In attesa delle 685 dosi di vaccino destinate in questa prima fase alla Sicilia, che arriveranno entro oggi all’aeroporto Boccadifalco di Palermo con un aereo della Protezione civile, è stato messo a punto il programma che scatterà alle 11.30 di domenica, al padiglione 24 dell’ospedale Civico, dove sarà iniettata la prima dose del farmaco Biontech-Pfizer.
Il Civico, Villa Sofia-Cervello, il Policlinico Paolo Giaccone di Palermo e le Ssp territoriali sono stati scelti come punti per le vaccinazioni che proseguiranno fino al 30 e interesseranno personale sanitario dei medesimi ospedali, delle Asp siciliane, dei nosocomi Garibaldi e Cannizzaro di Catania, del Bonino Pulejo e del Papardo di Messina, del Buccheri La Ferla e dell’Ismett di Palermo, del Giglio di Cefalù.
L’ospedale Civico di Palermo è stato scelto per il V-day: domenica 27 dicembre, giorno della prima somministrazione del vaccino anti-Covid in Europa, cinque medici dei reparti Covid saranno i primi a vaccinarsi in tutta la Sicilia. Il Civico ha infatti a disposizione tre frigoriferi a meno 80 gradi per la conservazione del farmaco Pfizer. Il primo siciliano ad essere vaccinato sarà il responsabile del pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, il Dott. Massimo Geraci, in prima linea sul fronte dell’emergenza durante la seconda ondata pandemica.
L’azienda produttrice ha inviato un manuale di istruzioni che prevede sette passaggi da eseguirsi in poco tempo prima della somministrazione. Il più delicato è la diluizione del flacone, dal quale si ricavano cinque dosi e che, secondo i tecnici, dovrebbe essere appannaggio di un farmacista, un chimico o un biologo. Sarà proprio la farmacia dell’ospedale Civico a occuparsi della complessa procedura.
Una giornata alla quale parteciperà anche l’assessore alla Salute Ruggero Razza, in vista dell’avvio della campagna vaccinale di massa che inizierà dopo Capodanno con l’arrivo delle prime 129mila dosi della Pfizer. Fino a ieri sono state 18mila in tre giorni le pre-adesioni giunte sul sito regionale siciliacoronavirus, a fronte di una platea di 141mila persone individuate — come prevede il cronoprogramma ministeriale — fra operatori sanitari degli ospedali pubblici, dipendenti della sanità privata, medici di famiglia e loro collaboratori, medici e infermieri arruolati apposta per la pandemia, specializzandi e studenti del corso di Medicina generale, anziani e operatori delle residenze sanitarie assistite.
A loro è destinata la prima tranche di vaccinazioni che vedrà impegnati 345 “vaccinatori” e 36 strutture ospedaliere censite dalla Regione come centri di somministrazione. Secondo le previsioni del piano vaccinale del commissario nazionale per l’emergenza Domenico Arcuri, le prime 129mila dosi andranno somministrate entro 15 giorni. Dopo 21 giorni dalla prima, sarà la volta della seconda dose. La campagna sarà allargata alle altre categorie via via che arriveranno gli altri vaccini.
È stata presentata venerdì 20 giugno 2025 a Palermo la decima edizione di Lampedus’Amore – Premio Internazionale di giornalismo Cristiana Matano: all’evento hanno partecipato Filippo Mulè, presidente dell’Associazione Occhiblu Ets e direttore artistico, la presidente di Assostampa Sicilia Tiziana Tavella, il vicedirettore della TGR nazionale Rai, Roberto Gueli, Ludovico Giambrone dell’assessorato regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, e il direttore del Centro sperimentale di Cinematografia di Palermo, Ivan Scinardo. A moderare la discussione è stata Marina Turco, responsabile delle news di Tgs. La manifestazione, che si svolgerà dal 7 al 12 luglio, è giunta alla sua decima edizione, e vedrà per la prima volta la partecipazione attiva anche della vicina isola di Linosa. Nata a Napoli e prematuramente scomparsa l’8 luglio del 2015, Cristiana Matano è stata una giornalista appassionata e sensibile, legata profondamente a Lampedusa. Il festival a lei dedicato, nato quasi per sfida, è diventato oggi un simbolo di bellezza, integrazione, verità e libertà.
Il Premio è patrocinato dal Parlamento Europeo, dal Ministero del Turismo, dalla Regione siciliana, dal Comune di Lampedusa e Linosa, dall’Università Kore di Enna, dalla Fondazione Agrigento Capitale della Cultura 2025, dall’Ordine dei Giornalisti, dalla Fnsi, da Assostampa Sicilia e Palermo e dal Corecom Sicilia. Sei giorni di eventi tra arte, musica e impegno civile con un cartellone che intreccia emozione, riflessioni e bellezza. L’edizione 2025 si propone come un’occasione per riunirsi attorno alla parola viva, alla musica che racconta, al teatro che interroga, spaziando dalla musica d’autore al teatro civile, dalla narrazione alla poesia. Tanti appuntamenti animeranno il palcoscenico con protagonisti d’eccellenza e contenuti che parlano al presente con profondità e passione.
«Lampedus’Amore – ha spiegato Filippo Mulè – continua a essere il simbolo di una cultura che resiste, che accoglie, che non dimentica. Anche quest’anno non celebriamo solo un festival, ma un impegno collettivo verso la verità, la bellezza e il valore della testimonianza. In un mondo che rischia di smarrire il senso profondo dell’umanità, Lampedus’Amore ci ricorda la responsabilità individuale e collettiva di custodire la memoria e dare voce a chi resta ai margini».
“The end” del regista candidato all’Oscar, Joshua Oppenheimer presentato nelle profondità della miniera di sale di Petralia
Più di 80 giornalisti provenienti da tutta Europa, invitati dalla società di Distribuzione I Wonder, hanno vissuto una delle esperienze più straordinarie e immersive che difficilmente potranno dimenticare nella loro vita. La miniera di sale di salgemma di Raffo, frazione di Petralia Soprana, in provincia di Palermo, gestita dalla società Italkali, per oltre un mese, aveva ospitato, nel 2023, un centinaio di maetsranze, provenienti da tutto il mondo, per girare il film del regista, candidato all’Oscar, Joshua Oppenheimer, “The end”. E’ qui che è tornato assieme ai produttori e parte del cast per presentarlo in anteprima alla stampa internazionale. Arriverà in sala, distribuito da I Wonder Pictures, il prossimo 3 luglio.
La location
Lo scenario mozzafiato, un sito geologico di circa cinque milioni di anni fa, con oltre 80 km di gallerie, distribuite su otto livelli, scavate fino a profondità oceaniche. In una di esse gli organizzatori hanno installato un maxi schermo e proiettato il film, con una acustica perfetta. Tanti gli ospiti della Sicilia Film Commission della Regione siciliana, diretta da Nicola Tarantino e tutti autorevoli; per quasi due ore mezza sono stati rapiti dall’incanto del film e dell’ambiente circostante, totalmente isolato dal mondo esterno per via della sua profondità. Dopo un primo briefing con il direttore della miniera, caschetto di protezione in testa, la discesa nelle viscere della terra, visitando prima il Museo “SottoSale”, realizzato con opere straordinarie e, dopo la proiezione, con i pullmini a percorrere alcuni chilometri, poer raggiungere le location , che l’Italkali ha voluto mantenere. Pochi elementi di scena che, come per magia, hanno preso vita nel racconto emozionato di Oppenheimer, che a tutti è sembrata più una meditazione.
Il film
Lo aveva già fatto nell’opera che lo ha consacrato a livello internazionale, “The act of killing” (L’atto di uccidere, 2012), e si è ripetuto anche in questo straordinario lavoro, non abbandonando mai il suo sguardo sul senso di colpa e sulla rimozione, che affida a un cast stellare. The end è una sorta di musical atipico, con un linguaggio a metà tra il filosofico e il surreale affidando agli attori momenti di alienazione claustrofobica legati alla necessità di vivere in un bunker per la scomparsa fuori dell’intera popolazione. Durante il suo racconto ai giornalisti Joshua, con accanto la produttrice e l’attore George MacKay, ha chiesto agli ospiti di chiudere gli occhi e, nel buio, “ascoltare il silenzio” per riflettere sulla crisi irreversibile dell’essere umano e sulla sua incapacità di affrontare con responsabilità i suoi errori. Spetta all’uomo scegliere che direzione prendere nel futuro se continuare a distruggere la specie e l’ambiente e quindi vivere, come ha detto il regista, “nell’illusione confortante delle menzogne”.
La sceneggiatura
E’ firmata dallo stesso regista con Rasmus Heisterberg (“Uomini che odiano le donne”), prende vita nelle splendide musiche di Marius de Vries (“Romeo+Giulietta”) e Joshua Schmidt (“Adding machine”), con testi dello stesso Oppenheimer. E’ proprio l’uso del musical, come forma di linguaggio raffinato e coinvolgente, che caratterizza il film per la sua leggerezza che diventa intensità espressiva nel raccontare “un canto struggente” come è stato definito da Andrea Romeo, ideatore di Biografilm, nell’introdurre la proiezione. Presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto International Film Festival, il film nasce da una prestigiosa collaborazione internazionale tra Danimarca, Germania, Irlanda, Italia, Regno Unito e Svezia.
La trama
Il mondo è finito. Ma l’umanità, forse, no. In un bunker sotterraneo riarredato come una casa di lusso, vivono e sopravvivono: Madre (il premio Oscar Tilda Swinton), Padre (il candidato all’Oscar Michael Shannon) e Figlio (George Mackay); cercano di mantenere la speranza e un senso di normalità aggrappandosi a piccoli rituali quotidiani. Ma l’arrivo di una ragazza dall’esterno (Moses Ingram) incrinerà il delicato equilibrio di questo apparente idillio familiare.
Il regista
Joshua Oppenheimer è cresciuto ad Harvard e a Central Saint Martins; i suoi primi lavori, i cortometraggi The Globalisation Tapes, The Entire History of the Louisiana Purchase (1998), These Places We’ve Learned to Call Home (1996). L’esordio nel suo primo lungometraggio, nel 2012 con The Act of Killing dopo avere studiato per decenni l’opera terrificate delle milizie della morte in Indonesia e raccolto le testimonianze agghiaccianti delle vittime. Il film è stato presentato in anteprima in Italia, nel 2013, nel corso della nona edizione di Biografilm Festival, dove ha vinto il Premio della Giuria Internazionale con la motivazione “…un’avvincente, intrepida, terribile, esibizione del male e per la sua regia innovativa”. Ha vinto un BAFTA, il premio ecumenico Panorama a Berlino, il CPH:DOX Award e molti altri. Candidato agli Oscar per il Miglior Documentario 2013. Il suo secondo lungometraggio, The Look of Silence, sempre incentrato sui massacri indonesiani, ha vinto il Gran premio della giuria alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato distribuito in Italia prima che nel resto del mondo, ricevendo pure una nomination agli Oscar 2016.
Al via i bandi Biennale College Cinema – International e Biennale College Cinema – Immersive, aperti entrambi dal 6 maggio al 7 luglio.
Biennale College Cinema è un’attività strategica rivolta alla formazione di giovani filmmaker provenienti da tutto il mondo. Biennale College vuole promuovere i talenti offrendo loro di operare a contatto di maestri per la messa a punto di “creazioni”.
Il principale scopo è quello di affiancare e arricchire la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con un laboratorio di alta formazione, ricerca e sperimentazione, per lo sviluppo e la produzione di opere audiovisive a micro-budget, aperto team di registi e produttori di tutto il mondo.
Biennale College Cinema riceve il sostegno del Ministero della Cultura e il sostegno aggiuntivo di Chanel.
Biennale College Cinema si avvale della collaborazione accademica con TheGotham Film & Media Institute di New York e del TorinoFilmLab.
Biennale College Cinema – International
Il bando è rivolto a team composti da regista e produttore, provenienti da tutto il mondo.
Biennale College Cinema selezionerà nove progetti internazionali a microbudget che saranno invitati a partecipare a un workshop di 10 giorni a Venezia.
La sfida è di realizzare – al termine di un percorso della durata di un anno e che segue l’intero arco di ideazione, sviluppo, produzione, regia, marketing, audience engagement e distribuzione di un film – fino a quattro opere audiovisive di lungometraggio a micro-budget.