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Cinema

A Cinecittà arrivano i vestiti di Jude Law

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Lo scintillio delle armature de Il trono di spade, la chiassosa eleganza di House of Gucci e lo stile pontificio sopra le righe di The Young Pope, sono pronti ad occhieggiare ai visitatori di Cinecittà si Mostra che arriva all’appuntamento con la primavera 2022 con un cambio di stagione davvero memorabile. Per la prima volta l’esposizione permanente che permette al grande pubblico di visitare gli Studios di Via Tuscolana 1055 ha riallestito la propria selezione di costumi originali e oggetti di scena creando un viaggio nel viaggio grazie al quale lo spettatore potrà attraversare le epoche storiche delle vicende dei film, analizzare momenti clou della produzione audiovisiva, dal genere peplum alla grande serialità televisiva, e assistere all’affermazione internazionale di costumisti italiani generazione dopo generazione. La selezione, infatti, propone capi firmati da Gabriella Pescucci (vincitrice di 1 Oscar, 2 Emmy, 2 Bafta, 2 David, 4 Ciak d’oro, 1 Goya, 8 Nastri d’argento) Carlo Poggioli (1 Globo d’oro) e Massimo Cantini Parrini (5 David, 1 European Film Award, 4 Nastri d’argento) che hanno lavorato con sartorie celeberrime come Costumi d’arte Peruzzi, Sartoria Tirelli e Sartoria Farani da cui provengono i pezzi.

Ad accogliere i visitatori un esempio della maestria degli artigiani che lavorano dietro le quinte di un film per rendere realistiche le storie con le loro creazioni: una collezione di prop, ovvero oggetti usati sui set, racchiude tra altri, gli elmi de Il nome della rosa (1986), le corazze del Trono di spade (2011-2019), ma anche divertenti maschere animalesche di Dolittle (2020) e i monili di Freaks Out (2021). Per gentile concessione dell’attrezzeria scenica E. Rancati.

Due abiti indossati da Liz Taylor per Cleopatra (1963) di Joseph L. Mankiewicz, uno in shantung di seta viola con ricami e l’altro in seta verde, inaugurano la nuova selezione dei costumi, posizionati accanto a prop in stile antico Egitto realizzati dalle maestranze di Cinecittà per la serie Rome (2005-2007). Sia Cleopatra che la serie sono stati girati negli studios romani. Creati da Irene Sharaff che grazie a questo film vinse l’Oscar per i Migliori costumi, i capi rappresentano un esempio dell’enorme sforzo produttivo messo in campo tra gli anni ‘50 e ‘60 dalle sartorie italiane per lo spettacolo, che grazie ai film storici in costume, i cosidetti sandaloni, hanno permesso la formazione sul campo di molti artigiani e sarti: per riuscire a far girare tanti film in poco tempo e con migliaia di comparse, la sartoria Peruzzi ad esempio allestì diversi laboratori, ciascuno impegnato a realizzare determinati tipi di abiti così da avere chi creava solo indumenti per i soldati, chi per il popolino, chi per i nobili.

È una diva contemporanea come Salma Hayek ad aver indossato invece l’abito della Regina di Selvascura ne Il racconto dei racconti (2015) di Matteo Garrone: un sognante capo di raso rosso con grande coda, preziosi ricami e merletti neri ideato da Massimo Cantini Parrini in lizza per gli Oscar 2022 con il film Cyrano. Mentre è firmata da Gabriella Pescucci la mise in organza dorata con disegni jacquard di Lucrezia Borgia interpretata da Holliday Grainger nella serie I Borgia (2011-2013) creata da Neil Jordan.

A farle compagnia nella teca accanto, in un tripudio di cristalli e ricami, è il piviale, l’ampio mantello usato per le liturgie, di The Young Pope (2016) di Paolo Sorrentino. Abito clou della serie indossato da Jude Law nei panni del pontefice Pio XIII, rappresenta uno dei segni tangibili con cui il nuovo eletto vuole comunicare la propria intenzione di tornare a uno spinto tradizionalismo all’interno della Chiesa. Per realizzarlo il costumista Carlo Poggioli si è ispirato ai paramenti medievali e allo stile di Ratzinger, Papa Benedetto XVI, che amava vestire piviali autentici dell’800 ma anche cappelli e tuniche vintage. Creato apposta, fa parte di una serie di quattro mantelli ciascuno ricamato a mano da quattro persone per un mese di lavoro totale. Diversamente dai veri piviali ha solo una fodera per risultare più leggero ed è rifinito con applicazioni originali Swarovski che sponsorizzò la collaborazione fornendo decine di migliaia di cristalli colorati, mentre si devono a Christian Louboutin le calzature del Papa con l’iconica suola rossa. La tiara, o triregno, è ispirata a quella realmente indossata da Paolo VI poi donata dal Papa, che ne abolì l’utilizzo, e oggi viene custodita al Santuario Nazionale della «Immaculate Conception» a Washington. Per riuscire a contrastarne il peso ed evitare che cadesse, durante le riprese Jude Law acconsentì a farsela fissare sul capo con del biadesivo nonostante il caldo afoso di agosto.

Nell’anno del centenario dalla nascita di Pier Paolo Pasolini non poteva mancare un omaggio al poeta-regista con l’esposizione di due abiti dall’episodio Che cosa sono le nuvole? del film Capriccio all’italiana (1968) diretto appunto da Pasolini: si tratta di capi ideati da Jurgen Henze e realizzati in juta, indossati da Adriana Asti e Totò, quest’ultimo recentemente ritrovato grazie alla passione per il Principe della risata nutrita da un magazziniere che è stato in grado di riconoscere l’abito permettendone la corretta attribuzione allo straordinario Jago scespiriano interpretato dal genio napoletano. Con questi salgono a 4 gli abiti che Cinecittà si Mostra propone attualmente agli amanti del cinema di Pasolini: è infatti ancora possibile ammirare i capi provenienti da Il fiore delle Mille e una notte ed Edipo Re.

Il percorso prosegue con pezzi utilizzati per recentissime produzioni cinematografiche: da Qui rido io (2021) di Mario Martone provengono la mantella di cotone rigato di Toni Servillo nei panni di Eduardo Scarpetta e una mise da giorno composta da camicia in cotone bianco ricamato e gonna di lanetta indossata da Cristiana Dell’Anna per interpretare Luisa De Filippo, la madre dei geniali Titina, Eduardo e Peppino. Gli abiti sono opera di Ursula Patzak che per il film si è aggiudicata il premio La pellicola d’oro.

Dalla produzione hollywoodiana targata Ridley Scott, House of Gucci (2021) girata in parte anche a Cinecittà, arrivano il completo di velluto beige a righe indossato da un irriconoscibile Jared Leto per il personaggio di Paolo Gucci. Un vero e proprio biglietto da visita per il personaggio tanto da avere un gemello, di colore rosa attualmente in mostra al Museo degli Academy Awards di Los Angeles; e un vestito estivo in cotone stampato portato da Salma Hayek per interpretare Pina Auriemma, sedicente maga e amica di Patrizia Reggiani. La mise è resa vistosa dalle diverse catenine d’oro e pietre portate al collo e riprodotte da Pikkio così come tutti gioielli in mostra: i capi sono di Janty Yates.

Chiude il percorso di mostra, quasi in un dialogo tra dive indimenticabili della storia del cinema come Liz Taylor e Monica Vitti, il mini abito con applicazioni di pietre e paillettes indossato dalla Vitti per Ninì Tirabusciò – La donna che inventò la mossa (1970) di Marcello Fondato. Tipico del cabaret dei primi del Novecento, il costume creato da Adriana Berselli è notissimo perché usato nella scena in cui l’attrice romana, appena scomparsa, inventa il mitico movimento delle anche ribattezzato “la mossa”. Un tributo doveroso che rappresenta al meglio l’obiettivo delle esposizioni sartoriali per il cinema: quello di far rivivere nella mente degli spettatori performance indimenticabili non grazie alla dinamicità dei corpi ma con la finezza delle stoffe e la maestria delle confezioni.

I TOUR SPECIALI:

E per scoprire segreti e aneddoti dietro a queste creazioni, il Dipartimento educativo di Cinecittà si Mostra propone degli appuntamenti dedicati al nuovo allestimento: nelle giornate del 13, 20 marzo e del 3 aprile, alle ore 11.15 e 15.15, sono previste visite guidate tematizzate rivolte agli adulti e laboratori didattici per ragazzi dai 5 ai 12 anni dedicate al costume e al set dressing.

VISITA GUIDATA ADULTI

Costumi da sogno

Un tour speciale dedicato alla scoperta di preziosi abiti di scena originali provenienti da Cleopatra, Il racconto dei racconti, The Young Pope, sarà il punto di partenza per raccontare la storia del cinema italiano e internazionale e per far avvicinare il pubblico al lavoro dei costumisti e di importanti sartorie d’arte, come la Sartoria Tirelli e la Sartoria Costumi d’Arte – Peruzzi.

Quando: 13, 20 marzo, 3 aprile alle ore 11.15 e 15.15

LABORATORI DIDATTICI

Costumisti per un giorno

Gli abiti di film indimenticabili come Cleopatra, Il racconto dei racconti, Ninì Tirabusciò saranno lo spunto per un laboratorio in cui vestire i panni del costumista, scoprire i segreti dei capi e misurarsi con uno dei più affascinanti mestieri del cinema. I bozzetti, le stoffe, la scelta di un abito per inventare e vestire un personaggio diventano occasione per dar vita a tante storie diverse!

Quando: 13 marzo, 2 aprile alle ore 11.15 e 15.15

Un set per Cleopatra: scenografie per l’antico Egitto

A partire dagli elementi scenici dal set di Rome per le ambientazioni dedicate all’antico Egitto e a Cleopatra, i partecipanti potranno cimentarsi nella realizzazione di un bozzetto scenografico tascabile, scegliendo colori, decorazioni e arredi per un set a prova di peplum attraverso cui sperimentare il lavoro dello scenografo.

Quando: 20 marzo alle ore 11.15 e 15.15

Informazioni e prenotazioni

Dove: Palazzina Presidenziale e spazio laboratorio Cinebimbicittà

Orario: 11.15 e 15.15 Durata: 75 minuti

La visita guidata ai costumi e l’ingresso dei bambini al laboratorio è incluso nel costo del biglietto d’ingresso di Cinecittà si Mostra e/o MIAC. La prenotazione è obbligatoria a didattica@cinecittaluce.it entro e non oltre le ore 11.00 del sabato L’accesso allo spazio laboratorio è consentito solo ai bambini, i genitori potranno partecipare alla visita guidata Costumi da sogno. Dopo la visita e il laboratorio i visitatori potranno unirsi alle visite guidate sui set delle ore 12.30 o 16.30, senza costi aggiuntivi.

La nuova selezione di costumi è realizzata da Cinecittà si Mostra in collaborazione con A.S.C. Associazione italiana scenografi, costumisti e arredatori e con il suo presidente, Carlo Poggioli cui l’esposizione rivolge un sentito grazie.

Si ringrazia inoltre l’attrezzeria E. Rancati per gli oggetti di scena e il Laboratorio Pieroni per i copricapi, importantissimi e preziosi partner di Cinecittà si Mostra.

Cinema

Sergio Castellitto e Marco Bellocchio

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Attori e registi, a capo di CSC e Cineteca di Bologna parlano di sogni e bisogni della cultura del grande schermo. Ma anche dei set che hanno vissuto insieme

Il Centro Sperimentale di Cinematografia è un posto seducente e ammaliante: solo passeggiare per i suoi corridoi, gli stessi che hanno vissuto la presenza per diversi anni di Roberto Rossellini, significa provare una emozione del tutto particolare” ha detto il Presidente Sergio Castellitto, il 28 giugno, a Bologna, al cinema Modernissimo. “Ho un rapporto del tutto speciale con il Centro Sperimentale – ha detto Marco Bellocchio che era seduto insieme a lui e a Gianluca Farinelli di fronte ad una platea gremita – per qualche anno vi ho anche insegnato. All’epoca iniziai come attore ma fu Camilleri, che era insegnante, a consigliarmi di fare successivamente il corso come regista”. Entrambi, presenti al Cinema Ritrovato, sono stati invitati allo stesso desk dal presidente Farinelli per assistere ad un dialogo che li vede entrambi manager (certo “atipici” come li ha definiti alla fine dell’incontro) di due istituzioni cardinali del cinema pubblico: il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale e la Cineteca di Bologna (di cui Bellocchio è presidente).

“E’ molto importante quello che ha fatto Sergio – ha detto Bellocchio – aprendo il Centro per la prima volta a tutti con i giorni della Diaspora degli Artisti in Guerra: se vorrà, in futuro, in questa direzione, sarei lieto di poter collaborare in qualche modo”. “La scelta della Diaspora – ha detto

Castellitto – nasce dall’idea di mettere la “carne del dolore del mondo” al centro di un evento con il quale aprire per la prima volta le porte della Scuola e della Cineteca al mondo esterno e non solo ai 260 allievi che la frequentano ogni giorno e tra i quali ci sono i talenti del cinema italiano di doman. Risultato: abbiamo avuto più di 700 persone al giorno, per la metà sotto i 30 anni”.

Farinelli ha sottolineato anche le analogie artistiche e gli incroci biografici: entrambi hanno iniziato come attori e sono diventati registi (“Ma io sono diventato regista per trasferire sullo schermo la narrazione e le immagini che mi avevano suscitato i libri di Margaret Mazzantini”, ha detto il Presidente del Centro Sperimentale), hanno fatto due film insieme, L’ora di religione e Il regista di matrimoni (“In realtà due e mezzo – ha aggiunto Castellitto – perché ho doppiato Lou Castel in Gli occhi, la bocca: anche se Lou, poco prima che iniziassi, mi ha pregato in ginocchio di rifiutare perché non voleva essere doppiato”) ed ora entrambi, senza essere manager, si ritrovano a capo di due istituzioni cruciali per la preservazione, la conservazione e il restauro del patrimonio cinematografico. “Ma io non faccio quasi niente – ha detto Bellocchio – Bologna dispone di una macchina organizzativa incredibile”. “Io non sono nato manager e non morirò tale, ma sto scoprendo quanto è difficile esserlo continuando ad occuparsi fondamentalmente di cultura”.

E’ sul set, come è stato il loro incontro? Il ricordo più suggestivo è di Bellocchio ma riguarda da vicino Sergio. “La famosa bestemmia di L’ora di religione: una bestemmia

ripetuta due volte. Cosa ci può essere dopo qualcosa del genere? Sergio ha avuto questo gesto spontaneo, fraterno, toccante di abbracciare il fratello dopo quella imprecazione così disperata. Non c’era in sceneggiatura e non gli ho suggerito io di farlo. Ma ha dato a quella scena un accento ed una intensità uniche e gli sono grato per questo”. (Fonte: https://www.fondazionecsc.it/castellitto-e-bellocchio-due-manager-atipici-per-la-conservazione-la-formazione-e-il-futuro-del-cinema/)

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Cinema

Un film lungo 70 anni. Al via il festival di Taormina

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Taormina, 28 giugno 2024 – Dall’avventura action al thriller psicologico, dall’horror alla romantic-comedy e alle molteplici facce di un cinema siciliano che avanza a 360 gradi: sono questi soltanto alcuni dei fili che il Direttore del Taormina Film Festival, Marco Müller, ha scelto di intrecciare nel concepire un programma che sia capace di soddisfare tutti i tipi di pubblico, dagli appassionati di blockbuster pop al cinema italiano, sotto le stelle del Teatro Antico.

Un Festival che si inaugura venerdì 12 luglio con un evento speciale dei Nastri d’Argento per celebrare il 70° anniversario con un omaggio alla commedia italiana: grandi protagonisti Christian De Sica, Carlo Verdone e molti altri. Tante le presenze internazionali, tra cui Sharon Stone, Nicolas Cage, Bella Thorne, Rebecca De Mornay, solo per citare alcuni nomi.

Marco Muller (Direttore artistico)

Il cuore del Taormina Film Festival è il Gala che ospiterà 7 titoli tutte le sere al Teatro Antico, fra cui ben 4 prime mondiali e un’attenzione particolare al giovane cinema con opere prime e seconde. Si parte il 13 luglio con l’horror statunitense Saint Clare di Mitzi Peirone con Bella Thorne, Rebecca De Mornay e Ryan Philippe, per proseguire con il travolgente action movie Twisters di Lee Isaac Chung interpretato da Daisy Jessica Edgar-Jones.

Tanto Cinema e spettacolo

E poi il thriller-psicologico The Surfer di Lorcan Finnegan con Nicolas Cage; Il giudice e il boss,che il regista di Placido Rizzotto, Pasquale Scimeca, dedica alla memoria di un eroe dell’antimafia come Cesare Terranova; e un trittico di rom-com con il britannico-islandese Touch, diretto dal celebre regista Baltasar Kormákur e interpretato dalla gettonatissima modella e cantante giapponese Kôki, e le due italiane L’invenzione di noi due di Corrado Ceron con Lino Guanciale, Silvia D’Amico e Paolo Rossi e Finché notte non ci separi di Riccardo Antonaroli interpretato da Pilar Fogliati, Filippo Scicchitano, Valeria Bilello, che chiude la rassegna.

Centrale nella programmazione del Palazzo dei Congressi è il FOCUS MEDITERRANEO, che permette al festival di aprirsi al mondo e inserirsi nelle sue contraddizioni più scottanti, a partire dalla prima internazionale di From Ground Zero, il film collettivo coordinato da Rashid Masharawi che presenta il “racconto di storie non raccontate” firmate da 22 giovani cineasti palestinesi che hanno filmato la vita quotidiana a Gaza.

Il maestro del cinema israeliano Amos Gitai torna a Taormina con Shikun, compendio del suo cinema e della sua visione delle contraddizioni del paese, mentre in To A Land Unknown, Mahdi Fleifel scava nel mondo degli immigrati arabi clandestini nei paesi della UE. Due grandi presenze autoriali francesi vengono ospitate dal Focus Mediterraneo: la prima internazionale della versione integrale di Va savoir di Jacques Rivette, il film pirandelliano interpretato da Sergio Castellitto, che introdurrà la proiezione e la prima mondiale di Filmlovers! di Arnaud Desplechin, versione in lingua inglese di Spectateurs, il film in cui il regista francese ha celebrato la magia del cinema visto in sala. Fresco dei suoi successi hollywoodiani, il regista cileno-svedese Daniel Espinosa ambienta nel Meridione italiano la storia di una trafficante di uomini nel suo nuovissimo Madame Luna, mentre Thierry de Peretti con il suo A son image torna nella sua Corsica natale per raccontare attraverso la vita, le amicizie e gli amori di una giovane fotografa i tumulti politici dell’isola dalla fine degli anni ’70 in poi.

Sempre al Palazzo dei Congressi uno spazio speciale è dedicato a OFFICINA SICILIA, in cui coesistono anime diverse fra loro. Innanzi tutto lo spettacolo della serialità più recente made in Sicily attraverso i momenti più significativi, a partire da L’arte della gioia di Valeria Golino con Tecla Insolia, Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi (nella sua smagliante versione cinematografica); Vanina – Un vicequestore a Catania di Davide Marengo con Giusy Buscemi; i primi episodi, diretti da Piero Messina, de L’oraInchiostro contro piombo; e la Sicilia apocalittica di Anna di Niccolò Ammaniti. Accanto a questo panorama, un formidabile quintetto di prime mondiali (quattro opere prime e un’opera seconda) ci ricorda che la Sicilia è laboratorio di sempre rinnovate esperienze che spingono il suo cinema in avanti ma a 360 gradi: Quir di Nicola Bellucci, La bocca dell’anima di Giuseppe Carleo,Tre regole infallibili di Marco Gianfreda, Pietra madre di Daniele Greco e Mauro Maugeri e Il ladro di stelle cadenti di Francisco Saia. Anche autori consacrati siciliani hanno voluto aprirsi a nuovi esperimenti, come l’interpretazione free-jazz di Tony Sperandeo nel nuovo film di Aurelio Grimaldi, La rieducazione, un’altra prima mondiale.

OFFICINA SICILIA è arricchita da una sottosezione di cinema siciliano ritrovato, intitolata IERI OGGI DOMANI, che vuole recuperare le opere più audaci del passato che annunciavano il cinema di oggi e quello che verrà, spaziando da un omaggio alla leggendaria Panaria Film, fondata nel 1947 dal principe Francesco Alliata di Villafranca di cui verranno presentate (proiezione in pellicola dei film restaurati) alcune delle produzioni più importanti: dagli audaci cortometraggi documentari alle due versioni differenti, per lingua e montaggio, di Vulcano e Volcano (1952) di William Dieterle. Accanto alla riproposta delle opere dei più sorprendenti registi della Costa Est come Maria Arena e il collettivo catanese canecapovolto, il cinema siciliano in bilico fra fiction e documento viene esplorato attraverso la produzione autoriale di Costanza Quatriglio e i lavori dei giovani documentaristi del CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo. Particolarmente prezioso è l’ultimo dei non-fiction in programma, Diario di Guttuso, un itinerario-mosaico che ricostruisce la vita di Guttuso attraverso luoghi, amici e quadri, un lavoro televisivo del 1982 che già annuncia la cifra personalissima del Premio Oscar Giuseppe Tornatore.

Il festival vuole rendere omaggio a uno dei coraggiosi protagonisti del cinema fatto da chi vuole “restare a Sud”, il produttore Gaetano Di Vaio, scomparso di recente: Largo Baracche, documentario che lo stesso Di Vaio girò giusto dieci anni fa sui ragazzi della “Napoli di Gomorra” e Tre regole infallibili di Marco Gianfreda, l’ultimo film che Di Vaio aveva prodotto con la sua Bronx Film.

A impreziosire l’offerta del Taormina Film Festival 70, la storia del festival ci porta due regali: lo strepitoso imperdibile monologo interpretato da Toni Servillo dall’opera seconda di Mario Martone, il mediometraggio Rasoi, e il restauro in 4K di Picnic at Hanging Rock, il capolavoro che impose ormai quasi 50 anni fa proprio a Taormina il regista australiano Peter Weir.

Per questa edizione l’otto volte direttore della Mostra di Venezia articola un programma ad ampio spettro culturale e geografico, non di solo cinema. Grazie all’impegno della direttrice artistica della Fondazione Taormina Arte Sicilia, Gianna Fratta, artista di fama internazionale, accanto alla rassegna cinematografica vive un’iniziativa parallela: PROIEZIONI – Suoni e parole prima del film, format di natura performativa tra musica, teatro ed eventi multimediali che offre, prima delle proiezioni al Teatro Antico, spettacoli legati al mondo del cinema. In particolare, la proiezione del documentario La Montagne Infidèle di Jean Epstein con il commento musicale dal vivo della pianista Omar Sosa; il concerto per il centenario della morte di Giacomo Puccini Tosca – Il ricatto sessuale, in cui arie, duetti e pezzi d’assieme del capolavoro pucciniano si alternano al racconto dell’opera fatto dalla stessa Gianna Fratta; Veniamo a quel paese, l’esecuzione delle colonne sonore che Carlo Crivelli ha composto per i film di Ficarra e Picone, che parteciperanno all’evento; Note di celluloide, omaggio che l’Ensemble “Suoni del Sud” tributa al meglio della musica per il cinema, eseguendo capolavori di Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Piero Piccioni. Infine lo spettacolo teatrale L’amore segreto di Ofelia di Steven Berkoff con Chiara Francini e Andrea Argentieri e anche un omaggio a Maria Callas, Vissi d’arte. Vissi per Maria, che si svolgeranno tra la Villa Comunale di Taormina e il Teatro Antico.

Il 2024 segna un anno di svolta per il festival. La Fondazione Taormina Arte Sicilia, che da anni produce e organizza l’evento, intende attivare nuove strategie di promozione della manifestazione nel medio e lungo periodo. Il commissario straordinario Sergio Bonomo, in linea con le indicazioni strategiche dell’Assessorato Turismo Sport e Spettacolo guidato dall’Onorevole Elvira Amata, finalizzate allo sviluppo della cinematografia in Sicilia e all’implementazione del cineturismo, pone le basi nel 2024 per un nuovo corso del Festival che, nei prossimi anni, intenderà attuare un’azione di apertura al territorio, con particolare attenzione alle zone costiere. Inoltre, come già nell’edizione 2024, in cui musica, teatro, multimedialità diventano parte integrante del programma festivaliero, il futuro della manifestazione mirerà a proporre un modello di festival moderno e altamente multidisciplinare, con azioni formative per i giovani, incontri, performance in cui le arti dialoghino sotto l’egida del cinema non come compartimenti stagni, ma in grado di creare nuove forme spettacolari, che possano prevedere anche attività coordinate con altri Paesi del Mediterraneo, in un’ottica di internazionalizzazione e apertura.

La Fondazione Taormina Arte Sicilia e il Taormina Film Festival 70 desiderano ringraziare MiC, Ministero Della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Regione Siciliana – Assessorato Turismo Sport e Spettacolo, Sicilia Film Commission,  Comune di Taormina, AdSP dello Stretto, Sac, Aeroporto Di Catania, CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia; i main sponsor Intercity, Belmond Grand Hotel Timeo, Belmond Hotel Villa S.Andrea; gli sponsor tecnici Ibfor, Wella, Delta Marriott Hotels; Rai Sicilia per il patrocinio e i media partner Rai, Ciak, Cinematografo, Cinecittà News, Taxi Drivers, Variety.

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Cinema

L’attrice Claudia Gerini si racconta al festival Onair

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Abbiamo ripercorso 40 anni di carriera nel cinema e nella tv;  intervistare Claudia Gerini, attrice dotata di straordinario talento e umiltà, nell’ambito del festival on air season, creato da Simona Gobbi, è stato come fare un viaggio nel tempo attraverso tutti i suoi successi cinematografici. 86 film e tanti sogni nel cassetto di Claudia..

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