

Cinema
Nastri d’Argento Docs: i vincitori, nel nome di Cecilia Mangini
Cecilia Mangini (1927-2021), la prima documentarista italiana, recentemente scomparsa, è la figura luminosa e magistrale cui è dedicata l’edizione 2021 dei Nastri d’Argento Documentari. Nella “cinquina” finalista anche il suo ultimo lavoro, realizzato con Paolo Pisanelli.
Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli è il Nastro d’Argento 2021 per il Cinema del Reale, The Rossellinis di Alessandro Rossellini, ritratto di una famiglia allargata decisamente speciale, il Miglior Documentario sul Cinema. Premio per la Docufiction a Il caso Braibanti di Carmen Giardina e Massimiliano Palmese, con una Menzione Speciale a La verità su La dolce vita di Giuseppe Pedersoli.
Il Direttivo Nazionale del Sngci – Sindacato Nazionale Giornalisti e Critici Cinematografici, che assegna i Nastri, ha deciso di sottolineare l’importanza del “cinema del reale”, in particolare la qualità e l’importanza di due titoli, fuori selezione, nati per lo schermo televisivo: SanPa – Luci e tenebre di San Patrignano, serie originale Netflix, e Edizione Straordinaria di Walter Veltroni, proposto da Rai Cultura con il materiale di Rai Teche. Due opere che rappresentano un valore aggiunto al miglior giornalismo d’inchiesta come a quello televisivo.
Premio SNGCI
Il Sngci, inoltre, lancia la prima edizione del Premio “Valentina Pedicini”, che nasce per valorizzare sempre di più nel cinema del reale lo sguardo di una nuova generazione di autrici e autori, in collaborazione con la Sede di Palermo dedicata al Documentario del Centro Sperimentale di Cinematografia, diretta da Costanza Quatriglio: si segnala Punta Sacra di Francesca Mazzoleni, viaggio d’autore alla foce del Tevere dove ancora è vivo il ricordo di Pier Paolo Pasolini.
Un palmarès, quest’anno, particolarmente ricco di temi, storie e personaggi che non ha dimenticato l’attualità della difficile annata, siglata da interessanti testimonianze sul lockdown come dalla musica (gli Extraliscio di Elisabetta Sgarbi), dall’arte (Pino, su Pascali, di Walter Fasano) o dalla memoria – anche privata – di Molecole, che ha inaugurato l’ultima Mostra di Venezia; così un’incursione nella vita e nei pensieri più intimi che riguardano il corpo o l’esperienza della malattia vissuta in quarantena, come testimoniano gli italiani che racconta Gabriele Salvatores e svela con coraggio Elisa Fuksas nel suo iSola, ma anche il vissuto nelle tragedie italiane dei terremoti, con un esordio alla regia di Alessandro Preziosi.
I Nastri ricordano che tra i titoli finalisti è stata ancora una volta grande protagonista la memoria del cinema, così il fascino di Alida Valli con Alida, e l’immenso patrimonio felliniano, nel centenario della nascita, con l’originalissimo Fellini degli spiriti di Anselma Dell’Olio.
Tra le storie che ha raccontato la selezione delle Docufiction finaliste anche il viaggio di Nella Condorelli ne La storia vergognosa, racconto di lotta contro antiche vessazioni nella memoria della Sicilia contadina. Dalla Storia alla politica per il ritratto di una donna speciale come Nilde Iotti, attraverso un film siglato anche da un reading dei suoi discorsi, affidato alla voce e all’immagine di Paola Cortellesi.
Il Direttivo dei Nastri d’Argento ha già annunciato i Premi Speciali a Notturno di Gianfranco Rosi e Salvatore – Shoemaker of Dreams di Luca Guadagnino.
I premi sono stati scelti in una selezione di 60 titoli tra i 170 usciti nel 2020 e visionati dalla Giuria del Direttivo Nazionale; la short list selezionata per il voto da Maurizio Di Rienzo con il Direttivo Nazionale (composto da Laura Delli Colli con Fulvia Caprara, Oscar Cosulich, Paolo Sommaruga e Stefania Ulivi) riguarda, per regolamento, film proposti nell’anno solare (2020) da Festival e rassegne anche su piattaforme e reti tv.
Di seguito, la lista dei vincitori e le “cinquine” finaliste: la selezione ufficiale e finalista è consultabile su www.cinemagazineweb.it.
I PREMI
Nastri d’Argento Documentari 2021
CINEMA DEL REALE
MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex INFASCELLI
Protagonista dell’anno Francesco TOTTI
Premio Valentina Pedicini 2021
PUNTA SACRA di Francesca MAZZOLENI
CINEMA SPETTACOLO CULTURA
THE ROSSELLINIS di Alessandro ROSSELLIN
DOCUFICTION
IL CASO BRAIBANTI di Carmen GIARDINA e Massimiliano PALMESE
Menzione speciale a LA VERITA’ SU LA DOLCE VITA di Giuseppe PEDERSOLI
Premi Speciali (fuori selezione)
SANPA – Luci e tenebre di San Patrignano di Cosima SPENDER
EDIZIONE STRAORDINARIA di Walter VELTRONI
I vincitori sono stati scelti tra queste “cinquine finaliste”: CINEMA DEL REALE – DUE SCATOLE DIMENTICATE – UN VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia MANGINI e Paolo PISANELLI; FUORI ERA PRIMAVERA – Viaggio nell’Italia del lockdown di Gabriele SALVATORES; iSOLA di Elisa FUKSAS; MI CHIAMO FRANCESCO TOTTI di Alex INFASCELLI; MOLECOLE di Andrea SEGRE. CINEMA SPETTACOLO CULTURA – ALIDA di Mimmo VERDESCA; EXTRALISCIO–PUNK DA BALERA di Elisabetta SGARBI; FELLINI DEGLI SPIRITI di Anselma DELL’OLIO; PINO di Walter FASANO; THE ROSSELLINIS di Alessandro ROSSELLINI. DOCUFICTION – IL CASO BRAIBANTI di Carmen GIARDINA e Massimiliano PALMESE; LA LEGGE DEL TERREMOTO di Alessandro PREZIOSI; LA STORIA VERGOGNOSA di Nella CONDORELLI; LA VERITA’ SU LA DOLCE VITA di Giuseppe PEDERSOLI; NILDE IOTTI, IL TEMPO DELLE DONNE di Peter MARCIAS.
Cinema
David di Donatello, ecco tutte le candidature

Queste le candidature ai Premi David di Donatello 2023 dei film usciti al cinema dal 1˚ marzo 2022 al 31 dicembre 2022, in ordine alfabetico, votate dal 1° al 14 marzo 2023 dai componenti la Giuria dell’Accademia e trasmesse ufficialmente dallo Studio Notarile Marco Papi. Le comunica alla stampa Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia. Sono presenti degli ex-aequo*.
Miglior cortometraggio “Le Variabili Dipendenti”.
TUTTE LE CANDIDATURE
MIGLIOR FILM
ESTERNO NOTTE
IL SIGNORE DELLE FORMICHE
LA STRANEZZA
LE OTTO MONTAGNE
NOSTALGIA
MIGLIOR REGIA
Esterno notte – Marco BELLOCCHIO
Il signore delle formiche – Gianni AMELIO
La stranezza – Roberto ANDŇ
Le otto montagne – Felix VAN GROENINGEN, Charlotte VANDERMEERSH
Nostalgia – Mario MARTONE
MIGLIOR ESORDIO ALLA REGIA
Amanda – Carolina CAVALLI
Marcel! – Jasmine TRINCA
Margini – Niccolň FALSETTI
Settembre – Giulia Louise STEIGERWALT
Spaccaossa – Vincenzo PIRROTTA
MIGLIORE SCENEGGIATURA ORIGINALE*
Astolfo – Gianni DI GREGORIO, Marco PETTENELLO
Chiara – Susanna NICCHIARELLI
Esterno notte – Marco BELLOCCHIO, Stefano BISES, Ludovica RAMPOLDI, Davide SERINO
Il signore delle formiche – Gianni AMELIO, Edoardo PETTI, Federico FAVA
L’immensitŕ – Emanuele CRIALESE, Francesca MANIERI, Vittorio MORONI
La stranezza – Roberto ANDŇ, Ugo CHITI, Massimo GAUDIOSO
MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Bentu – Salvatore MEREU
Brado – Massimo GAUDIOSO, Kim ROSSI STUART
Il colibrě – Francesca ARCHIBUGI, Laura PAOLUCCI, Francesco PICCOLO
Le otto montagne – Felix VAN GROENINGEN, Charlotte VANDERMEERSH
Nostalgia – Mario MARTONE, Ippolita DI MAJO
MIGLIOR PRODUTTORE
Esterno notte – Lorenzo MIELI per THE APARTMENT una societŕ del gruppo FREMANTLE; Simone GATTONI per KAVAC FILM
La stranezza – Angelo BARBAGALLO per BIBI FILM; Attilio DE RAZZA per TRAMP LIMITED; con MEDUSA FILM e RAI CINEMA
Le otto montagne – WILDSIDE una societŕ del gruppo FREMANTLE; RUFUS; MENUETTO; PYRAMIDE PRODUCTIONS; VISION DISTRIBUTION; in collaborazione con ELASTIC; con la partecipazione CANAL+ e CINÉ+; in collaborazione con SKY
Nostalgia – MEDUSA FILM; Maria Carolina TERZI, Luciano e Carlo STELLA per MAD ENTERTAINMENT; Roberto SESSA per PICOMEDIA; Angelo LAUDISA per ROSEBUD ENTERTAINMENT PICTURES
Princess – Carla ALTIERI, Roberto DE PAOLIS per YOUNG FILMS; Nicola GIULIANO, Francesca CIMA, Carlotta CALORI, Viola PRESTIERI per INDIGO FILM; RAI CINEMA
MIGLIORE ATTRICE PROTAGONISTA
Amanda – Benedetta PORCAROLI
Esterno notte – Margherita BUY
L’immensitŕ – Penelope CRUZ
Settembre – Barbara RONCHI
Siccitŕ – Claudia PANDOLFI
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
Esterno notte – Fabrizio GIFUNI
Il signore delle formiche – Luigi LO CASCIO
La stranezza – FICARRA e PICONE
Le otto montagne – Alessandro BORGHI
Le otto montagne – Luca MARINELLI
MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA
Amanda – Giovanna MEZZOGIORNO
Esterno notte – Daniela MARRA
La stranezza – Giulia ANDŇ
Nostalgia – Aurora QUATTROCCHI
Siccitŕ – Emanuela FANELLI
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Esterno notte – Fausto RUSSO ALESI
Esterno notte – Toni SERVILLO
Il signore delle formiche – Elio GERMANO
Le otto montagne – Filippo TIMI
Nostalgia – Francesco DI LEVA
MIGLIOR AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Esterno notte – Francesco DI GIACOMO
I racconti della domenica – La storia di un uomo perbene – Giovanni MAMMOLOTTI
La stranezza – Maurizio CALVESI
Le otto montagne – Ruben IMPENS
Nostalgia – Paolo CARNERA
MIGLIORE COMPOSITORE
Esterno notte – Fabio Massimo CAPOGROSSO
Il pataffio – Stefano BOLLANI
La stranezza – Michele BRAGA, Emanuele BOSSI
Le otto montagne – Daniel NORGREN
Siccitŕ – Franco PIERSANTI
MIGLIOR CANZONE ORIGINALE
Diabolik – Ginko all’attacco! – SE MI VUOI – Musica, testi e interpretazione di DIODATO
Il colibrě – CARO AMORE LONTANISSIMO – Musica di Sergio ENDRIGO-Testi di Riccardo SENIGALLIA -Interpretata da Marco MENGONI
Il pataffio – CULI CULAGNI – Musica di Stefano BOLLANI-Testi di Luigi MALERBA, Stefano BOLLANI Interpretata da Stefano BOLLANI
Margini – LA PALUDE – Musica e testi di Niccolň FALSETTI, Giacomo PIERI, Alessio RICCIOTTI, Francesco TURBANTI-Interpretata da Francesco TURBANTI, Emanuele LINFATTI, Matteo CREATINI
Ti mangio il cuore – PROIETTILI (TI MANGIO IL CUORE) – Musica di Joan THIELE, Elisa TOFFOLI, Emanuele TRIGLIA – Testi e interpretazione di ELODIE, Joan THIELE
MIGLIORE SCENOGRAFIA
Esterno notte – Scenografia Andrea CASTORINA – Arredamento Marco MARTUCCI, Laura CASALINI
Il signore delle formiche – Scenografia Marta MAFFUCCI – Arredamento Carolina FERRARA
L’ombra di Caravaggio – Scenografia Tonino ZERA – Arredamento Maria Grazia SCHIRIPPA, Marco BAGNOLI
La stranezza – Scenografia Giada CALABRIA – Arredamento Loredana RAFFI
Le otto montagne – Scenografia Massimiliano NOCENTE – Arredamento Marcella GALEONE
MIGLIORI COSTUMI
Chiara – Massimo CANTINI PARRINI
Esterno notte – Daria CALVELLI
Il signore delle formiche – Valentina MONTICELLI
L’ombra di Caravaggio – Carlo POGGIOLI
La stranezza – Maria Rita BARBERA
MIGLIOR TRUCCO
Dante – Federico LAURENTI , truccatore prostetico o special make-up LORENZO TAMBURINI
Esterno notte – Enrico IACOPONI
Il colibrě – Paola GATTABRUSI, truccatore prostetico o special make-up LORENZO TAMBURINI
Il signore delle formiche – Esmé SCIARONI
L’ombra di Caravaggio – Luigi ROCCHETTI
MIGLIOR ACCONCIATURA
Esterno notte – Alberta GIULIANI
Il signore delle formiche – Samantha MURA
L’immensitŕ – Daniela TARTARI
L’ombra di Caravaggio – Desiree CORRIDONI
La stranezza – Rudy SIFARI
MIGLIORE MONTAGGIO
Esterno notte – Francesca CALVELLI con la collaborazione di Claudio MISANTONI
Il signore delle formiche – Simona PAGGI
La stranezza – Esmeralda CALABRIA
Le otto montagne – Nico LEUNEN
Nostalgia – Jacopo QUADRI
MIGLIOR SUONO
Esterno notte – Presa diretta Gaetano CARITO-Post-Produzione Lilio ROSATO -Mix Nadia PAONE
Il signore delle formiche – Presa diretta Emanuele CICCONI-Post-Produzione Mimmo GRANATA -Mix Alberto BERNARDI
La stranezza – Presa diretta Carlo MISSIDENTI-Post-Produzione Marta BILLINGSLEY -Mix Gianni PALLOTTO
Le otto montagne – Presa diretta Alessandro PALMERINI-Post-Produzione Alessandro FELETTI-Mix Marco FALLONI
Nostalgia – Presa diretta Emanuele CECERE-Post-Produzione Silvia MORAES-Mix Giancarlo RUTIGLIANO
MIGLIORI EFFETTI VISIVI – VFX
Dampyr – Alessio BERTOTTI, Filippo ROBINO
Diabolik – Ginko all’attacco! – Simone SILVESTRI, Vito PICCHINENNA
Esterno notte – Massimo CIPOLLINA
Le otto montagne – Rodolfo MIGLIARI
Siccitŕ – Marco GERACITANO
MIGLIOR DOCUMENTARIO – PREMIO CECILIA MANGINI
Il cerchio – di Sophie CHIARELLO
In viaggio – di Gianfranco ROSI
Kill Me If You Can – di Alex INFASCELLI
La timidezza delle chiome – di Valentina BERTANI
Svegliami a mezzanotte – di Francesco PATIERNO
MIGLIOR FILM INTERNAZIONALE
Bones and All di Luca Guadagnino (Vision Distribution)
Elvis di Baz Luhrmann (Warner Bros. Pictures)
Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson (Eagle Pictures)
The Fabelmans di Steven Spielberg (01 Distribution)
Triangle of Sadness di Ruben Östlund (Teodora Film)
Il premio al miglior cortometraggio viene assegnato da una commissione composta da Domenico Dinoia, Mauro Donzelli, Francesco Giai Via, Marzia Gandolfi, Paola Jacobbi, Maria Grazia Mattei, Claudia Panzica, Marina Sanna, Maria Carolina Terzi.
MIGLIOR CORTOMETRAGGIO
Albertine Where Are You? di Maria GUIDONE
Ambasciatori di Francesco ROMANO
Il barbiere complottista di Valerio FERRARA
Le variabili dipendenti di Lorenzo TARDELLA
Lo chiamavano Cargo di Marco SIGNORETTI
Il miglior cortometraggio Premio David di Donatello 2023 č: LE VARIABILI DIPENDENTI di Lorenzo Tardella.
Il Premio David Giovani viene assegnato da una giuria nazionale di studenti degli ultimi due anni di corso delle scuole secondarie di II grado.
DAVID GIOVANI
Corro da te di Riccardo MILANI
Il colibrě di Francesca ARCHIBUGI
L’ombra di Caravaggio di Michele PLACIDO
La stranezza di Roberto ANDŇ
Le otto montagne di Felix VAN GROENINGEN e di Charlotte VANDERMEERSH
Cinema
Essere John Malkovich: Il primo passo per la rivoluzione

Famoso per la sua eccentricità in fatto di film, Charlie Kaufman non ha mai negato o confermato le miriadi di teorie di critici, giornalisti, addetti dello spettacolo che hanno analizzato le sue opere. Per questo motivo, è interessante analizzarlo nuovamente ora, a distanza di oltre vent’anni.
Con la regia di Spike Jonze e la sceneggiatura di Charlie Kaufman, duo che ci meraviglierà a distanza di tre anni con il capolavoro “Il Ladro di Orchidee” (2002), viene elaborata un’opera filmica totalmente differente da tutte le altre. Per entrambi infatti era la loro opera prima; nonostante ciò, il film è stato candidato agli Oscar per la regia, la sceneggiatura più originale e per la miglior attrice non protagonista (Catherine Keener).
Dall’unione di questi due rivoluzionari, nasce un capolavoro di una prospettiva mai vista prima.
L’opera tratta di un burattinaio fallito e ambulante, Craig Schwartz, che un giorno, dopo l’ennesima negazione al suo talento, decide di trovare lavoro come archivista. Il lavoro, però, è situato al settimo piano e mezzo di un edificio e nel proprio ufficio troverà una porta con una galleria che gli permetterà di entrare dentro la mente dell’attore John Malkovich.
Charlie Kaufman sembra sviluppare la novità prospettica di Quentin Tarantino in Pulp Fiction (1994) colorandolo con il suo estro: il taglio prospettico che utilizza è la struttura interna del viso da cui lo spettatore assiste alla scena solo attraverso due fori, ovvero gli occhi.
Spike Jonze, invece, arricchisce e fortifica la trama complessa e a tratti pesante con un ritmo incalzante fitto di tanta suspense che riesce a magnetizzare lo sguardo di chi lo guarda, permettendo di non perdere l’attenzione sulla trama altamente articolata di elementi, riuscendo con estrema tecnica a valorizzare tutti gli elementi senza far prevalere nessuno di essi.
La scarsità di dettagli della macchina da presa, e la scelta di crearli quasi esclusivamente all’inizio del racconto, sulla scena dei burattini in strada (scena chiave, in quanto motrice di tutta la trama) sembra a tutti gli effetti un chiaro intento di sottolineare il senso metaforico di tutto il film. La genialità più eclatante, però, è la rappresentazione iniziale dell’istinto umano come piacere fisico e carnale, che accompagnerà da quel momento in poi tutti i personaggi principali della storia, ma non apparirà più nell’arte del protagonista.
Questo film, come anche i successivi di Kaufman, deve la sua particolarità agli infiniti livelli e sottolivelli di comprensione che l’opera ci dà e soprattutto ci sprona a sviluppare autonomamente.
Scena madre che esplicita questa intenzione è il paradosso creato da Malkovich che entra dentro la porticina, dunque nella sua stessa mente. Quello che vediamo è un mondo distorto in cui esiste soltanto lui, ogni parola detta dai personaggi è solo “Malkovich” e ogni figura possiede il suo volto. Il primo livello di comprensione, quello logico, ci impone una scelta di senso: Malkovich non può rimanere dentro la sua mente, in quanto passare da quella porta, si scoprirà in seguito, permetterà a chiunque si trovi all’interno della sua coscienza di possederlo per sempre compiuti i suoi quarantaquattro anni. Dunque il tunnel deve per forza impedire a Malkovich di restarci; nonostante ciò, secondo un altro livello di comprensione, potrebbe rappresentare la zona più profonda e pura della nostra mente, quella in cui un essere umano non potrebbe mai arrivare da solo. L’essere umano esiste in quanto ha una coscienza, e se riuscissimo ad entrare nella nostra stessa anima,non significherebbe vedere soltanto “se stessi”?
Addirittura qualcuno ha voluto vederci la metafora dei social media ante litteram. Questa teoria, dovuta al fatto che la porticina rappresenterebbe una visione limitata della vita (in coerenza con il taglio prospettico) e filtrata dal fatto di essere un’altra persona davanti agli altri, è interessante quanto poco probabile, ciononostante , non toglie dubbio alla stupefacenza dovuta all’immaginazione di questo sceneggiatore visionario.
Altro elemento curioso tra quelli usati da Kaufman è la giustificazione psicologica delle azioni dei personaggi quasi totalmente assente ma mai incoerente, anche se a primo impatto potrebbe confondere lo spettatore.
Il duo evita di inserire frasi che facciano comprendere i veri pensieri dello spettatore ad eccezione dell’inizio, rendendo lo svolgimento molto realistico. È come se dessero allo spettatore gli ingredienti senza inserire nessuna indicazione sulla preparazione allo spettatore; esistono le installazioni inserite nelle prime scene e successivamente chi guarda può soltanto abbandonarsi al fluire degli eventi e situazioni in costante divenire.
A confezionare perfettamente è stata la scelta degli attori. John Cusack (“Il cacciatore di Donne”, 2013), attore e sceneggiatore statunitense, interpreta il protagonista mostrandoci una profonda depressione che si sviluppa in una coerente psicosi. John Gavin Malkovich (“Impero del Sole”, 1987), attore statunitense, qui in vesti di un personaggio che in comune con la propria persona soltanto il nome. Inizialmente non voleva interpretare il ruolo, poiché anche lui inizialmente convinto di dover interpretare se stesso, bensì l’intenzione di Kaufman è quella di mostrare un fantoccio, un personaggio convenzionalmente famoso, dove proprio la caratterizzazione del personaggio è quella più superficiale, in quanto Malkovich nel film è solo un manifesto di quello che tutti guardano negli altri, ci viene mostrata solo la facciata del personaggio. Questo perché Kaufman vuole rappresentare come noi vediamo gli altri. L’interpretazione dell’ “altro” di John Malkovich è infatti ponderata quanto ricercata.
Cameron Diaz (“Charlie’s Angels, 2000; “The Mask – da zera a mito”, 1994), iconica attrice di San Diego con 4 candidature ai Golden Globe, una ai Premi BAFTA e 3 agli Screen Actors Guild (tra cui la candidatura come miglior attrice non protagonista ai Golden Globe e al premio Bafta e agli Screen Actors Guild proprio per il film in questione), interpreta la moglie del protagonista che tocca tutte le sfaccettature dell’animo femminile dalla moglie amorevole alla donna indipendente che sa che cosa vuole, un personaggio in un’evoluzione costante che non perde mai di interesse proprio per l’interpretazione di alta qualità dell’attrice. Infine abbiamo Catherine Ann Keener (“Truman Capote – A sangue freddo”, 2005), anch’ella attrice statunitense, che interpreta il vero personaggio motore di tutta l’opera. Maxine, colei che aggira, manipola, manovra, seduce e conquista gli altri personaggi, una burattinaia nella vita reale. L’interpretazione raffinata ed elegante avvalora ancora di più il personaggio.
Il ruolo delle donne in questo film ha una particolare attenzione, solo loro avranno un lieto fine. Un’ipotesi interessante tratterebbe della concezione sull’approccio della vita, diverso tra uomo e donna secondo Kaufman. Le donne svilupperebbero la propria intelligenza sul piano teorico mentre gli uomini su quello pratico. Dunque, nel momento in cui ci si vede da un’altra prospettiva, le donne svilupperebbero un desiderio materiale all’interno della mente ospite, e Lotte è un esempio, mentre gli uomini si ritroverebbero nel piano concettuale con un desiderio di conquista, da qui la facilità di Craig nel possedere Malkovich. Una delle pochissime affermazioni di Kaufman è stata proprio la centralità del ruolo delle donne, che infatti sono le uniche che non hanno mai varcato la porta (Maxine) oppure hanno deciso di abbandonare l’esperienza metafisica (Lotte).
Una cosa è certa, questo film a distanza di vent’anni continua a non lasciare indifferenti chi lo guarda.
Cinema
La Location Guide del cinema in Sicilia



VIDEO
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Riprese della presentazione e interviste ad Amata e Donzelli sono disponibili a questo indirizzo.
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