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Eccoci arrivati alla vigilia della FASE 2: le date di riapertura

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4 lunedì segneranno la fase 2, dal 27 aprile al 18 maggio. Gli ultimi a riaprire saranno i bar e i ristoranti, la cui apertura è prevista per il 18 maggio, ma solo se si manterrà il trend positivo dei contagi. Tutto dipende comunque dall’indice R0: se ricominciasse a salire, il calendario subirebbe delle variazioni e il governo sarebbe costretto a frenare. Secondo gli esperti, l’indice di contagio che attualmente è a 0,7, potrebbe arrivare allo zero verso metà maggio, mostrando stabilità su questo livello. Il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha deciso comunque di anticipare di un paio di settimane la ripartenza.

Lunedì 27 aprile tornano al lavoro i dipendenti di fabbriche di macchine industriali per l’agricoltura e la silvicoltura.

Lunedì 4 maggio è il turno dei cantieri e delle industrie del tessile e della moda. E sempre il 4 maggio, data in cui ci sarà un primo allentamento delle restrizioni previste dai dpcm del governo, ripartiranno anche Lotto e Superenalotto, come annunciato dal direttore dei Monopoli Marcello Minenna.

I cittadini potranno circolare, quindi dopo i ponti del 25 aprile e del 1 maggio, ma dovranno esibire comunque l’autocertificazione, che cambierà ancora. Potranno andare fuori dal Comune di residenza, ma non potranno uscire dalla Regione.

Lo sport all’aperto anche lontano dalla propria abitazione sarà consentito, così come gli allenamenti in solitaria, oppure a due metri di distanza dagli altri. E sempre dal 4 maggio si prevede una riapertura di parchi e i giardini pubblici: i bambini potranno fare una passeggiata e giocare all’aperto, accompagnati dai loro genitori.

Fondamentale sarà anche un piano per la mobilità. Come ha spiegato oggi la ministra dei Trasporti Paola De Micheli, nel prossimo decreto legge, ci saranno incentivi per l’acquisto di bici, bici elettriche e monopattini. I mezzi viaggeranno al massimo col 50% dei posti occupati. E ci vorrà personale per controllare il rispetto delle regole con l’obbligo della mascherina per tutti sugli aerei.

Lunedì 11 maggio, via libera alla vendita al dettaglio. Negozi di abbigliamento, calzature e tutti gli altri esercizi commerciali che finora sono rimasti chiusi potranno riaprire ma sempre facendo rispettare il distanziamento sociale, e prevedendo l’utilizzo di dispositivi di protezione all’interno dei locali.

Rimarranno chiusi ancora i centri commerciali e i mercati rionali che non vendono alimenti, per limitare il più possibile il rischio di assembramenti.

Lunedì 18 maggio potrebbero infine riaprire bar e ristoranti, gli ultimi nella lista. Ma le misure di sicurezza per il clienti saranno molto stringenti: un metro di distanza dal bancone, due metri tra i tavoli, mascherine e guanti per i camerieri.

Necessario, però, osservare le misure anti-contagio. Confidiamo nel buon senso degli italiani.

Cinema

La lezione di Martin Scorsese

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Oggi per fare film “c’è un’enorme ricchezza. Il vecchio cinema e l’andare a vedere un film sul grande schermo possono essere in via d’estinzione, come tutti sappiamo ma c’è anche un nuovo mondo aperto, e questo è entusiasmante, grazie alle nuove tecnologie.

Oggi tutti possono girare un film, ma proprio questa maggiore libertà può rendere per voi le cose più difficili”. Parola di Martin Scorsese, protagonista ieri in una masterclass con gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma (poi visto a ingresso libero in mattinata alla Casa del Cinema), uno degli appuntamenti del suo soggiorno romano, che comprende stasera un altro incontro alla Casa del Cinema per inaugurare con Mean Streets il programma della rassegna “Carta bianca” che il regista ha curato ad hoc.

    Nella conversazione con gli studenti, Scorsese si è soffermato sulla sua formazione da regista e su come è nata la sua passione per il cinema passata per Hollywood, il neorealismo (“Il cinema che sentivo più vicino”) e le nouvelle vague degli anni ’60: “Per fare film devi capire dove sei nella vita e come ci sei arrivato. Il mondo per come è oggi ti obbliga a non vivere in un vuoto. Bisogna acquisire conoscenza e consapevolezza dei maestri e anche di quelli che non lo sono stati. Studiare attraverso loro elementi come la composizione, struttura, la lingua, il colore, o assenza di colore. I maestri ti aiutano a trovare te stesso ma questo non vuol dire imitarli, Spesso si impara dai maestri solo per metterli via. Bisogna trovare la propria voce. Poi più avanti magari quei maestri li vai a riscoprire. A me ad esempio è successo con Ozu”. Il cinema “nasce da quello che permetti di vedere allo spettatore nell’inquadratura che hai scelto, dal mostrare al pubblico cosa guardare e come”.
Come regista “non so se scoprire un personaggio è qualcosa che so fare o posso guidare un attore a farlo. Con De Niro ad esempio per Mean Streets parlavamo a stento, perché ci conosciamo da quando avevamo 16 anni, e lui conosceva come me il quartiere e le persone di cui parlavamo. E’ l’unico ancora in vita che conosce il mondo da cui vengo”. Anche per Taxi driver “è stato così. In quel personaggio, la solitudine, il senso di paranoia, il venire isolato era qualcosa che conoscevamo e provavamo, come quella rabbia che schiuma dentro. Non c’era granché di cui parlare”. Per Toro scatenato, “abbiamo chiesto a Paul Schrader di scrivere la sceneggiatura, poi De Niro mi ha portato su un’isola, anche se io da newyorchese odio la sabbia e le spiagge, mentre lui le ama. Ci siamo stati due settimane e mezzo e abbiamo costruito, mettendolo in scena, tutto il film”.
  Il regista prova una sintonia simile anche con attori come Ellen Burstyn, Daniel Day Lewis e ora con Leonardo DiCaprio.
“Lavoro con lui perché ha lo stesso mio interesse nelle domande sulla condizione umana anche se ha 30 anni meno di me. Ho imparato da The aviator che non ha paura di andare (emotivamente) in certi posti, non ha la paura di essere respinto dagli spettatori”. Il lavoro con gli attori “è come un organismo vivo che cresce e si sviluppa ogni giorno e mi piace essere come il pubblico per i miei attori”.
Oggi, conclude Scorsese, “spero che il pubblico continui a vedere in me il tentativo di voler studiare cos’è un essere umano, mi auguro che questo arrivi e tocchi l’animo, da The Irishman a Hugo Cabret, un film che ho fatto per mia figlia Francesca quando aveva 10 anni”. In occasione della sua visita al Centro Sperimentale, c’è stata anche per alcuni allievi del corso di sceneggiatura, la possibilità offerta in esclusiva da Hollywood Reporter Roma, di raccontare l’incontro condotto dal presidente della Fondazione Cinema per Roma Gianluca Farinelli: il risultato è uno script, o meglio una chat di gruppo, pubblicata sulla testata, che ripercorre racconti e consigli, aneddoti e suggestioni. (ANSA).

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Cinema

Ecco tutti i vincitori dei David di Donatello

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Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch è il miglior film della 68° edizione dei Premi David di Donatello. «Un viaggio incredibile. Perché due belgi fanno un film italiano in italiano sulle Alpi? Una storia e un libro incredibile», ha detto il regista dal palco degli studi Cinecittà Lumina. Ad annunciare il vincitore della statuetta più ambita è stata Piera Detassis, presidente e direttrice artistica dell’Accademia del Cinema Italiano. In programma nella scaletta c’erano 25 premi divisi per varie categorie, senza contare i David alla Carriera a Marina Cicogna e i David Speciali consegnati a Isabella Rossellini e Enrico Vanzina. Carlo Conti ha aperto la cerimonia citando le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Il cinema è tutti noi».

Marco Bellocchio miglior regista per «Esterno notte»

A vincere il David di Donatello 2023 come miglior regista è Marco Bellocchio per Esterno Notte. «Non me lo aspettavo, però lo accetto. Quando si diventa vecchi non bisogna fermarsi», ha detto sul palco.

Barbara Ronchi e Fabrizio Gifuni migliori attori protagonisti

Il premio come migliore attrice protagonista è invece andato a Barbara Ronchi per Settembre, che ha battuto Margherita Buy per Effetto notte e Penelope Cruz con L’immensità. «Non so se ridere o piangere. Dedico il premio a due uomini che illuminano la mia vita, se brillo è grazie a loro: Alessandro e Giovanni, che è a casa. Amore, mamma ha vinto il David!», ha detto Ronchi. Miglior attore protagonista anche Fabrizio Gifuni per Esterno notte di Marco Bellocchio in cui interpreta Aldo Moro. «Ringrazio la mia lentezza e la mia fragilità in questi tempi così decadenti», ha affermato dagli studi Cinecittà Lumina.

Emanuela Fanelli miglior attrice non protagonista

Il David di Donatello 2023 per la miglior attrice non protagonista è andato a Emanuela Fanelli per il film Siccità di Paolo Virzì. L’attrice incredula è salita sul palco per i ringraziamenti di rito: «Grazie a Paolo perché mi ha guardato e in questa mestiere bellissimo bisogna essere visti. Non so come abbia fatto a vedere lo sketch in cui prendevo in giro la periferia romana». Classe 1986, romana e comica amatissima, Fanelli ha dedicato il premio alle «persone che amo: mamma e papà, mia sorella gli amici che stanno sul divano e hanno fatto le magliette Fanelli di Donatello. Sembro il prete di Viaggi di nozze, ora me ne vado». Poi la battuta: «Mi è sembrato di esordire in Champions League con voi, non so perché ho usato questa metafora visto che non capisco di calcio», ha detto l’attrice riferendosi alla semifinale disputata questa sera, mercoledì 10 maggio, tra Milan e Inter e conclusasi con la vittoria dei neroazzurri per 0 a 2. A vincere tra gli attori non protagonisti, anche Francesco Di Leva per il film Nostalgia di Mario Martone. «Non sapete ma qui ne state premiando due: non avrei vinto senza Pierfrancesco Favino», ha detto Di Leva.

Elodie vince il premio per la miglior canzone

La migliore canzone a vincere il David di Donatello 2023 è Proiettili (ti mangio il cuore) di Joan Thiele, Elisa Toffoli ed Emanuele Triglia, scritta e interpretata da Elodie e Joan Thiele. «Sono felice io non vinco mai», ha detto la cantante romana che è anche interprete nel film Ti mangio il cuore del regista Pippo Mezzapesa.

Migliore regista esordiente: Giulia Louise Steigerwalt

Giulia Louise Steigerwalt vince la statuetta per la migliore regista esordiente per il film Settembre con Barbara Ronchi, Fabrizio Bentivoglio e Thony.

Fotografia a Impens per «Le otto Montagne» e montaggio a Calvelli per «Esterno Notte»

Miglior direttore della fotografia Rubén Impens per Le otto montagne diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Mentre il David di Donatello per il miglior montaggio va a Francesca Calvelli per Esterno notte con la collaborazione di Claudio Misantoni.

«Il Cerchio» miglior documentario

Il premio per il miglior documentario va a Il cerchio di Sophie Chiarello: «Lo dedico ai bambini che possano trovare il loro cerchio che li accoglie», ha detto la regista.

Andò, Chitine e Gaudiosi la miglior sceneggiatura per «La stranezza»

La statuetta per la miglior sceneggiatura va a Roberto Andò con Ugo Chitine e Massimo Gaudioso per La Stranezza, film con Ficarra e Picone e Toni Servillo nei ruolo di Luigi Pirandello.

Premio per la scenografia e i costumi

Entrambi i David di Donatello vanno al film di Roberto Andò, La stranezza. In particolare, Giada Calabria per l’arredamento e Loredana Raffi. Mentre Maria Rita Barbera vince la statuetta per i migliori costumi.

Bollani miglior compositore e Iacoponi vince per il miglior trucco

Il David come miglior compositore è di Stefano Bollani per il film Il pataffio di Francesco Lagi. «La mia prima candidatura, entro nella famiglia del cinema», ha detto. Enrico Iacoponi vince, invece, il miglior trucco per la pellicola di Marco Bellocchio, Esterno Notte.

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Cultura

L’urgenza di ricostruire, il libro di Barbagallo-Cucuzza

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Mons Renna,  Vescovo e Cittadino dialoga con i candidati alle elezioni  amministrative della Città di Catania

In occasione della presentazione del libro-intervista: “L’urgenza di ricostruire” – edizioni “Il Pozzo di Giacobbe” –   gli autori giornalisti Adelaide Barbagallo e Michele Cucuzza, presso l’auditorium del Palazzo della Cultura, hanno dialogato con Mons. Luigi Renna, il quale ha parlato da “vescovo” e da “cittadino catanese”.  E’ questo un segno di “carità politica”, essendo “vocazione del cristiano” e compito di ogni cittadino occuparsi della polis, leggere e “prendersi cura dei bisogni della gente, ascoltare i silenzi, sollecitare la partecipazione”.

Dialogare” è il verbo che connota la Chiesa sinodale  del XXI secolo e lo stesso Papa Francesco, in occasione della prima assemblea della CEI,  dieci anni fa , all’inizio del suo pontificato, il 24 maggio del 1913, presso la Basilica di San Pietro, nel dare l’avvio al cammino di riforma di una “chiesa aperta all’uomo di oggi”  ha raccomandato  ai Vescovi  di “tornare alla freschezza delle origini” e poi,  con un messaggio diretto   ha detto: “Avete tanti compiti in Italia; attivate un dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche”   “E’ compito vostro e… non è facile”.

Mons. Renna, arrivato a Catania, ha dato concretezza a questo intenso “dialogo  sociale” nella specificità dei compiti e dei ruoli, qualificandosi come “vescovo”, che tratta la realtà del mondo orientandola a Dio  nella fedeltà ai valori etici  e come “cittadino” che ama la sua Città  e la indirizza ad una “visione” di benessere e di sviluppo.

I documenti dell’Ufficio per la pastorale sociale diocesana: “Non possiamo tacere”; “Cantieri per Catania” ed ora il libro intervista “L’urgenza di ricostruire” costituiscono i tasselli funzionali al futuro di una “buona amministrazione”.

La partecipazione  all’incontro dei candidati a sindaco per le prossime elezioni amministrative e l’esposizione sintetica dei programmi  elettorali dei singoli schieramenti  hanno evidenziato i valori della legalità,  della dignità della persona, specie nei casi di povertà, della partecipazione attiva dei cittadini,  dell’attenzione ai quartieri della periferia,  del passaggio dalla rassegnazione agli interventi concreti, del “saper osare” a partire dalle piccole cose concrete del quotidiano, ha consentito al pubblico  di ampliare il campo di  osservazione in vista di una scelta responsabile e di una partecipazione   democratica orientata ad una cittadinanza attiva.

Dal Vescovo-Cittadino, che riporta nello stemma vescovile il motto “ Edificare nella carità” non  vengono fornite indicazioni  di nomi o di partiti, ma  vengono richiamati “principi e valori “, tracciando le linee di indirizzo per superare le emergenze della dispersione scolastica, della disoccupazione, dalla diffusa microcriminalità, del degrado delle periferie e poi ancora per limitare la fuga dei talenti, di tanti giovani che con il borsone, com’era un tempo la valigia di cartone, migrano al Nord in cerca di lavoro e vivono in piccoli alloggi a Milano per realizzare i loro sogni e mettere a frutto i loro talenti.

Augurando un “buon cammino nel dialogo con la città” sono programmati incontri di ascolto dei programmi elettorali  e l’Arcivescovo consegnerà il testo della Lettera  pastorale  di Papa Francesco: “Fratelli tutti”  nella quale sono ben definiti i compiti di coloro che operano da amministratori della Città nella costante ricerca del bene comune di tutti i cittadini, nella coerenza e fedeltà ai valori etici della persona , immagine  e segno della “gloria del Dio vivente”.

L’appello alla partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica, tema della prossima Settimana sociale che sarà celebrata a Trento, rimane costante monito per ridurre il fenomeno dell’astensionismo e   rendere ogni cittadino attivo e responsabile.

Giuseppe Adernò

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In Tendenza