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Cinema

Un professore, la fiction con Alessandro Gassmann

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Dante Balestra è un professore di filosofia anticonformista e affascinante, tornato a Roma dopo anni di assenza per occuparsi di suo figlio Simone, dal momento che l’ex moglie si sta trasferendo per lavoro a Glasgow. Lo interpreta Alessandro Gassmann, protagonista maschile della serie tv in 6 serate dal titolo “Un Professore”, in onda da giovedì 11 novembre alle 21.25 su Rai1 in prima visione. La protagonista femminile è Claudia Pandolfi, mentre la regia è di Alessandro D’Alatri.

Dante arriva al liceo Leonardo da Vinci, insegna in modo eccentrico il pensiero dei grandi filosofi e aiuta gli allievi a ragionare con la propria testa. Alcuni colleghi lo trovano irritante, ma grazie a lui Socrate, Nietzsche, Epicuro e gli altri grandi pensatori non sono capitoli di polverosi manuali di filosofia, ma compagni di viaggio che aiutano a risolvere i piccoli e i grandi problemi della vita. Dante è anticonformista e rivoluzionario, il figlio Simone è rigido e non ha mai infranto le regole. È cresciuto in fretta perché il padre se n’è andato quando era ancora un bambino. Inizialmente con lui Dante non ne combina una giusta.

Non immagina, Simone, che l’apparente leggerezza del padre nasconde un animo ferito, perché sul cuore di Dante gravano dei pesi di cui nessuno sa, eccetto Virginia, sua madre. Qualcosa del suo passato che gli ha condizionato la vita. Il rapporto con il figlio non è facile. Il ragazzo, infatti, attraversa un momento delicato dei suoi sedici anni: ha da poco scoperto la propria omosessualità e tutto vorrebbe tranne che avere Dante in casa come padre e in classe come professore. In effetti padre e figlio sono agli antipodi.

Nonostante il passato o forse anche per quello, Dante si appassiona a Manuel, la “pecora nera della classe”, ma anche il più incline alla filosofia, e cerca di occuparsene. La cosa destabilizza ancora di più Simone, che ha scoperto di essersi innamorato proprio di lui. E seppure il passato grava sul cuore del professore, Dante non smette per questo di coltivare le sue vere passioni: la filosofia e le donne. Dante ha proprio un debole per loro, è seduttivo con tutte. E così, appena arrivato nella nuova scuola, si lascia coinvolgere in alcune relazioni sentimentali che mettono ancora più a rischio il rapporto con Simone. Sarà Anita, la mamma di Manuel – la più incasinata delle donne, ma anche quella che Dante ebbe accanto nel momento che gli ha cambiato la vita – a interrompere la scia delle conquiste. Dante, infatti, capisce che quello che si è creato tra lui e Anita non è mera attrazione e, anche se confusamente, intuisce che la più improbabile delle storie d’amore potrebbe rivelarsi la storia della sua vita e la chiave per affrontare finalmente il suo passato.

https://youtu.be/by3ct6JtRlo

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“Fare Cinema in Sicilia”

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Si è tenuto oggi, con grande interesse, presso la sala Fumagalli Martorana, nell’ambito del Baaria Film Festival, il talk “Fare cinema in Sicilia“. L’evento ha visto la partecipazione di figure di spicco del panorama cinematografico siciliano: Nicola Tarantino, presidente di Sicilia Film Commission; Ivan Scinardo, direttore del Centro Sperimentale di Cinematografia; e Marco Amenta, regista e produttore. Il dibattito è stato condotto da Alberto Anile, direttore artistico del Baaria Film Festival.

I tre rappresentanti del cinema siciliano si sono confrontati su diverse tematiche davanti a un pubblico attento, composto in particolare da giovani desiderosi di intraprendere una carriera nel mondo del cinema. Gli esperti hanno condiviso le proprie esperienze, fornito dati e avanzato proposte concrete.

Nicola Tarantino, dirigente della Sicilia Film Commission, ha illustrato il funzionamento dell’organismo pubblico che dal 2007 promuove il territorio siciliano per produzioni audiovisive italiane e straniere. Marco Amenta, regista e produttore, ha ripercorso le sue esperienze sui set di film come “La siciliana ribelle” e “Tra le onde”, confrontandole con produzioni extrasiciliane, come il recente “Anna”. Ivan Scinardo, direttore della sede palermitana del Centro Sperimentale di Cinematografia, ha illustrato le attività del centro e si è rivolto direttamente ai futuri cineasti siciliani, ovvero coloro che oggi studiano per prepararsi alla professione di domani.

Ricordiamo che il programma completo del Baaria Film Festival è disponibile sul sito ufficiale www.baariafilmfestival.com, dove è possibile scaricare anche il catalogo dell’evento. Sulla pagina facebook del festival sono inoltre presenti le registrazioni dei principali eventi, inclusi gli appuntamenti di villa Butera. 

Per domani, 4 luglio, è previsto un ulteriore evento collaterale al festival: alle ore 11, presso Villa Butera, si terrà un incontro con Daniele Ciprì, regista e direttore della fotografia. L’ingresso è libero e gratuito fino ad esaurimento posti.

Fonte: Comune di Bagheria

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Cinema

Baaria film Festival dal 2 al 6 luglio

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Si terrà a Bagheria dal 2 al 6 luglio 2025, il Baarìa Film Festival (Bff), primo festival italiano di lungometraggi interamente dedicato al “cinema insulare”  ospitato nella città natale di Giuseppe Tornatore (regista), Renato Guttuso (pittore), Ferdinando Scianna (fotografo) e Ignazio Buttitta (poeta). 

Film che parlano di isole, girati o ambientati su un’isola, a cominciare da quella che ospita la manifestazione. Come suggerisce il sottotitolo “La Sicilia e le altre isole”, il Bff prevede una sezione competitiva con lungometraggi provenienti da isole di tutto il mondo, a cui si alterneranno film riguardanti la Sicilia, inclusi muti d’inizio Novecento e corti realizzati da under 30. I premi saranno assegnati da una giuria composta da personalità del mondo del cinema e da una giuria popolare formata da studenti delle scuole superiori.

Prodotto dall’associazione Kinema con il patrocinio del Comune di Bagheria, il festival ha come direttore artistico il critico cinematografico Alberto Anile e come direttore generale il giornalista Andrea Di Quarto, ideatore del progetto. La rassegna avrà proiezioni pomeridiane in sala e serate all’aperto in una delle spettacolari ville nobiliari di Bagheria.

Guarda l’intervista sul red carpet a Ivan Scinardo 

 

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Cinema

“The end” il film di Joshua Oppenheimer

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“The end” del regista candidato all’Oscar, Joshua Oppenheimer presentato nelle profondità della miniera di sale di Petralia

Più di 80 giornalisti provenienti da tutta Europa, invitati dalla società di Distribuzione I Wonder, hanno vissuto una delle esperienze più straordinarie e immersive che difficilmente potranno dimenticare nella loro vita. La miniera di sale di salgemma di Raffo, frazione di Petralia Soprana, in provincia di Palermo, gestita dalla società Italkali, per oltre un mese, aveva ospitato, nel 2023, un centinaio di maetsranze, provenienti da tutto il mondo, per girare il film del regista, candidato all’Oscar, Joshua Oppenheimer, “The end”. E’ qui che è tornato assieme ai produttori e parte del cast per presentarlo in anteprima alla stampa internazionale. Arriverà in sala, distribuito da I Wonder Pictures, il prossimo 3 luglio.  

La location

Lo scenario mozzafiato, un sito geologico di circa cinque milioni di anni fa, con oltre 80 km di gallerie, distribuite su otto livelli, scavate fino a profondità oceaniche. In una di esse gli organizzatori hanno installato un maxi schermo e proiettato il film,  con una acustica perfetta. Tanti gli ospiti della Sicilia Film Commission della Regione siciliana, diretta da Nicola Tarantino e tutti autorevoli; per quasi due ore mezza sono stati rapiti dall’incanto del film e dell’ambiente circostante, totalmente isolato dal mondo esterno per via della sua profondità. Dopo un primo briefing con il direttore della miniera, caschetto di protezione in testa, la discesa nelle viscere della terra, visitando prima il Museo “SottoSale”, realizzato con opere straordinarie e, dopo la proiezione,  con i pullmini a percorrere alcuni chilometri, poer  raggiungere le location ,  che l’Italkali ha voluto mantenere. Pochi elementi di scena che, come per magia, hanno preso vita nel racconto emozionato  di Oppenheimer, che a tutti è sembrata più una meditazione.

Il film

Lo aveva già fatto nell’opera che lo ha consacrato a livello internazionale, “The act of killing” (L’atto di uccidere, 2012), e si è ripetuto anche in questo straordinario lavoro, non abbandonando mai il suo sguardo sul senso di colpa e sulla rimozione, che affida a un cast stellare. The end è una sorta di musical atipico, con un linguaggio a metà tra il filosofico e il surreale affidando agli attori momenti di alienazione claustrofobica legati alla necessità di vivere in un bunker per la scomparsa fuori dell’intera popolazione. Durante il suo racconto ai giornalisti Joshua, con accanto la produttrice e l’attore George MacKay, ha chiesto agli ospiti di chiudere gli occhi e, nel buio, “ascoltare il silenzio” per riflettere sulla crisi irreversibile dell’essere umano e sulla sua incapacità di affrontare con responsabilità i suoi errori. Spetta all’uomo scegliere che direzione prendere nel futuro se continuare a distruggere la specie e l’ambiente e quindi vivere, come ha detto il regista, “nell’illusione confortante delle menzogne”.

La sceneggiatura

E’ firmata dallo stesso regista con Rasmus Heisterberg (“Uomini che odiano le donne”), prende  vita nelle splendide musiche di Marius de Vries (“Romeo+Giulietta”) e Joshua Schmidt (“Adding machine”), con testi dello stesso Oppenheimer. E’ proprio l’uso del musical, come forma di linguaggio raffinato e coinvolgente, che caratterizza il film per la sua leggerezza che diventa intensità espressiva nel raccontare “un canto struggente” come è stato definito da Andrea Romeo, ideatore di Biografilm, nell’introdurre la proiezione. Presentato in anteprima mondiale al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto International Film Festival, il film nasce da una prestigiosa collaborazione internazionale tra Danimarca, Germania, Irlanda, Italia, Regno Unito e Svezia.

La trama

Il mondo è finito. Ma l’umanità, forse, no. In un bunker sotterraneo riarredato come una casa di lusso, vivono e sopravvivono: Madre (il premio Oscar Tilda Swinton), Padre (il candidato all’Oscar Michael Shannon) e Figlio (George Mackay);  cercano di mantenere la speranza e un senso di normalità aggrappandosi a piccoli rituali quotidiani. Ma l’arrivo di una ragazza dall’esterno (Moses Ingram) incrinerà il delicato equilibrio di questo apparente idillio familiare.

Il regista

Joshua Oppenheimer  è cresciuto ad Harvard e a Central Saint Martins; i suoi primi lavori, i cortometraggi The Globalisation Tapes, The Entire History of the Louisiana Purchase (1998), These Places We’ve Learned to Call Home (1996). L’esordio nel suo primo lungometraggio, nel 2012 con The Act of Killing dopo avere studiato per decenni l’opera terrificate delle milizie della morte in Indonesia e raccolto le testimonianze agghiaccianti delle vittime. Il film è stato presentato in anteprima in Italia, nel 2013, nel corso della nona edizione di Biografilm Festival, dove  ha vinto il Premio della Giuria Internazionale con la motivazione “…un’avvincente, intrepida, terribile, esibizione del male e per la sua regia innovativa”.  Ha vinto un BAFTA, il premio ecumenico Panorama a Berlino, il CPH:DOX Award e molti altri. Candidato agli Oscar per il Miglior Documentario 2013. Il suo secondo lungometraggio, The Look of Silence, sempre incentrato sui massacri indonesiani, ha vinto il Gran premio della giuria alla 71ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia ed è stato distribuito in Italia prima che nel resto del mondo, ricevendo pure una nomination agli Oscar 2016.

Guarda il trailer

Immagini e video realizzati con il controbuto di https://madonielive.com/

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