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Giornalismo

Premio Francese 2020, vince il liceo di Canicattì

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20 classi di 16 istituti secondari siciliani che hanno preso parte al concorso di cortometraggi “La Memoria contro la mafia”.

 Il video vincitore è “Vittima di giustizia”, realizzato dal Liceo classico Foscolo di Canicattì. Un cortometraggio che attraverso un personaggio di finzione ma fortemente emblematico, ha raccontato la memoria di una ragazza due volte vittima: dell’appartenenza ad una famiglia di mafia e della solitudine angosciosa di chi ha il coraggio di denunciare.

“Per avere raccontato la storia con forza narrativa, linguaggio ferrato ed apprezzabile tecnica fotografica e di montaggio”,

Giuria Ivan Scinardo, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia, dai giornalisti Salvatore Rizzo, Gian Mauro Costa e Maria Pia Farinella e dall’attrice Silvia Francese.

Il concorso è stato un contest scolastico a cui hanno partecipato diversi istituti della Sicilia, tra cui: Istituto Regina Margherita, Don Bosco Ranchibile, Meli, Galilei (con due corti), Umberto I, Einaudi Pareto, Cascino, Vittorio Emanuele III (tre corti), Garibaldi e D’Alessandro di Bagheria (due corti).

Gli altri istituti che hanno partecipato sono stati il Borghese Faranda di Patti, il Manzoni di Mistretta, il Ruggero Settimo di Caltanissetta, il Foscolo di Canicattì, il Cascino di Piazza Armerina e il  Secusio di Caltagirone.

Gli studenti hanno partecipato al concorso presentando, in format diversi, storie di coraggio e sacrificio, di chi è morto o combatte ancora per portare avanti i propri ideali di legalità e libertà. Storie note, altre meno, di chi ha pagato anche con la vita il proprio impegno.

 

Cultura

Giuseppe Lavenia racconta la guerra

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struire soltanto nella vicendevole fiducia”

Queste espressioni del messaggio di Papa Francesco per la 57.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, hanno motivato l’ultimo incontro culturale del 18° Festival della Comunicazione, che ha avuto luogo, sabato 20 maggio nel Salone dei Vescovi.

Giuseppe Lavenia ,  giovane giornalista RAI, originario di Adrano,  ha raccontato i 95 giorni trascorsi a Codogno,   il 21 febbraio 2020 con il “paziente 1” e la successiva esplosione del Covid 19. L’esperienza dei primi giorni della pandemia hanno segnato fortemente l’opinione pubblica ed ha  contribuito ad una presa di coscienza  in relazione al benessere sociale.

Il racconto ha coinvolto l’attento pubblico ed è stato evidenziato lo stile di comunicazione e di relazione che il giornalista mette in atto nel preparare i servizi di informazione per il grande pubblico della televisione.

La paura e la tensione provata nei campi di guerra, al suono delle sirene di allarme; il contatto con i profughi che lasciano la loro terra per sfuggire ai bombardamenti; l’incontro con i bambini oncologici e l’improvvista e originale partita di calcio, sono alcune delle immagini del racconto che Giuseppe Lavenia ha fatto “parlando col cuore” e testimoniando come  nella  trasmissione di una notizia ci sono modi diversi di comunicare e quando si trasmettono valori si entra in sintonia con il pubblico/lettore/spettatore e parte un messaggio che aiuta a vivere bene.

L’incontro, moderato da  Marco Carrara, di Bergamo  in presenza e Dorella Cianci  di Cerignola in videocollegamento  sul tema  “Comunicazione , guerra, disarmo” è stato promosso anche con la collaborazione del diacono Alessandro Rapisarda, dell’Ufficio  diocesano delle Comunicazioni sociali.

L’Arcivescovo Mons Luigi Renna, a conclusione dell’incontro, apprezzando il prezioso lavoro dei  giovani giornalisti  ha fatto luce sulla vocazione/missione del comunicatore che nel dare notizie che possono “costruire o distruggere, orientare o disorientare, rendere felici o infelici”, facendo partire il messaggio dal cuore, ricco di attenzione e sensibilità umana, trasmette  certamente un raggio di speranza e di futuro.  Come affermava Giorgio La Pira: “C’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente ”

Giuseppe Adernò

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Cultura

Festa di S.Agata a Castania, comunicare il sacro

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In preparazione alla festa di Sant’Agata che, dopo la pausa pandemica, riprende nel fascino della sacralità l’impianto tradizionale di  terza festa popolare  a livello internazionale, l’UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana –  propone ai giornalisti e ai cittadini un’occasione di riflessione sul vero senso della festa, restituendo alla partecipazione popolare  un’aurea sacra che ispira reverenza e devozione.

a come tema: “Il numinoso in Sant’Agata” al fine di dare al ritorno la festa popolare un qualificato senso di sacralità, che si traduce nella convergente cooperazione per il bene comune nel segno della legalità.

 Giovedì 26 gennaio alle ore 16,00, presso la Chiesa di S Agata La

Vetere, interverranno Don Paolo Buttiglieri,   Docente di Comunicazione Sociale Università Pontificia Salesiana Giornalista- Consulente  Ecclesiastico UCSI Sicilia; Antonello Piraneo – Direttore de “La Sicilia”; Rosalba Panvini – Docente Università di Catania  – già Soprintendente ai BB.CC.; Rossella Jannello – Giornalista. Vice Presidente Regionale UCSI; Mariella Gennarino – Presidente Comitato dei festeggiamenti agatini; Francesco Marano – autore di “Tutti devoti tutti”

Al seminario, che assegna anche dei crediti formativi per i giornalisti, introdotto e coordinato dal presidente Ucsi di Catania, Giuseppe Adernò, interverrà l’Arcivescovo di Catania, Mons Luigi Renna, il quale annuncerà ai giornalisti  il FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE che  quest’anno  vedrà  la diocesi di Catania  della   57.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali   (21 maggio) sul tema  indicato nel messaggio del Papa  “Parlare col cuore

Il Segretario nazionale UCSI, Salvo Di Salvo, e tesoriere dell’OdG Sicilia porterà il saluto del presidente nazionale  Vincenzo Varagona e del presidente regionale Ucsi Domenico Interdonato.

Nel corso del Seminario sarà ricordato il giornalista Salvatore Fichera, improvvisamente venuto a mancare all’affetto dei familiari e degli amici e colleghi giornalisti che lo ricordano per la sua originale creatività di comunicazione per radio, titolare della prima testata giornalistica on line e dinamico sostenitore della “specialità” della festa di S Agata anche in altre regioni e nazioni.

 

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Eventi

L’accorata lettera del figlio di Piero Angela

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“Non è facile per me questo discorso. Sono abiutato ad andare a braccio. Un discorso difficile. Le persone che amiano non dovrebbero mai lasciarci.

Vorrei partire dall’ultimo comunicato di papà. Quelle sono state le sue ultime parole. Un discorso non ufficiale, è come qualcuno che parla agli amici. Siamo rimasti colpiti dal ritorno social della notizia, da quante persone lo amassero.

Il sentimento è qualcosa che rimane. E i valori sono eterni. Ci ha insegnato attraverso trasmissioni, libri. L’ultimo insegnamento me l’ha fatto non con le parole, ma con l’esempio. Questi ultimi giorni mi ha insegnato a non aver paura della morte.

Quando ha saputo che era venuto il suo tempo, ha concluso le trasmissioni, ha inciso l’ultimo disco jazz. Una forza increbile. Non ho mai visto qualcosa del genere. Aveva un approccio razionale e scientifico alla vita, per questo gli è stato possibile.

Mi è sembrato a volte di avere Leonardo da Vinci in casa. Aveva una capacità di sintesi e analisi che metteva tutti d’accordo. Amava questo aforisma: siccome una giornata lieta dà lieto dormire, una vita ben usata dà lieto morire.

. Che cercano di assaporare la vita. Era una persona con grande umorismo, capace di mettersi a suonare il pianoforte. Era bravo anche nel disegno. Cercherò anche io di fare la mia parte”.

Alberto Angela
Roma, 16 agosto 2022

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In Tendenza