Connect with us

Editoriali

Educare all’affettività

Published

on

Agostino Vallini, è cardinale vicario del Papa per la diocesi di Roma. Recentemente ha scritto delle cose importanti che ha pronunciato al Convegno diocesano della capitale che vanno, per certi aspetti, contro un modo tradizionale di intendere il catechismo. Vallini sostiene che “il modello di catechismo, tipo lezione frontale un’ora a settimana, non “funziona più”, e che c’è bisogno di esperienza e testimonianza, di toccare con mano; così com’è coraggioso l’annuncio dell’obiettivo di una preparazione al matrimonio che non si risolva in una dozzina di sedute ma si sviluppi in un vero e proprio cammino di accompagnamento (comunitario, si specifica) di durata almeno biennale”. L’attenzione dell’alto prelato si concentra sulla famiglia, spesso assente nell’educazione all’affettività dei figli. “Molti ragazzi sono figli di separati, lontani dalla fede e dalla vita ecclesiale, e quando i genitori ci sono, sono in imbarazzo per la difficoltà di entrare in rapporto con i figli per i linguaggi totalmente diversi dai loro, così nell’assenza di una vera guida i figli diventano quasi sconosciuti ai genitori, o al massimo i genitori consigliano i figli di prendere le dovute cautele. Taluni istituti scolastici si muovono nella stessa direzione proponendo già da tempo dei corsi di educazione sessuale che in realtà non sono itinerari per far crescere i ragazzi verso l’amore vero, ma piuttosto corsi di prevenzione delle malattie, di contraccezione, o corsi che confondono l’identità sessuale. Lasciati in balia degli smartphone personali, i ragazzi vengono a contatto precocemente con immagini e tematiche di pseudo-educazione sessuale e di pornografia. Dovrebbero invece, sapere se esiste un amore vero, se l’amore può vincere il tempo o se non c’è scampo alla fine dell’amore, e vedere incarnati da testimoni credibili i valori essenziali della vita di coppia e familiare: la fedeltà, l’unicità, la relazione personale e la donazione reciproca. Bisogna partire dal fatto che ai ragazzi è sconosciuta la dottrina della Chiesa sull’amore e che dell’amore vero prima si fa esperienza e poi se ne può sentire parlare con frutto. Si tratta di una grande sfida educativa da affrontare su tre fronti: una solida formazione degli educatori; la presenza di testimoni credibili; il difficile rapporto tra famiglia, scuola e parrocchia. In questo contesto, desidero precisare, conclude il cardinale, che ogni proposta di educazione affettiva o sessuale troppo precoce da parte della scuola, soprattutto se indifferente al primato della famiglia in ambito educativo, sembra fuori luogo. Laddove simili iniziative siano poste in atto dalle scuole, si chiede a tutti coloro (famiglie e insegnanti) che condividono una visione integrale della persona, di rendersi presenti nelle sedi opportune, affinché si tratti di iniziative di autentica educazione affettiva, che non riducano la questione a mera informazione sulle “meccaniche” della sessualità e della riproduzione. L’invito ai genitori è sicuramente quello di ascoltare di più i figli adolescenti perché hanno bisogno di essere aiutati nel discernimento. E allora diventa vincente la metodologia suggerita dal Papa: accogliere, ascoltare, accompagnare, discernere, integrare.

 

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Editoriali

Giovani e futuro! Prospettive in ascolto

Published

on

Mi ha molto colpito nei giorni scorsi una intervista pubblicata dal quotidiano “Il mattino” di Napoli, al segretario dell’associazione dedicata all’economista radicale e liberale Piero Capone, Matteo Hallissey:  sui giovani, è un paese che da i numeri – ha detto ironicamente – nel 2050 avremo più pensionati che lavoratori, solo un under 25 su due ha deciso di andare a votare, il 16% del nostro Pil è investito in pensioni e ben un euro su due del nostro welfare è dato alla fascia più anziana della popolazione» ha spiegato, chiarendo come l’Italia sia un paese fondato su «vecchie generazioni». Abbiamo delle strutture di partito e di politiche che non riescono a coinvolgere abbastanza i giovani e che portano ad aumentare una disaffezione politica generale. Secondo il rappresentante di questo importante osservatorio “l’appiattimento della proposta politica degli ultimi 25 anni, la poca attenzione a temi di interesse (ambiente, scuola, diritti civili) hanno, naturalmente, confermato una considerevole diminuzione dell’affluenza giovanile alle elezioni politiche dello scorso settembre.

In un paese in cui sembra che i ragazzi non abbiano mai spazio per far sentire la propria voce e per proporre idee capaci di sfondare un modello politico vecchio decenni sembra che le nuove generazioni abbiano totalmente perso l’interesse e la forza per portare avanti le proprie lotte. Nonostante rimanga altissima la partecipazione ad iniziative su tematiche sensibili («Fridays for Future», Ddl Zan), il calo di presenze «giovani» alle urne è sempre più invasivo. In realtà la domanda da fare è un’altra, si chiede il ricercatore: i ragazzi, in Italia, vogliono fare politica? Spesso i giovani e la cittadinanza sono molto più avanti rispetto alla classe politica, spiega Hallissey, raccontando anche come iniziative locali e una nuova formazione giovanile possa aiutare i ragazzi ad avvicinarsi nuovamente alle strutture di partito. “Aiuterebbero i giovani, che spesso vogliono interessarsi al mondo politico ma non sanno da dove partire. Coinvolgerli in prima persona ma non ingabbiandoli nelle strutture giovanili di partito che, come sono oggi, somigliano più ad un parcheggio per farli aspettare”. Matteo Hallissey conclude la sua intervista dicendo: sarebbe fondamentale rimettere i giovani al centro

Continue Reading

Editoriali

Un preoccupante calo delle nascite

Published

on

, rispetto allo stesso periodo del 2021.  Per l’Associazione delle famiglie numerose (Anfn), per bocca del suo presidente Alfredo Caltabiano, “la fotografia sulla natalità in Italia che emerge dal report dell’Istat è la logica conseguenza dell’assenza di politiche per la famiglia e la natalità che ha caratterizzato l’Italia negli ultimi decenni”. Intervistato dal quotidiano Avvenire, Valerio Martinelli, ricercatore della Fondazione Bruno Visentini, ha dichiarato: “Occorrerebbe sviluppare una vera e propria valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche. Penso in particolare alla fascia di persone di età compresa tra i 15 e i 34 anni» spiega Valerio Martinelli, ricercatore della Fondazione Bruno Visentini ed esperto di politiche pubbliche. «In altre parole, dobbiamo sapere quante e quali risorse sono destinate realmente a ridurre l’attuale divario generazionale.

Mettere ad esempio le giovani coppie nelle condizioni di immaginare un futuro a misura di famiglia può essere un segnale importante nella prospettiva di chi vuole avere figli. Rientrano in questa direzione le misure di incentivo all’autonomia abitativa, ancorché in affitto. Con la condizione attuale del mercato del lavoro, è difficile che un giovane under 36 voglia comprare una casa, contraendo un mutuo”. Rispetto a questi dati così sconfortanti bisogna aggiungere che la pandemia ha indotto molte persone a rinviare o a rinunciare alle nozze. Sui dati Istat ha preso posizione anche Gigi De Palo, presidente del Forum delle famiglie, dichiarando: “Sicuramente il governo ha fatto qualcosa in questa legge di bilancio, ma quello che noi diciamo è che occorre darsi un obiettivo chiaro, verificabile nel tempo. Arrivare a quota 500mila nuovi bambini nel 2033? Ecco, questo è un obiettivo sostenibile e raggiungibile”.  All’Angelus recitato da Matera, dove era andato a settembre  per chiudere il Congresso Eucaristico, papa Francesco, si fece  interprete dell’emergenza nazionale lanciando l’ennesimo appello per la natalità, nello stesso tempo incoraggiò gli italiani a considerare una società più inclusiva verso i migranti. “Vanno accolti, accompagnati, promossi e integrati, disse il papa, aggiungendo che se scaviamo un abisso con questi fratelli e sorelle, ci scaviamo la fossa per il dopo; se alziamo adesso dei muri contro i fratelli e le sorelle, restiamo imprigionati nella solitudine e nella morte anche dopo”. Naturalmente la morte alla quale faceva  riferimento il santo padre era quella legata agli effetti dirompenti del fenomeno delle culle vuote.

Continue Reading

Editoriali

Scuola digitale, un evento a Bergamo

Published

on

Bergamo è stata per due giorni sede degli Stati Generali della Scuola Digitale. Dibattiti e tavole rotonde sono serviti a fare il punto sul sistema scuola – famiglia.

E’stato particolarmente apprezzato l’intervento dello psicologo e presidente della Fondazione Minotauro Matteo Lancini. In una intervista rilasciata alla testata Orizzonte Scuola ha ripreso parte del suo intervento:Negli ultimi anni la pandemia ha esacerbato dei disagi e dei malesseri già presenti. Rispetto alla scuola, bisogna lavorare come gestiremo questa epoca post-pandemica. Sento dire che la responsabilità del disagio giovanile è internet. In realtà esiste una fragilità adulta che negli ultimi anni abbiamo dovuto affrontare. Molto del benessere dei ragazzi – ha proseguito– dipenderà da come gestiremo queste fasi. Io penso che ci siano state delle bellissime lezioni in DaD e oggi ci siano delle lezioni in presenza che fanno schifo e faranno schifo in futuro. Uso termini forti ma è così. Alla scuola – osserva Lancini – manca quello che manca anche alla famiglia: non pensare alle proprie fragilità ma identificarsi coi bisogni attuali e futuri di adolescenti che sono alla disperata ricerca di un futuro. Se non lo faranno la scuola e la famiglia aumenterà il potere orientativo dei coetanei e di internet che sono due agenzie importanti, ma non hanno il mandato educativo e formativo di scuola e famiglia“. Questa una parte della dichiarazione forte di un espero che dal suo punto di  osservazione lancia seri allarmi sociali, rivolti principalmente a genitori e insegnanti. Il loro compito non può essere demandato alla rete e alle sue insidie.

I dati della ricerca Doxa Kids sono sconfortanti: il 30% dei genitori italiani ammette di non avere adeguate competenze sulle tematiche dell’online, in particolare su cyberbullismo, incitazione al suicidio, autolesionismo, hate speech e sextortion. Secondo il 39% dei genitori la scuola dovrebbe essere il punto di riferimento per la formazione digitale, eppure, quasi la metà (il 46%) degli insegnanti non si considera adeguatamente preparato per colmare le lacune informative. L’indagine, effettuata per conto di Telefono Azzurro e presentati come ogni anno al Safer Internet Day, la Giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita dalla Commissione Europea, fanno emergere che circa la metà dei genitori italiani (il 48%) ritiene che i propri figli siano in grado di utilizzare i social media in maniera consapevole a partire dai 16 anni. Una quota rilevante, il 26%, sostiene invece che questa consapevolezza venga raggiunta molto prima, a soli 13 anni. Il 16%, invece, crede che tale competenza maturi con la maggiore età. Nonostante i genitori abbiano le idee chiare sull’età della “maturità digitale” dei propri figli, il 45% non verifica i limiti di età per l’accesso alle app. Al lettore lascio ogni considerazione!

 

Continue Reading

In Tendenza