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Teatro

Il grande spettacolo del Taormina Opera Festival

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Cio-Cio-San muore tra le braccia di Pinkerton: il regista Enrico Castiglione regala all’eroina pucciniana l’ultimo amplesso, una tardiva carezza alla “tenue farfalla” che per amore ha lasciato la vita di geisha e per amore si è recisa le ali. Un finale che lascia il segno, riletto con nuovo slancio emotivo, ha suggellato il grande successo riscosso al Teatro Antico di Taormina di “Madama Butterfly”, l’unico evento operistico in Europa destinato quest’estate ad essere trasmesso in diretta via satellite mondovisione nei cinema. Lo spettacolo è stato ripreso e trasmesso simultaneamente, con la regia televisiva dello stesso Castiglione, in più di 200 sale cinematografiche di oltre 30 paesi, dalla Danimarca alla Spagna, dalla Polonia alla Francia, dall’Inghilterra all’Italia (circuiti The Space e Uci Cinemas), dall’Irlanda alla Cecoslovacchia, dall’Olanda alla Svizzera, grazie alla sinergia stretta dal Taormina Opera Festival con Rai Italia e Rising Alternative. L’opera inaugurale è stato un debutto anche sul piano ipertecnologico, perché l’opera sarà trasmessa dalla cavea taorminese in tutto il mondo per la prima volta in 3d e registrata in 4K, ovvero utilizzando la tecnologia della “cine alta” che ha ormai praticamente sostituito la pellicola.

Lo spettacolo sarà poi trasmesso in differita su Rai1 e Rai5, sull’onda del record di telespettatori fatto registrare nelle scorse stagioni da altre produzioni operistiche messe in scena da Castiglione a Taormina, come Norma,Nabucco, Rigoletto.

Sul podio il greco Myron Michailidis ha diretto l’Orchestra e il Coro del Taormina Opera Festival con fine scandaglio della raffinata partitura pucciniana, sulla quale il soprano coreano Hye Myung Kang, nuova stella della lirica scoperta da Placido Domingo, ha ricamato l’intenso ritratto drammatico e vocale della protagonista: una aggraziata figura “da paravento”, che dallo slancio d’amore adolescenziale approda tragicamente al destino ineluttabile di sposa abbandonata e madre costretta al sacrificio supremo.

Al suo fianco il celebre tenore serbo Zoran Todorovich, nome di punta della scena operistica internazionale, disegna un Pinkerton per certi aspetti inedito, laddove l’aitante tenente della marina statunitense, smette infine i panni di “yankee vagabondo” per maturare finalmente una presa di coscienza non superficiale di un sentimento in lui mai veramente sopito.

Nella regia di Castiglione acquista ulteriore coerenza anche l’umanità del console Sharpless, reso con profonda introspezione dal baritono Piero Terranova, chiamato a trasmettere l’acuta percezione del divario di civiltà tra Oriente e Occidente. Autorevole anche la prova del mezzosoprano Annunziata Vestri, amorevole Suzuki, qui per la prima volta pronta ad assistere la padrona nell’ineluttabile rito del harakiri, consumato nella casa-gabbia in cui Butterfly si serra dal giorno delle nozze per non volare mai più.

Migliaia di spettatori in teatro e nelle sale cinematografiche hanno applaudito la resa visiva e musicale di un vero e proprio film-opera, esaltato dagli stilizzati abiti di scena e dai preziosi kimono disegnati dalla costumista Sonia Cammarata. Bene, nei ruoli di fianco, il mezzosoprano Anna Consolaro (Kate Pinkerton), il tenore Andrea Giovannini (Goro), il tenore Filippo Micale (il principe Yamadori), il basso Giovanni Di Mare (lo zio bonzo) e ancora Angelo Nardinocchi, Gonca Dogan, Lora Jeonghee, Silvia Lee, Giovanni Tiralongo. Si replica il 9 luglio.

E’ il sesto anno consecutivo che Enrico Castiglione propone in diretta via satellite l’allestimento di volta in volta realizzato a Taormina. Per l’artista romano di origini siciliane, reduce dai trionfi di pubblico e di critica riportati in Cina, America e Grecia, nel 2016 ricorre inoltre un importante anniversario: dieci anni di spettacoli lirici di grande successo allestiti proprio al Teatro Antico, un impegno che ha sancito il suo profondo legame con la Città del Centauro.

Una produzione in esclusiva, per fare rivivere la tragica e delicata storia della “tenue farfalla” ad una platea cosmopolita di esigenti appassionati che da sei anni non mancano all’appuntamento con gli allestimenti di Enrico Castiglione, trasmessi da Taormina nelle sempre più numerose sale cinematografiche, sparse in tutto il mondo, dotate dei moderni sistemi di proiezione digitale in alta definizione.

Il Taormina Opera Festival sarà in cartellone al Teatro Antico fino al 14 agosto con una ricca proposta in cui il fascino del melodramma s’intreccia ai grandi concerti e alla grande danza

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Il racconto dell’ancella di Viola Graziosi e il distopico

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Viola Graziosi è un’attrice immensa e quando si fa dirigere dal marito, il grande attore di teatro Graziano Piazza, lo diventa ancora di più, in una performance artistica che impegna voce e corpo in quasi due ore di spettacolo.

Margaret Atwood

Interpretare June Osborne, la protagonista del racconto della scrittrice canadese Margaret Atwood, “Il Racconto dell’ancella”, andata in scena al teatro Libero di Palermo, non è facile, anche perché il pubblico negli ultimi anni ha tributato un grande consenso al romanzo distopico del 1985, che ha venduto milioni di copie, adattato per il grande schermo nell’omonimo film diretto da Volker Schlöndorff e nel 2017 per la televisione.

The Handmaid’s Tale

Tutte le stagioni sono su Prime video sotto il titolo di The Handmaid’s Tale. Il suo ideatore Bruce Miller, forse non si aspettava tanto successo, grazie all’attrice protagonista Elisabeth Moss che interpreta June. Sono molto simili la Moss e la Graziosi, nel cinema la prima è  dentro il regime teocratico totalitario di Gilead, catturata mentre tentava di fuggire in Canada con suo marito, Luke, e sua figlia, Hannah. Grazie alla sua fertilità, diventa una ancella del comandante Fred Waterford (da qui il nome Difred) e sua moglie, Serena Joy; l’altra Viola Graziosi, in Teatro, si immerge nel testo, tradotto da Camillo Pennati.

Viola Graziosi

Per lei tutto ha avuto inizio 5 anni su un input di Laura Palmieri di Radio 3 che le chiese di portare in scena questa incredibile storia, proprio il giorno della festa della donna. Il palco è come una sorta di anfiteatro dove tante paia di scarpe rosse, delimitano un semicerchio con al centro un abito rosso che ci richiama alle antiche vestali. Viola inizia il suo racconto illuminata soltanto da un occhio di bue che le delimita luci e ombre sul viso e sul corpo.

Un viaggio introspettivo

Lo spettatore vive una sorta di viaggio introspettivo amando il coraggio di una donna che diventa emblema anche  di alcuni movimenti di protesta a sostegno dei diritti delle donne. “Nolite te bastardes carborundorum” e “Ci sono domande?” Sono due frasi ricorrenti nell’opera, spesso usate come motto di emancipazione femminile, ed è proprio il racconto di Viola Graziosi che spinge il pubblico quasi a una catarsi liberatoria in cui in scena, attraverso la parola, il corpo si svela non soltanto come mezzo di procreazione.

La repubblica di Gilead

Nel racconto dell’ancella in versione teatrale e televisiva lo spettatore è spinto a detestare i comandanti di una Repubblica, Gilead, dove le donne sono asservite a loro per scopi riproduttivi e dove quelle non fertili o troppo anziane sono dichiarate “Nondonne” e quindi eliminate.

Sorvegliate e divise in categorie secondo il colore dei vestiti: azzurro le Mogli; verde le Marte, le domestiche; marrone le Zie, sorveglianti; rosso le Ancelle, le uniche in grado di procreare. Nessuna può disobbedire, pena la morte o la deportazione. Non hanno bisogno di leggere, di scrivere, di pensare, di stancarsi troppo. Non vanno in giro da sole di modo che non possano essere importunate. Sono vestite di rosso con un cappuccetto bianco, in modo tale da non venir troppo viste e possono anche evitare di guardare, se non vogliono.

Viola Graziosi, Ivan Scinardo, Graziano Piazz

E’ un racconto immaginato in un futuro irreale e forse Viola Graziosi, con questa “opera magna” vuole farci comprendere come la donna sia ancora oggi discriminata da una becera cultura maschile che non si rassegna!

 

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Teatro

“Nudi sul terrazzo”, Moschella & Mulè coppia vincente

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I buongustai avranno certamente colto le continue incursioni nel cinema ed è inevitabile che la formazione di Giuseppe Moschella peschi a piene mani dalla settima arte, già dalla prima stesura, avvenuta, per sua stessa ammissione, in pieno lockdown,  E’ una  commedia brillante, “Nudi sul terrazzo”, scritta assieme a Roberto Pizzo,  andata in scena al Teatro Sant’Eugenio di Palermo.

3 anni di preparazione

Ci sono voluti quasi 3 anni di gestazione per quest’opera “leggerissima”, come la definiscono i due protagonisti, che nella vita sono coppia affiatata oltre che artistica. Giuseppe Moschella e Emanuela Mulè, in quasi due ore regalano al pubblico una serie di gags esilaranti e nello stesso tempo incollate alla realtà di tutti i giorni, dove le scene di gelosia non mancano con una girandola di attori azzeccati e scelti con cura.

Il dramma della gelosia

Forse il “Dramma della gelosia”, capolavoro cinematografico di Ettore Scola del 1970, con Vitti, Mastroianni e Giannini, ha un pò condizionato la scrittura di Moschella, da sempre affascinato da quel neorealismo che fece nascere la commedia all’italiana. E chi si aspetta che i due protagonisti finiscano davvero nudi sul terrazzo, deve aspettare quasi alla fine di un intrigata storia di gelosie e ripicche che in fondo non sono altro che il frutto di una subcultura popolare che affonda le sue radici nei fotoromanzi e nelle canzonette che nell’immaginario collettivo risuonano come ricordi incancellabili, è il caso della febbre del sabato sera.

Pubblico divertito

Pubblico coinvolto dalle perfomance artistiche di personaggi divertenti, in testa Emanuela Mulè che si riconferma attrice di talento capace di tenere la scena grazie alla sua bravura artistica e bellezza;  c’è il ruolo della suocera, una napoletana verace, Iaia Corcione, da qualche anno trasferita a Palermo, con una formazione da ballerina di danza a Napoli e poi come attrice a Roma, dove si è perfezionata anche nel canto. E’ lei il valore aggiunto di questa piece teatrale che vede anche la sensuale assistente dello scrittore, la bella Sonia Hamza; le sue movenze ricordano Jessica Rabbit, moglie del coniglio Roger, personaggio immaginario inventato dalla penna di Gary Wolf.

E’ lei al soldo della suocera di Giuseppe; e poi c’è Romeo che ci richiama al gattone degli aristogatti, lui è il manutentore di casa, Massimiliano Sciascia, ogni sua battuta è un mix di catanese e palermitano, che scatena sempre una risata collettiva. Arredi scenici rigorosamente allestiti dall’assistente alla regia, Elisabetta Loria. Bravi tutti

. Bravi tutti!

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Teatro Biondo, la stagione 23/24, Radici

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Il Ficus Magnolia è re della Sicilia ed emblema dell’anelito umano all’espansione del sapere, della ricerca di nuova conoscenza, della conquista della bellezza: ha radici profonde nella terra in cui germina, ne ha altre che escono dalla terra e creano arabeschi, ed altre ancora che si proiettano nell’aria per radicarsi più in là… ancora più in là. Così nutrito, l’albero diventa una cattedrale di bellezza. Siamo usciti dal tunnel dell’isolamento e della paura più insicuri: guerre, instabilità economica e allarme ambientale ci rendono fragili; perciò, più che mai ci interroghiamo sulla nostra identità.

L’albero

Come l’albero meraviglioso noi siamo ciò di cui ci siamo nutriti dalla nascita (radici profonde), ciò di cui abbiamo deciso di alimentarci in seguito (radici scelte), e ciò che vorremmo assimilare nel futuro, perciò lanciamo radici al vento per captare, per ricevere stimoli, per crescere. Il nostro lavoro in teatro continua in questa strada d’identità, di classici, di storie e artisti “nostri”, si arricchisce di letteratura e linguaggi di cui ci siamo innamorati, che ci hanno incantato; infine, gettiamo radici al vento per proporvi novità, curiosità, grafie ed espressioni nuove che chiedono di arricchire il nostro bagaglio culturale e il nostro pensiero, e di espandersi in tutti i terreni possibili. La stagione “Radici” offre un ventaglio di proposte per esplorare questi tre diversi sentieri e arrivare ai tre angoli della nostra identità… una Trinacria? Pamela Villoresi (direttrice artistica)

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