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Cinema

Un miracolo di festival. La 64^ edizione del Taormina film fest

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Organizzare un festival di cinema in 20 giorni e mantenere alto lo standard degno della tradizione è stato definito un “miracolo”! Uno dei due direttori artistici della 64^ edizione del Taormina Film fest, Gianvito Casadonte, ricorda sul palco, durante la cerimonia di chiusura, che quando il general Manager Lino Chiechio e l’amministratore unico Maria Guardia Pappalardo della società che si è aggiudicata il bando, Videobank, gli hanno dato l’incarico di organizzare il festival assieme alla giornalista Silvia Bizio, gli hanno detto ironicamente che avevano 40 giorni per organizzarlo, ma in realtà erano soltanto 20, ovviamente lavorando giorno e notte. E così è stato. Un festival con una organizzazione perfetta, con una selezione di film di livello internazionale scelti da una giuria interamente composta da donne, guidate da Martha De Laurentiis, Maria Grazia Cucinotta, Donatella Palermo, Eleonora Granata, e Adriana Chiesa. Fondamentale il supporto di Taormina Arte, del commissario Pietro Di Miceli e del segretario generale Ninni Panzera. Soddisfatto l’assessore al turismo della regione siciliana, Sandro Pappalardo, per questa edizione che se organizzata in 20 giorni immagina quella del 2019 alla stregua degli oscar, in termini di presenze artistiche. Da qui un patto con il sindaco a rilanciare il festival e farlo tornare ai festi di un tempo. La serata conclusiva piena di contenuti arricchita dalla presenza dell’“Orchestra a plettro della città di Taormina”. Sullo sfondo il logo del festival, con l’ immagine in bianco e nero di Monica Vitti che entra in un hotel di Taormina. A presentare il festival, Salvo La Rosa che ha aperto con un omaggio del Comitato Italiano per il reinserimento Sociale, dedicato al film “Road to lemon grove”, di Dale Hildebrand. Sul un italo americano Charly Chiarelli, iscritto alle liste elettorali di Racalmuto, in provincia di Agrigento, ma da mezzo secolo residente in Canada. Il suo siparietto di tradurre dall’americano in siciliano ha mandato il pubblico in visibilio. Il premio internazionale Angelo D’arrigo assegnato meritatamente al medico di Lampedusa  Pietro Bartolo, dalle mani della moglie del compianto D’arrigo, Claudia Mancuso che ha ricordato il film di Rosi “Fuocoammare” sulla tragedia del Mediterraneo. Allo storico del cinema catanese, Sebastiano Gesù è stato dedicato un premio assegnato al regista nisseno Luca Vullo, per il film documentario “Cca Semu”. A seguire la giornalista sportiva Paola Ferrari ha consegnato il premio Ferrari-De Benedetti a Alfredo Lo Piero per “La libertà non deve cadere in mare”. Ha chiuso la prima parte dei riconoscimenti prima dei premi Tauro d’oro il leader dei Tinturia, Lello Analfino (premio Videobank), che ha cantato “Cercasi Rosa”, accompagnato alla chitarra da Edoardo Musumeci.

Premio Migliore costume per il film “The Happy prince”, ultimo ritratto di Oscar Wilde di Rupert Everett a  Maurizio Millenotti candidato a due premi Oscar per “Otello” e “Amleto” di Zeffirelli, David di Donatello per “La leggenda del pianista sull’oceano”. A consegnarlo il  sindaco di Messina Cateno De Luca. Per lo stesso film, carico di premi per Rupert Everett, migliore attore e miglior regista, consegnati dal sindaco di Taormina Maurizio Bolognari. Premio Tauro d’oro alla carriera a Matthew Modine, che salito sul palco al microfono di Larosa ha raccontato come il cinema sia entrato a forza nella sua vita fin da piccolo, con il padre che lavorava in un drive in. La dedica alla moglie e la consegna da parte della bella attrice messinese Maria Grazia Cucinotta, che con l’occasione ha presentato al festival il film su temi sociali dal titolo “Il compleanno di Alice”. La parata di star del cinema ha visto la presenza anche dell’anziano attore Richard Dreyfuss, vincitore dell’Oscar nel 1978 per “The Good Bye Girl”.  A premiarlo l’assessore al Turismo della Regione Siciliana Sandro Pappalardo. Tauro d’oro alla carriera  anche per Michele Placido, impegnato nella realizzazione di un progetto sul pittore Caravaggio, che si chiamerà “banda Caravaggio”  e che sarà trasmesso su Rai 1. Riprese previste anche in Sicilia.  A consegnare la statuetta del tauro, Monica Guerritore.

Il premio Angelica Zollo, autrice del film “Trauma is the time machine”, ha ricevuto il riconoscimento come miglior film indipendente. Degno di menzione l’emozionante performance recitativa dell’attore palermitano Tony Sperandeo  nel ricordo di Falcone e Borsellino; Sperandeo ha consegnato la menzione speciale al film “Be Kind” dell’attrice e scrittrice Sabrina Parravicini e di Nino Monteleone, dodicenne affetto dalla sindrome di Asperger: Sua la frase:” Essere diversi è come un elefante con la proboscide corta: una rarità”.

Al termine della cerimonia tutti i vip alla Giara, un po’ come via veneto a Roma, negli anni sessanta luogo di ritrovo di chi il cinema lo faceva davvero

(Fotogallery a cura di Antonio Parrinello)

 

Cinema

Arriva in sala “Un altro ferragosto”

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Arriva in sala dal 7 marzo l’attesissimo sequel di Ferie di agosto. Paolo Virzì omaggia Natoli e Fantastichini nell’affollato cast che riunisce gli attori dell’epoca (Silvio Orlando, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Paola Tiziana Cruciani, Gigio Alberti) con le new entry Christian De Sica, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli e Anna Ferraiol Ravel)

“Un Altro Ferragosto” di Paolo Virzì

I Molino e i Mazzalupi. Alzi la mano chi non ricordi i cognomi delle due famiglie agli antipodi che si fronteggiavano a Ventotene in “Ferie d’agosto“, il film di culto di Paolo Virzì che fotografava alla perfezione due stili di vita e due concezioni d’Italia datate 1996.

A distanza di 28 anni e a furor di popolo cinefilo rieccole ancora insieme in Una altro ferragosto, l’attesissimo sequel diretto dal regista livornese e dal quale mancano Piero Natoli ed Ennio Fantastichini (ma nel film appaiono in foto e in qualche nostalgica sequenza del primo film) nel frattempo prematuramente scomparsi. Cast affollatissimo (le new entry sono Christian De Sica, Andrea Carpenzano, Vinicio Marchioni, Emanuela Fanelli, Anna Ferraiol Ravel) e stessa location, con l’isola laziale in fermento per il matrimonio di Sabry Mazzalupi, la goffa figlia del bottegaio romano Ruggero, diventata una celebrità del web e promessa sposa ad un volgare speculatore tecnologico.

Mentre il vecchio giornalista dell’Unità, Sandro Molino (Silvio Orlando) rivede dopo anni il figlio, un 26enne imprenditore digitale che ritorna dall’America col marito fotomodello proprio mentre l’Alzheimer inizia a dare segnali preoccupanti. Due tribù di villeggianti in bilico tra passato, presente e futuro con le storie e la Storia d’Italia a darsi simbolicamente la mano in un trapasso generazionale non sempre convincente per toni e scrittura. E il senso della morte, incombente, a tramandare quel bisogno d’affetto e di condivisione che regola tutti i personaggi di “Un altro ferragosto“.

“Mi sono interrogato sul senso misterioso di aver finalmente deciso solo ora di girare questo sequel” dice Virzì che ha presentato il film proprio in occasione del suo 60mo compleanno. “Piero Natoli subito dopo il primo film voleva farne un altro ma a me sembrava una furbata. Gli promisi che comunque lo avremmo girato negli anni ed eccomi qui. Ho costruito sul lutto di due amici indimenticabili un romanzo d’appendice dell’800 che mescola vicende familiari e politiche”. “Il film si è scritto con la collaborazione di tutti gli attori che in tutto questo tempo hanno pensato a che fine avessero fatto i loro personaggi” continua il regista. “Un altro ferragosto è un bilancio amaro sul tempo che passa inesorabilmente e che dimostra che la maturità non sempre arriva con l’avanzare dell’età che anzi rende più fragili. Scrivendolo- con Francesco Bruni e Carlo Virzì– ho riflettuto sulla mia vita e sul mio tempo. Credo sia un miracolo che io sia ancora vivo a 60 anni, non me lo sarei mai aspettato” scherza ma non troppo Virzì.

Differenze con Ferie d’agosto? “Quello era un film di passioni e sentimenti, di emozioni più che di tecnica. Dopo 28 anni credo di aver imparato la grammatica cinematografica e questo è un film girato in modo completamente diverso. Con Ventotene e il suo passato (nel film si ricorda che nell’isola, tra il 1932 e il 1943 furono costretti al confino 1000 oppositori che redassero il manifesto per l’Europa libera e unita) protagoniste e simbolo di quella convivenza civile del dopoguerra che dialoga coi nostri tempi dove la democrazia è in crisi e i nazionalismi avanzano”.

Ma le utopie della sinistra sono definitivamente franate, chiede qualcuno in riferimento al finale amaro del film. “Nel racconto ostinato di Sandro Molina a Tito, il nipotino di 10 anni che dimostra di recepirlo, forse c’è la speranza che non tutto sia perduto. Chissà, forse sarà lui in futuro il nuovo leader della sinistra…” .

Prodotto da Lotus Production e RaiCinema, Un altro ferragosto uscirà il 7 marzo distribuito da 01 in più di 400 copie.

Claudio Fontanin (Fonte: Cinemaitaliano.info)
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Cinema

L’85% degli under 24 in sala negli ultimi 3 mesi

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La generazione Z artefice del ritorno di fiamma tra italiani e cinema: oltre 6 italiani su 10 ci sono infatti andati almeno una volta negli ultimi 3 mesi, ma la percentuale si impenna oltre l’85% se si considerano i ragazzi tra i 18 e i 24 anni e oltre il 75% per le persone tra i 25 e i 34 anni. Particolarmente rilevante anche il pubblico dei “Boomers”. Tra i segreti del successo, l’investimento sulla stagione estiva.

CINEMA - L’85% degli under 24 in sala negli ultimi 3 mesi

La nuova luna di miele tra italiani e cinema si celebra nel segno della Generazione Z: se infatti nel 2023 si è registrato un boom di spettatori nelle sale (+60% sul 2022*), con presenze superiori persino al periodo pre-Covid, molto si deve ai giovanissimi. Oltre 6 italiani su 10 sono infatti andati al cinema almeno una volta negli ultimi 3 mesi, ma la percentuale si impenna oltre l’85% se si considerano i ragazzi tra i 18 e i 24 anni e oltre il 75% per le persone tra i 25 e i 34 anni. A rilevarlo, alla vigilia della notte degli Oscar, è l’istituto di ricerca Eumetra, che ha realizzato un’indagine qualitativa sul “nuovo spettatore”, analizzando anche le possibili cause che hanno riportato in auge una forma di intrattenimento che molti consideravano in via di estinzione.

Chi pensava che il cinema avrebbe finito per soccombere sotto la scure della pandemia e delle piattaforme di streaming deve dunque ricredersi. Il cinema” – ha commentato Matteo Lucchi, CEO di Eumetra – “è ancora un’esperienza a cui gli italiani non vogliono rinunciare e che, come testimoniato dalla nostra analisi, sta facendo breccia soprattutto tra i ragazzi, ma non solo. Ci sono diversi tipi di spettatore a cui l’industria cinematografica deve e può rivolgersi. Questa ripresa rappresenta non solo un’ottima notizia per i player del settore, ma anche un’opportunità per gli investitori pubblicitari interessati a raggiungere un determinato target“.

Se è vero infatti, secondo quanto evidenzia la ricerca Eumetra, che la frequentazione delle sale diminuisce progressivamente all’aumentare dell’età – tra i 35 e i 44 anni ci va il 66,5% delle persone, tra i 45 e i 54 anni il 61,4%, tra i 55 e i 64 anni il 60,5% e infine tra gli over 64 il 55% – è altrettanto vero che esiste una fetta consistente di aficionados cinefili “maturi”: un quarto circa dei cosiddetti Boomers frequenta le sale cinematografiche con grande regolarità, rappresentando un segmento di pubblico di grande rilevanza.

Ma, al di là dei distinguo generazionali, cosa ha concretamente riportato gli italiani al cinema? Secondo l’analisi dell’istituto di ricerca sono numerosi i fattori che hanno portato a questi risultati: tra questi, l’iniziativa Cinema Revolution, promossa dal Ministero della Cultura e da tutte le componenti del comparto cinematografico, che prevede il prezzo ridotto del biglietto per un certo periodo di tempo e che, nel solo periodo giugno-settembre 2023, ha portato un milione e mezzo di presenze (+36,67% sullo stesso periodo 2022) in sala, di cui 1,1 milioni per i soli film nazionali. A questo si aggiunge che, per la prima volta nel 2023, si è scelto di investire sulla programmazione estiva, con sale aperte e uscita di titoli particolarmente attesi – tra luglio e agosto sono usciti due titoli particolarmente attesi come “Barbie” e “Oppenheime“r – che ha fatto scoprire (o riscoprire) agli italiani il gusto del cinema anche in vacanza. Nel corso di tutto l’anno, è inoltre stata introdotta un’ottimizzazione da parte della distribuzione dell’uscita dei film, non solo attraverso la creazione di veri appuntamenti al rilascio dei titoli più importanti della stagione (da ultimo, “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi), ma anche con un’offerta diversificata in funzione delle diverse tipologie di pubblico. Infine, non da ultimo, sono state adottate strategie di prezzo incentivanti in alcune sale.

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Margherita Hack raccontata in “Margherita delle stelle”

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Margherita delle stelle è il titolo del film, per la regia di Giulio Base, che ha come protagonista Cristiana Capotondi nel ruolo di Margherita Hack. Il film evento, in onda il 5 marzo su Rai1, rende omaggio alla celebre astrofisica, morta il 29 giugno del 2013, e rinominata “l’amica delle stelle”.

Il film racconta in modo emozionante e suggestivo la straordinaria vita e carriera di Margherita Hack. Partendo dalla sua infanzia, esplora gli anni di giovinezza in cui viveva come una ragazza libera e anticonformista, per poi seguire il suo percorso accademico fino a diventare la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste.

Membro anche dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale Astronomi e della Royal Astronomical Society, Margherita Hack è stata compianta in tutto il mondo dopo la sua scomparsa, quando si è scoperto dei problemi cardiaci nuovamente aggravati che sono stati la causa della morte.

Margherita Hack: la causa della morte dell’astrofisica

La vita di Margherita Hack è per lo più conosciuta, ora anche grazie al film Margherita delle stelle con Cristiana Capotondi. La vera causa della morte dell’astrofisica, tuttavia, non è così nota.

Da tempo, infatti, erano conosciuti i problemi cardiaci che l’affliggevano, anche se per un notevole lasso di tempo le sue condizioni di salute sembravano migliorate. In realtà, nella settimana precedente alla sua dipartita, Margherita Hack era stata ricoverata d’urgenza a Trieste.

La notizia del decesso dell’astrofisica è arrivata il 29 giugno 2013, con una nota del marito di una vita Aldo della Rosa, con cui è stata sposata per 70 anni. La causa della morte è quindi da ricondurre alla condizione cardiaca di cui soffriva da tempo.

Margherita Hack, tuttavia, ha sempre affermato di non aver paura della morte: ne è riprova la sua scelta, poco tempo prima, di rifiutare un intervento al cuore rischioso ma che avrebbe potuto migliorare in parte la sua condizione. In un’intervista a Il Piccolo aveva spiegato:

“L’intervento poteva essere risolutivo, ma presentava anche dei rischi: l’idea mi è venuta di notte, semplicemente. Mi sono resa conto che in ospedale mi mancavano la mia attività, mio marito, i miei animali e tutte quelle comodità, privacy compresa, che in ospedale non ci sono. Una vita a metà. Qui a casa, magari al rallentatore, ma faccio le cose normali. E allora, ho pensato: un’operazione a rischio, un’altra degenza e poi una lunga convalescenza? No, come va, va. Meglio un giorno da leoni”.

 

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