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Eventi

Taobuk chiude i battenti

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La settima edizione di Taobuk – Taormina International Book Festival, che si è svolta dal 24 al 28 giugno 2017, ha riportato uno straordinario successo di pubblico, che in cinque giorni di programmazione ha seguito numeroso e attento i diversi appuntamenti proposti nelle varie sedi della kermesse letteraria. Quest’anno il festival letterario ideato e diretto da Antonella Ferrara, e promosso dall’Assessorato al Turismo, allo Sport e allo Spettacolo della Regione Siciliana, ha avuto come tema centrale “Padri & Figli”, la trasmissione di saperi e di identità, il confronto generazionale. Al centro di Taobuk la letteratura, in dialogo con il cinema, la musica, il teatro, le arti visive, il grande giornalismo e l’enogastronomia. Scrittori, giornalisti, filosofi, artisti, esponenti della società civile e politica, sia italiani che internazionali, hanno partecipato a incontri, tavole rotonde, momenti musicali e di spettacolo, reading, mostre di fotografie, botteghe del gusto, itinerari turistici, proiezioni di film.

“Un colpo d’occhio vedere migliaia di spettatori al Teatro Antico applaudire i protagonisti della letteratura, del cinema, del teatro. – afferma Anthony Emanuele Barbagallo, Assessore al Turismo, Sport e Spettacolo della Regione Siciliana – Un’emozione trovarsi in Corso Umberto nel flusso di appassionati e curiosi che affollano Taormina trasformata in un villaggio letterario. È l’effetto Taobuk, il festival letterario che abbiamo scelto di sostenere, convinti come siamo che puntare sulle “belle lettere” e le altre arti, con manifestazioni di eccellenza, sia la strada più efficace per incrementare il turismo culturale. Un segmento importante, vista la storia e la tradizione della Sicilia, eppure paradossalmente trascurato. In un’isola che quest’estate farà registrare ancora una volta un esaltante aumento di presenze, attratte dalle bellezze naturalistiche e archeologiche, il valore aggiunto sta nel creare importanti iniziative legate a quella Cultura di cui la Sicilia, seconda a nessuno, terra madre di Bellini, Verga, Pirandello, può farsi portabandiera. Taobuk, che abbiamo voluto rinnovare e arricchire con la fiera della piccola e media editoria, rappresenta una delle punte di diamante di questa visione innovativa della promozione turistica, chev abbiamo scelto di portare avanti. Un’azione ad ampio raggio, che tra l’altro ci vede promuovere con grande soddisfazione pure il cinema siciliano, pluripremiato anche ai Nastri d’argento. Continuiamo insomma ad applicare quella che si è dimostrata una strategia vincente, confermata dai dati e dal gradimento. E in consonanza con il tema di Taobuk 2017, dedicato alla grande metafora del rapporto “Padri e Figli”, credo che la settima edizione del festival di Antonella Ferrara rappresenti il momento più alto delle celebrazioni del centocinquantenario della nascita del girgentano Luigi Pirandello, figlio di Trinacria e padre nobile delle letteratura.”

Più di 5.000 le presenze alla cerimonia di apertura del festival, sabato 24 giugno, che ha visto alternarsi sul palco del Teatro Antico di Taormina personalità di rilievo nazionale e internazionale: Abraham Yehoshua, Domenico Starnone, Nicola Gratteri, Gianni Amelio, Luigi Lo Cascio, Christian De Sica, Noa.

 “La partecipazione. Consapevole, matura, entusiasta. Quella collaudata degli appassionati, ma anche dei turisti, dei curiosi, dei tantissimi giovani. Numeri record di presenze, il doppio della scorsa edizione. – spiega Antonella Ferrara, Presidente di Taobuk – È un risultato che mi inorgoglisce,  ma soprattutto accresce il mio senso di responsabilità verso una manifestazione che ho a lungo meditato. Un lungo esaltante viaggio nei racconti, nella drammaturgia, nella saggistica, nelle edizioni d’arte. Persino le note della musica sono affidate ad uno spartito. Perché le pagine di un libro sono anche il veicolo universale per abbracciare le altre arti. L’idea di un festival che, a partire dalla letteratura, coniugasse tutte le arti, è nata dal mio furioso amore per i libri. Ora mi sembra di avere contagiato tanti. Tantissimi. Dalla serata al Teatro Antico alle iniziative replicanti in ogni angolo del centro storico, Taormina è stata protagonista giorno dopo giorno di una grande e gioiosa festa della cultura. Non avrei potuto farlo senza un’ampia rosa di sinergie. In primo luogo il contributo fondamentale e imprescindibile dell’Assessorato regionale allo Sport, Turismo e Spettacolo.  Ringrazio dunque l’Assessore regionale Anthony Barbagallo per avere garantito al festival una base certa su cui costruire una virtuosa rete sinergica tra pubblico e privato. Un’altra edizione, la settima, ha potuto così regalare giorno per giorno emozioni e dibattiti su un tema, “Padri e figli”, che ci riporta alle radici stesse della trasmissione della vita, dei valori, del sapere. E a trionfare sono stati l’incontro, il dialogo, il confronto che aggrega. La partecipazione appunto.”

Tra gli ospiti che hanno partecipato alle altre giornate del festival: Heinz Beck, Albertina Bollati, Marisa Bruni Tedeschi, Luciano Canfora, Fabio Carapezza Guttuso, Matteo Collura, Cristina Comencini, Carlo Cracco, Cosimo Damiano Damato, Ildefonso Falcones, Alan Friedman, Luigi Garlando, Nicola Gratteri, Paola Gribaudo, Agnes Heller, Gioacchino Lanza Tomasi, Luciana Littizzetto, Michela Marzano, Giancarlo Mazzuca, Elsa Osorio, Piero Pelù, Claudio Pirandello, Domenico Starnone, Abraham Yehoshua, Luigi Zoja.

Taobuk dà appuntamento al pubblico nel 2018, dal 23 al 27 giugno.

Taobuk – Taormina International Book Festival, a cui è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica, è patrocinato dal Mibact-Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. È sostenuto e promosso da Regione Siciliana – Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo, Dipartimento Turismo, Sport e Spettacolo, Agenzia per la Coesione Sensi Contemporanei, Agenzia Nazionale per i Giovani, Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Comune di Taormina, Parco Archeologico di Naxos, Associazione Albergatori di Taormina, Federalberghi; e con il contributo di Università degli Studi di Messina, Teatro Massimo Bellini di Catania, Sac Società Aeroporto Catania, Taormina Arte, Fondazione Bonino Pulejo, Consiglio Nazionale Forense, Ordine degli Avvocati di Messina, Eberhard & Co Italia, Banca Agricola Popolare di Ragusa, Jaguar Land Rover, Videobank, Gais Hotels Group. La Rai è main mediapartner di Taobuk; Rai1, Radio3, Gazzetta del Sud e @Stoleggendo sono mediapartner. Info: www.taobuk.it

Arianna

Picasso, lo straniero, viaggio nelle memorie

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“Straniero”, è la condizione di un grande artista, Picasso, che attraverso le sue opere ha saputo plasmare la propria identità. La mostra a Palazzo Reale ne magnifica il percorso umano e artistico che comincia con una luce soffusa e calda, suoni indistinti, ritratti di volti appesi al soffitto e l’immagine di un giovane spagnolo che appare spaesato al suo arrivo a Parigi a inizio secolo.

Annie Cohen-Solal, storica e saggista, curatrice della mostra, conduce il visitatore nelle memorie di un grande artista attraverso l’esposizione di novanta opere, concesse dal Musée national Picasso-Paris di cui Cécile Debray è presidente.

A 50 anni dalla morte

A cinquant’anni dalla scomparsa di Picasso, la curatrice ne racconta la vita da un punto di vista inedito, mettendo in evidenza censure e persecuzioni ma anche influenze e passioni.  I molteplici elementi presenti nelle sale contribuiscono ad accrescere, nel visitatore, un senso di smarrimento, si ha la sensazione di diventare subito “stranieri”, ai margini di un’unità spazio-temporale sospesa.

Si respira un malinconico senso di distacco quando ci si immerge nelle lettere della mamma di Picasso, lette e diffuse in sala da altoparlanti, e ancora spiccano le fotografie dell’artista insieme ai suoi amici, i documenti personali di un “anarchico”, i video di una realtà storica che non appartiene alla contemporaneità.

Durante questo percorso che anche sensoriale, il visitatore avverte la sensazione di sentirsi estraneo nella contemplazione di quadri, sculture, disegni e ceramiche di “un uomo che vede la realtà diversamente da come tutti la guardano”, così scrisse di Picasso Gertrude Stein, sua amica personale.

La mostra

La mostra è di grande impatto visivo, i pannelli espositivi sono ben curati, il percorso è intuitivo e conduce il visitatore verso un graduale coinvolgimento conoscitivo ed emotivo.

Il progetto segue la traiettoria artistica e politica di Picasso che si dimostra essere in linea con la città di Milano che “cresce e si afferma come grande polo culturale grazie alla capacità di accogliere chi è straniero”, ha dichiarato a margine dell’inaugurazione il sindaco Giuseppe Sala. È questa infatti la visione di una città che vuole offrire occasioni di espressione e di dialogo tra diverse culture, garantendo una crescita progressiva per l’individuo e la società.

Arianna Scinardo

 

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Arianna

Pupi Avati e il conformismo

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Pupi Avati, o “l’anticonformismo del conformismo”

La presentazione del volume ‘Pupi Avati fuori dal cinema italiano’ al Museo Etrusco di Roma, alla presenza dei fratelli Avati. Steve Della Casa intervista il regista e l’autore del libro, Massimiliano Perrotta

“Il mio libro inizia con una cena a casa di Laura Betti, dove Pupi Avati era appena arrivato da Bologna con due film che erano andati male. E proprio lì, dove c’erano Bellocchio, Bertolucci, Moravia, Pasolini… gli scappò detto ‘io sono democristiano’: la cosa più conformista, che però in quel consesso coincideva col massimo dell’eresia. Su questo paradosso, su questa contraddizione, lui ha costruito la sua carriera e io ho costruito il mio libro”.

Così Massimiliano Perrotta presenta al pubblico il suo Pupi Avati fuori dal cinema italiano in una gremita Sala della Fortuna del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma. Una biografia decisamente sui generis, appena uscita con Edizioni Sabinae, che in otto capitoli raccoglie altrettanti articoli già pubblicati dall’autore catanese sull’’Huffington Post’. Accanto a lui il regista, fresco della Laurea ad Honorem in Italianistica appena conferitagli all’Università Roma Tre, mentre in prima fila siede l’inseparabile fratello, Antonio Avati.

A moderare l’incontro è Steve della Casa, critico cinematografico e direttore artistico, storico conduttore radiofonico di ‘Hollywood Party’ nonché regista, autore e Conservatore della Cineteca Nazionale.

L’anticonformismo del conformismo è la chiave di lettura che il libro dà alla carriera di Pupi Avati”, rimarca Della Casa, dopo aver presentato il regista, accolto da un lungo applauso, come ‘il più grande affabulatore che ho conosciuto nella mia carriera’: “una carriera che ha parecchi punti che sorprendono, come dimostra il volume stesso. Ad esempio quando qualche anno fa ho scoperto che gran parte dell’ultimo film di Pasolini, Salò, è stato scritto da Pupi Avati, rispetto ai suoi lavori successivi mi sembrava una cosa eccentrica. Invece poi non lo è affatto. Questo libro è molto interessante e controcorrente, perché è una biografia non esaltatoria del soggetto e non ha un’esigenza di completezza: racconta un preciso punto, la posizione eccentrica di Pupi Avati all’interno della galassia del cinema italiano”.

“Il libro di Massimiliano (Perrotta, ndr) apre con la storia di quella cena, ma non è che io sono arrivato là e ho detto così, dal nulla, ‘sono democristiano’”, precisa ridendo Pupi Avati, che prende la parola confermandosi esattamente nel ruolo in cui è stato presentato e snocciolando anche in questa occasione decine di aneddoti più che divertenti sui suoi 85 anni di vita, di famiglia e di cinema, spesso mimando il racconto la voce con vere e proprie gag.

“Quello era il risultato di una serie di considerazioni di noi che arriviamo a Roma (io e mio fratello Antonio, ndr) con due ‘cadaveri’ di insuccessi, come allora si diceva”, continua il regista. “Anche dietro alla stessa scelta di questo piccolo nome, ‘Pupi’ Avati, c’era una cultura, un mondo, dei genitori, dei nonni, delle zie, la campagna vissuta nel primo dopoguerra… C’erano le favole contadine terrorizzanti che ci raccontavano prima di andare a letto nelle camere scricchiolantissime, come la favola del ‘prete donna’… E poi c’era la chiesa, l’educazione cattolica preconciliare, piena di inferno e di diavolo dappertutto. Ecco, avendo tenuto dentro di me con riconoscenza quell’immaginario che si è andato a formare laggiù, in quel tempo remoto, con una grande nostalgia… Perché allora non c’era niente, a parte i campi… E allora riempivi quel niente con l’immaginazione, col racconto orale, che era fondamentale. Magari alcuni dei miei parenti erano pressoché analfabeti, non avrebbero mai saputo scrivere… ma sapevano raccontare. E saper raccontare – come sapeva fare nostra madre, una narratrice fantastica, che da quando salivamo in macchina da via Saragozza a Bologna fino a Roma non si interrompeva un minuto – era una cosa preziosissima. Questa è l’Italia dalla quale vengo, che non aveva quasi nulla, ma aveva tantissimo, perché ti permetteva di immaginare, che oggi è una cosa quasi proibita”.

Tornando al libro, anche per chi non abbia letto in precedenza i suoi articoli online, lo stile del racconto di Perrotta appare esplicito fin dalle prime pagine e non lesina – ora qua ora là – personalissimi epiteti ai grandi maestri della settima arte, destinati a far discutere. Ma anche nei titoli scelti per dividere il volume: si va da Un democristiano nel salotto – dove si racconta la famosa cena di cui sopra – per poi passare a Il Truffaut dell’Italietta, La poesia democristiana, o Agli antipodi del fighettismo, all’interno del quale, ad esempio, l’autore scrive: “Glamour: ecco una parola che non si addice al cinema di Pupi Avati. Egli si colloca agli antipodi del fighettismo artistico e di quello sociale (…). Mentre il fighettismo idolatra i vincenti, Avati simpatizza per i candidi, per gli insicuri, per gli sfigati”.

“Pupi Avati è fuori dal cinema italiano per una ontologica estraneità agli schemi culturali che nell’ultimo mezzo secolo lo hanno dominato”, scrive ancora Perrotta nel primo capitolo: “non ha fede nella storia, non crede nel progresso, non lotta contro il potere, non gli interessano i temi sociali, non si batte per le nobili cause, non vuole denunciare nulla, non racconta la crisi dell’Occidente, non segue le mode, non ostenta citazioni, non è laico. Per la stessa ragione il cinema italiano ama poco Pupi Avati: lo tratta con condiscendenza, premia raramente i suoi film, fatica a riconoscergli lo status di autore con la a maiuscola. (…). Il cinema di Pupi Avati non va rivalutato o sdoganato: va letto con occhi vergini, con occhi postnovecenteschi, con gli occhi di domani”.

“Il cinema di Pupi è personalissimo, senza quella aggressività che altri autori cercano di imporre sulla materia narrata e sulla realtà con la loro cifra”, continua l’autore del libro in sala. “Anche nei riguardi del film horror, lui lo fa a tutti gli effetti, rispettandone i codici ma poi arricchendone il contesto con il suo sguardo. Anche in Salò, certo, c’è la sua firma, ma discreta: non c’è nulla che lui faccia, anche per la tv, che non rispetti quel che gli viene chiesto, e che però sia al tempo un film di Pupi Avati a tutti gli effetti, con tutte le sue cifre stilistiche, ma sempre con discrezione, con quel senso della misura che secondo me è quello che, se da un lato lo rende amabile, lo ha visto penalizzato da parte della critica. Ma il tempo secondo me dà ragione a lui”.

“L’argomento del film di genere, presente nel libro, è una preoccupazione che Pupi ha a livello di prospettiva”, precisa Steve Della Casa. “È molto attento anche a quello che avviene anche dal punto di vista commerciale nel cinema italiano, e alla sua capacità di trovare un pubblico. Praticare il cinema ‘di genere’ è stata una caratteristica del cinema italiano negli anni del suo massimo splendore. Diceva Giuliano Montaldo che se si potevano fare i film di Bertolucci e Pasolini era perché si facevano quelli di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che incassavano, pensate, quasi il 10% del totale nel cinema italiano, consentendo agli altri di sperimentare. E poi c’era un’osmosi tra cinema d’autore e di genere, che si confrontavano continuamente. Nell’horror che fa Pupi Avati, ad esempio, gli effetti speciali hanno un ruolo piccolissimo, il suo è un horror di atmosfera: la paura ti arriva da altre cose”.

A chiudere la pubblicazione, un’interessante ‘raccolta nella raccolta’ tratta da libri, riviste e/o quotidiani, intitolata Fior da Fiore, che a partire dal 1970 fino al 2024 riporta i punti di vista delle più note firme del grande schermo nei confronti del cinema di Pupi Avati: Miccichè, Farassino, Bignardi, Bertetto, Caprara (Valerio), Anselmi, Fofi, Morandini, Ferzetti (Fausto), Rondolino, Tornabuoni, Crespi, Sarno, Kezich, Nepoti, Brunetta, Mereghetti, Rondi, Mancuso, Salvagnini, Giusti, Zappoli e Siniscalchi.

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Cinema

“Corto d’Amuri” dedicato a tutti i bambini e le donne

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Life And Life e Vittoria Assicurazioni insieme contro la violenza di genere

Mercoledi 2 ottobre 2024, Giornata mondiale della non violenza, proiezione alle 10.30, in anteprima del cortometraggio – Sala Bianca, Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo

Verrà proiettato in anteprima assoluta, davanti a un pubblico selezionato di studenti e insegnanti, il cortometraggio: “Corto D’Amuri”, realizzato dall’organizzazione internazionale umanitaria LIFE and LIFE ETS. Partner dell’iniziativa Vittoria Assicurazioni, agenzia generale di Palermo, selezionata per il secondo anno per il progetto: “AssiCuriamo – Insieme 2024” promosso da Fondazione Specchio d’Italia e Fondazione Carlo Acutis.

Il lavoro realizzato dalle registe Silvia Miola e Giada Di Fonzo, ex allieve del corso di Documentario del Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo, racconta le violenze psicologiche, spesso invisibili, che subiscono bambini e donne all’interno delle mura domestiche. Non è un caso che sia stata scelta proprio la data del 2 ottobre per proiettare il lavoro filmico, Giornata mondiale della nonviolenza. Dopo l’esperienza maturata lo scorso anno sulla prevenzione delle malattie oncologiche, Life and Life e Vittoria Assicurazioni, hanno voluto realizzare un cortometraggio da destinare principalmente alle scuole, per lanciare un ulteriore messaggio di allarme al fine di aiutare i più deboli a rivolgersi ai centri per l’ascolto antiviolenza.

All’incontro saranno presenti, il vice sindaco e assessore alla Cultura Giampiero Cannella, le registe Silvia Miola e Giada Di Fonzo, il bambino protagonista del corto Mattia Libeccio, gli attori Stefania Blandeburgo e Ludovico Vitrano, che hanno partecipato a titolo gratuito con le loro voci fuori, la fumettista Eva Arato, il Presidente e la vice della Life And Life, Arif Houssein e Valentina Cicirello, gli agenti generali di Vittoria assicurazioni Antonello e Rossana Calia, e la delegata di produzione Laura Scalia.

Per info: Life And Life, via Serraglio Vecchio 28, Palermo. Tel. 091.2714100

Guada il corto

Il servizio di Tele One del 3 ottobre 2024

Qui la registrazione dell’evento

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