11 settembre 2001 ed il crollo delle Twin Towers.

In un articolo pubblicata su “La Sicilia” 27 marzo 1992, Don Costa, intervistando Furio Colombo, presidente dell’Istituto Italiano di cultura a New York, affronta il tema della cultura italiana per l’America, vero “laboratorio” aperto al multiculturalismo, evidenziando le case editrici italiane che pubblicano testi ed opere d’arte, mentre la diffusione della cultura americana penetra nei diversi settori del cinema, della letteratura e della ricerca scientifica.

Nell’antologia, che diventa quasi biografia, l’Autore raccoglie gli articoli scritti durante le missioni, i convegni ecclesiali, di giornalismo e di editoria, i viaggi in Madagascar, in India, in Egitto, in Israele, in Polonia e in Germania, L’attenzione è sempre rivolta ai problemi sociali e culturali, all’editoria, alle biblioteche, come la visita al castello cinquecentesco di Blutensburg che ospita la più grande biblioteca di letteratura giovanile.

Originale anche l’articolo “Il week-end chi l’ha inventato” (L’Osservatore Romano maggio 2001) in cui descrive le lunghe file di auto del primo maggio, i maxi gorghi di ogni fine settimana, che non hanno il sapore bucolico e romantico della gita fuori porta, ma il “restare incolonnati per ore intere sa più di alienazione sociale che di libera scelta”.

La riduzione del tempo lavoro, il riposo settimanale, la settimana corta a scuola, e poi ancora l’anticipazione della Messa domenicale al sabato sera ha favorito la mutazione di  stile nell’organizzazione sociale, oggi orientata essenzialmente al consumismo.

Da salesiano, attento ai giovani, nella raccolta antologica Don Costa ha inserito gli articoli che riguardano le associazioni dei movimenti giovanili di vari partiti Democrazia Cristiana, partito Socialista, Comunista, Repubblicano, e poi ancora di Comunione e Liberazione. Gli articoli pubblicati sulla rivista salesiana “Dimensioni nuove” e sul quotidiano “Avvenire”, affrontano i temi riguardanti la pastorale giovanile e appare originale il titolo di un articolo: “Il Vangelo mette i jeans” a commento del documento per l’educazione della Conferenza Episcopale USA che racconta la pastorale giovanile in America.

Particolare attenzione l’Autore rivolge alle Giornate della Gioventù e appare inoltre di grande attualità l’articolo di pg.192: “Ma la pace si può insegnare a scuola?”.(Il Popolo 2 gennaio 1986)

Facendo riferimento agli Atti del seminario “Educazione alla Pace”, emerge la necessità di una risposta alle provocazioni della storia, individuata da alcuni nella proposta dell’ora dalla pace a scuola, come stimolo pedagogico a considerarla nella complessità del problema. Citando il pedagogista Pietro Gianola si afferma che “il problema è al centro della diplomazia internazionale, del dibattito politico, della riflessione morale, del discorso quotidiano, della comunicazione sociale, della migliore coscienza giovanile, della ricerca antropologica, della terapia individuale e di gruppo, del discorso spirituale delle chiese”,

La volontà politica è alimentata dalla volontà morale di pace, e le diverse dimensioni anche se tante, necessitano di un intervento educativo e non possono essere slegate, “la pace, infatti, deve essere individuale, morale, culturale, sociale, politica e religiosa”,

L’educabilità scolastica alla pace comporta un progetto globale di educabilità globale dell’uomo e del suo primato ed il volontariato giovanile costituisce un segno di speranza.

Far emergere  dagli archivi delle emeroteche tali riflessioni, piccole perle di palpitante attualità è un doveroso servizio di vera comunicazione sociale e don Giuseppe Costa completa la preziosa antologia di articoli con una raccolta  sul Mediterraneo, sulla Sicilia, raccontando “I secoli d’oro dell’antica colonia greca”, le mostre artistiche al Castello Ursino, al Museo diocesano di Catania, al museo  di Caltanissetta e di Gela e portando all’attenzione dell’Osservatore Romano anche i magnifici santuari mariani dell’Isola.

L’ultima sezione del volume è dedicata al giornalismo salutando con soddisfazione la Facoltà di “Scienze della comunicazione “che non costituisce soltanto “un tassello al caleidoscopico mondo dell’accademia”, ma tende a fissare nel tessuto sociale un filone di tradizione, che attraverso la formazione, perpetui il patrimonio di conoscenze necessario a sostenere una serie di funzioni sociali destinate ad essere riprodotte nel tempo”.

Come si legge nell’ultima di copertina, “Ai tanti giovani che affollano i corsi di giornalismo alla ricerca di un futuro posto di lavoro, sempre più arduo e raro, va detto che il giornalista non è l’umo dello spettacolo e dell’immagine, ma quello di una professionale da costruire   con buoni studi e con altrettanta pratica”

La comunicazione, infatti, si alimenta di conoscenze e solo seguendo il sentiero della qualità, della responsabilità sociale, dell’obiettività, della coscienza e della verità, il giornalismo cresce di professionalità e di arte, come emerge dallo Statuto epistemologico delle Scienze della comunicazione.

Giuseppe Adernò

Cultura

“L’oro rosso dell’Etna”, il libro di Patanè

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L’epopea della civiltà del vino nelle pendici  orientali e meridionali dell’Etna ha trovato una  “preziosa botte” nel volume dello storico catanese, Antonio PataneL’oro rosso dell’Etna – Storia e etnoantropologia della viticultura orientale etnea . (Sec. XIV -XXI)

Nel prezioso volume, pubblicato dall’Accademia degli Zelanti e dei Dafnici di Acireale,  ricco di un ben articolato corredo documentativo, l’Autore, docente di Lettere,  e cultore di Storia Moderna presso il Dipartimento di Studi Politici e Sociali dell’Università di Catania, scrive con le mente e il cuore, facendo trasparire passione e competenza  trasmessa dal padre Alfio, mastro d’ascia e valente artigiano del legno e del palmento e della madre Peppina morta ultracentenaria fino alla fine fedele alla tradizione familiare che ha caratterizzato la vita e l’attività di intere generazioni dei paesi etnei.

Il desiderio di  custodire e tramandare   le pratiche e i riti della  vendemmia, ormai completamente scomparsi,  diventa un dono per le giovani generazioni,  scrigno prezioso per la storia del territorio etneo  della Sicilia orientale, un tempo interamente coltivato  a vigneti, dalla montagna al mare, come descritto nei primi capitoli del volume.

Nel trentennio (1880-1910 ) a causa della fillossera  il territorio della Sicilia orientale ha subito una radicale trasformazione , dando spazio agli agrumeti  che son diventati il simbolo della “Sicilia bedda” – terra di focu, di canti e d’amuri/

Facendo cantare ancora: “ st’aranci sulu nui li pussidemu / e la Sicilia nostra si fà onuri”,

Accanto all’oduri di la zagara,  che caratterizza il territorio pedemontano, nel volume si gusta il profumo del vino e si riscopre un prezioso patrimonio etnoantropolico che Antonio Patanè ha saputo armonizzare nel monumentale volume.

Nella prefazione del prof. Eugenio Magnano di San Lio domina l’Etna, (a Muntagna- Mungibeddu, di cui tutti noi “ figghi semu”, che ha prodotto disgrazie quando le colate laviche hanno sepolto città e campagne e nello stesso tempo porta  fortuna per la preziosità della sottilissima sabbia vulcanica che dà forza e sostegno alle viti. e impegna ad un costante lavoro del contadino per la sistemazione del terreno, i terrazzamenti, la costruzione di muri di recinzioni, i fabbricati  dove produrre il mosto, i macchinari per la pressatura delle vinacce e poi ancora le cantine che danno caratteristiche particolari alle città del vino dell’aerea pedemontana etnea.

Sfogliando le pagine del volume, corredate di note, tabelle statistiche  e  da un  ricercato apparato fotografico, si scoprono notizie, eventi, nomi, termini, gesti e riti che oggi è difficile immaginare e riprodurre. L’autore, infatti, a differenza degli storici che svolgono le proprie ricerche nel chiuso delle biblioteche, descrive il territorio e tratta gli argomenti con profonda conoscenza dei luoghi e del paesaggio etneo, manifestando una forte passione politica e sociale, che va oltre l’epoca antica e “romantica” della viticultura etnea.

Le molteplici mansioni dei contadini: mulattieri, pigiatori, sensali, mastri di palmento, proprietari, donne, ragazzi, carusi, bottegai, osti, raccontano la tenacia dei vignaioli che strappano terreno al bosco, al selvatico, alle aride distese laviche e danno vita al grande unico e originale giardino dell’Etna

E’ questa una lezione di vita che sollecita impegno, tenacia, costanza, forza di volontà per conseguire gli ideali di bene e di progresso sociale e civile

Giuseppe Adernò

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Cultura

UCIIM  inaugurazione nuova sede

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Inaugurata la nuova sede dell’Unione cattolica degli Insegnanti (UCIIM)

Dopo il taglio del nastro inaugurale l’Arcivescovo, accompagnato dalla presidente, Maria Antonietta Baiamonte, ha visitato una mostra fotografica sul fondatore dell’UCIIM, Gesualdo Nosengo e sono stati ricordati i presidenti della sezione di Catania, Francesco Capodanno, Nuccio Sciacchitano, Santo Gagliano.

Nell’incontro con i dirigenti e i docenti presenti, l’Arcivescovo si è intrattenuto dialogando sulla particolare  e delicata azione educativa da svolgere nelle  scuole della periferia urbana, dove si registra un’elevata percentuale di dispersione scolastica.

Sono intervenuti i presidenti delle sezioni UCIIM di Tremestieri Etneo e San Giovanni la Punta, e sono intervenuti i presidente delle altre sezioni della Sicilia Orientale, assicurando la loro partecipazione alla cerimonia ufficiale del 22 giugno, per le celebrare l’80° dell’UCIIM, fondata a Roma  il 18 giugno 1924.

Nel corso del convegno che si svolgerà presso il Castello Ursino 15 docenti riceveranno il titolo di “Ambasciatori dell’Educazione Civica”.

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Cultura

Primo raduno nazionale dei ragazzi sindaci

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e assessore comunale Nazzareno Navisse ed ora diffuso nel territorio nazionale e presente con oltre 600  “consigli comunali dei ragazzi”  in tutte le regioni

Nell’auditorium “San Francesco” di Borgo Marconi-Morrovale, gremito di  circa 300 studenti  dei diverse città e regioni  i ragazzi sindaci con la fascia tricolore hanno socializzato il progetti e le attività culturali, sociali, ricreative promosse e realizzate con impegno e tanto entusiasmo. Al termine dei lavori hanno rinnovato in maniera corale la formula di giuramento pronunziata al momento delle elezioni, rinnovando l’impegno a collaborare “per la crescita sociale e civile dalla comunità scolastica e cittadina”.

Al Raduno nazionale, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Provincia Regionale di Macerata e del Comune di Morrovalle.  Sono intervenuti il sindaco Andrea Staffolani, l’Arcivescovo di Fermo , Mons. Rocco Pennacchio, il consigliere regionale Pierpaolo Borroni, Maria Teresa Baglione dell’Ufficio scolastico territoriale di Macerata,, Barbara Di Tizio delle Prefettura e il Lgt. Emmanuele Moretti dei Carabinieri di Morrovalle.

In apertura dei lavori, coordinati dalla dirigente Arianna Simonetti e dal preside Giuseppe Adernò, coordinatore dei CCR sono stati letti i messaggi del Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana; del  Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara e della moglie di Davide Sassoli, Alessandra Vittorini, nella ricorrenza della Giornata Europea.

Particolarmente significativa è stata la partecipazione della delegazione francese di Schiltgheim  (Alsazia) , dove già nel 1979  ha avuto origine  il primo “Conseil Municipal des Enfrants et des jeunes”. Nel corso del convegno sono intervenuti la consigliera  comunale Matiè Elia ed il coordinatore Aurelien Nicoletti.

Il prof. Nazzareno Navisse  ha raccontato  l’avvio del progetto a Morrovalle ed il preside Giuseppe Adernò, coordinatore dei CCR, ne ha  descritto le finalità , gli obiettivi e  gli sviluppi per una sana  e coinvolgente lezione di educazione civica , applicata attraverso un concreto “imparare facendo”.

Sono stati ricordati inoltre i ragazzi sindaci: Alessandro Giani, vittima di un atto di bullismo e Giulio Regeni che nel triennio 2001-2003 è stato sindaco dei ragazzi di Fiumicello, ucciso in Egitto il 25 gennaio del 2016

La coincidenza della data con la Giornata Europea ha guidato la riflessione sul pensiero di Vincenzo Cento, pedagogista marchigiano, ideatore degli “Stati Uniti d’Europa”, illustrato dalla prof. Simonetta Torresi,  e  sulla dimensione europea dell’educazione, è intervenuto il prof. Gianluca Contaldi dell’Università di Macerata

Al convegno, allietato dai canti del coro della scuola di Morrovalle, diretto dalla Prof. Donata Riccobelli,  e concluso con un pranzo comunitario offerto dal Comune di Morrovalle ha fatto seguito  le visite didattiche alla Casa di Leopardi a Recanati, al santuario di Loreto, alle grotte di Frasassi e particolarmente significativa  è stata la  visita istituzionale alla Repubblica di San Marino  e l’incontro con i Capitani Reggenti, Alessandro Rossi e Milena Gasperoni,

Il messaggio di compiacimento per la lodevole iniziativa e di sprone per un cammino di democrazia attiva è stato di grande stimolo per tutti i partecipanti, con l’auspicio espresso dal Segretario di Stato alla Cultura della Repubblica di San Marino, Andrea Belluzzi, di ampliare il progetto verso una dimensione europea e internazionale.

Il secondo raduno nazionale sarà coordinato dal CCR attivo nel comune di Caiazzo, cittadina nei pressi della reggia di Caserta e la Regione Marche cederà alla Campania il trofeo del CCR.

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