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Cultura

S. Agostino, esperienza religiosa e educazione

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A San Nicolò al Borgo presentazione del libro di Maria Teresa Moscato “Un abisso invoca l’abisso”

A conclusione di un ciclo di conferenze sulla vita e la spiritualità di Sant’Agostino, promosso da don Alfio Cristaudo, rettore della Chiesa di San Nicolò al Borgo, in collaborazione con l’associazione “Pro Sanctitate”, su espressa richiesta dell’Arcivescovo Mons Luigi Renna, è stato presentato il volume “Un abisso invoca l’abisso” Esperienza religiosa ed educazione in Agostino –  Franco Angeli editore.

L’autrice, Maria Teresa Moscato, già Ordinario di discipline pedagogiche presso l’Università di Bologna  presenta nel volume l’esperienza religiosa e la valenza educativa e didattica del grande Vescovo Sant’Agostino, dottore della Chiesa

L’intreccio tra la religiosità, l’educazione e l’insegnamento offre un ordito armonico e ricco di spunti di attualità per la società di oggi.

«Agostino non è soltanto un pilastro della cultura, della teologia e della spiritualità, ma anche l’uomo vivo che parla, da cuore a cuore, agli uomini del nostro tempo.»

L’abisso del cuore umano che Egli ha scandagliato si incontra con l’abisso divino, “immagine generativa di nuove comprensioni” e dalle pagine dei suoi scritti emergono molteplici tematiche convergenti sull’introspezione che guida l’uomo alla ricerca dell’Assoluto.

Sono intervenuti nella presentazione Mons. Salvatore Consoli, già Preside dell’Istituto teologico San Paolo ed il preside Giuseppe Adernò, presidente emerito dell’UCIIM.

Mons. Consoli ha tratteggiato con puntuali sottolineature gli aspetti teologici dell’esperienza religiosa di Agostino di cui si occupa la prima parte del volume, che presenta una biografia essenziale, articolata con profondità e serietà, proponendo una lettura oggettiva dell’età giovanile e delle avventure amorose che lo rendono padre di un figlio chiamato Adeodato.

Con uno stile chiaro e lineare l’Autrice descrive gli anni della formazione, i sentimenti e le passioni  e “la svolta”, il percorso che condurrà Agostino alla conversione e alla profonda introspezione e personale esperienza di Dio come si manifesta nei suoi scritti.

Nella seconda parte l’Autrice rilegge alcuni testi di interesse pedagogico, quale, appunto, il De Magistro, dialogo tra Agostino e il figlio Adeodato che fa parte delle opere scritte nel periodo tra la conversione e il battesimo (386-387).

Sono saggi letterari, la cui semplicità rappresenta il culmine dell’arte e dell’eleganza e tale rilettura, ha detto il preside Adernò, consente all’Autrice di mettere in luce principi, valori, norme e regole, che guidano il docente ad essere  vero educatore,  capace di “educere” e guidare il progetto di vita di ogni alunno, di entrare in relazione  educativa, trasmettere saperi e conoscenze e promuovere abilità e competenze da spendere nella vita professionale a conclusione del percorso scolastico.

Il De Magistro affronta il problema filosofico della conoscenza che si intreccia con gli aspetti pedagogici e didattici.

Nella fenomenologia dell’educazione e dell’insegnamento-apprendimento appare evidente l’interazione tra l’insegnante e lo studente, entrambi attori di un processo di apprendimento che conduce alla modifica del modo di pensare, di sentire e di agire.

L’alunno “non apprende i pensieri del maestro”, ma “attraverso i pensieri del maestro” L’apprendimento, infatti, avviene “per hominem” per mezzo e a causa di un altro uomo

Nella definizione del progetto educativo della scuola troviamo al centro l’alunno che cresce nella comunità scolastica, diventa uomo, apre i suoi occhi al vero e scopre la dimensione dei valori e dell’Assoluto”.

Teresa Moscato

Negli scritti di Agostino, si evidenziano suggerimenti, consigli e regole pedagogiche che appaiono evidenti e di attualità.  Nel De catechizandis rudibus, anche se ha come destinatari diretti coloro che si preparano a ricevere i sacramenti, Agostino descrive le azioni, gli atteggiamenti,  e i comportamento del docente educatore che si prende cura dei suoi discepoli.

Nella dinamica dell’insegnamento oltre a “trovare le parole adatte” S. Agostino evidenzia l’importanza del saper “adattare le parole alla mente dell’altro”. Nell’esercizio dell’azione didattica personalizzata e individualizzata si segnala la necessità che la lezione, atto intenzionale, sia preparata e ancor più sia “pensata per lui, per lei”, risponda ad un bisogno e diventi fruttuosa di nuove conoscenze capaci di stimolare capacità e abilità che diventeranno competenze acquisite in vista della vita professionale del domani.

E’ compito del docente educatore “prendersi cura dei suoi alunni” e si impegna a “non perdere nessuno di quelli che gli sono stati affidati

A distanza di 1600 anni si ritrovano negli scritti di Agostino i consigli sui comportamenti da adottare per venire incontro ai ragazzi demotivati e a rischio di dispersione e abbandono scolastico ed è stata commentato dai due relatori l’espressione occorre “sopportare con benevolenza” e “si devono dire molte più cose a Dio per lui, che a lui di Dio”.

Pregare per i propri alunni, per i docenti, che sono stati maestri di vita è un dovere anche di gratitudine Queste parole San Giovanni Bosco li ha tradotte nella regola pedagogica dell’amorevolezza.

Maria Teresa Moscato ha ricercato e trovato in Agostino gli elementi di una teoria pedagogica dell’insegnamento: azioni comunicative implicanti il ripensamento e la formulazione di contenuti conoscitivi, scegliendo le parole che insegnano e tralasciando quelle che non lasciano alcun segno.

Sagge parole, ha detto Mons. Consoli, che dovrebbero essere ben comprese dai sacerdoti per le omelie domenicali.

Sullo sfondo di questo cammino c’è sempre l’icona dell’abisso del cuore, luogo misterioso e inaccessibile, ma vitale e continuamente generativo.

Nell’impegno comune di costruire la società della conoscenza, non bastano gli apprendimenti e i saperi legati alla scienza, è necessario puntare sulla conoscenza umana, ascoltare e “parlare col cuore”, tema della 57° Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

Nel dibattito sono intervenuti don Francesco Aleo e l’on. Giovanni Barhagallo, e l’Autrice nel ringraziare i relatori e gli intervenuti ha descritto l’iter seguito nella redazione del testo, che offre spunti per ulteriori approfondimenti e ricerche.

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Cultura

I ponti della memoria

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Entrare nella Fondazione ”Marco Besso ” a Roma che ospita la mostra ” I ponti della memoria : l’ Arte che travalica i confini ” è un privilegio sia perché offre l’ occasione per visitare la prestigiosa Fondazione Fondazione ”Marco Besso ” sia perché si beneficia della visione degli arazzi , delle sculture , delle opere e delle tessiture di carta , tutte opere di Marussia e Tania Kalimerova.

La mostra

La mostra in esposizione nei saloni della Fondazione consente ai visitatori di vivere una straordinaria esperienza,densa di emozioni che si fondono e si insinuano ,a poco a poco, nell’ animo di sensazioni e sentimenti profondi . Osservare e ammirare le creazioni delle due artiste sorelle è un trasferirsi con la mente in uno spazio dove la magia della bellezza, il calore umano ,la fantasia, la sincerità e l’ entusiasmo per la propria arte , elaborati con tecniche varie e originali , affascinano e commuovono con sensazioni di gioiosa serenità.

Le opere

Nelle opere delle due sorelle emerge sempre un senso costruttivo originato dalla loro stessa formazione nella patria bulgara. In ambedue è presente una forte creatività ,che ,in Marussia prematuramente scomparsa, esprime un’ anima ardente intessuta da punte drammatiche. In Tania invece si coglie una serena visione della realtà , pur sempre disincantata, ma capace di trascinare in una dimensione fiabesca. Il pensiero delle due artiste è analogo indubbiamente frutto della matrice bulgara, ma si dipana in modi
diversi e personali. In Marussia traspare una sofferta costruzione delle forme che gravano incombenti e provocano forte impatto nel cuore del visitatore.

Tania, la musicista

In Tania, musicista e cantante lirica, affiora la dolcezza della melodia. Le sue composizioni appaiono delicate , intrecciate ,ma pur sempre aree e leggere e capaci di trascinare in una realtà ,densa di armoniosa serenità ,che tocca in profondità e al tempo stesso rasserena l’ animo del visitatore.

La mostra delle due artiste evidenzia un percorso artistico segnato ancora una volta da un ulteriore successo delle creazioni e ammirato da gran parte del mondo culturale e della società del nostro tempo. Un sentito ringraziamento va quindi alle due artiste.

Laura Bisso

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Cultura

Educare all’affettività, una sfida per la scuola

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Educare l’affettività è quell’arte specialissima che dà senso a ciò che accade nel cuore dei ragazzi e impegna ad aiutarli nell’orientare il cuore verso il bene e la felicità e a indicargli la giusta direzione.
La data, annunciata da tempo dall’Ufficio diocesano di Pastorale scolastica, ha consentito la partecipazione di numerosi docenti, i quali hanno avuto modo di riflettere e approfondire il tema dell’educazione all’affettività, che va ben oltre quello dell’educazione sessuale,  spesso proposto come attività integrativa al curricolo scolastico

Educarsi per educare”, è il costrutto verbale che pone al centro lo studente come fine, ma sollecita una diligente preparazione all’arte educativa ed impegna a “saper guardare tutti e saper osservare ciascuno”, per favorire il processo di formazione integrale dello studente, come persona e come cittadino.

L’educazione all’affettività necessita un animo pronto ed una esplicita intenzionalità di ricercare il miglior bene per i propri studenti attraverso la proposta culturale di una scuola di qualità e di una palestra formativa nella sfera cognitiva ed affettiva.

Dopo il saluto introduttivo del prof. Marco Pappalardo, direttore dell’ufficio di Pastorale scolastica, l’Arcivescovo di Catania, Mons Luigi Renna, ha tracciato le linee guida del percorso formativo, orientato a colmare i deficit di paternità e di maternità, intrecciando i temi relativi alla  persona, ai sentimenti, alla relazione e quindi promuovere l’arte del “generare”,  “prendersi cura”, “accompagnare,”  “guidare”, “lasciare andare”, rendendo ciascuno protagonista attivo e responsabile nel processo di crescita.

L’intervento dello psicologo, sessuologo ed educatore, Saverio Sgroi, ricco delle espressioni dirette dei ragazzi,  raccolte dai questionari  proposti agli studenti durante gli incontri formativi nelle vare scuole, ha delineato il percorso che un bravo educatore ha il compito di svolgere per essere guida, modello esemplare e maestro di vita.

Ascoltando le espressioni dei ragazzi “sto con te perché mi fai star bene” si coglie un aspetto ancora incompleto dell’amore inteso come dono, capacità di donare e di  donarsi all’altro e quindi “amare per tutta la vita”.

Il percorso formativo accompagna il passaggio dalle emozioni che sono brevi, immediate, legate al presente, verso il sentimento che va coltivato e richiede riflessione e diligenza, per poi conseguire il traguardo finale che  si esprime nella passione di amore,  termine che richiama anche il sacrificio e la rinuncia.

La regola pedagogica di Michel Quoist: insegnare ai ragazzi a “pensare col cuore e amare col cervello”, attiva un chiasmo intrecciando i verbi e le azioni, assicurando una garanzia di successo e di crescita armonica. Educare gli adolescenti all’amore vuol dire, infatti, aiutarli ad avere un rapporto equilibrato col proprio corpo e con la propria sessualità, che li condurrà ad un’idea di un amore umano, capace di contenere in sé, in maniera completamente integrata, la sessualità e la diversità di genere.: L’identità, l’intimità, il pudore, la fragilità delle relazioni  e poi ancora il tempo,

l’autostima, l’amore, la difesa dell’amicizia, la gelosia, la fiducia  e la ricerca di  interessi comuni, costituiscono i campi di azione e di interventi educativi da espletare nell’esercizio della professione di docente, educatore, adulto.

Per educare l’affettività e la sessualità ci vogliono  docenti e genitori che sappiano dedicare a questo lavoro le loro migliori energie, trasmettendo ai ragazzi l’idea che il sesso non è un giocattolo. Buona parte della felicità di una persona dipende da come viene vissuta la sessualità nel rapporto con sé stessi e con gli altri.

Il secondo intervento è stato svolto dal prof. Fredy Petralia, docente di informatica presso l’Istituto San Francesco di Sales di Catania, il quale con passione ha trasmesso ai docenti la ricca esperienza di guida nel saper  insegnare come utilizzare il telefonino, e i social media, presentando gli abusi , i rischi e le conseguenze di un uso scorretto e improprio di tali strumenti nella costruzione di relazioni e di comunicazione tra i compagni e gli amici. La diffusa pornografia sui social trasmette l’idea di una sessualità povera, aggressiva, spesso violenta, e provoca traumi che segnano fortemente la propria esistenza. I ripetuti episodi di stupro che riempiono le pagine di cronaca,  hanno come genesi la mancanza di educazione in famiglia e la carente azione formativa della scuola.

Rispondendo agli interventi i relatori hanno ulteriormente sviluppato le molteplici emergenze educative che rendono la società fluida, priva di regole e di controlli nella costruzione delle tre fasi della vita che declinano nell’infanzia “io sono amato”; nell’adolescenza “ imparare a conoscere e ad amare se stessi” e nella giovinezza e nella  maturità  insegna a “saper amare gli altri”.

Giuseppe Adernò

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Cultura

Il tricolore della Foncanesa

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io e la cura delle malattie neoplastiche del sangue FON. CA. N E. SA.

La delegazione ANCRI è stata accolta dalla presidente Agata Rosalba  Zappalà Massimino , la quale ha presentato le origini e le finalità di  “Casa Santella”, centro di accoglienza presso il policlinico di Catania,

Il prof. Francesco Di Raimondo, direttore della Divisione clinicizzata di ematologia del Policlinico ha evidenziato i positivi benefici dei pazienti che sono sereni nel sapere i loro familiari ben accolti a “Casa Santella” e la testimonianza di alcuni ospiti ha confermato lo stile di cooperazione e di familiarità che si instaura tra i pazienti.

 

l presidente della sezione catanese, Gr. Uff. Giuseppe Adernò, insieme ai Cavalieri Antonio Benfatti e Antonina Panebianco delegati nazionale e sezionale alla “Solidarietà sociale “, hanno donato alla Fondazione la bandiera d’Italia come segno di riconoscimento per il generoso e lodevole servizio  socio assistenziale offerto dal 1999 ai familiari dei pazienti ricoverati nel reparti delle malattie del sangue, anche in memoria della giovane Santella Massimino, prematuramente scomparsa.

Sono intervenuti alla manifestazione i Cavalieri: Mariella Gennarino, Annamaria Polimeni, Salvatore Vicari, Antonio Alecci, Fabio Raciti e Giuseppe Gennarino.

Molto apprezzato il messaggio augurale inviato dal Presidente Nazionale ANCRI, Cav. Antonello De Oto dell’Università di Bologna.

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