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Cinema

Triokala, suoni e immagini ancestrali di un tempo perduto

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Il talento di questo giovane filmaker siciliano, fresco di diploma al Centro Sperimentale Cinematografia di Palermo, lo si era già visto in un cortometraggio che gli è valso come esercitazione di primo anno del corso di cinema documentario, dal titolo “Scolpire il tempo”. Il protagonista, uno straordinario Renato Lenzi, prematuramente scomparso, si muove in un luogo in cui il tempo pare essersi fermato, ma quella che in apparenza si percepisce come rigidità, rivelerà al suo interno il soffio vitale. Nel tentativo di rendere immobile ciò che è stato disgregato dal tempo, l’uomo scopre il valore del mutamento: ciò che cambia è il riflesso di sé stesso, del suo trasformarsi, del suo nascere, crescere, morire e rinascere costantemente. Questo stato dell’anima lo condurrà all’accettazione della morte, non più percepita come fine della vita ma come principio di una nuova. Ed effettivamente il saggio di diploma di Leandro Picarella, ci piace immaginarlo come una prosecuzione di una riflessione metafisica e antropologica della vita; Triokala, l’antico nome greco del piccolo comune dell’agrigentino, Caltabellotta, che da il titolo a questa opera prima di questo giovane talento agrigentino,  laureato in musicologia, con una specializzazione in cinema e letteratura teatrale italiana a Firenze, farà molto parlare di sé.  Lo spiega lui stesso il senso della sceneggiatura: “Triokala è un luogo che deve il suo nome ai tre doni ricevuti da Madre Natura: la fertilità delle sue campagne, l’abbondanza e la dolcezza delle sue acque e la posizione geografica sul pizzo della montagna, spesso ammantata dalla nebbia, che rendeva il luogo inespugnabile, proteggendo gli abitanti da ogni male. È un film a metà tra realtà e finzione, in cui a riprese di tipo documentaristico si alterna la messa in scena. Non ho voluto soltanto raccontare Caltabellotta ma, a partire da questo luogo, ho cercato di creare una riflessione visiva sulla vita e sul mistero dell’impalpabile. Ciò che volevo realizzare era un film in cui la religiosità – o meglio la spiritualità del luogo – avrebbe fatto da contorno ad una storia umana, vera. Una cornice antica dentro cui dipingere un mondo in dissoluzione; le ultime tracce di un sapere antico che si confronta con la contemporaneità e con tutti i benefici, ma anche i disastri, che questa comporta”. Pochissimi i dialoghi ma molti i suoni e le musiche originali dei fratelli Mancuso, in questo lavoro filmico che ha subito un condizionamento artistico di un grande della fotografia Franco Piavoli, e una ispirazione mistica del grande regista francese Jean Luc Godard, uno dei capisaldi della Nouvelle vague. Cecilia Ermini ha scritto nella rubrica visioni del Manifesto, “…  il paesaggio, fin dalle prime inquadrature, sembra assoggettarsi a una struttura rigorosa, a simmetrie perfette, al contrasto fra elementi orizzontali e verticali ma, amplificando i suoni del mondo, gli unici ancora in grado di tramandare il sapere ancestrale, Picarella conferisce all’ordinario un senso elevato, al quotidiano un aspetto misterioso e al noto la dignità dell’ignoto”. Il film inizia con una atmosfera surreale, le nuvole, e poi la nebbia che avvolge i boschi fino a scoprire un uomo che sembra vivere fuori dal tempo,  Zu Emanué, le sue mani sono unguento e toccasana per le distorsioni dei ragazzi. Gli stessi illuminati in viso dalle vampe del demone di cartapesta U Diavulazzu, una struttura altissima bruciata, il giorno della festa dell’Immacolata. le ceneri le lava via la pioggia. TRIOKALA è stato realizzato e prodotto da Centro Sperimentale Cinematografia Production, su incarico della Sede Sicilia, grazie al contributo della Regione Siciliana, Assessorato al Turismo, Sport e Spettacolo, Ufficio Speciale per il cinema e l’Audiovisivo/ Sicilia Film Commission, nell’ambito del Programma “Sensi Contemporanei Cinema e Audiovisivo” gestito insieme all’Agenzia per la Coesione Territoriale della Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Direzione Cinema del MIBACT

Guarda il trailer di Triokala

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Guarda anche “Scolpire il tempo”

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Cinema

“La Notte” di Michelangelo Antonioni

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 “La Notte” di Michelangelo Antonioni a Venezia 81

Nell’ambito della 81esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale presenterà in anteprima mondiale nella sezione Venezia Classici la versione restaurata de La notte (1961) di Michelangelo Antonioni con Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti. La proiezione ufficiale sarà il 30 agosto, alle 14.15 nella sala Corinto, per pubblico e accreditati.

“L’avventura, è uno dei film della mia vita. All’epoca ne rimasi folgorato – ha scritto per il dossier del Centro Sperimentale Gianni Amelio – Se il motore de L’avventura è anche narrativo, in La notte è tutto chiuso nella tensione del non-racconto, nell’espressività assoluta dell’immagine nuda. Le parole, come nell’ultima sequenza, si rovesciano su loro stesse”.

“Lidia e Valentina, le protagoniste del magnifico La notte, si stagliano tra architetture urbane e paesaggi reali a dimostrare già visivamente la loro potente presenza”, scrive nel dossier Angela Prudenzi. “Tra due donne lontane e un uomo assente il film indaga i sentimenti di una coppia al capolinea e svela la tentazione di un tradimento che, all’alba, in uno squarcio di lucidità, confermerà la verità di quel matrimonio finito”, secondo Laura Delli Colli.

Antonioni è stato il regista che più di altri, nella cultura italiana del dopoguerra, è diventato la stella polare del cinema d’autore internazionale: non a caso da Wenders a Wong Kar Wai, spesso i registi capaci di inventare e possedere uno stile, lo hanno considerato un punto di riferimento cruciale. La sua passione per la forma delle immagini, il suo occhio pieno di stupore, curiosità e attenzione nei confronti delle donne, la sua capacità di ritagliare angoli del nostro mondo contemporaneo e mostrarcelo sul grande schermo come se fosse un pianeta enigmatico, inesauribile, minaccioso e affascinante, hanno dato vita ad una avventura unica fatta di film come esperienze mentali e sensoriali.

Il restauro, curato da Sergio Bruno, lungo e impegnativo, consente di riscoprire il cinema di un maestro ma anche l’arte del direttore della fotografia, Gianni Di Venanzo, tra i più importanti del cinema italiano contemporaneo, che in La notte dota le inquadrature di un bianco e nero grafico e spettrale, di carbone e metallo, come nella celebre “alba livida” del finale, dove al cielo abbacinante si oppone la luminescenza irreale dei prati.

Il Centro Sperimentale ha realizzato per il restauro del film un dossier con le testimonianze, tra le altre, di Enrica Fico Antonioni, Andrea Guerra, Beppe Lanci, Maria Pia Luzi, e un’ ampia provvista di materiali critici e di documentazione con la collaborazione di  Gianni Amelio, Franco Bernini, Sergio Bruno, Laura Delli Colli, Luca Pallanch, Fabio Melelli, Angela Prudenzi, Silvia Tarquini.

 

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Cinema

Cinema, a Sciacca la Rassegna su Germi

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Con la proiezione nell’Arena Giardino della Multisala Badia Grande de “Il cammino della speranza” film girato a Favara nel 1950 e che tratta il tema drammatico dell’emigrazione, si è conclusa ieri sera la rassegna organizzata da Sino Caracappa e patrocinata dal comune di Sciacca dedicata alla figura di Pietro Germi, nel cinquantesimo anniversario dalla sua morte. La serata è stata introdotta dalla interessante presentazione del libro dal titolo “Pietro Germi il Siciliano”, del 2014, scritto dal catanese Sebastiano Gesù, critico cinematografico e storico del cinema italiano morto nel 2018. Un libro che oltre alla presentazione del regista Pasquale Scimeca contiene anche una prefazione firmata da Sino Caracappa. A parlarne sono stati Ivan Scinardo, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, e il cineasta Carmelo Franco, di professione avvocato. Ad intervistare i due ospiti è stato Raimondo Moncada. La serata ha poi visto anche la proiezione dei fuori scena di Sedotta e abbandonata di Vincenzo Raso. Alla Rassegna Pietro Germi ci sarà un’appendice programmata per il 28 settembre, con un convegno dal titolo “Il cinema di Pietro Germi e la Sicilia”, su cui abbiamo chiesto un’anticipazione a Sino Cacarappa.

 

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Cinema

Luce Cinecittà a Locarno 77 con due titoli

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Luce Cinecittà è alla 77ma edizione del Locarno Film Festival (7-17 agosto) con due titoli di giovani registe italiane. Nel Concorso Internazionale Sulla terra leggeri, esordio al lungometraggio di Sara Fgaier, già autrice del corto Gli anni , presentato al Festival di Venezia 2018 (Orizzonti) e vincitore sia dell’EFA come miglior cortometraggio europeo che il Nastro d’argento. Come montatrice e produttrice Sara Fgaier ha realizzato diversi film, tra cui La bocca del lupo (2009) e Bella e Perduta (2015) di Pietro Marcello.

Cosa accade se non ricordiamo più l’amore della nostra vita? È la domanda al centro del racconto della regista spezzina. Il protagonista, Gian, lotta contro l’oscurità di un’improvvisa amnesia. Miriam, la figlia che non riconosce, gli consegna un diario, scritto a vent’anni, che ruota tutto intorno a Leila, la ragazza con cui ha scoperto l’amore nell’arco di una notte. Solo cercandola potrà ritrovare se stesso. Nel cast Andrea RenziSara SerraioccoEmilio ScarpaLise LomiMaria Fernanda CândidoStefano Rossi GiordaniAmira Chebli ed Elyas Turki.  

Sulla terra leggeri è prodotto da Limen, Avventurosa e Dugong films con Rai Cinema. La Vendita Internazionale è curata da Rai Cinema International Distribution, mentre la Distribuzione Italiana è di Luce Cinecittà. Il progetto è stato sviluppato dal TorinoFilmLab e finanziato con il TFL Production Award per € 40.000.

Sulla terra leggeri

In Concorso nella sezione Cineasti del Presente Real, il nuovo lungometraggio di Adele Tulli che torna alla regia dopo la rivelazione della sua opera prima Normal, anche questa coprodotta e distribuita da Luce Cinecittà, presentata in anteprima alla Berlinale e vincitrice della Menzione opera prima ai Nastri d’Argento.

Un nuovo viaggio poetico e inatteso dentro un mondo in cui siamo quotidianamente immersi, divenuto talmente abituale da non farci rendere conto quanto sia sconosciuto ed estraniante: il mondo digitale. Una realtà che ha rivoluzionato le vite di noi tutti, e che il documentario indaga con le stesse lenti tecnologiche, creative e relazionali con cui è strutturata. Una mappa documentata e senza preconcetti che ci mostra con sguardo inedito e curioso un territorio ineffabile, alieno e insieme familiare.

Real è un viaggio filmico, visionario e coinvolgente, dentro al mondo disincarnato della rete, un multiverso digitale parallelo dove ogni cosa esistente è trasformata dalla fisica dell’ossigeno e del carbonio alla logica dei bit. Un documentario creativo che esplora la trasformazione dell’esperienza umana nell’era digitale, facendo luce sui molti aspetti, a tratti perturbanti, del vivere digitalizzato e iperconnesso: i protagonisti – umani, robotici, virtuali – sono alle prese con relazioni virtuali, lavori digitali, cybersessualità, case e città del futuro, automatizzate e sorvegliate. Raccontano di cultura dell’autorappresentazione, di nuove dipendenze e patologie, di alienazione e isolamento ma anche di identità libere dai confini fisici del corpo.

Real ha uno sguardo inedito e sperimentale, utilizzando poeticamente le stesse lenti di accesso ai nuovi territori digitali: visori, webcam, smartphone, camere di sorveglianza, sguardi meccanici e virtuali che raccontano di un nuovo modo di fare esperienza del reale. Senza risposte o giudizi, ma con la curiosità e la freschezza di un occhio atterrato su un nuovo pianeta, R E A L ci porta su una soglia, al di là e al di qua di un confine incerto. Con un approccio algoritmico e visivamente inedito, un documentario che è un viaggio immersivo nella nostra fantascientifica realtà di tutti i giorni: come ci si sente a essere umani nell’era digitale.

Prodotto da Pepito Produzioni e FilmAffair con Rai Cinema e Luce Cinecittà, in collaborazione con Les Films d’Ici il film sarà distribuito nei cinema da Luce Cinecittà. La distribuzione internazionale è curata da Intramovies. Scritto e diretto da Adele Tulli, Real vede la fotografia di Clarissa Cappellani e Francesca Zonars, il montaggio di Ilaria Fraioli, Adele Tulli, le musiche originali di Andrea Koch, la produzione creativa di Laura Romano. È prodotto da Agostino Saccà per Pepito Produzioni, Valeria Adilardi, Luca Ricciardi, Laura Romano, Mauro Vicentini per FilmAffair in collaborazione con Charlotte Uzu di Les Films d’Ici.

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