Cultura
Il cuore dell’ Europa trafitto!
Il 17 agosto “alle cinque della sera” Barcellona è stata colpita da un violento attacco terroristico ,il bilancio : 15 morti e oltre 100 feriti . In questo nostro momento storico, particolarmente critico e segnato dalla violenza terroristica che ha ormai invaso , sotto varie forme, la quotidianità della nostra esistenza, della nostra famiglia, è necessario che l’ Europa si risvegli e si decida ad operare in modo unitario, attivando una comune politica europea.
Gli attentati terroristici che si sono susseguiti nella nostra vecchia Europa già da alcuni anni : Svezia, Francia , Germania , Inghilterra , Spagna , ci hanno sconvolto ,ma quanto accaduto a Barcellona ci ha scosso ancora di più. Perché ? Sicuramente perché Barcellona è il simbolo della vita europea , di un ‘Europa giovane , con l’ entusiasmo proprio dei giovani, e si presenta agli occhi del mondo come una vivace metropoli.
Eppure , tra la folla , tra luci e colori della vitalità europea , in un pomeriggio estivo, tra la gente semplice, ma con tanta voglia di vivere, la volontà distruttiva di alcuni fanatici ha seminato la morte. Una violenta tempesta ha travolto , alle 5 della sera, vecchi e giovani , ma soprattutto ragazzi che giunti da tutta l’ Europa a Barcellona si trovavano lì per realizzare con il lavoro o con lo studio i sogni di un mondo migliore, oppure per vivere da turisti un ‘ esperienza di vita.
Sono proprio i giovani a credere in un’ Europa , casa comune di tutti i popoli del vecchio continente , capace di amare e proteggere tutti i suoi figli , pur riconoscendone al contempo le diversità. Sono proprio le diversità a renderla ricca. L’ Europa , anche se con fatica, deve comunque operare grandi trasformazioni per procedere verso un cammino di unità , di pace e di civiltà.
Solo così potrà raggiungere il suo vero ruolo: madre di tutti i popoli del vecchio continente.
Laura Bisso
Cultura
I Cavalieri della Repubblica in cammino
A PESCARA CONVEGNO PER IL DECENNALE ANCRI
I Cavalieri della Repubblica in cammino sul sentiero della Solidarietà
Nelle splendide sale dell’Hotel Adriatico di Montesilvano -Pescara il prof. Marco Olivetti, docente di Diritto Costituzionale alla LUMSA di Roma e membro della commissione dei 35 esperti chiamati dal Presidente della Repubblica per le riforme istituzionali, ha sviluppato il tema sul “Principio della solidarietà nella Costituzione italiana”, mettendo a fuoco il valore solidarietà, inteso come aiuto tra le persone, muto sostegno tra i cittadini , sulla scia dei “diritti sociali” che scaturiscono da una “solidarietà paterna” che spetta allo Stato , come ben espresso nella Carta dei Diritti dell’Unione Europea negli articoli 27-38, che trovano riscontro nell’art. 2 della Costituzione quando si richiamano i “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociali”.
Nell’art. 52 della Carta Costituzionale vengono altresì richiamati i doveri di “solidarietà fraterna” che impegna ogni cittadino alla: difesa della Patria, fedeltà alla Repubblica, al rispetto delle norme tributarie che costituiscono la garanzia dei servizi di assistenza, salute, scuola, tutela del cittadino.
Nella voce solidarietà si intrecciano diritti e doveri, che vengono applicati ed esercitati nell’impianto organizzativo delle autonomie locali, nelle quali ciascun ente collabora e contribuisce alla costruzione del bene comune a beneficio di tutti i cittadini dello Stato italiano.
Attenzione all’altro
Il valore dell’attenzione all’altro, alle periferie, agli emarginati, ai profughi, alle molteplici povertà sociali impegna ogni cittadino a mettere in azione gesti e comportamenti di attenzione, di rispetto e di concreto aiuto.
Una particolare attenzione è stata riservata dal Relatore alle derive libertarie (droga, aborto, gender, eutanasia) che nella società di oggi, dominata dal relativismo, pervadono il tessuto sociale e corrodono le redici dei valori.
Dopo il saluto del presidente dimissionario Prof. Antonello De Oto dell’Università di Bologna, è stato letto il messaggio del Ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ai convegnisti in occasione del V raduno nazionale, auspicando, come recita il motto ANCRI “Parati sumus iterare” a rinnovare le azioni di legalità e di impegno civile che hanno fatto meritare la prestigiosa onorificenza.
L’impegno
L’impegno per una solidarietà agita qualifica il contributo sociale e civile dei Cavalieri della Repubblica e i molteplici i interventi delle sezioni vengono coordinate dal delegato nazionale Antonio Benfatti.
IL presidente emerito, Uff. Tommaso Bove, ha percorso il cammino storico dell’associazione fondata nel 2014 ad Anzio, aggregando soltanto gli Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica ed ora presente nel territorio nazionale con quattromila aderenti.
Al teatro Circus di Pescara ha avuto luogo la serata di gala, aperta alla cittadinanza,con la partecipazioni di illustri artisti della regione.
La domenica,20 aprile, dopo la solenne S. Messa nella Cattedrale di Pescara, dedicata a San Cetteo, con l’esposizione di numerosi labari delle sezioni regionali e territoriali e con la recita della preghiera del Cavaliere, nella piazza del monumento dei Caduti è stata deposta una corona di alloro dal Sindaco Carlo Mascia, dal presidente Ancri Antonello De Oto e della presidente della sezione ANCRI di Pescara, Annamaria Di Rita.
Hanno partecipato alla manifestazione cittadina gli studenti delle scuole medie e superiori di Pescara, che hanno eseguito il Canto degli italiani, utilizzando il linguaggio dei segni, e portando una grande bandiera tricolore.
L’annullo postale, nella ricorrenza del 10° anniversario della fondazione dell’Ancri, ha suggellato la solenne ricorrenza.
Giuseppe Adernò
Cultura
Esplorando il Ruolo del Critico d’Arte
Cultura
Accoglienza della vita, un dovere sempre
La legge non può negare un diritto
Ritorna ancora una volta il saggio detto : “Ogni bimbo che nasce è segno che Dio non si è ancora stancato degli uomini. Ogni bimbo che muore è segno che l’uomo si è stancato di Dio”.
Nella proposta di approvazione delle legge sull’aborto da parte dell’Assemblea Generale del Parlamento Europeo,non si leggono i segni di una conquista democratica e di civiltà, bensì la negazione dei diritti naturali della persona umana, chiamata alla vita.
“Viviamo in un tempo di drammatica denatalità, in cui l’uomo sembra aver smarrito il gusto del generare e del prendersi cura dell’altro, e forse anche il gusto di vivere. Una culla simboleggia invece la gioia per un bimbo che viene alla luce, l’impegno perché possa crescere bene, l’attesa e la speranza per ciò che potrà diventare”.
Le parole di Papa Francesco cadono nel vuoto e i legislatori seguono i loro programmi di distruzione e di morte, cancellando quei valori che hanno segnato di arte, cultura e bellezza la storia del pianeta terra.
Il documento “Dignitas infinita”, recentemente pubblicato dal Dicastero della Dottrina della Fede, afferma che la dignità appartiene a ogni essere umano, senza differenza di condizione, di razza, di età, di sesso e la medesima parola “dignità” apre il titolo primo della Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione Europea, dove si dice che “la dignità umana è inviolabile”.
Ciascuna persona umana ha una dignità infinita, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi.
Questa dignità, che è ontologica, non viene concessa dallo Stato e riguarda ogni sfaccettatura della persona, purtroppo subisce violazioni, quando è toccata da povertà, guerra, migrazione, tratta, violenze contro le donne, aborto, maternità surrogata, eutanasia e suicidio assistito, scarto dei diversamente abili, teoria gender, cambio di sesso, violenza digitale
Il figlio nel grembo materno partecipa di questa dignità ed il fondamento di tutte le altre norme è, infatti, il diritto alla vita
La formula che si intende introdurre nella Carta Europea così recita: “Ognuno ha diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativo servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale”.
L’aborto si qualifica come un servizio sanitario, una cura della salute , ma nello stesso tempo si pone in ombra e si cancella l’ingiustizia dell’uccisione del figlio, senza neanche proteggere la maternità “difficile” che segna discriminazioni e penalizzazioni a carico delle mamme.
Mentre si registra il calo delle nascite si contano 42 milioni e 600 mila aborti, a quali si aggiungono quelli illegali. Le motivazioni che inducono le donne ad abortire sono molteplici e queste cicatrici restano impresse nella loro esistenza.
Siamo immersi nel mistero della sofferenza; la vita è un mistero, nascere per morire è già un mistero. Dove trovare un punto d’incontro tra chi crede e non crede? Se non è la persona umana nella sua dignità il terreno comune su cui ci possiamo ritrovare credenti, miscredenti, diversamente credenti e atei, dove ci possiamo ritrovare? Non credo che esista un altro terreno comune: la persona umana è quel terreno sacro davanti al quale ci togliamo le scarpe.
Chi crede è molto avvantaggiato perché nella persona umana vede l’immagine di Dio, ma anche per chi non crede la persona umana ha un immenso valore.
La ricerca e la valorizzazione di un nuovo umanesimo dovrebbe ampliare gli orizzonti per la costruzione di una società più umana e più vera, per una concreta ed efficace costruzione del bene comune
Giuseppe Adernò
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