Gli adolescenti italiani hanno un’alta percezione della loro qualità di vita, anche se le loro abitudini non sono poi così corrette. Dal 20 al 30% degli studenti tra 11 e 15 anni, infatti, non fa la prima colazione nei giorni di scuola, solo un terzo dei ragazzi consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno e meno del 10% svolge almeno un’ora quotidiana di attività motoria, come raccomandato dall’Oms, mentre un quarto di loro supera le due ore al giorno (il massimo raccomandato) davanti ad uno schermo.
La fotografia a tutto tondo dei comportamenti degli adolescenti è stata scattata dalla rilevazione 2018 del Sistema di Sorveglianza HBSC Italia (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute dei ragazzi in età scolare), promosso dal Ministero della Salute e CCM (Centro per il Controllo e la prevenzione delle Malattie), coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità insieme alle Università di Torino, Padova e Siena e svolto in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, le Regioni e le Aziende Sanitarie Locali.
L’indagine, i cui risultati sono illustrati oggi nell’Aula Pocchiari dell’ISS, mostra oltretutto che aumentano i fenomeni estremi quali il binge drinking e la preferenza, soprattutto tra le ragazze, di trascorrere tempo online con gli amici piuttosto che incontrarsi. Di contro, l’Italia risulta essere tra i paesi meno interessati dal fenomeno del bullismo. Gli studenti, perdipiù, si sentono supportati da amici e compagni di classe e hanno un buon rapporto con gli insegnanti.
Alimentazione e stato ponderale
Sulla base di quanto auto-dichiarato da 58.976 ragazzi i dati 2018 evidenziano che il 16,6% dei ragazzi 11-15 anni è in sovrappeso e il 3,2% obeso; l’eccesso ponderale diminuisce lievemente con l’età, è maggiore nei maschi e nelle Regioni del Sud. Rispetto alla precedente rilevazione effettuata nel 2014 tali valori sono tendenzialmente stabili.
Tra i comportamenti alimentari scorretti, l’HBSC ha evidenziato nel 2018 l’abitudine frequente a non consumare la colazione nei giorni di scuola, con prevalenze che vanno dal 20,7% a 11 anni, al 26,4% a 13 anni e al 30,6% a 15 anni; tale percentuale è maggiore nelle ragazze in tutte le fasce d’età considerate. Questa abitudine, rispetto al 2014, ha subìto un lieve peggioramento.
Solo un terzo dei ragazzi consuma frutta e verdura almeno una volta al giorno (lontano dalle raccomandazioni) con valori migliori nelle ragazze. Rispetto al 2014 aumenta il consumo, almeno una volta al giorno, di verdura ma diminuisce quello di frutta in tutte le fasce d’età e per entrambi i generi. Pane, pasta e riso sono gli alimenti più consumati in assoluto (1 ragazzo su 2).
Le bibite zuccherate/gassate sono consumate maggiormente dagli undicenni e dai maschi (le consumano almeno una volta al giorno: il 14,3% degli undicenni; il 13,7% dei tredicenni; il 12,6% dei quindicenni). Il trend è però in discesa, già dal 2014, per tutte le fasce d’età e senza differenza di genere.
Attività fisica e sedentarietà
L’OMS raccomanda almeno 60 minuti di attività motoria moderata-intensa tutti i giorni per i giovani (5-17 anni) includendo il gioco, lo sport, i trasporti, la ricreazione e l’educazione fisica praticate nel contesto delle attività familiari, di scuola e comunità. Nel 2018, la frequenza raccomandata di attività motoria moderata-intensa quotidiana è rispettata dal solo 9,5% dei ragazzi 11-15 anni, diminuisce con l’età (11 anni: 11,9%; 13 anni: 6,5%; 15 anni: 6,8%) ed è maggiore nei maschi; tale comportamento risulta in diminuzione rispetto al 2014.
Le linee guida internazionali raccomandano di non superare due ore al giorno in attività dedicate a guardare uno schermo (videogiochi/computer/internet). Dai dati 2018 si evince che circa un quarto dei ragazzi supera questo limite, con un andamento simile per entrambi i generi e valori in aumento dopo gli 11 anni. Rispetto al 2014 non si riscontra un cambiamento sostanziale.
Fumo, alcol, cannabis e gioco d’azzardo
La quota totale (11-15anni) dei non fumatori negli ultimi 30 giorni si mantiene stabile: 89% nel 2018 rispetto al 88% del 2014. Le 15enni italiane fumano di più rispetto ai coetanei maschi; infatti il 32% delle ragazze rispetto al 25% dei ragazzi ha fumato almeno un giorno nell’ultimo mese.
Il 16% dei 15enni italiani (e il 12% delle 15enni) ha fatto uso di cannabis nel corso degli ultimi 30 giorni.
Aumentano i fenomeni estremi legati al consumo di alcolici tra i giovani. Nel 2018, il 43% dei 15enni (38% nel 2014) e il 37% delle 15enni (30% nel 2014) ha fatto ricorso al binge drinking (assunzione di 5 o più bicchieri di bevande alcoliche, in un’unica occasione) negli ultimi 12 mesi.
Più di 4 studenti su 10 hanno avuto qualche esperienza di gioco d’azzardo nella vita, con i ragazzi 15enni che risultano esserne coinvolti maggiormente (62%) rispetto alle coetanee (23%). La quota di studenti a rischio di sviluppare una condotta problematica o che possono già essere definiti problematici (presentano almeno due sintomi del disturbo da gioco d’azzardo come per esempio aver rubato soldi per scommettere) è pari al 16%, con un +10% rispetto al 2014.
Il rapporto tra pari, il contesto scolastico, il bullismo e il cyberbullismo
L’HBSC indaga anche alcuni aspetti del contesto di vita familiare e scolastico, come ad esempio il rapporto con i genitori, con i compagni di classe, gli insegnanti, i pari, il bullismo e il cyberbullismo. Nel 2018 più del 70% dei ragazzi (11-15 anni) parla molto facilmente con i genitori; più dell’80% dichiara di avere amici con cui condividere gioie e dispiaceri e più del 70% di poter parlare con loro dei propri problemi. Infine, oltre il 60% dei ragazzi ritiene i propri compagni di classe gentili e disponibili. Un ragazzo su 2 dichiara che gli insegnanti sono interessati a loro come persone e il 62,4% dei ragazzi dichiara di avere fiducia negli insegnanti.
Il bullismo continua a vedere l’Italia tra i paesi meno interessati dal fenomeno rispetto al complesso di quelli coinvolti nella rilevazione. Gli atti di bullismo subìti a scuola nel corso degli ultimi due mesi decrescono con l’età: coloro che dichiarano di essere stati vittima di bullismo almeno una volta negli ultimi 2 mesi sono il 16,9% degli undicenni (erano il 23% nel 2014), il 13,7% dei tredicenni e l’8,9% dei quindicenni. Rispetto al 2014 tale fenomeno è quindi complessivamente in riduzione. La percentuale di coloro che dichiarano di aver subìto azioni di cyberbullismo negli ultimi due mesi diminuisce con l’età (11 anni: 10,1%; 13 anni: 8,5% e 15 anni: 7%).
L’uso problematico dei social media
La diffusione e l’uso dei social media, soprattutto tra i più giovani, richiede un’attenzione particolare; per tale motivo nei questionari HBSC 2018 è stata introdotta un’intera sezione su questo fenomeno. I risultati mostrano che i giovani che fanno uso problematico dei social media sono l’11,8% delle ragazze e il 7,8% dei ragazzi. La preferenza per le interazioni sociali online rispetto agli incontri faccia a faccia è frequentemente considerato un comportamento che contribuisce al rischio di sviluppare un uso problematico dei social media. Infatti, soprattutto le ragazze di 13 anni (19%) dichiarano di essere d’accordo o molto d’accordo nel preferire le interazioni online per parlare dei propri sentimenti. La maggioranza delle ragazze (86,9%) e dei ragazzi (77%) ha dichiarato di avere contatti giornalmente o più volte al giorno con la cerchia di amici stretti che frequentano anche faccia a faccia.
Le abitudini sessuali
Il 21,8% dei 15enni (26,2% maschi vs 17,6% femmine) dichiara di aver avuto rapporti sessuali completi. Il tipo di contraccettivo prevalentemente utilizzato è il preservativo (70,9% dei maschi e il 66,3% delle femmine), seguito dal coito interrotto (37% maschi vs 54,5% femmine), dalla pillola (11,1% maschi vs 11,5% femmine) e poco meno del 6,5% riferisce l’uso di metodi naturali.
L’indagine
Il sistema di Sorveglianza HBSC raccoglie importanti informazioni sulla salute e gli stili di vita degli adolescenti di 11, 13 e 15 anni (studenti delle scuole primarie di II grado e scuole secondarie). L’età pre-adolescenziale e adolescenziale rappresenta una fase cruciale per lo sviluppo dell’individuo e la comprensione dei determinanti dei comportamenti a rischio, frequenti in questa fascia d’età, può contribuire alla definizione di politiche e interventi in grado di promuovere l’elaborazione di valori positivi e che facilitino l’adozione di stili di vita salutari.
Nella rilevazione 2018, i ragazzi di 11, 13 e 15 anni che hanno risposto al questionario sono stati 58.976 distribuiti in tutte le Regioni italiane (con un tasso di rispondenza complessivo pari al 97,1%); le classi campionate sono state 4.183, distribuite anch’esse in tutte le Regioni d’Italia (con un’adesione pari all’86,3%). L’elevata partecipazione, sia dei ragazzi che delle classi, è indicativa di un buon livello di sinergia tra il settore scolastico e il settore sanitario, nonché di una sensibilità particolare delle famiglie dei ragazzi verso i temi affrontati.
Per approfondire vai al sito Epicentro – Istituto superiore di sanità
Dodici mesi esatti sono trascorsi dalla sera del 20 febbraio 2020, quando all’ospedale di Codogno arrivò il risultato del tampone fatto a Mattia Maestri: il 38enne ricercatore di una multinazionale con base a Casalpusterlengo risultò positivo al Sars-CoV2 trasformandosi in un attimo nel paziente 1.
La sera del 20 febbraio scorso a Codogno arriva il paziente 1
Dall’inizio dell’epidemia in Italia il Covid ha falciato 95.486 vite, di cui 326 camici bianchi, gli ultimi due medici di famiglia di Ivrea e Verona. Il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel messaggio inviato in occasione della celebrazione alla Federazione nazionale degli Ordini dei medici ha rivolto “a nome di tutti gli italiani, un saluto riconoscente a tutto il personale sanitario”, oltre che la “commossa vicinanza ai familiari dei caduti per la salvaguardia della salute di tutti”. E ha sottolineato che “il sistema sanitario nazionale, pur tra le tante difficoltà, sta fronteggiando una prova senza precedenti e si dimostra più che mai un patrimonio da preservare e su cui investire, a tutela dell’intera collettività”.
Cominciò così un anno fa. All’inizio la Cina sembrava lontana migliaia di chilometri e Wuhan era sconosciuta ai più. Poi scoprimmo che il virus era ormai dentro casa nostra.
C’era una volta il paziente 1…
Ecco il testo pubblicato dall’ansa 1 anno fa….
ANSA, 21 febbraio 2020
“Un 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno, nel milanese, è risultato positivo al test del Coronavirus. “Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto Superiore di Sanità”, ha detto l’assessore al Welfare della Regione Giulio Gallera aggiungendo che l’italiano “è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno i cui accessi al Pronto Soccorso e le cui attività programmate, a livello cautelativo, sono attualmente interrotti”. L’uomo si è presentato giovedì al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno, nel Lodigiano. Al momento le autorità sanitarie stanno ricostruendo i suoi spostamenti. “Le persone che sono state a contatto con il paziente – ha aggiunto l’assessore – sono in fase di individuazione e sottoposte a controlli specifici e alle misure necessarie”. Una conferenza stampa è prevista per la mattina di venerdì 21 febbraio, ad un orario che sarà comunicato in seguito.
LA STORIA DELLA DOTTORESSA CHE PER PRIMA VISITO’ IL PAZIENTE 1: ‘Il gioco di squadra ci salvò’
Da quando, la mattina del 20 febbraio dell’anno scorso, si è ritrovata in reparto quell’uomo che qualche ora dopo sarebbe diventato Paziente 1, cioè il primo caso di Coronavirus accertato in Italia, ha capito che “non si può avere sempre la situazione sotto controllo. Io che sono metodica e ho sempre programmato tutto, ho capito che nella vita le cose possono cambiare da un momento all’altro, tutto può essere stravolto e che quindi non bisogna lasciarsi sopraffare ma reagire. E poi che il gioco di squadra paga sempre”. Ha insegnato anche questo a Laura Ricevuti, medico dell’ospedale di Codogno, in servizio quel giorno di un anno fa quando è stato scoperto ufficialmente che da Wuhan era arrivata quella strana polmonite di cui poco si sapeva. La dottoressa, 45 anni, è stata, assieme alla collega rianimatrice Annalisa Malara, la prima a seguire Mattia Maestri inizialmente ricoverato nel reparto di medicina dove lei era di turno. Di quei momenti ricorda “la grande preoccupazione per questo paziente giovane, sportivo che peggiorava rapidamente. Prima che venisse intubato gli avevo somministrato ossigeno ad alto flusso e poi l’ho inviato a fare la Tac”. Da lì la storia è nota: la moglie che racconta quel che lui aveva omesso di dire, e cioè di una tavolata con amici e colleghi tra cui uno rientrato dalla Cina (poi risultato negato al Covid), e l’intuizione delle due dottoresse, complici anche gli esami di laboratorio, di forzare i protocolli e infine il tampone dall’esito infausto.
Laura Ricevuti, Annalisa Malara: medico del reparto di Medicina dell’ospedale di Codogno la prima, anestesista nello stesso ospedale la seconda. L’anestesista cremonese Malara è stata la prima a intuire che il paziente uno, Mattia Maestri, ricoverato a febbraio nell’ospedale di Codogno, era affetto da coronavirus, e Laura Ricevuti è uno dei medici che l’ha curato.
“Da un lato non ci credevo perché, come molti, pensavo che la Cina era lontana e quindi che difficilmente il virus ci avrebbe colpito, dall’altro è cominciata a crescere la preoccupazione. Ho avuto paura anche per me stessa, in quanto quella mattina visitavo solo con mascherina e guanti”. Solo dopo aver disposto il primo tampone, quello di Mattia Maestri, in quel piccolo ospedale della Bassa Lodigiana sono scattate le misure di sicurezza e sono stati distribuiti i dispositivi di protezione. “In quegli attimi pensavo a me e alla mia famiglia, al pericolo per i malati ricoverati e per i loro parenti e al personale spaventato quanto me”. In molti si sono presto ammalati “e anch’io sono uscita dai giochi subito. Avevo la febbre. Prima sono stata da sola e ‘disperata’ nell’appartamento che ho preso in affitto a Codogno, poi sono stata ricoverata in isolamento nel reparto di malattie infettive del San Matteo di Pavia, la mia città.” Laura Ricevuti non nega “la paura, anzi il terrore di finire intubata in rianimazione o di poter contagiare i suoi famigliari. L’ho presa davvero male”. Riguardando indietro, ritiene “di aver fatto tutto il possibile per quel paziente. Ho seguito il percorso giusto e in tempi rapidi – dice – e ritengo che sia stato fatto un perfetto lavoro di équipe. Insomma la catena ha funzionato!” Però, e parla “con il senno di poi”, avrebbe potuto essere “un po’ meno disperata e stressata e più positiva. Ma questa – ammette – è una malattia anche alienate, disumanizzante”. Qualsiasi contatto fisico è vietato. “Mi mancano gli abbracci: essere abbracciata e abbracciare”.
Un anno dall’inizio della pandemia in fotografie….
A Codogno e in altri 9 paesi viene istituita la prima zona rossa: i carabinieri controllano ingressi e uscite dal paese lombardo
AP Photo/Antonio Calanni
Il 22 febbraio, il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli tiene la sua prima conferenza stampa. L’appuntamento delle 18 con il bollettino dei contagi diventerà una delle tappe quotidiane per comprendere l’andamento dell’epidemia
Fonte LaPresse, foto: Filippo Attili
L’ingresso dell’ospedale di Cremona, con una delle prime tende di triage allestite
Foto Claudio Furlan – LaPresse
L’Italia si mette in coda fuori dai supermercati per fare la spesa, in alcuni giorni si arriva ad aspettare anche un’ora prima di entrare, ci si appresta verso la fase del lockdown.
Foto Claudio Furlan – LaPresse
Si stringono le maglie per visitare i parenti negli ospedali e nelle carceri. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, quando l’indice Rt è stimato addirittura tra 2 e 3 e i contagi (e i decessi) raddoppiano nel giro di tre giorni, arriva il Dpcm che prelude il lockdown: per ora si sceglie di chiudere sostanzialmente tutto in Lombardia e in 14 province del Centro-Nord, quelle più flagellate dal virus: Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia, per un totale di 16 milioni di persone.
Elena Pagliarini viene fotografata da una collega l’8 marzo, a Cremona, addormentata sulla scrivania dopo un turno massacrante. Due giorni dopo scoprirà di essere anche lei positiva al Sars-Cov-2
Il 10 marzo, Alessia Bonari, infermiera in un ospedale di Milano, posta una foto con i segni procurati da mascherina e visiera
Alessia Bonari, infermiera
…chiude l’Italia: l’11 marzo è il giorno del lockdown.
Palermo, foto: Francesco Faraci
Annunciato da un drammatico discorso di Conte in tv, in cui il premier annuncia agli italiani che è il momento “di stare lontani per tornare ad abbracciarci in futuro”, il Dpcm dall’eloquente titolo “Io resto a casa” cambia la vita di tutti gli italiani: non si può uscire se non con la celebre “autocertificazione”, per motivi di lavoro, di salute o per fare la spesa. Tutto il resto è chiuso: negozi, scuole, ristoranti, eventi pubblici di ogni tipo.
Il Papa a piedi in una via del Corso spettrale invoca la protezione della Vergine, mentre le vittime sono quasi mille al giorno.
Foto Vatican Media/LaPresse 15 marzo 2020
Le città sono deserte, mentre la corsa dei contagi, nel mesto rito quotidiano del punto stampa in Protezione Civile, non accenna a rallentare. Tra metà e fine marzo è il momento più duro, con la sfilata dei carri dell’esercito carichi di bare a Bergamo…
E’ la foto simbolo della strage nella Bergamasca. La fila di camion dell’Esercito, carichi di bare, attraversa il capoluogo la sera del 18 marzo per trasferire le salme in altre regioni dove i corpi saranno cremati. E’ uno dei momenti più difficili della prima ondata della pandemia
Tanto che il 22 marzo arriva una nuova stretta: chiuse anche le attività produttive non essenziali o strategiche. Aperti solo alimentari, farmacie, negozi di generi di prima necessità e i servizi essenziali.
Nella Bergamasca il virus miete così tante vittime da riempire gli obitori e da portare alla trasformazione delle chiese in spazi per ospitare le bare
Il 27 marzo Papa Francesco prega in una piazza San Pietro deserta per la fine della pandemia: “Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città”, dice Bergoglio.
Foto Vatican Media/LaPresse 27 marzo 2020
Nessuno può spostarsi da un Comune all’altro se non per comprovate necessità. Il primo aprile arriva un nuovo Dpcm, ancora annunciato dal premier in tv, ma era nell’aria da giorni: il lockdown è prorogato fino al 13 aprile. Il 10 aprile, e anche qui era scontato (sono i giorni del picco di ricoveri in terapia intensiva, oltre 4mila) nuova misura e nuova proroga: il lockdown finirà il 3 maggio. Intanto, finalmente, dal lungo “pianoro” fatto di migliaia di casi e centinaia di morti al giorno si inizia a uscire e inizia la discesa: è il momento di provare a ricominciare.
Milano – foto: Massimo Alberico
Lenzuola appese ai balconi per reagire con speranza e ottimismo alla crisi legata all’epidemia di Coronavirus che sta attraversando il paese.
Il Dpcm del 26 aprile finalmente istituisce la ‘Fase 2’: “Grazie ai sacrifici fin qui fatti – scandisce Conte in diretta – stiamo riuscendo a contenere la diffusione della pandemia e questo è un grande risultato se consideriamo che nella fase più acuta addirittura ci sono stati dei momenti in cui l’epidemia sembrava sfuggire a ogni controllo”. Ora si può andare a trovare i “congiunti” (con l’infinita querelle su cosa si dovesse intendere con questo termine), andare al parco, dal parrucchiere, negli stabilimenti balneari e fare sport individuale liberamente.
E’ il momento della rinascita, che culmina l’11 giugno con un nuovo provvedimento del Presidente del Consiglio, che sancisce l’avvio di fatto della ‘Fase 3’: aperti centri estivi per i bambini, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, così come le attività di centri benessere, centri termali, culturali e centri sociali. Riprendono, inoltre, gli spettacoli aperti al pubblico, le sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto, e riparte lo sport professionistico, per ora a livello di allenamenti individuali. Misure che un altro Dpcm il 14 luglio proroga fino alla fine del mese, poi fino al 7 settembre e infine fino al 7 ottobre.
E’ la fase dell’estate pazza, delle discoteche, del ‘non ce n’è coviddi’ che tutta Italia saluta con una risata liberatoria. Che dura poco però. I casi a settembre iniziano a risalire, tornano a superare quota mille e in poche settimane addirittura quota 10mila, peggio che nella prima ondata.
E’ il momento dei nuovi Dpcm: il 13 ottobre si inaugura la seconda ondata: le mascherine sono obbligatorie sia all’aperto che al chiuso, tranne ovviamente che a casa propria. E ancora evitare feste, cene con massimo sei persone, addio al calcetto e teatro e cinema a numero chiuso.
Il 18 ottobre nuova stretta, che he consente ai sindaci di disporre la chiusura di strade e piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, dopo le 21, vieta attività convegnistiche o congressuali, e sagre e fiere di comunità, consente alle scuole superiori di organizzare attività di didattica a distanza e alle Università di organizzare le proprie attività in base alla situazione epidemiologica del territorio.
Ma il virus non aspetta, e i Dpcm lo inseguono: il 24 ottobre ne arriva uno ancora più restrittivo: non è ancora il lockdown ma è abbastanza per assistere a diverse manifestazioni di piazza, anche accese, nelle grandi città. Stop a palestre, piscine, centri benessere, teatri, cinema, centri natatori, centri benessere e termali; chiusura dei ristoranti alle 18, incremento della Dad alle superiori e l’invito a non spostarsi, se non per situazioni di necessità.
Il 26 dicembre i vaccini arrivano in Italia. Nella foto la consegna di 975 dosi assegnate alla Regione Emilia-Romagna presso ospedale Bellaria di Bologna
Foto: Massimo Paolone/LaPresse 27 dicembre 2020
Le immagini dell’arrivo del furgone con le 9.750 dosi di vaccino per il V-Day allo Spallanzani
Il 27 dicembre è il V-Day europeo. La prima italiana a ricevere la dose di vaccino è Claudia Alivernini, infermiera all’ospedale Spallanzani di Roma
Claudia Alivernini, infermiera Ospedale Spallanzani Roma
E’ V-Day anche in Sicilia dove la prima vaccinazione sarà compiuta presso il padiglione 24 dell’ospedale Civico di Palermo. La prima dose del farmaco Biontech-Pfizer sarà iniettata al responsabile del pronto soccorso dell’ospedale Civico, il Dott. Massimo Geraci, in prima linea sul fronte dell’emergenza durante la seconda ondata pandemica.
Ieri si è celebrata la Giornata nazionale dei Camici bianchi, istituita in parlamento per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio di medici, infermieri, operatori e volontari in ambito sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, nel corso della pandemia da Coronavirus. Un riconoscimento per il quale tutti gli operatori sanitari esprimono soddisfazione e orgoglio. Un pensiero lo rivolgiamo a Li Wenliang, l’oculista 34enne che prima di tutti aveva lanciato l’allarme.
Oggi è la Giornata nazionale dei Camici bianchi, istituita in parlamento per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio di medici, infermieri, operatori e volontari in ambito sanitario, sociosanitario e socioassistenziale, nel corso della pandemia da Coronavirus. Un riconoscimento per il quale esprimiamo soddisfazione e orgoglio.
L’Ansa del 20 Febbraio 2020 titolava così: <<Un 38enne ricoverato all’ospedale di Codogno, nel milanese, è risultato positivo al test del Coronavirus. “Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto Superiore di Sanità”, ha detto l’assessore al Welfare della Regione Giulio Gallera aggiungendo che l’italiano “è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno i cui accessi al Pronto Soccorso e le cui attività programmate, a livello cautelativo, sono attualmente interrotti”. L’uomo si è presentato giovedì al pronto soccorso dell’ospedale di Codogno, nel Lodigiano. Al momento le autorità sanitarie stanno ricostruendo i suoi spostamenti>>.
Esattamente un anno fa; ci auguriamo, nel giorno della memoria, che le terribili esperienze vissute in questo anno pandemico fungano da elemento induttivo verso approcci migliori, più efficaci, proattivi, in modo da pianificare anticipatamente le azioni opportune.
Di seguito l’elenco aggiornato dei 325 operatori sanitari caduti nel corso di questo anno. E’ doveroso rivolgere un pensiero a Li Wenliang, l’oculista 34enne che prima di tutti aveva lanciato l’allarme.
video tratto da fanpage.it
L’elenco degli operatori sanitari sconfitti dalla pandemia:
Roberto Stella † 11 03 2020 Pres. Omceo Varese
Giuseppe Lanati † 12 03 2020 Pneumologo
Giuseppe Borghi † 11 03 2020 Medico di medicina generale
Raffaele Giura † 13 03 2020 Pneumologo
Carlo Zavaritt † 13 03 2020 Pediatra e Neuropsichiatra infantile
Gino Fasoli † 14 03 2020 Medico di medicina generale
Luigi Frusciante † 15 03 2020 Medico di medicina generale
Mario Giovita † 16 03 2020 Medico di medicina generale
Luigi Ablondi † 16 03 2020 Epidemiologo
Franco Galli † 17 03 2020 Medico di medicina generale
Ivano Vezzulli † 17 03 2020 Medico di medicina generale
Massimo Borghese † 18 03 2020 Otorinolaringoiatra
Marcello Natali † 18 03 2020 Medico di medicina generale
Antonino Buttafuoco † 18 03 2020 Medico di medicina generale
Giuseppe Finzi † 19 03 2020 Ematologo
Francesco Foltrani † 19 03 2020 Medico di medicina generale
Andrea Carli † 19 03 2020 Medico di medicina generale
Bruna Galavotti † 19 03 2020 Psichiatra
Piero Lucarelli † 19 03 2020 Anestesista
Vincenzo Leone † 21 03 2020 Medico di medicina generale
Antonio Buonomo † 21 03 2020 Medico legale
Leonardo Marchi † 21 03 2020 Medico infettivologo
Manfredo Squeri † 23 03 2020 Medico Casa di Cura
Rosario Lupo † 23 03 2020 Medico legale
Domenico De Gilio † 19 03 2020 Medico di medicina generale
Calogero Giabbarrasi † 24 03 2020 Medico di medicina generale
Renzo Granata † 23 03 2020 Medico di medicina generale
Ivano Garzena † 23 03 2020 Odontoiatra
Ivan Mauri † 24 03 2020 Medico di medicina generale
Gaetano Autore † 25 03 2020 Medico di medicina generale
Vincenza Amato † 24 03 2020 Igienista
Gabriele Lombardi † 18 03 2020 Odontoiatra
Mario Calonghi † 22 03 2020 Odontoiatra
Marino Chiodi † 22 03 2020 Oculista
Carlo Alberto Passera † 25 03 2020 Medico di medicina generale
Francesco De Francesco † 23 03 2020 Medico ospedaliero
Antonio Maghernino † 25 03 2020 Medico di C.A.
Flavio Roncoli † 03 2020 Medico in pensione
Marco Lera † 20 03 2020 Odontoiatra
Giulio Titta † 26 03 2020 Medico di Medicina Generale
Benedetto Comotti † 26 03 2020 Ematologo
Anna Maria Focarete † 27 03 2020 Presidente SIMG
Dino Pesce † 26 03 2020 Medico Internista
Giulio Calvi † 26 03 2020 Medico di medicina generale
Marcello Ugolini † 27 03 2020 Pneumologo
Abdel Sattar Airoud † 16 03 2020 Medico di medicina generale
Giuseppe Maini † 12 03 2020 Medico di medicina generale
Luigi Rocca † 26 03 2020 Pediatra
Maurizio Galderisi † 27 03 2020 Cardiologo
Leone Marco Wischkin † 27 03 2020 Medico internista
Rosario Vittorio Gentile † 22 03 2020 Medico di medicina generale
Francesco Dall’Antonia † 24 03 2020 Chirurgo
Abdulghani Taki Makki † 24 03 2020 Odontoiatra
Aurelio Maria Comelli † 28 03 2020 Cardiologo
Michele Lauriola † 28 03 2020 Medico di medicina generale
Francesco De Alberti † 28 03 2020 Ex presidente OMCeO Lecco
Mario Luigi Salerno † 28 03 2020 Fisiatra
Roberto Mario Lovotti † 28 03 2020 Medico di medicina generale
Domenico Bardelli † 20 03 2020 Odontoiatra
Giovanni Francesconi † 30 03 2020 Medico di medicina generale
Valter Tarantini † 19 03 2020 Ginecologo
Guido Riva † 30 03 2020 Medico di medicina generale
Gaetana Trimarchi † 30 03 2020 Medico di medicina generale
Norman Jones † 27 03 2020 Cardiologo
Roberto Mileti † 30 03 2020 Ginecologo
Marino Signori † 01 04 2020 Medico del lavoro
Gianpaolo Sbardolini † 26 03 2020 Medico di medicina generale
Marcello Cifola † 01 04 2020 Otorinolaringoiatra
Gennaro Annarumma † 03 04 2020
Francesco Consigliere † 03 04 2020 Medico legale
Alberto Paolini † 03 04 2020
Riccardo Paris † 03 04 2020 Cardiologo
Dominique Musafiri † 03 04 2020 Medico di medicina generale
Italo Nosari † 03 04 2020 Diabetologo
Gianroberto Monti † 21 03 2020 Odontoiatra
Luciano Riva † 28 03 2020 Pediatra
Federico Vertemati † 31 03 2020 Medico di medicina generale
Giovanni Battista Tommasino † 04 04 2020 Medico di medicina generale
Paolo Peroni † 30 03 2020 Oftalmologo
Riccardo Zucco † 03 04 2020 Neurologo
Giandomenico Iannucci † 02 04 2020 Medico di medicina generale
Ghvont Mrad † 29 03 2020 Medico termale
Gianbattista Bertolasi † 02 04 2020 Medico di medicina generale
Silvio Lussana † 13 03 2020 Medico internista
Giuseppe Aldo Spinazzola † 31 03 2020 Cardiologo in pensione contagiato durante una visita occasionale
La Sicilia torna in zona gialla da oggi ma questo non vuol dire che possiamo arrostire sui tetti o dare libero sfogo a tutte le nostre volontà. Il cambiamento più significativo rispetto alla zona arancione, che potrebbe comunque essere disposta nuovamente dal Presidente della Regione qualora il numero dei contagi lo richiedesse, riguarda gli spostamenti tra comuni e la riapertura fino alle 18 dei ristoranti. Riaprono anche musei e mostre, ma non i teatri. Ecco cosa si può fare.
Spostamenti
Ci si può spostare tra le 5 e le ore 22, all’interno della regione, il “coprifuoco” resta in vigore: ci si può muovere da casa dalle ore 22.00 alle ore 05.00 solo per esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute. Gli spostamenti verso altre regioni sono consentiti esclusivamente per comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute.
Visite a parenti o amici
E’ consentito, una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata tra le ore 5 e le 22, a un massimo di due persone, oltre a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni e le persone disabili o non autosufficienti che convivono con loro. Sarebbe preferibile non fare i “furbetti” come avvenuto durante il periodo natalizio e osservare attentamente quelle poche restrizioni che ancora restano in vigore.
Bar e ristoranti
È possibile consumare cibi e bevande all’interno dei bar, dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione dalle ore 05.00 alle ore 18.00. Negli stessi orari è consentita senza restrizioni la vendita con asporto di cibi e bevande. La vendita con asporto è possibile anche dalle 18.00 alle 22.00, ma è vietata in questa fascia oraria agli esercenti che svolgono come attività prevalente quella di bar senza cucina o commercio al dettaglio di bevande. La consegna a domicilio è consentita senza limiti di orario.
Attività commerciali al dettaglio e centri commerciali
Nelle giornate festive e prefestive sono chiusi gli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali e dei mercati, a eccezione delle farmacie, parafarmacie, presidi sanitari, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole. Vanno comunque rispettate le norme sul distanziamento, sugli ingressi scaglionati e sulla sosta nei locali solo per il tempo necessario all’acquisto dei beni.
Cultura
Riaprono i musei dal lunedì al venerdì, con esclusione dei giorni festivi, con ingressi contingentati e nel rispetto delle misure anti-Covid. Alle stesse condizioni sono aperte al pubblico anche le mostre.
Attività motoria o sportiva
È possibile praticare l’attività venatoria. rimanendo sempre all’interno della propria Regione o Provincia autonoma. Le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere e centri termali sono sospese, fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza per le attività riabilitative o terapeutiche e per gli allenamenti degli atleti, professionisti e non professionisti, che devono partecipare a competizioni ed eventi riconosciuti di rilevanza nazionale con provvedimento del Coni o del Cip. È consentito recarsi presso centri e circoli sportivi, per svolgere esclusivamente all’aperto l’attività sportiva di base, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento.
Le regole di Musumeci
L’ordinanza del governatore siciliano recepisce integralmente quella nazionale. Ma conferma alcune misure particolari già in vigore, ovvero l’obbligo di registrarsi al portale siciliacoronavirus.it per chi rientra da fuori regione e l’indicazione di sottoporsi all’arrivo al tampone antigenico rapido, da ripetere dopo qualche giorno, qualora non si sia in possesso del certificato di negatività a quello molecolare eseguito entro 48 ore dalla partenza. Per i negozi resta l’obbligo di comunicare all’Asp competente il numero massimo di persone che si possono accogliere nel locale, il contingentamento delle entrate tramite contapersone o altri metodi e la possibilità, per il personale addetto alle vendite o al servizio ai tavoli, di sottoporsi al tampone antigenico rapido gratis nei drive-in istituiti dalla Regione.