

Cinema
La tenerezza
Tredici anni dopo Le chiavi di casa, Gianni Amelio ritorna a parlare di paternità, di genitori erranti, perché sbagliano, perché camminano cercando di ritrovare un calore ormai perduto. Proprio come si affidasse a noi due chiavi di casa, il regista calabrese ci fa entrare nelle stanze di due famiglie. Lo fa in punta di piedi, con discrezione, per presentarci due focolari forse agli antipodi. Una famiglia spezzata, logorata, l’altra giovane, in apparenza felice e compatta. La tenerezza parla di questo, di famiglie allo specchio dove non mancano crepe. Nonostante l’impostazione corale, però, l’opera di Amelio è soprattutto la storia di un uomo, il ritratto impietoso di un padre, di un marito e di un professionista pieno di pentimenti. È la storia di Lorenzo, un anziano avvocato di Napoli, che ha problemi al cuore. In tutti sensi. Cardiopatia a parte, questo burbero signore si è ritirato dal mondo: vive in una grande casa vuota, piena solo di vecchi ricordi, per starsene da solo, lontano dagli altri. Persino dai suoi due figli a cui non vuole più parlare, che forse ha smesso di amare. Un giorno, di ritorno da un ricovero ospedaliero, Lorenzo incontra Michela, giovane madre un po’ sbadata con la quale nasce subito un affetto sincero. Dentro Lorenzo, allora, il cuore funziona ancora. Da questo incontro avvenuto per caso, su un pianerottolo, parte una lenta e inevitabile resa dei conti. Dei padri troppo assenti, dei nonni non abbastanza amati, dei figli che si sentono orfani senza esserlo.

Micaela Ramazzotti e Elio Germano
Cinema
“Il mio clown”, il film di Francesco Lama

Un uomo di circa 80 anni ogni giorno si reca in un centro diurno per persone con disabilità. Si veste puntualmente da clown e partecipa alle attività del centro immerso completamente nella parte. Questa è la storia di un clown! Diventato clown nell’età della sua fragilità. Questa è la storia di un clown, che è diventato clown per sostenere i fragili e gli ultimi. Questa è una storia! Scritto e diretto da Francesco Lama, il film #ilmioclown tocca argomenti sociali importanti.
Colonna sonora di Antonio Smiriglia, direttore fotografia D
avide Cuscunà, musiche Tindaro Raffaele, prodotto dalla nucciarte produzioni con il sostegno della Fondazione Mancuso onlus, e Irritec
Cinema
Sonia Bergamasco, attrice e regista

E’ considerata una delle attrici italiane più amate. In questi giorni al cinema nel film di Alessandro Tonda, Il Nibbio, nei panni della giornalista Giuliana Sgrena. Il suo debutto alla regia nel documentario biografico su Eleonora Duse, un’attrice leggendaria che ha illuminato la strada alle generazioni successive con l’energia dirompente del suo corpo di scena. Dando voce ai testimoni, di ieri e di oggi, il film cerca di fare luce sul corpo dell’artista come strumento da scoprire, per comporre un ritratto plurale dell’attrice al presente. Sonia sarà in scena il prossimo 9 maggio a Siracusa in “Elettra” di Sofocle, diretta da Roberto Andò.
Sonia Bergamasco è attrice e regista, musicista e poetessa, diplomata in pianoforte presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e in recitazione presso la Scuola del Piccolo Teatro[1]. Dopo il debutto in Arlecchino servitore di due padroni di Giorgio Strehler, ha lavorato nel Pinocchio di Carmelo Bene e con registi quali Theodoros Terzopoulos e Massimo Castri, in teatro.
Nel 2003 ottiene la candidatura ai Nastri d’argento e al Globo d’oro come miglior attrice protagonista per il film La meglio gioventù. Nel cinema ha recitato con registi come Silvio Soldini, Giuseppe Bertolucci, Liliana Cavani, Marco Tullio Giordana, Bernardo Bertolucci, Gennaro Nunziante. Nel 2016 è stata scelta come madrina della 73ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
Sostiene l’organizzazione Medici Senza Frontiere. Nel 2017 ha visitato tre ospedali di MSF in Giordania per la campagna “Cure nel Cuore dei conflitti”[2].
Vita privata
È sposata dal 2000 con l’attore Fabrizio Gifuni e ha due figlie.
Guarda l’intervista a Radio In
Cinema
La scuola romana delle risate

Esce in sala il 17, 18 e 19 aprile, il film “La scuola romana delle risate”, un documentario del regista Marco Spagnoli. Un tributo alla grande tradizione satirica di Roma, un’opera che celebra l’ironia e la creatività di una città che ha sempre saputo ridere di se stessa e della realtà che la circonda. Con una narrazione coinvolgente, a cura di Carlo Verdone, il film esplora il modo in cui la capacità di ironizzare su tutto sia diventata parte integrante dell’identità romana, un’arte unica in Italia che si rinnova costantemente e continua a conquistare il pubblico di ogni generazione.
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