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InSalute (Dott.E.Alagna)

Coronavirus vs. Influenza: capacità di gestione del SSN

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Poiché tanti, anche tra gli esperti di salute pubblica, continuano a sostenere che la Covid-19 sia del tutto paragonabile a una sindrome influenzale, l’Associazione Nazionale Biotecnologi sottolinea che così NON E’.

Se si guardano, ad esempio, i dati dell’influenza 2018-2019 (per i tecnici J10-11) si può osservare che, sì, ha avuto 812 casi gravi che hanno richiesto il ricovero in terapia intensiva e ha causato 205 decessi, ma li ha avuti in un arco temporale di 33 settimane, con un picco di casi la 5° settimana dell’anno in cui si sono registrati 93 ricoveri in terapia intensiva e 23 decessi.
https://www.epicentro.iss.it/influenza/FluNews18-19#casi

Quello che si osserva invece in questi giorni con il coronavirus è un raddoppio dei casi che richiedono la terapia intensiva ogni 2,5 giorni (già oggi, alla seconda settimana di epidemia, siamo a 351 casi in intensiva e 131 decessi negli ultimi 7 giorni). Questo è dovuto principalmente al fatto che il virus colpisce, nei soggetti deboli, direttamente gli alveoli polmonari e richiede l’intubazione per tempi anche lunghi.

Cosa significa?

1) che il SARS-CoV-2 mette molto più sotto stress il sistema sanitario rispetto ai virus influenzali, sia perché la percentuale di pazienti che necessita cure intensive è più alta, sia perché le necessita per tempi prolungati.

2) che il numero di casi sta crescendo ancora troppo rapidamente e che questo mette realmente a rischio la tenuta del sistema, che si sta saturando rapidamente (non solo in termini di posti letto e macchinari, ma soprattutto sul fronte del personale medico-sanitario).

Questo NON significa che chi si ammala finirà necessariamente in terapia intensiva o che il numero di decessi sia già fuori scala (è bene ricordare che per complicanze secondarie da influenza – per i tecnici J12-18 – si stima in Italia muoiano ogni anno tra le 8.000 e le 10.000 persone), ma semplicemente che se non rallentiamo rapidamente la crescita dei casi che necessitano ospedalizzazione (attraverso la riduzione del contagio) non riusciremo a gestirli efficacemente.

Per capirci: adesso la Covid-19 sta ancora salendo verso la linea rossa tratteggiata in figura, che rappresenta la nostra capacità di gestire l’emergenza, e lo sta facendo molto più velocemente di quanto noi non siamo in grado di innalzarla. Già ora diversi ospedali hanno cancellato tutti gli interventi non urgenti e ridotto all’osso le attività sugli altri reparti.

Se il virus dovesse riuscire a superare quella linea rossa le ripercussioni ci sarebbero non solo sui malati di Covid-19, ma anche su tutti coloro che hanno bisogno di assistenza sanitaria.

Cosa dobbiamo fare?

Ora ci sono da fare solo 2 cose:

1) smettere di condividere informazioni non verificate, che minimizzino o che generino panico ingiustificato, e affidarsi a fonti tecniche credibili tra cui torniamo a sottolineare: Pier Luigi Lopalco, Enrico BucciMedical Facts di Roberto Burioni, Guido Silvestri

2) fare la propria parte per evitare di aiutare la diffusione del virus: seguendo le indicazioni che arrivano dalle Istituzioni e lavorando tutti assieme per abbassare l’onda che ci sta già colpendo. Solo in questo modo riusciremo a spalmare i casi che necessitano di cure intensive su di un arco di tempo più lungo, alleggerendo così la pressione sul SSN e facendogli guadagnare il tempo necessario ad innalzare la linea rossa, per tenerci tutti al sicuro.

Il significato dei codici di malattia:
J10 -influenza, virus influenzale identificato
J11- influenza, virus non identificato
J12- polmonite virale non classificata altrove (esclude polmonite in influenza)
J13-polmonite da Streptococcus pneumoniae
J14-polmonite da haemophilus influenzae
J15-polmonite batterica non classificata altrove
J16-polmonite da altri microrganismi non infettivi non classificate altrove
J17-polmonite in malattie classificate altrove
J18-polmonite da microrganismo non specificato

 

(Fonte: Epicentro, Protezione Civile, Associazione Nazionale Biotecnologi)

Eventi

Uno spazio amico per le simultaneous care

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Uno spazio amico per le simultaneous care, domani congneo Samot a Catania

Si terrà domani mattina 21 Maggio 2022, a partire  dalle ore 08:30 presso la Sala Convegni CAST dell’Azienda OspedalieroUniversitaria Policlinico G. Rodolico San Marco di Catania in Via S. Sofia n.78 (Edificio 8), la presentazione del progetto dell’Associazione S.A.M.O.T. Catania ONLUS dal titolo Uno Spazio Amico per le Simultaneous Carefinanziato dall’Avviso Pubblico n.1/2021 del Ministero del Lavoro e delle Poli0che Sociali in relazione alle attività di assistenza psicologica, psicosociologica o sanitaria in tutte le forme a favore dei bambini affetti da malattia oncologica e delle loro famiglie.

I saluti

Dopo i saluti istituzionali, aprirà i lavori del Convegno moderato dal Giornalista Nuccio Sciacca il Dott. Giulio Mellini con l’intervento dal titolo “Il modello delle cure palliative domiciliari della S.A.M.O.T. Catania Onlus”, al quale seguirà la presentazione generale dell’iniziativa progettuale da parte del Dott. William Di Noto.

Seguiranno gli interventi del Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Oncoematologia Pediatrica del Policlinico di Catania la Prof.ssa Giovanna Russo (Il bambino con malattia ematooncologica: una complessa realtà assistenziale) e del Dirigente Medico Pediatra Dott.ssa Milena La Spina (La continuità assistenziale e il miglioramento della qualità̀ di vita nel bambino con malattia ematooncologica).

Il progetto 

Il progetto formativo e l’impianto di ricerca saranno illustrati dal Dirigente dell’Unità Operativa  Complessa “Servizio di Psicologia” dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Enna, Dott. Angelo Bonaventura; durante il Convegno, saranno letti alcuni brani dalla Direttrice  Elisa Di Dio dell’Associazione Culturale l’Arpa di Enna.

I lavori

I lavori del Convegno si concluderanno con la Tavola rotonda con il confronto fra i partner del progetto allo scopo di approfondire le modalità di miglioramento delle condizioni di tutela della salute dei bambini affetti da malattia oncologica residen0 nel territorio regionale siciliano ed il benessere dei loro nuclei familiari e con l’obiettivo di rafforzare le competenze is0tuzionali delle strutture che operano in ambito oncologicopediatrico, sviluppando specifiche e coerenti attività di cura, trattamento e riabilitazione secondo l’approccio metodologico innovativo delle Simultaneous Care

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In Evidenza

7000 litri di benzina necessari per affrontare la transoceanica Atlantica

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“Ben 7 ore ci sono volute per caricare i 7000 litri di benzina necessari per affrontare la transoceanica Atlantica che mi separa dalla Guyana Francese”.
Queste le parole pubblicate in un post su Facebook dal comandante dell’Aretusa Explorer, Sergio Davì.
Un duro lavoro reso possibile grazie al prezioso aiuto di VivoenerGy Shell che ha effettuato l’operazione tramite autobotte.
“Tutto è ormai pronto sull’Aretusa Explorer; carichi di emozione, speriamo di poter mollare gli ormeggi domani mattina” – è quanto scritto ieri pomeriggio sul suo profilo facebook.
Continuiamo a seguire real time la sua avventura attraverso il Live Tracker http://www.sgstracking.com/live/index.html?id=263
oppure tramite l’app ufficiale Sergio Davì Adventures (disponibile sia per Android che per Apple):
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In Evidenza

Politica rispetto a gestione Covid-19 ha tempi anacronistici

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E’ arrivato il momento di fare un’analisi, e di tirare un pò le somme sull’emergenza sanitaria in atto,  non tralasciando gli errori commessi all’inizio della pandemia, provando a tracciare le linee guida per gli scenari futuri. 

“Numeri alla mano, il numero dei ricoverati in terapia intensiva in Italia sembrerebbe essersi stabilizzato rispetto a due settimane fa”. Lo ha affermato l’infettivologo genovese Matteo Bassetti; un dato che deve far ben sperare. Sugli ospedali italiani, ed in particolare sulle terapie intensive c’è meno pressione e anche se continuano in qualche modo a crescere i contagi, noi dobbiamo pensare alla variante Omicron in maniera diversa. Perché tanti casi non portano oggi a tanti ricoveri come accadeva con la variante Delta e le precedenti, che hanno asfaltato la popolazione italiana e sfibrato i camici bianchi.

Come detto in precedenza stiamo entrando in una nuova fase: altri Paesi, come l’Inghilterra, gli Stati Uniti e il nord Europa, hanno già vissuto la fase che ci prepariamo ad affrontare. È arrivato il momento di convivere con questo virus, di provare a cambiare le regole di convivenza che non possono essere quelle che avevamo un anno fa. E’ arrivato il momento di cambiare passo, oggi la situazione è molto diversa non solo perché abbiamo una variante nuova, ma soprattutto perché abbiamo una popolazione protetta al 90% da questo virus. L’Italia rientra tra le popolazioni più vaccinate al mondo; dobbiamo affrontare l’epidemia in modo diverso.

Oggi abbiamo una popolazione ampiamente vaccinata, e quindi protetta dalle forme gravi. Dobbiamo considerare diverse anche le “morti di covid”; ovvero se uno entra in ospedale perché, per esempio, si è rotto una gamba, perché ha un problema al cuore, perché deve fare una dialisi, e lo si trovasse positivo e per l’evoluzione della sua malattia muore, in realtà il decesso non può e non deve essere associato al Covid. Oggi ci troviamo in una fase diversa in cui dobbiamo mutare le modalità con cui classifichiamo le persone con il Covid.

Sottolineamo ancora di più l’importanza della vaccinazione, in quasi tutte le regioni dello stivale, i dati dei ricoveri nelle terapie intensive ci dicono che il 95% riguardano soggetti non vaccinati: i veri malati con la polmonite da Covid, sono soggetti non vaccinati. E soprattutto sono nella fascia che va  dai 50 ai 60 anni d’età. Sono soggetti che arrivano in ospedale con una forma molto grave e purtroppo possono finire in terapia intensiva. La vaccinazione che piaccia o no dà una protezione nei confronti della malattia grave e ci mette con le tre dosi praticamente al sicuro.

In molti mi chiedono quanto tempo ancora ci resta di questo periodo emergenziale e quanto manca, soprattutto, alla fine dell’incubo.

Nessuno ha la sfera di cristallo, ed è difficile anche fare una proiezione nel tempo di come il virus possa evolvere; di certo non va dimenticato che si tratta di un virus ad RNA e per questo è mutevole più degli altri. Dobbiamo però fare in modo che si arrivi quanto prima alla fase endemica cambiando procedure e regole del gioco; Francia, Spagna e Inghilterra hanno già messo in atto quel cambio di passo che li farà giungere, probabilmente, alla fase endemica. Penso che le regole erano forse adeguate un anno fa, oggi sono anacronistiche. Basti pensare alle quarantene, che non hanno saputo adeguarsi ai tempi e alla nuova variante, ai disastri della scuola, del mondo del lavoro. La politica, la politica sanitaria in particolare, è lontana anni luce dalla vita reale. Qui le decisioni andrebbero prese da un giorno all’altro se le cose cambiano. E invece noi oggi vediamo un immobilismo, una ingessatura di regole, di norme, che oltretutto non servono a nulla.

Tenere a casa i ragazzi perché hanno avuto forse un contatto con un positivo asintomatico è una cosa demenziale, afferma infatti Matteo Bassetti. Su questo bisognava essere più dinamici e dire smettiamola di fare tamponi agli asintomatici e, soprattutto a scuola, concentriamoci su chi ha sintomi e teniamoli a casa come si faceva una volta”.

Secondo Bassetti, dopo il 31 marzo il Governo dovrà dire stop a ulteriori proroghe dello stato di emergenza: “Sarebbe difficile spiegare ai cittadini come si possa continuare lo stato di emergenza”.
Molte regole vanno ripensate tenendo conto di quello che sta succedendo oggi con la nuova variante Omicron: l’obbligo vaccinale è uno strumento molto intelligente. Il Governo ha sbagliato i tempi, non i modi. La comunità scientifica chiedeva l’obbligo vaccinale per gli over 40 già da settembre-ottobre. Se lo avesse messo a settembre ottobre probabilmente avremmo avuto un’ondata minore rispetto a quella che abbiamo avuto.

Nella gestione di un problema virale, non possiamo avere i tempi della politica. La politica ha dei tempi che oggi sono anacronistici rispetto alla gestione del Covid. Urge un cambio di passo.

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