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InSalute (Dott.E.Alagna)

Coronavirus: diminuiti gli accessi nei Pronto Soccorso

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Una considerazione fatta con alcuni colleghi esperti di Sanità Pubblica, dopo diversi giorni di monitoraggio del flusso EMUR, ovvero il sistema informativo per il monitoraggio dell’assistenza in Emergenza-Urgenza (EMUR), che mira a supportare il coordinamento integrato dei servizi svolti sul territorio dal Sistema 118 e nell’ambito ospedaliero dal Pronto Soccorso, e a favorire una sempre maggiore tempestività ed efficacia dell’intervento, oltre a garantire la continuità assistenziale delle cure a beneficio dell’assistito.

Da giorni guardo, a determinate ore del giorno, gli accessi ai PS delle tre maggiori aziende ospedaliere dell’Area Metropolitana di Palermo: quello che ne deduco è che la “psicosi” da coronavirus ha determinato (non posso affermarlo con esattezza) una diminuzione degli accessi ai PS delle aziende Villa Sofia – Cervello, ARNAS Civico, AOUP P.Giaccone.

 

PS ospedale AOUP P.Giaccone – Palermo

Spesso i cittadini si rendono protagonisti di manifestazioni di oltraggio ai camici bianchi, di atti di violenza ai danni degli operatori sanitari (medici e infermieri, operatori), per non parlare poi delle fake news che girano sulla professionalità e sull’onorabilità degli stessi colleghi che, da giorni, non badano a turni, ad affetti e lavorano ininterrottamente, di concerto con i volontari, per assicurare alla collettività un adeguato supporto medico-sanitario.

Spesso i pazienti rimproverano la classe medica perché non si sentono considerati o ascoltati; ma Chi si è mai realmente messo nei panni di un operatore sanitario che, spesso, agisce nel solo interesse del cittadino, dovendo però fare i conti con le criticità imposte dal SSN e con la mancanza di ricambio del personale? Chi si è mai posto il problema di come la categoria dei camici bianchi viva le giornate di lavoro, anche nei PS, diventati luoghi di tensione, di turbamento, di esplosione emotiva?

Talvolta il paziente è costretto a recarsi altrove o ad attendere giorni interi nelle corsie dei pronto soccorsi.
Mi sono sempre chiesto quale fosse l’anello deficitario di questa strana catena di montaggio.

Oggi, in seguito al monitoraggio degli accessi nei giorni in cui vi sono stati due casi positivi al coronavirus nel capoluogo siciliano, mi sento di affermare che, FORSE, la popolazione ha risposto bene alle linee guida istituite dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dal Ministero della Salute, in cui era vivamente sconsigliato di recarsi nei PS, a meno che non vi fosse REALMENTE un’URGENZA.

Perché, mi chiedo, questo non è fattibile in situazioni di normalità? Perché di solito il paziente preferisce recarsi nei PS determinando un sovraffollamento piuttosto che recarsi in guardia medica o dal Medico di Famiglia, o presso le ASP di riferimento o, più semplicemente, attendere e monitorare la situazione?

In questa situazione, di allerta, capiamo che se andassimo nei PS solamente quando strettamente necessario, potremmo apprezzare le tante professionalità che vi lavorano e vantare ancora, nonostante tutte le criticità, uno tra i Sistemi Sanitari Nazionali più performanti al mondo.

Rivolgo, dunque, la mia più sincera gratitudine ai medici che da sempre assicurano la continuità assistenziale, ai tanti medici di famiglia, ai medici delle ASP, al personale infermieristico, ai paramedici, ai soccorritori che, normalmente e in queste ore di panico, sono protagonisti di consigli preziosi dati alla cittadinanza e ruote essenziali di un ingranaggio sanitario all’avanguardia.

Ringrazio i colleghi ospedalieri che, in queste giornate, non curanti delle eccessive ore lavorative, hanno affrontato e affrontano l’emergenza con estrema pacatezza e abnegazione.

Mi auguro che da questa esperienza impariamo a fare squadra tutti insieme: Medici, Infermieri e Cittadini.
Spero che i cittadini imparino a individuare il vero nemico nella malattia Non nei camici bianchi.

Concludo questa mia riflessione ricordandovi ancora che nel caso aveste avuto contatti con persone provenienti dalla Cina o dalle Red Zone e manifestaste anche voi sintomi quali tosse, febbre, disturbi respiratori, bisogna contattare i seguenti numeri: 112 – 1500 – 800458787 (in Sicilia) e, soprattutto, seguire le norme preventive contenute nel decalogo dell’ISS e del Ministero della Salute.

 

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Eventi

Uno spazio amico per le simultaneous care

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Uno spazio amico per le simultaneous care, domani congneo Samot a Catania

Si terrà domani mattina 21 Maggio 2022, a partire  dalle ore 08:30 presso la Sala Convegni CAST dell’Azienda OspedalieroUniversitaria Policlinico G. Rodolico San Marco di Catania in Via S. Sofia n.78 (Edificio 8), la presentazione del progetto dell’Associazione S.A.M.O.T. Catania ONLUS dal titolo Uno Spazio Amico per le Simultaneous Carefinanziato dall’Avviso Pubblico n.1/2021 del Ministero del Lavoro e delle Poli0che Sociali in relazione alle attività di assistenza psicologica, psicosociologica o sanitaria in tutte le forme a favore dei bambini affetti da malattia oncologica e delle loro famiglie.

I saluti

Dopo i saluti istituzionali, aprirà i lavori del Convegno moderato dal Giornalista Nuccio Sciacca il Dott. Giulio Mellini con l’intervento dal titolo “Il modello delle cure palliative domiciliari della S.A.M.O.T. Catania Onlus”, al quale seguirà la presentazione generale dell’iniziativa progettuale da parte del Dott. William Di Noto.

Seguiranno gli interventi del Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Catania la Prof.ssa Giovanna Russo (Il bambino con malattia ematooncologica: una complessa realtà assistenziale) e del Dirigente Medico Pediatra Dott.ssa Milena La Spina (La continuità assistenziale e il miglioramento della qualità̀ di vita nel bambino con malattia ematooncologica).

Il progetto 

Il progetto formativo e l’impianto di ricerca saranno illustrati dal Dirigente dell’Unità Operativa  Complessa “Servizio di Psicologia” dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna, Dott. Angelo Bonaventura; durante il Convegno, saranno letti alcuni brani dalla Direttrice  Elisa Di Dio dell’Associazione Culturale l’Arpa di Enna.

I lavori

I lavori del Convegno si concluderanno con la Tavola rotonda con il confronto fra i partner del progetto allo scopo di approfondire le modalità di miglioramento delle condizioni di tutela della salute dei bambini affetti da malattia oncologica residen0 nel territorio regionale siciliano ed il benessere dei loro nuclei familiari e con l’obiettivo di rafforzare le competenze is0tuzionali delle strutture che operano in ambito oncologicopediatrico, sviluppando specifiche e coerenti attività di cura, trattamento e riabilitazione secondo l’approccio metodologico innovativo delle Simultaneous Care

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In Evidenza

7000 litri di benzina necessari per affrontare la transoceanica Atlantica

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“Ben 7 ore ci sono volute per caricare i 7000 litri di benzina necessari per affrontare la transoceanica Atlantica che mi separa dalla Guyana Francese”.
Queste le parole pubblicate in un post su Facebook dal comandante dell’Aretusa Explorer, Sergio Davì.
Un duro lavoro reso possibile grazie al prezioso aiuto di VivoenerGy Shell che ha effettuato l’operazione tramite autobotte.
“Tutto è ormai pronto sull’Aretusa Explorer; carichi di emozione, speriamo di poter mollare gli ormeggi domani mattina” – è quanto scritto ieri pomeriggio sul suo profilo facebook.
Continuiamo a seguire real time la sua avventura attraverso il Live Tracker http://www.sgstracking.com/live/index.html?id=263
oppure tramite l’app ufficiale Sergio Davì Adventures (disponibile sia per Android che per Apple):
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Politica rispetto a gestione Covid-19 ha tempi anacronistici

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E’ arrivato il momento di fare un’analisi, e di tirare un pò le somme sull’emergenza sanitaria in atto,  non tralasciando gli errori commessi all’inizio della pandemia, provando a tracciare le linee guida per gli scenari futuri. 

“Numeri alla mano, il numero dei ricoverati in terapia intensiva in Italia sembrerebbe essersi stabilizzato rispetto a due settimane fa”. Lo ha affermato l’infettivologo genovese Matteo Bassetti; un dato che deve far ben sperare. Sugli ospedali italiani, ed in particolare sulle terapie intensive c’è meno pressione e anche se continuano in qualche modo a crescere i contagi, noi dobbiamo pensare alla variante Omicron in maniera diversa. Perché tanti casi non portano oggi a tanti ricoveri come accadeva con la variante Delta e le precedenti, che hanno asfaltato la popolazione italiana e sfibrato i camici bianchi.

Come detto in precedenza stiamo entrando in una nuova fase: altri Paesi, come l’Inghilterra, gli Stati Uniti e il nord Europa, hanno già vissuto la fase che ci prepariamo ad affrontare. È arrivato il momento di convivere con questo virus, di provare a cambiare le regole di convivenza che non possono essere quelle che avevamo un anno fa. E’ arrivato il momento di cambiare passo, oggi la situazione è molto diversa non solo perché abbiamo una variante nuova, ma soprattutto perché abbiamo una popolazione protetta al 90% da questo virus. L’Italia rientra tra le popolazioni più vaccinate al mondo; dobbiamo affrontare l’epidemia in modo diverso.

Oggi abbiamo una popolazione ampiamente vaccinata, e quindi protetta dalle forme gravi. Dobbiamo considerare diverse anche le “morti di covid”; ovvero se uno entra in ospedale perché, per esempio, si è rotto una gamba, perché ha un problema al cuore, perché deve fare una dialisi, e lo si trovasse positivo e per l’evoluzione della sua malattia muore, in realtà il decesso non può e non deve essere associato al Covid. Oggi ci troviamo in una fase diversa in cui dobbiamo mutare le modalità con cui classifichiamo le persone con il Covid.

Sottolineamo ancora di più l’importanza della vaccinazione, in quasi tutte le regioni dello stivale, i dati dei ricoveri nelle terapie intensive ci dicono che il 95% riguardano soggetti non vaccinati: i veri malati con la polmonite da Covid, sono soggetti non vaccinati. E soprattutto sono nella fascia che va  dai 50 ai 60 anni d’età. Sono soggetti che arrivano in ospedale con una forma molto grave e purtroppo possono finire in terapia intensiva. La vaccinazione che piaccia o no dà una protezione nei confronti della malattia grave e ci mette con le tre dosi praticamente al sicuro.

In molti mi chiedono quanto tempo ancora ci resta di questo periodo emergenziale e quanto manca, soprattutto, alla fine dell’incubo.

Nessuno ha la sfera di cristallo, ed è difficile anche fare una proiezione nel tempo di come il virus possa evolvere; di certo non va dimenticato che si tratta di un virus ad RNA e per questo è mutevole più degli altri. Dobbiamo però fare in modo che si arrivi quanto prima alla fase endemica cambiando procedure e regole del gioco; Francia, Spagna e Inghilterra hanno già messo in atto quel cambio di passo che li farà giungere, probabilmente, alla fase endemica. Penso che le regole erano forse adeguate un anno fa, oggi sono anacronistiche. Basti pensare alle quarantene, che non hanno saputo adeguarsi ai tempi e alla nuova variante, ai disastri della scuola, del mondo del lavoro. La politica, la politica sanitaria in particolare, è lontana anni luce dalla vita reale. Qui le decisioni andrebbero prese da un giorno all’altro se le cose cambiano. E invece noi oggi vediamo un immobilismo, una ingessatura di regole, di norme, che oltretutto non servono a nulla.

Tenere a casa i ragazzi perché hanno avuto forse un contatto con un positivo asintomatico è una cosa demenziale, afferma infatti Matteo Bassetti. Su questo bisognava essere più dinamici e dire smettiamola di fare tamponi agli asintomatici e, soprattutto a scuola, concentriamoci su chi ha sintomi e teniamoli a casa come si faceva una volta”.

Secondo Bassetti, dopo il 31 marzo il Governo dovrà dire stop a ulteriori proroghe dello stato di emergenza: “Sarebbe difficile spiegare ai cittadini come si possa continuare lo stato di emergenza”.
Molte regole vanno ripensate tenendo conto di quello che sta succedendo oggi con la nuova variante Omicron: l’obbligo vaccinale è uno strumento molto intelligente. Il Governo ha sbagliato i tempi, non i modi. La comunità scientifica chiedeva l’obbligo vaccinale per gli over 40 già da settembre-ottobre. Se lo avesse messo a settembre ottobre probabilmente avremmo avuto un’ondata minore rispetto a quella che abbiamo avuto.

Nella gestione di un problema virale, non possiamo avere i tempi della politica. La politica ha dei tempi che oggi sono anacronistici rispetto alla gestione del Covid. Urge un cambio di passo.

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