Connect with us

Cinema

Il sapere, la curiosità, il desiderio sono l’essenza della vita

Published

on

Ho avuto il piacere di chiacchierare qualche giorno fa con Luigi Lo Cascio che di recente ha vinto il David di Donatello come miglior attore non protagonista nel film “Il Traditore” di Marco Bellocchio, incentrato sulla vita di Tommaso Buscetta. Luigi ha voluto dedicare il premio allo zio Luigi Maria Burruano, recentemente scomparso: “Volevo dedicare il premio al grandissimo attore che ci ha lasciato da poco che è Luigi Maria Burruano che è mio zio, zio Gigi, che era mio padre nei ‘Cento Passì”.

Lo Cascio che nel film di Bellocchio interpreta Salvatore Contorno, mafioso affiliato a Cosa Nostra molto vicino a Tommaso Buscetta, ha vinto il David di Donatello nel giorno in cui ricorreva il 42° anniversario dell’uccisione di Peppino Impastato, interpretato dallo stesso nel famoso film “I cento passi”. Film quest’ultimo con cui vinse il suo primo David (10 aprile 2001, 46° edizione del David di Donatello), film che ha segnato tutta la sua carriera cinematografica, piena di successi.

Quasi un fil rouge che lega quel riconoscimento a questo.

“I due riconoscimenti hanno sicuramente un filo rosso che li lega; sono due storie importanti, due fatti accaduti che hanno segnato profondamente la nostra terra, le nostre coscienze e sono stati momenti cruciali per Palermo e per la Sicilia.

Sono due film questi che, in maniera diversa, mi hanno catturato: il primo, “I Cento Passi”, in maniera totale sia a livello qualitativo che quantitativo: questo succede quando il contesto in cui si trova ad agire un attore cioè il film, la storia che racconta, il personaggio che bisogna interpretare, è qualcosa di fortemente sentito e di fortemente partecipato emotivamente, intellettualmente, culturalmente ed eticamente. I film di cui parleremo sono stati riconosciuti all’esterno come qualcosa di importante, hanno avuto un impatto notevole sugli spettatori, sui critici.” 

Non sono poche le persone che in Luigi Lo Cascio hanno identificato Peppino Impastato. Molti lo hanno conosciuto con “I Cento Passi”. Tu hai dovuto immergerti nei suoi panni; è stato difficile interpretarlo?

Questo capita nel cinema quando si interpreta un personaggio e si è rapiti totalmente dalla storia e dal ruolo che si interpreta; ecco che si verifica il cortocircuito per lo spettatore, che riconosce in me Peppino. Nel film di Marco Tullio Giordana ho avuto il vantaggio di non aver interpretato, prima di allora, altri personaggi, è stata la mia prima apparizione: il mio viso, la mia voce è stata per questo, ancor di più, associata a quella di Peppino.

Nei Cento Passi il mio apporto è stato sicuramente più importante. Ho dovuto tuffarmi, immergermi, sprofondare in questa materia che non conoscevo ancora bene; c’è stato un coinvolgimento intenso. Ho cercato di mettermi totalmente da parte e contemporaneamente di esserci totalmente; una cosa strana a dirsi, quasi un contraddittorio. Non è stato semplice, era il mio primo film ed anche espressivamente non avevo cognizione dei miei mezzi. Ma era talmente forte la storia, talmente belle le scene, talmente importanti le cose che dicevo che nonostante la mia inesperienza è venuta fuori una grande interpretazione.

Da parte mia è stato un grande impegno di conoscenza, di indagine, di studio; ho voluto e dovuto ascoltare tutti i programmi alla radio che aveva fatto Peppino, leggere tutti gli articoli che ha scritto, ripercorrere la sua esperienza di attivista culturale e politico, rileggere i suoi comizi, studiare i vari passaggi da quando ha fondato il giornalino “L’Idea Socialista” a quando si candida con il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (PSIUP); è stato emotivamente molto forte conoscere la madre, il fratello, la cognata, gli amici. E’ un film che ha avuto degli effetti, delle conseguenze: attraverso il suo esempio Peppino, con le sue convinzioni, con il suo furore, con la sua ansia di giustizia, con la sua voglia di protesta da un lato ma anche di proposta, ha mosso le coscienze e la sensibilità di molte persone. Ogni occasione, per Peppino, era buona per rivolgersi alla comunità.”

Meritevole ma totalmente differente la tua interpretazione nel film di Marco Bellocchio, dove hai interpretato Totuccio Contorno, il quale ebbe un ruolo cruciale nel maxiprocesso contro la mafia siciliana di Palermo. Ricordiamo il monologo interpretativo nell’aula bunker; quali gli strumenti utilizzati per ottenere una così precisa interpretazione?

“Nel film “Il Traditore” ho preferito concentrarmi e calarmi più che nell’interpretazione di Totuccio Contorno, personaggio molto particolare, dentro al racconto che ha a che fare con giornate cruciali per noi siciliani. Ho un ricordo del maxi-processo ancora nitido ed è stato per noi un evento quasi miracoloso, per quello che avevamo subito sino a quel momento. Facendo riferimento a quei giorni, ricordo che c’era un clima di inquietudine da un lato e di meraviglia, di stupore, dall’altro.

Per la prima volta dopo anni si aveva la sensazione che qualcosa stesse davvero cambiando, che finalmente vi erano delle persone dotate di coraggio e di un profondo senso del dovere, tale da denunciare, da contrastare il fenomeno mafioso in maniera decisa.

A differenza del film di Marco Tullio Giordana, nel film “Il Traditore” non ho avvertito l’esigenza di immergermi nell’interiorità di Totuccio Contorno, di capire cosa lui pensasse sentimentalmente.

Io non volevo imitare lui, mi sono fidato più del ricordo delle immagini che trasmisero alla Rai sul maxi-processo.”

 

Ritieni che i giovani siano stati contagiati dall’esempio di Peppino Impastato e siano oggi militanti della memoria o occorre un processo rieducativo, di coinvolgimento?

“Quello che riscontro quando vengo a Palermo, da dopo che è uscito il film, o quando incontro i giovani nelle università, nei licei, nei teatri, nei festival della legalità o del cinema o, semplicemente, quando incontro quelli che erano ragazzi in quegli anni e oggi sono quarantenni o poco più è che il film (I Cento Passi) ha avuto un impatto sulle persone, sui giovani di quel tempo; molti, dopo aver visto il film, sono stati plasmati dall’esempio di Peppino e hanno scelto di intraprendere i suoi passi iscrivendosi in giurisprudenza, scegliendo di fare i giornalisti, proprio perché sono stati toccati, contagiati. Il contagio è una delle cose più belle dell’arte. E noi, in qualità di attori e, spesso per il ruolo che ricopriamo, in qualità di educatori, in questo preciso momento storico in cui nei cinema e nei teatri ci si deve recare rispettando le dovute distanze, ci auguriamo di poter tornare presto a riscoprire queste forme di arte in cui occorre partecipare in tanti, in cui occorre affollare le sale. In cui tutti si sta insieme, tutti si  guarda la stessa cosa e si cerca di raggiungere l’altro, di abbracciarlo, in cui ci si ‘contagia’ vicendevolmente, in cui lo spettatore cerca di raggiungere l’interiorità di un’opera. Per essere contagiati, plasmati, perché un’opera abbia delle conseguenze occorre, però, che una persona sia un terreno fertile: occorre che vi sia studio, quindi cultura, affinché si possa avere accesso all’arte, alla bellezza, a quella bellezza che ti sconvolge, che ti apre il mondo, che ti costringe a dare il meglio di te. Una persona che sta cercando il bello sta cercando il meglio, sta cercando qualcosa che lo avvicina agli altri.”

Cosa ti senti di dire ai giovani ragazzi che, invece, vogliono intraprendere la carriera dell’attore di teatro o di cinema?

“Occorre, oltre ad un attento studio della recitazione che rappresenta più la punta di un iceberg, un ampliamento dei propri orizzonti intellettuali, culturali, percettivi e delle esperienze. Non abbiamo più vite avventurose come un tempo però possiamo ricavare insegnamenti in successione da chi le avventure le ha fatte, ad esempio gli scrittori con la loro immaginazione, attraverso la lettura. Questo è necessario per interpretare al meglio anche i frammenti che si portano in scena. Studiare molto e sapere proporre qualcosa di personale, scrivere un proprio monologo. Bisogna avere molta curiosità, avere molto desiderio, non bisogna accontentarsi delle cose del contemporaneo, non avere diffidenza nei confronti delle cose del passato.”

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Cinema

Al via la V edizione del Sicilia Film Fest

Published

on

Dall’8 al 16 agosto nella splendida cornice del Palazzo d’Aumale di Terrasini torna il Sicilia Film Fest, giunto alla sua quinta edizone che offre, come ogni anno, la proiezione gratuita di film del panorama nazionale e internazionale, incontri con personalità del cinema e della cultura e dedica uno spazio autori del domani con la possibilità di proiettare una selezione di cortometraggi.

Per l’edizione di quest’anno il Sicilia Film Fest, organizzato dalla società cinematografica Altre Storie, in collaborazione con la Regione Sicilia e il Comune di Terrasini,  si ispira al celebre aforisma di Lev Tolstoj “La felicità è reale solo quando è condivisa“, proponendo commedie emozionanti e divertenti fra cui alcune anteprime nazionali.

Una festa del cinema aperta al pubblico fino a esaurimento posti con quattro appuntamenti serali, alle ore 21, che prevedono la proiezione dei film in concorso, presentati dal Direttore Artistico del Festival, Vincenzo Sacco. Madrina della quinta edizione del Sicilia Film Fest è l’attrice siciliana Marianna De Martino, che di recente abbiamo ammirato nel ruolo di Agata Scalia nella serie Netflix di grande successo Incastrati per la regia di Ficarra e Picone. L’attrice ha recitato sia in produzioni internazionali sia italiane e il suo ruolo di Camilla in Un fantastico via vai di Leonardo Pieraccioni le è valso il premio Oscar dei giovani 2013, conferito dalla Presidenza della Repubblica Italiana.

Si parte martedì 8 agosto con il primo film in gara, Bugiardo Seriale di Olivier Baroux, esilarante e ironica commedia francese in anteprima nazionale, per proseguire l’11 agosto con il film di Sydney Sibilla, Mixed By Erry, molto amato dal pubblico e dalla critica. Il 13 agosto è la volta di Il piacere è tutto mio di Sophie Hyde con una brillante Emma Thompson, seguito il 16 agosto da un’altra anteprima, Uomini da Marciapiede di Francesco Albanese, commedia con un ricco cast che vede tra gli altri, Paolo Ruffini, Herbert Ballerina, Rocio Munoz Morales, Cristina Marino, Francesco Pannofino.

Inoltre non mancheranno i Cinetalk – gli attesi dibattiti con gli ospiti ‘cinematografici’ del Sicilia Film Fest – condotti da Ivan Scinardo, giornalista professionista, direttore della sede Sicilia del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale del Cinema, che l’11 agosto avrà come ospite Fabrizio Ferracane e il 16 agosto Domenico Centamore.

I film in concorso sono valutati da una giuria presieduta dall’attore catanese Domenico Centamore, che ha recitato in grandi film e serie TV (I Cento PassiLa meglio gioventùIl DivoLa Mafia uccide solo d’estate, la miniserie tv Il Capo dei Capi, le serie Makari e Incastrati). Fanno parte della giuria il ‘Danzastorie’ Giuseppe ‘Alosha’ Marino e la fumettista Ester Cardella. La giuria assegnerà il Faro d’Oro al miglior film, e il Faro dell’emozione alla migliore interpretazione attoriale. Ci sarà anche il pubblico a votare per assegnare il Faro d’Argento (film più votato dal pubblico), mentre il Faro alla carriera sarà per la personalità o l’istituzione che più si è distinta in ambito sociale. In concorso per il Faro del domani ci sono gli otto cortometraggi proiettati prima dei film in gara.

Il concorso è affiancato da una sezione collaterale dedicata ai cortometraggi, in particolare 8 corti animati realizzati per le canzoni dello Zecchino d’Oro, una tradizione portata avanti da Rai Kids e il Coro dell’Antoniano. I corti sono realizzati da Studio Rain di Salvo Carramusa (autore dei disegni e regista) e Maurilia Moscarelli (ceo, animatrice senior e modellatrice 3D), presente nel mondo dell’entertainment dei cartoni animati come una delle principali realtà del Sud Italia. Il Sicilia Film Fest ha deciso di premiare e valorizzare questa realtà produttiva inserendo i loro corti nell’apposito concorso secondo la formula di successo inaugurata l’anno scorso delle “scuderie cinematografiche”, per cui ogni anno il SFF promuove un diverso studio produttivo inserendo i loro lavori nella vetrina del Faro del domani.

Per la nostra Amministrazione è un orgoglio avere dato vita ad un festival che continua ad emozionare ed appassionare un vasto pubblico – ha dichiarato il Sindaco di Terrasini Giosuè Maniaci –  Ringraziamo il direttore artistico Vincenzo Sacco alla guida del Sicilia Film Fest che ogni anno presenta una selezione di film di qualità – e in questa edizione ben due titoli in anteprima – ma anche occasioni di dibattito e insieme un’opportunità per stare bene insieme. Perché l’esperienza collettiva del cinema ci rinnova l’idea che la comunità non è solo un concetto astratto, ma esiste, è forte, ed è desiderosa di guardare a un domani più splendente.”

Se vuoi essere felice, cominciaAnche questa frase è dello scrittore russo Lev Tolstoj. Il SiciliaFilm Fest ha inscritto nel suo DNA una vocazione per il rispetto, la pace e la gioia – ha aggiunto il Direttore artistico del Festival Vincenzo Sacco – Giunti al nostro quinto anno consecutivo, un traguardo non da poco, abbiamo deciso di proiettare la luce del nostro faro verso tutte le sfumature della felicità. Ringrazio l’amministrazione di Terrasini e la Regione Siciliana, tutto lo staff di Altre Storie e i collaboratori, i nostri sponsor e i nostri media partner che hanno decretato il successo delle edizioni passate, ringrazio la madrina, i giurati e gli ospiti che rendono emozionanti tutti i nostri appuntamenti, e ringrazio il pubblico sempre più numeroso, attento, coinvolto del Sicilia Film Fest che ci stimola a fare sempre meglio. Non aspettiamo più la felicità, con i film di quest’anno abbiamo voluto inseguirla.”

Il Sicilia Film Fest ha ricevuto il patrocinio di Ali – Associazione Librai Italiani di Palermo, Pro Loco di Terrasini, ed è stato realizzato grazie al sostegno e al contributo economico di: Barinello, CDS Hotels – Città del Mare, I Faraglioni, Magaggiari Hotel Resort, REC. I Media Partner del Sicilia Film Fest sono: I Love Sicilia, IlMediterraneo24, PalermoPost, Spazio Cultura, Radio In.

Guarda il trailer

Continue Reading

Cinema

Una visione nuova dell’intellettuale Pasolini 

Published

on

‘Pier Paolo Pasolini – una visione nuova’   : un film di genere documentario, diretto dal regista Giancarlo Scarchilli e prodotto da  Morena Gentile (MG production),  in cui si evidenziano famose e significative personalità, entrate in contatto con l’intellettuale Pasolini, fra cui Carlo Verdone, Pupi Avati, Felice Laudadio, Ennio Morricon  Francesca Archibugi, che hanno contribuito a fornire un’interpretazione  nuova pasoliniana.

Il film

Si notano una tensione civile e un’accorata meditazione che  intessono e vivificano sempre più’ la  produzione artistica pasoliniana, nella quale la cultura riveste un carattere di universalità’, la cultura abbraccia tutte le civiltà’ senza differenze di nazionalità, di etnie e quant’altro.

L’intellettuale

Pasolini, l’intellettuale che ha rivoluzionato il costume italiano, si è presentato nel panorama della nostra letteratura, dalla crisi del Neorealismo in poi, come segno di contraddizione, come un artista che, nella varietà ‘delle sue esperienze :poesia, teatro, narrativa, cinema,  è ‘stato attraversato e ha vissuto intensamente e dolorosamente i problemi del nostro tempo, prefigurando l’inclusione nella ‘fortezza  europea’ dei più ‘deboli e dei più’ svantaggiati, nell’analisi della società’ e dei costumi contemporanei.

La consapevolezza di Pasolini

Pasolini diventa sempre più’ consapevole della non eliminabilità del male e del dolore e via via rivelerà  una visione sempre più ‘drammatica nel contatto con il mondo cittadino e quello delle misere periferie.
In Pasolini è’ sempre forte e cogente l’impegno di mostrare con la sua arte non una rappresentazione edulcorata della società ,ma una rappresentazione che metta in luce le sacche di dolore e la miseria della società contemporanea.

La cultura è l’acquisizione del bene che deve prevalere sul male!

Giova ricordare con le parole dell’autore la sua ferrea volontà di restare dentro l’inferno con marmorea volontà di capirlo. In sostanza per Pasolini la cultura è l’acquisizione del bene che deve prevalere sul male!
Non si può pertanto non riconoscere all’artista, nonostante le critiche, le inimicizie e l’isolamento subito nel corso della sua vita, il segno indelebile lasciato nella nostra società.
Laura Bisso 
Guarda il trailer
Continue Reading

Cinema

Il Castello Errante di Howl, una nuova rilettura

Published

on

Il Castello Errante di Howl è l’opera filmica che più inganna l’occhio tra tutti i film di Miyazaki, con tutti i meravigliosi dettagli e colori che non possono fare a meno di affascinare chiunque lo osservi. Nel 2005, anno di uscita in Italia, il target è stato principalmente rivolto ai bambini che adesso, dopo 18 anni, nel tentativo di guardare un film d’infanzia bello esteticamente senza molto senso, non possono fare altro che rimanere stupiti dal film, che con una maturità maggiore rivela di avere una prospettiva molto distante da come ci si ricordava, quasi da avere la sensazione di vedere un altra opera filmica.

Chi non ha mai guardato i film del genio indiscusso di Hayao Miyazaki, possiede una certezza: si è perso dei capolavori di spicco mondiale. Tra tutti, però, il film in questione è un caso molto particolare proprio perché è l’opera successiva alla sua più famosa Spirited Away (“La Città Incantata”), che gli è valso l’Oscar come miglior film d’animazione del 2001, unico lungometraggio ad aver vinto questo genere di premio in tutto il continente asiatico. Il Castello Errante di Howl nasconde dietro di sé il desiderio di continuare e superare un’opera che ha fatto la storia.

Quel genio di Miyazaki

Miyazaki è sempre stato molto critico sulla guerra; in questo film non fa eccezione. Il talento unico di condannare la guerra viene eseguito dal regista-sceneggiatore con semplici frasi fatte, nei momenti giusti, senza appesantire in nessun modo la trama, rendendo il pensiero quasi “scontato” a chi lo ascolta. Sembra che Miyazaki voglia combattere la bruttezza del mondo con la bellezza dell’animazione che essa stessa lo ha meravigliato in precedenza. Una storia romantica, non troppo accentuata ma con un lieto fine, un rapporto sincero, cresciuto passo passo, crea un contrasto; la guerra viene sempre affiancata all’amore, mai frivolo, come invece vengono considerate dai personaggi le cause del conflitto; un’emozione che non è seconda a nessuna, ma vissuta da personaggi che sanno bene chi sono e qual è il loro obiettivo. Da entrambi i lati però, c’è una dose importante di avidità, entrambe le parti la possiedono, eccetto i protagonisti. Rimane sempre interessante il filo conduttore con cui Miyazaki fa combaciare l’amore e la guerra: entrambi sono forze egoistiche, la differenza sta nel fine. L’amore chiede un sacrificio per donare qualcosa a qualcuno, la guerra chiede anch’ella un sacrificio togliendo qualcuno per qualcosa.

La certezza che l’amore vincerà sulla guerra è l’inno alla speranza del padre dell’animazione nipponica. E proprio quando arriva il climax della catastrofe e tutto diventa rosso e nero e pensiamo al peggio, ecco che il blu della notte stellata e il lucente azzurro dell’alba mattutina concludono la storia con un lieto fine.

Sinossi

Il destino di Sophie, una semplice ragazza, aspirante cappellaia, viene sconvolto dall’incontro fortuito di uno stregone ricercato dallo Stato ma terribilmente attraente di nome Howl. L’incontro porta la ragazza all’attenzione della famigerata Strega Delle Lande Desolate che, frainteso il rapporto con lo stregone, la maledice: avrà l’aspetto di un’anziana signora senza poter rivelare la sua condizione ad alcuno. Diretta verso le Lande Desolate si ritroverà a vivere insieme a Howl, il suo assistente Markl, un singolare demone-fiamma di nome Calcifer, uno spaventapasseri e la stessa Strega Delle Lande ridotta a una vecchietta. L’unico modo per sciogliere l’incantesimo è scoprire il segreto del patto che lega Howl al demone Calcifer.

Regia di Hayao Miyazaki

Il castello errante di Howl porta, come detto in precedenza, la firma di Hayao Miyazaki e del fantomatico Studio Ghibli, a cui è affidata la produzione, e tratto dal romanzo omonimo del 1986 di Diana Wynne Jones. All’interno del film troviamo delle caratteristiche ricorrenti in questo regista-sceneggiatore: la protagonista è una ragazza forte e carismatica (Vedasi “Nausica de La Valle del Vento”, del 1984, e “La Principessa Mononoke” del 1997); un conflitto militare combattuto attraverso mezzi volanti e ambientazione novecentesca (Vedasi “Porco Rosso” del 1992) ed esiste la magia (Vedasi “Kiki – Consegne a Domicilio” del 1989).

Inoltre è riconoscibile la regia impeccabile e curata di Miyazaki che riesce a rendere sublimi e delicate le scene di guerra facendole sembrare mere immagini di riempimento, in cui si nasconde la vera filosofia di questo straordinario artista. Un uomo che non spiega niente della storia, ma essa stessa racconta se stessa e i suoi impliciti. Ogni film del regista possiede sfaccettature diverse di crudezza e satira politica, sempre mascherate da colori accesi e allegri. In piena filosofia ariostesca l’artista riesce a indolcire i suoi temi amari con il miele dei

suoi colori. Riesce a contrapporre il tema delle scene più crude e pesanti, caratterizzate dal rosso e dal nero, con quelle di una città portuale, in questo caso, caratterizzata da una vasta varietà di colori. Il desiderio di leggerezza profondo di Miyazaki crea scene paradossali come quella del bombardamento contro la città che viene fatto sembrare un gioco, mentre i colori scuri e la drammaticità sono all’apice quando lo stregone si tinge erroneamente i capelli di un colore arancio anziché biondo. L’eccellenza che contraddistingue quest’opera filmica è la maniacale attenzione nella realizzazione dei dettagli: ci sono miriade di decorazioni, drappeggi, ornamenti, elementi, scene di cucina casalinga in cui viene fatto vedere ogni passaggio, fino ad arrivare a una montagna di monete d’oro in cui la precisione è al limite della follia: anche un occhio inesperto si può rendere conto che ogni moneta è stata disegnata a mano. Miyazaki ha sempre voluto stupire il suo pubblico con tecniche e trovate sempre più impressionanti.

Curiosità sulla produzione

Subito dopo la notizia della produzione dei film “The Cat Returns” (“La Ricompensa del Gatto” del 2002) e “Il Castello Errante di Howl”, quest’ultimo venne affidato a Miyazaki. Egli dice di aver trovato l’ispirazione durante una visita al mercato di Natale di Strasburgo.

Dopo aver adattato lo scritto della Jones come sceneggiatura, ebbe qualche problema, in quanto affidò la regia a Mamoru Hosoda, un animatore della Toei Animation (Famosa per la produzione dell’anime “One Piece”). I capi dello Studio Ghibli, tuttavia, non erano d’accordo e il film rimase fermo fino a febbraio del 2003; finché Miyazaki non decise di fare egli stesso da regista. Come ormai si è soliti aspettarcelo da questo artista, anche il tempo di lavorazione di questo film richiese molto tempo. La tecnica di animazioe utlizzata nè è la causa principale. Egli unisce tecniche digitali 2D, 3D e analogiche: un esempio è il CGI (perfettamente mascherato) per animare il castello, con l’utilizzo di 1.400 disegni fatti a mano e colorati con l’acrilico.

Il film, presentato alla 61a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, conquista il Premio Osella per il miglior contributo tecnico. Quasi un anno dopo, in concomitanza con l’uscita italiana del film, durante la 62a edizione della medesima mostra, venne premiato con il Leone D’Oro alla Carriera, diventando così l’unico regista di film d’animazione a conquistare sia l’Oscar sia il Leone D’Oro.

“Se permettete una parola. La ragione per cui Howl non voleva venire qui… ebbene l’ho capita. Questo posto è strano, fate fare scalinate a persone anziane anche se invitate da voi, le portate in stanze strane come fosse una trappola. Howl non avrebbe un animo dicevate? Certamente è un egocentrico, un codardo e non si capisce cosa gli passi per la testa, però lui è una persona corretta, vuole solo vivere libero”.

Ryukitatsu Natsusora

Continue Reading

In Tendenza