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Cultura

Fratel Biagio accolto in parlamento a Bruxelles

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Porta le istanze degli ultimi in Europa

Il missionario laico palermitano dopo un lungo cammino è arrivato al parlamento europeo e ha consegnato un messaggio di pace al presidente David Sassoli

Fratel Biagio accolto al Parlamento Europeo con David Sassoli
Fratel Biagio ce l’ha fatta anche stavolta. È riuscito a porgere la sua lettera di speranza nelle mani di David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo. Biagio, classe ’63, di origini palermitane, figlio di imprenditori edili, a tre anni viene portato in Svizzera in un collegio di suore, ritornando a Palermo a 9 anni per poi essere inserito nel collegio di San Martino delle Scale per quattro anni.

A causa di una profonda crisi spirituale, stanco della vita mondana che conduceva, ha sentito nel cuore di lasciare tutto e tutti; e ha deciso di lasciare la casa paterna il 5 maggio 1990 a 26 anni, con l’intenzione di non tornare più nella città di Palermo, perché quella città e quella società lo avevano tanto ferito e deluso.

Successivamente cominciò a sentire sempre più che Gesù lo portava con lui per fare una esperienza che successivamente avrebbe stravolto tutta la sua vita: «ho camminato molto scaricando le tensioni e le scorie della vita mondana, nel silenzio e nella meditazione mi sentivo sempre più libero e pieno di pace, non avevo nulla con me, eppure era come se avessi tutto».

Ha iniziato dunque un cammino, da pellegrino, attraverso le regioni dell’Italia fino ad arrivare ad Assisi, da San Francesco, a cui ha sentito l’esigenza di ispirarsi per la sua profonda umiltà e semplicità. Durante il lungo viaggio ha incontrato diversi poveri e trasandati che gli riportarono alla mente quei volti poveri e sofferenti che incontrava e assisteva nella città di Palermo.

«Pian piano, cominciai a capire il progetto “Missione”: dedicare la mia vita per i più poveri dei poveri. Da premettere che non avevo mai avuto nessuna esperienza del genere e avrei potuto farmi prendere dallo scoraggiamento, ma sentivo nel mio cuore che l’Amore di Gesù mi avrebbe aiutato a percorrere la vera e giusta strada».

Dopo l’arrivo ad Assisi, davanti la tomba di San Francesco, nei luoghi dove il Santo ha dedicato e donato la sua vita, ha sentito nel suo cuore di vivere la vita da missionario. Così nacque la Missione, proprio nelle strade di Palermo; partendo dalla stazione centrale tra i vagoni e le sale d’aspetto, angoli di strada, marciapiedi, panchine dove tanti fratelli dormivano e passavano intere giornate tra l’indifferenza più assoluta.

«La società li chiama barboni, vagabondi, alcolisti, prostitute, profughi, immigrati; ma dal momento che ho sentito il coraggio di incontrarli ed abbracciarli, li ho chiamati fratelli e sorelle, senza farli sentire inferiori o diversi da noi tutti. Ero felice di vivere con loro alla stazione, di aiutarli e confortarli, mi prodigavo a portare loro thermos con latte e the caldo, panini e coperte per ripararli dal freddo; da questa esperienza alla Stazione Centrale di Palermo, decisi di non tornare più a casa dei miei genitori, per condividere per sempre la mia vita con i fratelli ultimi, inizia così la Missione che sentii di chiamare Missione di Speranza e Carità».

Ieri, 16 settembre 2019, Fratel Biagio ha incontrato il presidente David Sassoli al quale ha consegnato questo messaggio urgente che rivolge all’unione europea e al mondo intero:

«Pace e Speranza a voi tutte autorità, eletti e responsabili di questo Parlamento Europeo chiamati a svolgere un prezioso operato per il benessere della società e per i tanti bisogni dei cittadini. Portate avanti questo impegno con coerenza nella pace, nella verità e nella giustizia, siete chiamati a costruire un mondo migliore per il benessere di tutta l’umanità.

Carissime autorità e noi tutti insieme dobbiamo impegnarci per contribuire e rafforzare sempre più l’Unione Europea soprattutto nella solidarietà, nell’ospitalità e nell’accoglienza. Una giusta e stabile società non può lasciare indietro i più deboli; è nostro dovere soccorrere chi si trova in difficoltà, attenzione! ogni autorità e ogni cittadino ha il dovere di soccorrere e di aiutare il suo simile “prossimo”.

Ogni uomo e donna è da rispettare, ha diritto di mangiare, di una casa, di un lavoro, vale per ogni emarginato, emigrante, immigrato, profugo. Dobbiamo comprendere che tutti loro sono frutto e parte di questa società, per questo è nostro dovere soccorrerli, aiutarli e rialzarli dalle loro sofferenze.

Stiamo molto attenti perché una società che lascia indietro i più deboli non può essere una giusta e corretta società, prima o poi rischia la destabilizzazione, la crisi, il crollo. Ecco il motivo perché il mondo è fortemente in crisi ed è ad un bivio; per questo deve essere urgente il nostro impegno, operato aprendo il nostro cuore, porgendogli così la mano e aiutarlo.

Ogni essere umano è nostro dovere aiutarlo senza fare distinzioni di colore, di nazione, di religione, di chi crede e di chi non crede. Attenzione che l’indifferenza emargina, uccide, chiudere la porta produce maggiore povertà, disagio, violenza, destabilizzazione, ingiustizie e guerre. Invece l’Accoglienza è integrazione, senza accoglienza non può esserci integrazione. La vera integrazione inizia dal sentirsi accolto ed amato, poi viene la formazione orale e la pratica. Ecco che dobbiamo dare loro la lenza per pescare, lo strumento per lavorare, solo così si potrà donare l’aiuto e la vera dignità alla persona umana.

Si scopre che le varie cause e problematiche sociali di oggi hanno tutte un unico bisogno: ridare dignità e speranza ad ogni persona umana. Attenzione, se non doniamo dignità e speranza non potrà mai esserci una giusta e corretta società. Ecco che abbiamo tutti il dovere di non alzare barriere, ancor peggio muri. Noi non siamo fatti per dividere, per separare le nazioni ma per unire. Apriamo al più presto il nostro cuore ad ogni persona umana, è tempo di ricostruire e di non calpestare più la verità, la vita, l’ambiente, i veri diritti umani, i veri valori, la vera pace e la vera speranza.

Carissima e amata Unione Europea ricordiamoci che la storia ci insegna che siamo frutto di tanti popoli; non possiamo permettere che vinca il male e l’ingiustizia. Rispondiamo al male con il bene e la giustizia mettendo in pratica al più presto la solidarietà nell’ospitalità. Grazie per avermi dato la possibilità di essere voce di chi non ha più speranza.

Il Buon Dio benedica il vostro operato. Buona missione perché tutti abbiamo una missione da compiere per il bene di tutta l’umanità. Siete stati eletti, chiamati a governare questa sofferta Unione Europea. Coraggio ce la faremo. Grazie, buon lavoro e buona Missione. Ogni uomo e ogni donna è nostro fratello e nostra sorella. pace e speranza fratel Biagio, piccolo servo inutile»

Cultura

Festa della Repubblica all’insegna della solidarietà

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La solidarietà è “un valore iscritto anche tra i primi articoli della nostra Costituzione che, nel riconoscere e garantire i diritti inviolabili della persona, richiama il dovere di solidarietà politica, economica, sociale”. “Un valore che riveste carattere universale, rivolto all’intera comunità umana, e che la nostra Carta fondativa ha fatto proprio”. Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio in occasione della Festa della Repubblica ricordando le popolazioni  dell’ Emilia Romagna colpite dall’alluvione e dal fango.

Anche il Ministro della Protezione Civile e delle politiche del mare, Sen. Nello Musumeci, in Piazza Università, insieme al Prefetto, Maria Carmela Librizzi, ha ribadito il valore della Repubblica nel 77° anniversario e i principi sanciti dalla Carta Costituzionale che compie 75 anni dall’entrata in vigore.

Con una spiccata sensibilità pedagogica il Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha voluto rendere gli studenti protagonisti dell’evento.

 Giorno 1 giugno gli studenti del Conservatorio musicale hanno eseguito un saggio musicale ed hanno consegnato le Onorificenze dell’Ordine al Merito della Repubblica a 2 neo Insigniti del titolo di “Ufficiale” e  a 10 nuovi “Cavalieri della Repubblica”.

Giorno 2 giugno, la cerimonia della Festa della Repubblica si è svolta in piazza Università e dopo il Messaggio del Presidente della Repubblica, il saluto del Prefetto e del Ministro Sen. Nello Musumeci, gli studenti del Liceo “Secusio” di Caltagirone hanno presentato un lodevole progetto premiato al Senato il 30 maggio sulle “Madri della Costituzione”  ricordando anche le due donne siciliane che hanno fatto parte dell’Assemblea Costituente:  Ottavia Penna Buscemi di Caltagirone e Maria Nicotra Fiorini di Catania.

Come già lo scorso, sono stati protagonisti  25 “Ragazzi sindaci”  della provincia etnea e alcuni di loro  hanno consegnato ai  10 familiari dei deportati e internati nei campi di lavoro durante il secondo conflitto mondiale le medaglie di riconoscimento.

Al termine della cerimonia i Ragazzi Sindaci si sono incontrati con l’Arcivescovo Mons Luigi Renna e con il Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale, Emilio Grasso, i quali hanno molto apprezzato l’impegno civico dei ragazzi nell’esercizio della democrazia e della partecipazione attiva nella scuola- piccola città.

Giuseppe Adernò

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Cultura

Il coraggio di educare, nuova proposta di recupero

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I maestri educatori

Questo hanno insegnato i grandi Maestri Educatori ed in questi giorni è stato ricordato Don Lorenzo Milani, testimone e modello di coraggio.

Intervenendo alla tavola rotonda promossa dalla Comunità di Chiesa Mondo e dall’Ufficio per la dispersione scolastica, l’Arcivescovo Mons Luigi Renna, che per primo  ha attivato un ufficio diocesano per rispondere al bisogno dettato dalla povertà educativa  nella provincia etnea, ha  introdotto il tema  “Il coraggio di educare , in ascolto delle sfide della contemporaneità”.

Cooperando in rete con la Prefettura e con il Tribunale dei Minori la piaga della dispersione comincia ad essere guarita, ma occorre da parte degli educatori una “scelta di coraggio” a mettersi in ascolto dei ragazzi che hanno bisogno di una guida, e rispondere ai loro bisogni celati e inespressi. Nella parola “scuola “  c’è la consonante “C” che dà significato al termine, con il rischio che si legga “suola” e questa “C”  che si collega al “cuore”, indica anche il coraggio di scegliere una scuola di periferia ed  il coraggio di restare a lavorare con i ragazzi del quartiere come hanno lodevolmente fatto alcuni dirigenti e docenti dei quartieri di Picanello e Librino.

Alla tavola rotonda,  moderata dalla coordinatrice della Comunità Chiesa Mondo, Lidia Curcio,  con la collaborazione della direttrice dell’Ufficio per la Pastorale scolastica, Agata Pappalardo,  sono interventi il prof Giuseppe Vecchio, garante per l’infanzia presso il Tribunale dei Minori, il quale ha portato i saluti del presidente  Giudice Roberto Di Bella.

Educazione e istruzione

Nell’intreccio tra educazione e istruzione si incontrano ad operare insieme la famiglia e la scuola. L’emergenza del presente sollecita un  puntale  intervento di prevenzione e, come già realizzato con il progetto nazionale “Liberi di scegliere” che favorisce il trasferimento in altri contesti dei ragazzi bisognosi di particolari attenzioni, in applicazione della Legge Regionale n. 16 è stato presentato un progetto di “affido educativo temporaneo” che potrebbe offrire ad alcuni ragazzi di vivere un’esperienza di famiglia in contesti diversi da quella di origine  e maturare consapevolezza e responsabilità. Anche per la realizzazione di questo progetto ci vuole “coraggio di scegliere” e di portare a compimento l’impresa.

La prof. Maria Teresa Consoli, dell’Università di Catania, ha evidenziato come il fenomeno della dispersione e dell’abbandono degli studi è presente nell’ambito universitario e sono stati attivati numerosi progetti di coinvolgimento e di premialità. Lodevole è stata l’esperienza degli studenti universitari che prestano il loro servizio tra i 73 detenuti che hanno aderito al progetto del “Polo didattico per detenuti” promosso dall’Università di Catania.

Così pure la lodevole azione di volontariato e di servizio che offrono gli ex allievi salesiani de La Salette, nel quartiere San Cristoforo, con la guida del prof. Alfredo Petralia, è segno di una vitalità educativa presente in Città che anima e sollecita un positivo coinvolgimento di tanti operatori.

In risposta alla complessità dell’educazione che presenta aspetti, formali, non formali ed informali, l’attivazione di un’efficiente rete di sussidiarietà potrà dare risposta ai sogni di futuro dei giovani, che spesso restano con le dita sulla tastiera del cellulare e non entrano in sintonia e in dialogo con la realtà, mentre le loro braccia forti e l’energia dell’età giovanile potrebbe costituire una vitale risorsa di ripresa e di resilienza.

Un applauso finale è stato dedicato ai ragazzi dell’Istituto Pestalozzi che hanno prestato un lodevole servizio di accoglienza per la buona riuscita dell’evento formativo.

Giuseppe Adernò

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Cultura

Giuseppe Lavenia racconta la guerra

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struire soltanto nella vicendevole fiducia”

Queste espressioni del messaggio di Papa Francesco per la 57.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, hanno motivato l’ultimo incontro culturale del 18° Festival della Comunicazione, che ha avuto luogo, sabato 20 maggio nel Salone dei Vescovi.

Giuseppe Lavenia ,  giovane giornalista RAI, originario di Adrano,  ha raccontato i 95 giorni trascorsi a Codogno,   il 21 febbraio 2020 con il “paziente 1” e la successiva esplosione del Covid 19. L’esperienza dei primi giorni della pandemia hanno segnato fortemente l’opinione pubblica ed ha  contribuito ad una presa di coscienza  in relazione al benessere sociale.

Il racconto ha coinvolto l’attento pubblico ed è stato evidenziato lo stile di comunicazione e di relazione che il giornalista mette in atto nel preparare i servizi di informazione per il grande pubblico della televisione.

La paura e la tensione provata nei campi di guerra, al suono delle sirene di allarme; il contatto con i profughi che lasciano la loro terra per sfuggire ai bombardamenti; l’incontro con i bambini oncologici e l’improvvista e originale partita di calcio, sono alcune delle immagini del racconto che Giuseppe Lavenia ha fatto “parlando col cuore” e testimoniando come  nella  trasmissione di una notizia ci sono modi diversi di comunicare e quando si trasmettono valori si entra in sintonia con il pubblico/lettore/spettatore e parte un messaggio che aiuta a vivere bene.

L’incontro, moderato da  Marco Carrara, di Bergamo  in presenza e Dorella Cianci  di Cerignola in videocollegamento  sul tema  “Comunicazione , guerra, disarmo” è stato promosso anche con la collaborazione del diacono Alessandro Rapisarda, dell’Ufficio  diocesano delle Comunicazioni sociali.

L’Arcivescovo Mons Luigi Renna, a conclusione dell’incontro, apprezzando il prezioso lavoro dei  giovani giornalisti  ha fatto luce sulla vocazione/missione del comunicatore che nel dare notizie che possono “costruire o distruggere, orientare o disorientare, rendere felici o infelici”, facendo partire il messaggio dal cuore, ricco di attenzione e sensibilità umana, trasmette  certamente un raggio di speranza e di futuro.  Come affermava Giorgio La Pira: “C’è una primavera che si prepara in questo inverno apparente ”

Giuseppe Adernò

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In Tendenza